Il Fattorello incontra la Creatività

Lorena Fiorini presenta il libro “Il piacere di raccontare” insieme ai nuovi corsi di scrittura creativa e invita al confronto sul tema: “La creatività incontra la comunicazione

Venerdì 6 novembre 2009 alle ore 18 presso Creativeroom Art Gallery in Via Tommaso Campanella, 36 – 00195 Roma

Intervengono:

  • Giuseppe Ragnetti, Direttore Istituto “Francesco Fattorello” – Scuola Superiore di Comunicazione
  • Giuseppe Gnagnarella, Docente universitario – Giornalista Rai

Programma: “Il piacere di Raccontare

  • Lorena Fiorini Percorso
  • Maria Barbaro Scoprire quello che non appare
  • Lucia Iacovacci La neve e una canzone
  • Luigi Ottaviani Gioventù
  • Emanuela Panatta Il segreto tra voi e me
  • Mary Sole Come un girasole
  • Luciana Tancioni Andare avanti

Corso di scrittura creativa diretto da Lorena Fiorini

SCRIVILATUASTORIA – Roma

www.lorenafiorini.it
Il corso di scrittura, dodici lezioni, un’insegnante, sei alunni e la voglia di raccontarsi, di trasmettere e ricevere l’amore per la parola scrivere. Nascono sei racconti frutto di un lavoro che è diventata una passione, che trasporta lontano da ansie, sconfigge la solitudine e conduce verso la realizzazione di se stessi.

Scrivilatuastoria in collaborazione con:

L’impostazione della nostra attività formativa

Prof. GIUSEPPE RAGNETTI – Direttore dell’ Istituto Fattorello

Tra il caos delle Università,nel mare magnum di proposte di corsi, lauree triennali o specialistiche, seminari, master e scuole private ad altissimo livello, il nostro Istituto è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita,quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

La Scuola fondata nel 1947 dal Professore Francesco Fattorello giunge così al suo sessantaduesimo anno di attività. La finalità dell’Istituto,perfettamente in sintonia con il suo fondatore,è la preparazione ai “mestieri della comunicazione ”e all’acquisizione delle fondamentali abilità relazionali e comunicative.

Materie fondamentali sono la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione,le Scienze dell’opinione e tutte le discipline inerenti alle molteplici Tecniche della comunicazione.L’Istituto che vanta un’esperienza pluridecennale organizza, inoltre, la sua attività di ricerca operando su due versanti fondamentali:quello scientifico per l’analisi e l’interpretazione del fenomeno dell’informazione e quello pratico finalizzato alla definizione di una tecnica dell’informazione come strumento metodologico fondamentale.

L’Istituto Fattorello costituisce in Italia il primo centro di approfondimento e di didattica per la preparazione degli operatori dell’informazione. L’Istituto ha sede in Roma e collabora a livello internazionale con i maggiori centri studi nell’ambito della comunicazione tra cui l’International Association for mass communication research (IAMCR-AIERI), fondata nel 1957 a Parigi dall’UNESCO di cui, sin dalla fondazione, è membro istituzionale.

L’ Istituto Fattorello è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

 

PRINCIPALI AREE TEMATICHE

TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL ’INFORMAZIONE
SCIENZE DELL ’OPINIONE
DOXOMETRIA
MODALITÀ RELAZIONALI:
CONTROLLO DELLE BARRIERE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE COMUNICATIVE
L ’ARTE DELL ’ASCOLTO E LA SUA FUNZIONE COMUNICATIVA
RAPPORTI INTERPERSONALI E COMUNICAZIONE NON VERBALE
TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE SCRITTA E ORALE
FUNZIONI AZIENDALI E COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
MARKETING DI RELAZIONE
MARKETING E COMUNICAZIONE POLITICA
I LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONEPROMOZIONE DELL ’IMMAGINE E TECNICHE OPERATIVE

L’impostazione della nostra Attività Formativa

Tra il caos delle Università, nel mare magnum di proposte di corsi, lauree triennali o specialistiche, seminari, master e scuole private ad altissimo livello, il nostro Istituto è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione La Scuola fondata nel 1947 dal Professore Francesco Fattorello giunge così al suo sessantaduesimo anno di attività.

La finalità dell’Istituto, perfettamente in sintonia con il suo fondatore, è la preparazione ai “mestieri della comunicazione” e all’acquisizione delle fondamentali abilità relazionali e comunicative.

Materie fondamentali sono la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione, le Scienze dell’opinione e tutte le discipline inerenti alle molteplici Tecniche della comunicazione.

L’Istituto che vanta un’esperienza pluridecennale organizza, inoltre, la sua attività di ricerca operando su due versanti fondamentali: quello scientifico per l’analisi e l’interpretazione del fenomeno dell’informazione e quello pratico finalizzato alla definizione di una tecnica dell’informazione come strumento metodologico fondamentale.

L’Istituto Fattorello costituisce in Italia il primo centro di approfondimento e di didattica per la preparazione degli operatori dell’informazione.

