“In principio erat verbum …”

Conferenza sulla “Comunicazione Non Verbale” tenutasi presso il Lions Club di Catania “Vallis Viridis”

Sigmund Freud diceva: “Nessun mortale può mantenere un segreto: se le labbra restano mute, parlano le dita”.

Da quanto appena citato possiamo affermare che è vero che sono importanti le parole che si pronunciano ma ha ancora più importanza il modo in cui le diciamo e i gesti che inconsapevolmente accompagnano le nostre parole. Il ruolo svolto dalla Comunicazione Non Verbale (d’ora in poi CNV) è di fondamentale importanza nel processo comunicativo. La maggior parte dei ricercatori sostiene che il canale verbale viene usato soprattutto per la trasmissione di informazioni, mentre quello non verbale è usato per gli scambi interpersonali in sostituzione, a volte, di quello verbale.

L’uso della CNV avviene in modo inconsapevole proprio perché i nostri gesti e tutte le altre componenti della CNV non cadono sotto la censura della nostra mente. Accade, infatti, che i movimenti e i gesti possono comunicare un messaggio diverso da quello comunicato con la voce.

Conoscere e riconoscere questi gesti ci aiuta a mettere in atto una comunicazione più consapevole e di conseguenza più efficace.

Le origini della CNV

Per gli animali la CNV è innata. E nell’uomo, in quanto appartenente alla specie animale, quanto è andato perduto di questo sistema innato?

L’espressione facciale è stato provato che è innata, ma l’apprendimento è senza dubbio uno dei fattori che ha contribuito alla perdita dell’istinto: i segnali delle mani sono stati appresi per imitazione o insegnamento e i segni che indicano età o classe sociale sono stati appresi dall’osservazione. Ma la differenza fondamentale che contraddistingue gli animali dall’uomo, nella comunicazione, è il linguaggio. Il linguaggio viene sostenuto dalla CNV, la quale si va ad aggiungere al significato delle espressioni verbali. La CNV è usata dall’uomo nei seguenti modi:

  • come sostegno del linguaggio
  • per sostituire il linguaggio
  • per esprimere emozioni
  • per trasmettere informazioni
  • nelle cerimonie e nei rituali
  • nella propaganda, nelle assemblee o nelle manifestazioni di politica o di arte

Molteplici sono stati gli studi che hanno cercato di capire se l’espressione delle emozioni ed altri segnali del corpo si assomigliano in tutte le culture, ma la risposta è stata diversa per generi diversi di comunicazione. Ogni cultura, infatti, sviluppa regole e convenzioni diverse, cioè modi di comportarsi in determinate situazioni che sono diversi. La struttura sociale ha quindi influssi sulla CNV.

Le emozioni e la CNV

Per emozioni si intendono stati come l’angoscia, la depressione o la felicità. Ognuna di esse deriva da un’esperienza soggettiva, da uno stato fisico e produce un insieme di segnali non verbali.

Quali segnali o parti del corpo si usano per comunicare gli stati emozionali? Il volto, gli occhi, la gestualità, la postura, il tono di voce : sono questi e tanti altri gli elementi della CNV.

Il viso è senz’altro l’elemento più importante di segnalazione delle emozioni. La sua pelle riflette gli stati psicologici (rossore o pallore); l’apertura della bocca riflette le intenzioni; gli occhi esprimono l’aggressività o la dolcezza. Anche il tono di voce (prosodia) è un mezzo di espressione emozionale, così come i gesti e la posizione del corpo.

Insomma tutto il corpo comunica lo stato di tensione/rilassamento che derivano dall’intensità dell’emozione espressa.

Le componenti della CNV

L’espressione del volto: il volto è la parte più rilevante per la CNV in quanto estremamente espressivo ed in grado di inviare molte informazioni. Con le espressioni del volto l’essere umano esprime: le caratteristiche della personalità, per mezzo dei lineamenti e dell’espressione (ciò che si vede è in parte il risultato della presentazione di sé); le emozioni, modificando i modelli di espressione del volto; i segnali interattivi o segnali collegati al discorso (alzare le sopracciglia) per completare i significati delle espressioni verbali, per comunicare con gli ascoltatori e per dare prova di attenzione continua.