L’Istituto ha sede in Roma e collabora a livello internazionale con i maggiori centri studi nell’ambito della comunicazione tra cui l’International Association for mass communication research (IAMCR-AIERI), fondata nel 1957 a Parigi dall’UNESCO di cui, sin dalla fondazione, è membro istituzionale.

L’Istituto Fattorello è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

PRINCIPALI AREE TEMATICHE

TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL ’INFORMAZIONE
SCIENZE DELL ’OPINIONE
DOXOMETRIA
MODALITÀ RELAZIONALI:
CONTROLLO DELLE BARRIERE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE COMUNICATIVE
L ’ARTE DELL ’ASCOLTO E LA SUA FUNZIONE COMUNICATIVA
RAPPORTI INTERPERSONALI E COMUNICAZIONE NON VERBALE
TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE SCRITTA E ORALE
FUNZIONI AZIENDALI E COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
MARKETING DI RELAZIONE
MARKETING E COMUNICAZIONE POLITICA
I LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONEPROMOZIONE DELL ’IMMAGINE E TECNICHE OPERATIVE

La nostra eredità

di GIUSEPPE RAGNETTI

Direttore Istituto Fattorello

Francesco Fattorello, la sua vita, il suo pensiero, la sua Teoria: la nostra eredità. Francesco Fattorello fu il primo studioso dell’informazione e della comunicazione ad andare controcorrente. Anticipando di oltre mezzo secolo quella che sarebbe stata poi l’impostazione teorica adottata in tutto il mondo, ebbe il coraggio e la determinazione di attaccare scientificamente le più accreditate teorie di oltreoceano.

E lo ha fatto in un periodo, il primo dopoguerra, in cui tutta l’élite culturale e tutta l’Accademia del nostro Paese accettava acriticamente impostazioni “esotiche”, suggestive quanto si vuole, ma prive di qualsiasi humus scientifico. I risultati pragmatici permettevano agli Americani di insistere nelle loro assurde impostazioni teoriche e ai nostri “accademici” di inchinarsi ossequiosi di fronte a cotanto ingegno.

Francesco Fattorello non si uni’ al coro dei replicanti ma volle analizzare a fondo e capire il fenomeno arrivando a conclusioni diametralmente opposte. A distanza di oltre 60 anni dalla sua prima elaborazione, l’impostazione teorica fattorelliana è ormai adottata in tutti i paesi del mondo, anche e soprattutto nel mondo anglosassone ormai totalmente allineato con le nostre posizioni.

Non dovrete allora meravigliarvi più di tanto se tutto il nostro insegnamento sarà una”lotta continua”contro i più abusati luoghi comuni,contro le acque quiete di facili approdi di abituale frequentazione ..Approdi ritenuti “sicuri”in base alla forza inesorabile del conformismo sociale,che spinge inconsciamente tutti noi,ad accodarci tranquillamente ai”più”.
Non siamo i più bravi ma certamente siamo i più insoddi-sfatti di quanto finora raggiunto.

Non abbiamo capito tutto,ma certamente ci sforziamo di capire qualcosa.

Non siamo i più eruditi,ma certamente siamo i più curiosi: la nostra è una curiosità intellettuale che ci spinge a non fermarci all’ovvio.Vogliamo indagare,vogliamo conoscere i presupposti che hanno portato a tutto ciò che viene infine definito ed accettato come ovvio.

Siamo più che mai convinti che “niente è meno ovvio dell’ovvio”e valga,pertanto,la pena di non fermarsi al primo gradino.

Non siamo, infine, impegnati o legati a chicchessia:non sappiamo e non vogliamo diffondere insegnamenti accomodanti per non turbare equilibri ormai consolidati e posizioni intoccabili.Tutto ciò non sarebbe “fare ricerca”e i nostri studi non fornirebbero il benché minimo apporto alla conoscenza del fenomeno che tanto ci prende e ci appassiona. Sarebbe ancora una volta,fare “Sociologia dell’Informazione” all’acqua di rose o alla camomilla,se preferite,così come avviene in diverse Università Italiane.

Si impartiscono fumose lezioni di “S o c i o l o g ia d e l l a Comunicazione”che si limitano ad enunciare ora questa ora quella teoria,che non va oltre la descrizione di ciò che è sotto gli occhi di tutti.Per dirla con FERRAROTTI, laddove si dovrebbe indagare e fare ricerca, ci si limita a fare “Sociografia”!

Al di là non si riesce o non si vuole andare:è molto più facile, rassicurante e gratificante raccontare la solita storia dei mezzi caldi e freddi,( ignorando completamente i surgelati!) dell’onnipresente MAC LUHAN, o dei bisogni indotti dalla pubblicità o dello strapotere dei media e della loro subdola attività di persuasione occulta ,piuttosto che indagare scientificamente in merito ai problemi di cui vogliamo occuparci.

E’ a tutti noto che lavorare stanca e molto spesso la gratificazione ottenuta e i riconoscimenti che ne derivano,non sono pari all’impegno richiesto:e allora “meglio evitare”.

Oggi tutti parlano di informazione o di comunicazione:tutti i giorni sorgono iniziative culturali o didattiche al proposito.

Gli addetti ai lavori in qualsiasi settore dell’informazione e a qualsiasi livello di responsabilità e di preparazione,smaniano di attivare corsi,corsetti, seminari, tavole rotonde ,scuole per l’insegnamentodella”comunicazione”.Siamo ai corsi di giornalismo per corrispondenza o,peggio ancora “on line” o al “tutto sull’informazione in 5 lezioni”,che tanta assonanza presenta con il ben noto “7 Kg in 7 giorni!”.

Come possono,addetti ai lavori,operatori culturali ,organizzatori di studi e ricerche pretendere di esaminare un fenomeno sociale di sì vasta portata, per corrispondenza o in corsi intensivi di 5 lezioni? E alla fine che cosa si insegna in cotanta offerta formativa ? I soliti autori e le solite teorie ormai ripudiate persino dagli ambienti scientifici che le avevano partorite!

Evidentemente questi addetti ai lavori o hanno una bassissima stima della loro professione e dei presupposti scientifici che la sostengono oppure ,peggio ancora,hanno una considerazione molto scarsa per i loro “allievi”.

E siamo ai “divi”del mestiere o, addirittura, alle famose soubrettes che s’improvvisano docenti,pur ignorando qualsiasi nozione scientifica nei riguardi dell’informazione e ancor meno della didattica arrivando a scambiare l’aula per uno studio televisivo! Usiamo termini diversi per indicare lo stesso oggetto o,peggio ancora,usiamo gli stessi termini per

identificare oggetti diversi!Ti arriva l’invito a partecipare ad un convegno sui “Moderni mezzi di comunicazione” e scopri,alla fine,che si parlerà di navi,ferrovie e dell’irrisolto problema dei TIR!?!

Si tratta di scrutare fenomeni di estrema mutevolezza, proprio perché di natura sociale:fenomeni quasi mai inquadrabili in caselle e schemi precostituiti. Fenomeni che non possono prescindere dallo studio del motore centrale di tutta la tematica ,rappresentato dal problema dell’opinione.

Soltanto se entreremo nell’ottica che ci permette di ricercare e possibilmente capire la genesi,la persistenza o il mutamento dell’opinione,soltanto allora potremo umilmente avvicinarci al fenomeno “informazione”.

Ogni scorciatoia,semplificazione o deviazione ci porterebbe fuori strada:avremmo indubbiamente perso il nostro tempo non facendo neppure un timido passo avanti verso la conoscenza.

I luoghi comuni,tuttavia, gli stereotipi , le mode e le banalità del “pensiero dominante” sarebbero, ancora una volta, salve.

Il Fatto-rello

Prof. Giuseppe Regnetti

Prof. Giuseppe Regnetti

 

L a  v i a i t a l i a n a  a l l a  c o m u n i c a z i o n e
Il 2008 sarà il sessantaduesimo anno di insegnamento della Tecnica Sociale dell’ Informazione all’Istituto “Francesco Fattorello”.

Per l’occasione nasce il nuovo house organ “Il Fatto-rello”. Tale pubblicazione realizzata all’interno dell’Istituto da docenti e studenti dello stesso, vuole essere una palestra di allenamento intellettuale, un luogo di ricerca e sperimentazione ma, soprattutto, uno spazio dove presentare l’originale impostazione teorica sui problemi dell’informazione e della comunicazione.

Ci auguriamo che tutti coloro che intendono avvicinarsi o approfondire i loro studi sulle dinamiche relazionali e comunicative all’interno della società, trovino sul “Fattorello” proficui spunti di confronto e di riflessione.

Avviso ai “Cerveretani”

Vi attendiamo numerosi mercoledì 19 Settembre 2008 alle ore 18:00 presso la sede didattica dell’Istituto “Seraphicum”, Via del Serafico, 1 – 00142 Roma Zona (Eur).

Vista la latitanza dei “Cerveterani”, il Prof. Ragnetti insieme al comitato di Istituto ha deciso che devono pagare un’ammenda… portando la merenda.
Vi aspettiamo tutti…
Alessandra Romano

A proposito di spazzatura…di Giuseppe Ragnetti

In foto il Prof. Ragnetti.

prof_ragnetti.thumbnail

Mi capita tra le mani una vecchia copia del giornale “la Repubblica” del 2 settembre 1992 Trovo di grande interesse ed attualità l’intervista a Giorgio Gori Direttore di Canale5. La TV volgare? E’ lo specchio degli Italiani. “Nostro compito è dare al pubblico ciò che vuole perché vendiamo telespettatori agli inserzionisti pubblicitari.

La tv è un eccezionale specchio sociologico: andiamo in giro per le case degli italiani e scopriremo che la televisione non è altro che un’immagine fedele del paese” E più avanti “….per avere questa grande platea di telespettatori, noi dobbiamo capire che cosa piace alla gente, perché il pubblico sceglie e in qualunque momento può usare il telecomando”.