Lo sguardo: lo sguardo ha un ruolo centrale nell’attività sociale perché apre il canale per ricevere  dagli latri informazioni e segnali non verbali. Gli occhi sono i recettori di questi messaggi, ciò nonostante quando due persone si guardano, lo scambio di sguardi può assumere interpretazioni diverse soprattutto perché le persone sono poco consapevoli dei modelli di sguardo altrui. I tipi di sguardo giocano un ruolo importante nell’instaurare relazioni con le persone. La gente osserva maggiormente le persone per le quali ha simpatia ed esprime attraverso lo sguardo un segnale di gradimento (es. nel corteggiamento il gioco di sguardi è uno dei mezzi chiave per instaurare complicità con l’altra persona). In generale, le pupille si dilatano in presenza di oggetti che suscitano piacere. e anche la grandezza delle stesse agisce da segnale per l’attrazione interpersonale. Nello sguardo si riflettono anche differenze di potere e di status; gli individui che sono maggiormente guardati, vedono se stessi e sono visti dagli latri come i membri più potenti del gruppo. Ancora lo sguardo, in aggiunta a piacere e dominanza segnala una terza dimensione di atteggiamenti interpersonali, la minaccia. Uno sguardo diretto, fisso, spesso può agire come segnale di minaccia, mentre la sua interruzione può segnalare pacificazione. Anche numerose dimensioni della personalità sono correlate allo sguardo, come ad esempio l’estroversione, la schizofrenia o la depressione.

Gesti e movimenti del corpo

Le mani, la testa ed i piedi producono un’ampia serie di gesti che vengono usati per scopi differenti. Le mani oltre che afferrare, toccare o accarezzare, possono comunicare particolarmente per illustrare oggetti, movimenti o azioni difficili da esprimere a parole. I soggetti che cercano l’approvazione di un’altra persona si impegnano in un maggior numero di attività gestuali. I gesti sono molto difficili da comprendere poiché sono tipi di comunicazioni che possono essere messi in atto contemporaneamente. E’ buona norma vedere i gesti come parte di un tutto; in secondo luogo la gente può mettere in atto un gesto contrario al proprio stato emozionale per camuffarlo; in terzo luogo la gestualità di un individuo è parte del suo “background” culturale e professionale, dell’età, del sesso, ecc.

La postura: la postura indica la posizione del corpo. Le tre principali posture dell’uomo sono le seguenti:

a) eretta

b) a sedere, rannicchiata e in ginocchio

c) distesa

Ad ognuna di queste posizioni corrispondevano diverse posizioni delle braccia, delle gambe o angolazioni del corpo. La postura è un mezzo per trasmettere atteggiamenti interpersonali e ci sono due tipi di posture l’immediatezza e il rilassamento. La prima è uno stile di comportamento usato verso persone simpatiche ed ha l’effetto di diminuire la distanza tra due persone e migliorare la visibilità. La seconda è usata verso persone di ceto sociale più basso. La postura accompagna il discorso analogamente al gesto anche se con movimenti più lenti.

Conclusioni

La CNV è più esplicativa di quella verbale perché non cade sotto la censura della nostra mente per cui evidenzia la vera natura del discorso.

I segnali non verbali sono più genuini, insomma, perché le parole non dicono sempre la verità. Anche il corpo possiede il suo ‘linguaggio’ che amplia l’interazione.

Capire i meccanismi che regolano la comunicazione non verbale significa, dunque, entrare nel cuore del comunicare, aprire la strada a quel mondo sconosciuto di messaggi che sono al di là della nostra sfera di conoscenze consapevoli.

Giuseppe Ragnetti

Le Venti Regole d’Oro (per Scrivere bene)

QUANDO SI SCRIVE, L’IMPORTANTE NON E’ SOLTANTO EVITARE GLI ERRORI D’ORTOGRAFIA O GRAMMATICALI.

CI SI DEVE ANCHE SFORZARE DI ESSERE CHIARI ED INCISIVI. UN QUALUNQUE SCRITTO,CHE SIA UNA LETTERA, UNA RELAZIONE O UN TEMA, COMUNICA PENSIERI E FATTI.

SE E’ REDATTO IN MODO OSCURO O TORTUOSO LA COMPRENSIONE DIVENTA DIFFICILE SE NON IMPOSSIBILE.

PER FARSI CAPIRE E PER MIGLIORARE LA PROPRIA CAPACITA’ DI SCRITTURA, SARA’ BENE ATTENERSI AI SEGUENTI CONSIGLI:

Questo slideshow richiede JavaScript.