Quanto appena affermato, è molto interessante perché consente agli studiosi ed appassionati del settore di innescare varie riflessioni; pensiamo ad esempio alla polemiche che sovente vengono fatte su determinati programmi radio-televisivi. La domanda, a questo proposito, che ci piace porre e che, solitamente, è argomento di dibattito in aula è la seguente: “Tv spazzatura o pubblico spazzatura?”.

Da ciò si evince che molte delle c.d. problematiche inerenti la “qualità” dei programmi radio-televisivi risultano relativamente importanti poiché, in virtù di quanto affermato ormai da diversi decenni nella nostra piccola Scuola, l’industria dei mezzi di comunicazione non fa altro che “mettere in forma” un prodotto che è pari ai gusti del pubblico al quale è indirizzato.

Non può permettersi di creare programmi che non derivino da uno studio dei recettori perché tale industria ha ovvie finalità imprenditoriali e gli investimenti effettuati devono fornire un consistente ritorno economico.

Proprio come il marketing, l’industria dei mezzi di comunicazione ha l’obbligo di studiare il suo mercato-recettore e fornire un prodotto adeguato, semplicemente perché le regole del mercato sono queste: “compro se il prodotto è di mio gradimento” (ovvero, guardo o ascolto un programma se mi piace) altrimenti “cambio canale”.

L’industria dei mezzi di comunicazione, proprio perché azienda, non crea prodotti che non abbiano riscontri sul pubblico ed allora: “Tv spazzatura o pubblico spazzatura?”. Ignoranza, superficialità o malafede impediscono a molti di dare una risposta univoca a quella che è soltanto una domanda retorica.

Prof. Ragnetti

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La Tesina di Giuditta Avellina

Tesina realizzata per “Tecniche di Relazione”(prof.Ragnetti)
A cura di Giuditta Avellina

IL FATTORELLO 2.0
Opinioni opinabili nel Web di seconda generazione

Web 2.0, termine coniato da Tim O’Reilly e Dale Dougherty, rappresenta una nuova visione del web che si riferisce alle tecnologie di Internet che permettono ai dati di diventare indipendenti dalla persona che li produce o dal sito in cui vengono creati: l’informazione può essere suddivisa in unità che viaggiano liberamente da un sito all’altro, spesso in modi che il produttore non aveva previsto o inteso.

Una rivoluzione del concetto di opinione dominante, in puro stile fattorelliano: il paradigma del Web 2.0 permette agli utenti di prendere informazioni da diversi siti simultanemente e di distribuirle sui propri siti per nuovi scopi, aumentando la moltiplicabilità e la soggettività dell’opinione.

Ma qual è il valore del web 2.0 in rapporto al concetto esteso di opinione?

– Potenzia la rete minore , ossia permette agli utenti non interessati ai grandi circuiti industriali bensì a prodotti meno commerciali, di trovarli ed acquistarli in rete. Amazon ed eBay hanno usato quest’idea per costruire società che valgono miliardi su miliardi.

– Piccoli Pezzi, Slegati. Il monoblocco non esiste più. Non è agile. Quello che si è costruito non si può aggregare: è la somma delle singole opinioni a generare la totalità.

– Self Service e Partecipazione. Ogni utente fornisce la propria opinione e partecipa alla modifica di quella altrui.

– Decentralizzazione. Le singole fonti di funzioni sono singole fonti di fallimento ed oggi sono inaccettabili poiché non forniscono nè la distribuzione nè il ritrovamento di contenuti di valore significativo; invece, l’opinione, grazie al web 2.0, non parte da un centro ma dagli stimoli multilaterali delle parti.

Insomma, è un nuovo modo di intendere la Rete, che pone al centro i contenuti, le informazioni, l’interazione sulla rete globale che oltre ai computer, comprende altre periferiche quali il cellulare, la televisione, la radio, che possono interagire tra loro utilizzando le nuove tecnologie di condivisione, all’insegna della collaborazione, dell’interazione sociale realizzata grazie alla tecnologia.

I servizi e gli strumenti del Web 2.0 trasformano ogni utente da consumatore a partecipante, da utilizzatore passivo ad autore attivo di contenuti, messi a disposizione di chiunque si affacci su Internet, indipendentemente dal dispositivo che utilizza e dall’ambiente sociale in cui opera.

Gli stimoli diventano migliaia per un utente, e tra questi: cosa fa nella vita, il sesso/età, l’ambiente sociale, il linguaggio, lo stato economico,attività odiate/amate, modo di comportarsi, rapporti con altri, obiettivi della sua vita, punti di forza/debolezza.

Queste e mille altre variabili determineranno la crescita dell’utente navigatore del web: il suo orizzonte “virtuale”, sollecitato da tali stimoli, comincerà ad allargarsi e ad adottare norme sociali intorno a valori ed interessi che contribuiranno a formare le sue intenzioni personali.

La matura navigazione sul web, gli consentirà di fortificare le proprie opinioni personali e gli darà altresì la possibilità, con tali opinioni, di agire a sua volta sull’ambiente sociale che lo ha formato (seppur, ovviamente, in virtuale).
In pratica:

AMBIENTE SOC.—)AGISCE SULL’UOMO—)
L’UOMO DIVIENE UTENTE
UTENTE—————————)AGISCE SUL WEB

Come si può chiaramente notare, il processo di condizionamento possiede una propria circolarità, nonostante l’ambiente sociale risulti più forte nel condizionare la personalità dell’individuo.

Le variabili sopra elencate (ambiente sociale,stato economico,ecc.) riusciranno a dispiegare la loro forza grazie a un processo mentale agevolato dall’educazione (che agisce attraverso attitudini) e dall’intelligenza (che genera un pensiero più personale) che consentirà all’utente una affiliazione alla community sul web.

L’affiliazione sarà confermata dall’adozione di dati stereotipi (il multilinguaggio del web 2.0), elementi preponderanti per sentirsi in armonia sociale: l’opinione espressa dall’utente sarà in armonia con gli stereotipi della community virtuale.

Le communities virtuali sono generate da applicazioni, e le più diffuse del Web 2.0 sono: blog, social network, podcasting, bookmarking,wiki, ecc.

Tutte permettono la partecipazione nonché la diffusione di ciò che viene prodotto all’interno delle comunità interattive di fruitori/autori di contenuti.

Le materie e gli argomenti trattati spaziano lungo tutti i campi del sapere, rendendo ogni informazione immediatamente visibile e rielaborabile per qualsiasi media.
Può capitare che un articolo apparso su un quotidiano online sia commentato su un blog, per poi essere arricchito dall’aggiunta di contenuti audio e video, essere condiviso all’interno di una comunità, diventando a ogni passaggio sempre più approfondito e “popolare”.

La notizia, è insomma fonte e prodotto della non obiettività, essendo formata dalla somma di più opinioni e formandosi in un vero e proprio luogo di incontro, discussione e condivisione di argomenti e contenuti, disponibili come testo, immagini, audio e video.

Col Web 2.0 nascerà una visione del web in cui l’informazione viene spezzettata in unità di “microcontenuti” che possono essere distribuiti su dozzine di domini: Internet come la summa delle capacità tecnologiche raggiunte dall’uomo nell’ambito della diffusione dell’informazione e della condivisione del sapere.

Scorrendo l’elenco delle soluzioni Web 2.0 troviamo i wiki, l’espressione più democratica della diffusione della conoscenza attraverso la tecnologia.

La logica che muove e sviluppa i wiki è la partecipazione degli utenti a un obiettivo comune, come la realizzazione della più grande enciclopedia mondiale, la “Wikipedia”, o la creazione di un glossario informatico, o di una knowledge base dedicata a un argomento specifico.

Il metodo di lavoro è in questo caso l’elemento innovatore; chiunque può aggiungere o modificare il contenuto (testo, immagini e video) presente in un wiki. Ecco perché si può affermare che la partecipazione libera del singolo produce un bene culturale comune, fruibile da tutti gratuitamente.

Non si possono non menzionare i social network, o reti sociali, che consistono in gruppi di persone, con vincoli familiari e non, con passioni e interessi comuni, intenzionati a condividere pensieri e conoscenze. Si trovano online comunità di persone che condividono i link ai siti che ritengono interessanti, oppure alle proprie foto o video, come anche poesie, o anche resoconti di eventi cui hanno partecipato.

Persone che hanno la capacità e la voglia di distribuire contenuti multimediali relativi ai propri interessi. Questi gruppi si rivelano spesso una preziosa fonte di informazioni e al contempo divulgatori specializzati in argomenti di nicchia.

Nel rapporto con l’altro, l’internauta proviene da varie esperienze di socializzazione e di acculturazione che lo hanno accompagnato durante tutta la sua vita: l’insieme di circostanze, credenze, valori ed eventi che lo hanno reso “sociale” avranno avuto modo di scontrarsi con miriadi di formule d’opinione, ossia opinioni propostegli da un ipotetico ”altro”.

E’ chiaro come egli, in parte, sarà contagiato dal gruppo d’interesse sul web, che contribuirà alla formazione delle sue attitudini sociali, ossia quel complesso sistema di rappresentazioni, ricordi, sentimenti, che è possibile sintetizzare nelle seguenti categorie:

1. sentimenti collettivi
2. ideali collettivi, atti a definire macroconcetti quali il bene,il male,ecc.
3. idee, credenze, visioni del mondo

Che contribuiranno a definire l’utente quale membro sociale di “quel dato gruppo” e a farlo agire nei processi di opinione.

La cultura, bagaglio di conoscenze che ogni individuo eredita dal sociale, sarà un altro fattore primario che determinerà l’acculturazione dell’utente, ossia quel complesso processo di socializzazione (intesa come integrazione in società) e di assimilazione di credenze, tendenze e valori provenienti dalla società medesima: insomma, una definizione molto vicina a quella di social network.

Condizionato da questa miscela esplosiva di acculturazione e attitudini sociali, l’utente deciderà se aderire o meno alle formule propostegli e in caso di esito positivo, si dirà che egli avrà dato la propria adesione d’opinione a un contenuto, scaricabile per scopo commerciale o per la libera circolazione del pensiero.