L’arte dell’Ascolto

La capacità di ascolto non è un’abilità magica. Lo diventa se si impara ad usarla bene, con l’esercizio e con l’umiltà nel riconoscere anche la propria responsabilità in una comunicazione che non ha funzionato.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Lecture of professor Francesca Romana Seganti (American University in Rome)

On March 01, 2013 Professor Francesca Romana Seganti (American University in Rome) delivered two lectures at the Faculty of Journalism, Lomonosov Moscow State University. The lectures were devoted to the theory of Italian researcher Francesco Fattorello.

– What the theory of Francesco Fattorello is about?

– Fattorello’s Social Technique of Information is a communication model written in the ’50s that has always focused on audiences as active participants, as the pivot of the process of communication. Fattorello’s theory has always been in contrast with Anglo-Saxon theories. While these focused on the quality of the media product thinking that what a few considered to be a “good” product could be embraced by a variety of recipients, the Social Technique of Information’s main principle is that each media product has to be constructed by adapting the message to the expectations and the acculturaion of each specific audience.

– Why should it be studied nowadays?

– According to Fattorello, media can only act on people’s opinions but cannot act on the way we behave which is due to our subjectivity. Instead of accepting the idea that the media industry enterprises imposed values, behaviours and patterns that served to maintain domination, Fattorello in the ’50s focused on audiences as active participants. We think that today for those with economic power, it is still convenient to have people believe in the power of publicity, public relation and propaganda. So, people can blame the media and don’t think about their own responsibility in social change. Instead, if journalists, copywriters and politicians who are not yet powerful and don’t belong to the dominant media industry, became aware of the audiences’ active role in the process of communication and used Fattorello’s technique, they can create a shift in power relations. Therefore, we believe that the Social Technique of Information is an appropriate answer to the needs of today’s democratic societies.

– Can the theory somehow be applied to studying the political processes as well, and if yes – can it be used in analyzing the process and results of the Italian elections in 2013?

– Definetly yes. Italian processes can be interpreted in the light of Fattorello’s model. Those who managed to understand and interpret the expectations and acculturation of their audiences have been succesful, while those who based their campaign on their own believes without adapting the message to the audience had worst results. It is not sufficient to do things in a certain way but it is necessary to pay attention to the audiences’ desires and expectations. The Social Technique of Information in an extremly useful model to analyze political communication.

– What are your impressions about Moscow, meeting students, faculty staff?

– Moscow is a very fascinating city and I am “glad” I did not have the chance to see many parts of it because now I have an excuse to go back there! Also, I have been impressed by the great curiosity and the intellectual vivacity of the young aspiring journalists who paid attention to my speech and especially have been open and willing to understand a theory that was new to them. So it really looks like I have to return to Moscow soon!


“Comunico Ergo Sum” – dalla Comunicazione ai Comportamenti

La comunicazione è il terreno su cui si gioca ogni opportunità di incontro tra gli uomini e fra i singoli uomini e gli avvenimenti, dunque anche il futuro dell’umanità.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Le 12 barriere della Comunicazione secondo Thomas Gordon

Thomas Gordon descrive i 12 atteggiamenti da evitare per non rischiare di interrompere la comunicazione e compromettere la relazione

Questo slideshow richiede JavaScript.

La Conversazione Telefonica

“Il telefono è ormai un ingrediente fondamentale della nostra vita. E’, quindi, opportuno ricordare le regole basilari della conversazione telefonica per evitare gli errori più banali della nostra comunicazione”

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Comunicare per Negoziare

In un momento storico in cui le difficoltà a trovare un punto d’accordo tra diversi Paesi sono sotto gli occhi di tutti, abbiamo recuperato un nostro PP, per ricordare i principi basilari delle tecniche di negoziazione. Contenuti comunque utili in ogni fase della vita di ciascuno di noi. Anche perché la mediazione è una costante delle relazioni sociali.


Questo slideshow richiede JavaScript.

Amore e Vita quotidiana

Riflessioni personali  e spunti (in ordine sparso) di varia provenienza che ho condiviso e riproposto, perché in linea con il tema delle mie conferenze sull’amore per FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari). Prof. Giuseppe Ragnetti


Così come avviene per i rapporti sociali plurivincolati (appartenenza a diversi gruppi sociali secondari) ci sentiamo liberi e legittimati ad entrare ed uscire dalle relazioni. Ma il tradimento amoroso fa particolarmente soffrire perché produce in noi una regressione allo stato della prima infanzia: papà o mamma non pensano esclusivamente a me ma si intrattengono anche con altri bambini! (Marco, 5 anni, ha un incubo perché pensa che la mamma è rimasta fuori dalla piscina con altre persone …)

(vedi “La società liquida di Bowman”)

Oggi si cerca di costruire l’identità  (BERGER parla di un IO SENZA CASA), ma nessuna identità si può formare in solitudine, perché ha bisogno dell’altro, ha bisogno di un identità altra per poter vivere la propria.