Se si verifica un’adesione a scopo commerciale si pensa immediatamente alla vendita di pubblicità o di servizi professionali su Internet, ma non vanno trascurate la visibilità e la credibilità che un’azienda può acquisire aprendo il proprio blog, o partecipando a comunità di nicchia i cui interessi coincidono con i prodotti offerti.

Per non parlare dei vantaggi nel campo delle relazioni pubbliche e della comunicazione d’impresa: “io commerciante aderisco a una community virtuale per lavorare bene e farlo sapere a tutti”. E cosa c’è di meglio di un blog, o un wiki, o una community, per farlo sapere a tutti?

L’adesione a scopo libera circolazione del pensiero, possiede altrettanti importanti obiettivi:

a) il contenuto cui si aderisce sarà completamente svincolato dalla sua rappresentazione;

b) l’adesione genererà giudizi d’opinione che verranno aggregati e riaggregati secondo i bisogni degli utenti e saranno fruibile su diverse piattaforme di distribuzione;

c) oltre alla capacità di comunicare in nuovi ambienti le proprie opinioni, si dovrà anche imparare a gestire nuove dinamiche relazionali (es.peer to peer) ;

d) la comunicazione diverrà sempre più flessibile e adattata ai contesti ed ai comportamenti di fruizione, contro la presunta obiettività dei massimi poteri;

e) si assisterà ad un aumento di nuovi contenuti creati oltre che a diverse nuove modalità di ricombinazione di vecchi contenuti che renderanno obsoleti i tradizionali concetti di protezione dei diritti e di digital right management.

Web 2.0 è la nuova democrazia, che permette a tutti di avere un opinione e, pur lasciando ai dati una loro identità propria, tale identità può essere cambiata, modificata o remixata da chiunque per uno scopo preciso.

Una volta che i dati hanno un’identità, la rete si sposta da un insieme di siti web ad una vera rete di siti in grado di interagire ed elaborare le informazioni collettivamente.

L’adesione da parte dell’utente a una data formula d’opinione proposta dalla community, ovviamente dipenderà dalla netta dominanza di alcuni fattori di conformità con cui egli possa agevolmente identificarsi, ossia quei fattori-chiave che serviranno da collante e polarizzeranno in un dato senso il rapporto promotore/recettore.

Infatti l’opinione proposta verrà passata al vaglio, misurandone attivamente(e non in modalità passiva!)la coerenza con la propria scala di valori e se e soltanto se essa coinciderà con i propri fattori di conformità, le si darà valida adesione.

Tra i fattori di conformità (e ve ne sono parecchi!), che polarizzeranno il singolo/il gruppo verso l’adesione a una data opinione, ricordiamo:

• La ragione vs la superstizione (determineranno una maggiore/minore ragionevolezza da parte dell’individuo nell’aderire a date formule d’opinione).

• I valori, ossia quell’insieme di contenuti cristallizzati nell’individuo che instabilmente vengono adottati/scartati dai gruppi sociali e che possiamo suddividere in:

1. valori particolari (legati al rapporto tra valori tra singoli e valori generali)
2. valori generali (legati al rapporto tra gruppi più vasti)
3. valori assoluti (legati a un bene comune e pseudo-indiscutibile)

• Il comune interesse (capace di generare comunità d’opinioni)

• L’opinione della maggioranza, legata di volta in volta a diversi Sp.

• Gli stereotipi.

L’utente si immerge totalmente nel sociale categorizzandolo in maniera contingente e distinguendo le aree di appartenenza predominanti all’interno del gruppo: l’ambiente sociale con cui si relazionerà causerà in lui curiosità e, di conseguenza, dubbi circa

l’opinione da dare su una determinata circostanza (il dubbio negativo genererà ignoranza, quello positivo, incertezza).

L’insopportabile malessere provocato dal dubbio, lo costringerà a ricercare la ‘presunta’ verità ritenuta più plausibile e ad essa affiderà il proprio giudizio d’opinione per uscire dallo stato di insoddisfazione; tale opinione non sarà mai fine a sé o esaurita nella sua stessa essenza, ma avrà caratteristiche di contingenza che doneranno un momentaneo stato di quiete.

Certo, dare forma e comunicazione al messaggio da veicolare implica una tecnica ben precisa, la tecnica sociale fattorelliana.

x)
M
Sp Sr
O

• Sp, ossia il Soggetto Promotore,in questo caso rappresentato dall’utente;

• Sr, ossia il Soggetto Recettore, in questo caso rappresentato dalla community;

• X), ossia l’argomento vero e proprio oggetto del rapporto tra le parti, che però viene tenuto fuori dalla comunicazione tra le parti;

• O, ossia la maniera in cui l’utente “confeziona”l’argomento per ottenerne l’adesione di opinione da parte della community;

• M, ossia il mezzo con cui l’utente si rivolge alla community per ottenerne l’adesione d’opinione (es.blog, gruppi di discussione, myspace,ecc.).

Cosa cambia per le imprese sul web, con l’applicazione della tecnica sociale connessa alle innovazioni del web 2.0?

Web 2.0, per le net-companies, significa un diverso modo di approcciare la Rete. Utilizzare la molteplicità di opinione, per l’azienda, significa incoraggiare i contributi degli utenti, rendendo il sito web il più interattivo possibile, mediante recensioni e commenti: un utente, sempre più “smaliziato”, sempre più protagonista, che desidera assolutamente dire la sua.

E cosa cambia per gli utenti?

Web 2.0 è opinione dell’utente nonché sinonimo di intelligenza collettiva e network relazionale: la popolarità di un sito web o di un blog non è determinata solamente dal budget pubblicitario on line e off line stabilito da un’azienda.

Se un sito web fornisce dei contenuti di qualità e/o di un certo interesse, suscita immediatamente la reazione positiva degli internauti. Si creerà così un effetto “passaparola” e il sito sarà linkato.
Ma l’opinione resterà modificabile. All’infinito.

Conferenza mondiale per i 50 anni dalla fondazione di IAMCR-AIERI

Conferenza mondiale per i 50 anni dalla fondazione di IAMCR-AIERI
UNESCO-PARIS Luglio 2007/24-25-26-27 A cura del Prof. Giuseppe RAGNETTI – Presidente dell’Istituto Francesco
Fattorello in Roma-Italia

 

Francesco Fattorello alla Fondazione AIERI

Nella NEWSLETTER di Iamcr–vol 17/1 – april 2007 e sul sito www.iamcrparis2007.org è pubblicata la foto (sopra) di quattro dei fondatori della nostra associazione nel 1957.

Tra questi il primo a sinistra è Francesco Fattorello, il massimo studioso italiano dei problemi dell’Informazione e della Comunicazione autore della originale impostazione teorica denominata “La Tecnica Sociale dell’Informazione” la cui formula ideografica appare chiaramente scritta sulla lavagna alle spalle dei quattro fondatori: è questa una foto di grande rilevanza storico-culturale, perché per la prima volta quella formula veniva scritta sulla lavagna di una prestigiosa istituzione internazionale,fornendo significativi stimoli alla fondazione in sede UNESCO della nostra Associazione.

Fattorello partecipò molto concretamente alla nascita e allo sviluppo di Iamcr di cui fu apprezzato Vicepresidente ininterrottamente dal 1964 al 1981, nonché Presidente della Commissione per lo studio dei problemi relativi alla formazione professionale dei giornalisti . Nel 1981 lascia la vicepresidenza per motivi di salute e riceve l’ultimo riconoscimento internazionale con la nomina di Membro Onorario a vita di Iamcr.

I proficui scambi internazionali portarono Fattorello a presentare la sua Teoria in numerose Università in Europa e nell’America Latina. Dopo averla esposta l’anno precedente all’Università di Strasburgo al Centre International d’Ensegnement Superieur du journalisme, nel 1959 pubblica finalmente il volume “Introduzione alla Tecnica Sociale dell’Informazione”.

Dopo numerose riedizioni la Tecnica sociale fu tradotta in francese e spagnolo e adottata nel 1969 come testo ufficiale anche dall’Università di Caracas. L’ultima edizione a stampa è del 1970, divenuta ormai introvabile.

A vent’anni dalla scomparsa di Francesco Fattorello ho sentito il dovere di pubblicare di nuovo la TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL’INFORMAZIONE ideata e insegnata per la prima volta a Roma sin dall’anno accademico 1947/48, presso la prima Scuola italiana del settore, all’Università “La Sapienza” di Roma.

Come direttore dell’Istituto che porta il nome dell’insigne studioso italiano, ho avuto la responsabilità di diffondere i suoi insegnamenti attraverso i corsi di formazione nei contesti più diversi e in quelli istituzionali attivati ormai da 60 anni ed ora, attraverso questa nuova edizione della Tecnica sociale.

L’obiettivo che intendiamo raggiungere è quello di mettere a disposizione degli studenti di Scienze della Comunicazione e degli operatori interessati l’approccio teorico fattorelliano che rappresenta una visione di una incredibile modernità e ci sembra poter fornire una risposta adeguata alle crescenti esigenze di informazione e comunicazione che connotano le Società democratiche di oggi.

L’impostazione teorica proposta da Francesco Fattorello , largamente anticipatrice , in tutto il contesto internazionale ha ormai acquisito sempre più valenza di fondamentale utilità pratica e metodologica.

In altri termini possiamo tranquillamente affermare che oggi l’approccio mondiale alla comunicazione scaturisce dall’impostazione teorica fattorelliana. Tutto ciò è motivo di grande soddisfazione per Iamcr che ha potuto annoverare Francesco Fattorello tra i suoi più convinti ideatori e sostenitori.

L’Istituto Francesco Fattorello ha in programma l’edizione in lingua inglese della Tecnica Sociale.