L’identità è relazionale. Ma una volta avuto l’altro, noi lo fagocitiamo.

Il bisogno dell’altro contrasta con l’affermazione del sé.

Ma DOBBIAMO ACCETTARE CHE POSSIAMO AVER BISOGNO DEGLI ALTRI. La nostra fragilità è normale, e anche la nostra dipendenza può essere bella per la costruzione della nostra identità, purché si arrivi al riconoscimento reciproco. Il rapporto è una relazione all’altro.

E allora il titolo “L’idea dell’amore e la vita quotidiana: sinonimi o contrari?  Può fornirci stimoli di riflessione per capire che proprio nella quotidianità della vita deve avvenire il riconoscimento reciproco e non solo in occasioni particolari. Nella vita di tutti giorni il rapporto si fa relazione e due identità diverse assumono pari dignità.

E cosi i diversi linguaggi, le diverse sensibilità, i diversi canoni estetici, i diversi interessi, li diverse forme di comunicazione, le diverse aspettative e i diversi sentimenti non debbono essere motivo di contrasto e di ostilità, ma piuttosto, motivo di arricchimento reciproco!

Carpe diem: =effetto Coolidge=  il Presidente americano dal 1923 al 1929, in visita a fattoria modello. Assieme alla moglie visita il pollaio dove un gallo si stava accoppiando vigorosamente con una gallina.

La signora chiese all’allevatore quante volte il gallo lo facesse durante la giornata. “Decine di volte “ fu la risposta. “Riferisca questo a mio marito” disse la first lady. L’allevatore riferì al Presidente che di rimando chiese: “Sempre con la stessa gallina?” E l’allevatore; “ Oh, no, ogni volta con una gallina diversa” E il Presidente: “Riferisca questo alla Signora!”

“Da come ci si innamora si può stabilire DA CHI SIAMO STATI AMATI”

Riflessioni: i giovani sposi di oggi e tutti quelli che hanno la “separazione facile” da chi e come e se sono stati amati? O, forse sono stati figli in un periodo storico in cui le priorità erano altre e certamente non c’era il tempo da “perdere” per star “vicino” ai figli.

Le donne di oggi, giocano a tutto campo e non hanno fatto scelte precise né, tantomeno, definitive.

Allora diventa prioritaria la domanda: “Chi sono, che cosa voglio?(e non solo la ricerca freudiana delle lontane cause dell’attuale malessere), perché solo rispondendo a questa domanda potrò orientarmi verso un partner complementare e non antagonista.

“Quali sono le mie priorità? La carriera, la casa, i figli?” Avrò così una prima mappatura della mia personalità su cui costruire un rapporto che completi ed integri l’unione.

Spunti:

La bellezza è nell’occhio di chi guarda. Oggi tutte le donne possono essere attraenti (non necessariamente belle secondo i canoni classici della bellezza).

Abiti, trucco, moda capello, palestra piscina, dieta etc.
Feste di paese. Balli in Piazza. Donne di ieri e donne di oggi.

Dal film “lezioni d’amore”: “Quando un uomo fa l’amore con una donna, si vendica di tutte le sconfitte che ha subito nella sua vita”

Il film è tratto da: “L’ animale morente” di Philip Roth.

Commento alle slide di “oggi parliamo d’amore”: Il valore dell’amore prevede l’integrazione e la comprensione nei confronti dell’altro sesso e la soddisfazione di entrambi i bisogni, non la squalifica e la svalutazione della visione altrui. Tutto va vissuto il più possibile in modo integrato, all’insegna di una CONTINUA E CHIARA COMUNICAZIONE AMOROSA.

Il lavoro è importante, ma non può escludere l’espressione delle emozioni, dei sentimenti, della sessualità e dei valori spirituali.

CREARE UN RAPPORTO DI COPPIA FELICE E’ IL COMPITO UMANO PIU’ COMPLESSO AL MONDO.