Riferimenti: www.istitutofattorello.org –  http//webmail.istitutofattorello.org

L’obiettività come negazione dell’informazione

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO” URBINO – Laurea Specialistica in Editoria, media e giornalismo – Anno accademico 2006-2007 – Corso di Tecniche di relazione – Professore Giuseppe Ragnetti

“L’obiettività come negazione dell’informazione”

a cura di Laura Volpe

Durante gli studi di giornalismo ci siamo trovati, spesso e volentieri,  di fronte a professori che ci  hanno insegnato  che alla base  di questo mestiere ci debba essere l’obiettività.

Negli anni continuano ad inculcarci questa condizione come essenziale per chi vuole intraprendere il mestiere del giornalista.

E invece poi si scopre che  l’obiettività non esiste perché noi, in quanto soggetti opinanti, NON possiamo che essere soggettivi e porre  qualcosa di nostro in qualsiasi processo di informazione.

La tecnica sociale dell’informazione di Fattorello ci insegna proprio questo: l’obbiettività è la negazione dell’informazione.

Il fenomeno dell’informazione è il processo che salda un rapporto fra chi informa(soggetto promotore) ed il suo recettore( soggetto recettore).

Per questo, il rapporto di informazione, avviene attraverso un soggetto promotore(SP) che trasmette al soggetto recettore(SR), sulla base di un argomento esterno (X)) e attraverso un mezzo o strumento (M), la forma che EGLI dà all’oggetto di informazione.

X)

                                               M

                         SP                                    SR

                                               O

Informare vuol dire proprio “dare forma” a qualcosa e poi, come nel caso del nostro schema, comunicarlo ad un altro soggetto. Ma la cosa importante da capire è che i soggetti sono dentro al fenomeno dell’informazione e, in base alla loro caratteristica  di essere  soggetti intelligenti dotati di una propria opinione, non può esistere l’obiettività.

Ecco perché l’obiettività è la negazione dell’informazione, anche se vogliono insegnarci il contrario, l’informazione è assolutamente soggettiva.

Ritornando al nostro schema, c’è da approfondire le varie funzioni nel processo di informazione.

La X) rappresenta la MATERIA oggetto dell’ informazione, è IL fatto,la parentesi sta ad indicare che questa materia è esterna al processo.

SP e SR sono soggetti opinanti. Il soggetto promotore trasmette la forma che egli ha dato  di un fatto o di una cosa e il soggetto recettore non si limita a ricevere detta forma, ma la interpreta a sua volta. Perciò ENTRAMBI danno forma a ciò che è oggetto dell’informazione (X)).

Questo sta a farci capire come il soggetto promotore e quello recettore siano sempre gli stessi diversificati nella loro funzione.

Per quanto riguarda il mezzo o lo strumento (M) attraverso il quale i soggetti instaurano questo rapporto di informazione, la scelta dello stesso  ha una funzione essenziale nel rapporto in quanto deve essere percepibile sia dal promotore che dal recettore.

Il termine O è l’opinione. È ciò che si identifica come la  forma, la manifestazione dell’opinione data dal promotore che mira ad ottenere l’adesione del recettore. La O sta a rappresentare l’abito che, il promotore prima e il recettore poi, mettono al fatto, alla materia, ovvero alla X).

Tutto questo sta a significare che la conoscenza di un determinato fatto avviene tramite la mediazione del tecnico dell’informazione,  che si colloca fra  l’ oggettività del fatto e il suo soggetto recettore  attraverso una doppia valenza di soggettività: la  propria e quella del recettore che, a sua volta, essendo un soggetto opinante, interpreta l’interpretazione che gli è stata data.

Da ciò risulta il fatto che non si trasmette mai la realtà vera e propria ma sempre la sua forma, l’”abitino” della X). Molto importante è il fatto che detto “abitino” debba essere “cucito” sull’acculturazione( intesa come habitat naturale e visione del mondo del soggetto, ciò che lo ha “socializzato”) del soggetto  recettore. A questo punto è palese che in tale rapporto non si possa parlare di obiettività.

L’uomo non è una macchina e non riferisce il fatto da “esterno”, bensì riferisce la forma che egli stesso da al fatto, la sua opinione che non può mai essere oggettiva. Quindi, il bravo giornalista è colui che dà l’abito più adatto ai fatti di fronte al suo recettore, è colui che trasmette la realtà nel modo più vicino possibile a ciò che è il mondo sociale del lettore.

È da tutto questo discorso che scaturiscono i principi base dell’informazione pubblicistica: Coloritura, Interpretazione, Semplicità.

Il primo suscita l’attenzione del lettore sul fatto, l’interpretazione supplisce al fatto di non essere stati fisicamente presenti all’accaduto e la semplicità che non impone un lavoro intellettuale troppo impegnativo per un recettore che è sempre più distratto da mille stimoli. Alla base di quanto si è detto  si capisce che la realtà NON può essere comunicata e che può essere trasmessa solo la sua FORMA ovvero FORMULA D’OPINIONE che il soggetto promotore propone, tenendo conto della acculturazione del soggetto recettore, per ottenerne l’ADESIONE.