Per Seminario su Amore a Rimini:

… una che capisce che noi uomini abbiamo bisogno di approvazione, di comprensione e non certo di rimproveri (come se fossimo alunni di 3° elementare)

… qualsiasi femmina all’inizio di un rapporto accetta tutto (o quasi tutto) di un uomo e approva ogni cosa che fa.

Lei vede in noi l’uomo perfetto. Quello che ha sempre desiderato e, non appena scopre l’amara verità, inizia il lento lavoro di restauro per plasmarci e trasformarci nell’auspicato e idealizzato “principe  azzurro”

 

N.B.  La coppia ideale non è quella  tra due bisognosi ed affamati mendicanti, ma quella tra due persone che essendo ricche non hanno bisogno di ricevere, ma sentono il piacere di dare.

Luglio 2013 – Concetti per mia intervista in trasmissione TV sul tema di grande attualità “La violenza sulle donne: quali le cause scatenanti e quali possibili rimedi”.

Fenomeni di emulazione

Passare dall’io al noi: richiede un profondo cambiamento di prospettiva. Una coppia autentica è il risultato di un’evoluzione.

L’uomo si sente superiore ed è lui il più forte: con uno di pari livello non lo potrebbe fare e non lo farebbe.

In realtà sono persone deboli e spesso telecomandate dai nuovi partner.

E’ necessario accettare il limite delle differenti personalità e non pretendere di trasformare il matrimonio a proprio piacere, come un pezzo di creta da modellare.

Cronache di orrori, dove irrompe la violenza inarrestabile, omicidi e suicidi: si tratta di colpi di coda di una cultura maschile che non si arrende all’evidenza.

 

Non sempre la comunicazione disturbata all’interno della coppia è fatta di parole urlate e di continui litigi. Spesso è il silenzio che diventa più insinuante ed inesorabile delle parole.

La violenza verbale significa comunque tu ci sei, tu esisti” anche solo perché io possa infierire sino ad annullarti.

Il silenzio significa “tu sei inesistente, non sei degna neanche di un insulto” e, quindi, con il silenzio posso annullare la consapevolezza del sé, che l’altra ha faticosamente costruito fin dalla nascita.

Alcuni legami sono nutriti di sadismo e intrecciati di perversione: ciascuno deve far pagare all’altro un conto più salato possibile. E allora il più forte ha il sopravvento sull’altro fino alle estreme conseguenze.

Campanello d’allarme: non c’è più passione, complicità anche nelle piccole cose, assenza di progettazione in comune.

Il primo impegno da mettere in atto, quando si ha la sensazione che la relazione sia in difficoltà, è parlare con il partner.

Non si deve mai presumere che l’altro capisca da solo.

Comunicare è un segnale che ancora nulla è perduto: e allora “dire” perché l’altro possa sapere.

Talvolta non si parla per paura delle reazioni. Ma se l’alternativa è il silenzio, si arriva alla forma più terribile di disprezzo.

Non ci sono regole precise da seguire ma avere tatto, usare parole con valenza suggestiva positiva, andare per gradi e non pretendere che l’altro capisca tutto subito.

Non serve a nulla “togliersi i sassolini” dalla scarpa e pronunciare frasi che si sono taciute per anni: sono ferite inutili. Rispettarsi sempre anche se la relazione dovesse finire.

Un amore può finire, ma non finisce la vita. Entrambi possono e debbono trovare la forza di ricominciarla.

Spesso la separazione significa sconfitta e si ha la sensazione di aver sbagliato tutto, di aver fatto un imperdonabile errore, e tutto ciò può diventare talmente insopportabile da spingere all’eliminazione fisica del “responsabile” del nostro fallimento.

Non è tanto la perdita della persona amata a ferirci, quanto la sensazione di non aver capito, ci siamo traditi da soli, non siamo stati capaci di vedere chi era realmente la persona su cui avevamo investito. In altri termini ci ferisce la constatazione di non essere ancora cresciuti. Quindi disistima totale per una iniziale scelta sbagliata e per l’incapacità di “sistemare il rapporto” durante il percorso, spesso di anni.

 

Se si perde il rispetto per se stessi, si perde la dignità.

L’indifferenza sottile, il modo freddo a volte saccente, sarcastico, irritante di rivolgersi la parola.

Spesso nella coppia c’è solo una “comunicazione di servizio”: uno scambio freddo, anaffettivo che lascia un vuoto interiore.

Al ristorante la “comunicazione afasica”: coppie silenziose che fanno quello che fanno a casa, magari con il televisore acceso per la partita o altro. L’obiettivo è evitare di parlarsi. Parlano solo per ordinare e poi … il silenzio! E la bocca si riapre solo per mangiare.

E invece, più che mai nella coppia, la comunicazione è essenziale.

Un aperto scambio di idee e di emozioni è la linfa vitale dell’amore.

 

Non esistono persone che non si sono capite: esistono persone che non si sono parlate.

 

LA COMUNICAZIONE E’ AMORE

Enorme difficoltà perché cerco di entrare in sintonia dialettica e in uno scambio comunicativo non con una entità-persona reale, diversa da me, ma con l’immagine mentale della stessa che è totalmente mia, perché da me costruita, voluta ed idealizzata.

Non ci si può innamorare se non si idealizza la persona amata, se la fantasia non interviene a farne qualcosa di unico e fuori dal comune.

Ma l’idealizzazione è regressione infantile perché trasferisce sulla persona amata, quel senso di unicità che i bambini attribuiscono ai genitori.

IDEALIZZAZIONE =IMPOVERIMENTO, perché tutto ciò che ha valore è collocato nell’altro.

La conoscenza di sé stessi passa attraverso lo studio delle emozioni: emozioni intese come risposta del tutto soggettiva (figlia di un passato generale comune e di un passato fortemente personale) a stimoli non necessariamente originali e a me soltanto indirizzati ma quasi sempre comuni e di ordine generale.

E’ la mia risposta emozionale che è solo mia, diversa perché figlia della mia diversità!

E allora perché non accettare che l’essere amato, inevitabilmente diverso, possa esprimere liberamente la sua diversità anche emozionandosi o non emozionandosi a modo suo, anche in risposta a stimoli comuni!?

Le emozioni ci servono da specchio che ci mostra chi siamo. Ma bisogna avere la forza e il piacere di guardarci dentro!

Uno degli scopi più importanti delle emozioni dal punto di vista evolutivo, è aiutarci a decidere cosa occorre ricordare e cosa è opportuno dimenticare.

Le emozioni, recettori destinatari di stimoli  psichici attivano meccanismi biochimici in grado di fornire informazioni al sistema nervoso centrale, sui comportamenti da adottare.

L’emozione fondamentale , originaria è la paura.

Originaria perché sorge all’inizio della nostra vita, e perfino nel feto.

Fondamentale perché si insinua in ogni cuore e fa nascere e si unisce a numerose emozioni.

Da quando c’è la dualità c’è la paura.

Basta che io mi senta separato dal mio prossimo, e comincia la paura dell’altro! Il sentimento di unità non è più possibile.

I compromessi sono inevitabili.

Ci saranno momenti difficili. Se li affronteremo con consapevolezza e con rispetto reciproco, vinceremo entrambi.

Il rispetto è l’amore che non vuole soffocare, possedere, convincere, dominare.

E’ la gioia di vedere  nell’altro un diverso da sé.

E’ il sentimento di chi osserva e ama l’altro per quello che è, di chi non intende invadere il suo spazio.

(“Rispettare è un verbo che deriva dal latino respicere = guardare, e indica, quindi un atto contemplativo.”)

Molti, al contrario, confondono l’amore con la loro volontà di influenzare e di  dominare: vedono in questo sentimento la possibilità di sottomettere l’altro, di farne un altro se stesso, di piegarlo alle proprie convinzioni. (vedi anche genitori, docenti, missionari  che quasi sempre invece di educare si limitano ad inculcare le proprie convinzioni, i propri schemi mentali e la proprie visione del mondo, impedendo all’altro di essere se stesso.)

La Teoria Fattorelliana all’Università della Tuscia

Giorgia Butera (Sociologa della Comunicazione, Presidente Mete Onlus e Scrittrice) è stata invitata dal Professor Michele Zizza ad intervenire online in occasione di una lezione da lui stesso tenuta sulla “Tecnica Sociale” di Francesco Fattorello.

L’incontro è avvenuto con gli Studenti dell’Università degli Studi della TUSCIA – Dipartimento di DISUCOM (Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo).

La Butera ha iniziato il suo intervento ringraziando il Professor Giuseppe Ragnetti (Direttore dell’Istituto) e successivamente ha illustrato la teoria fattorelliana.

Attraverso la presentazione di fatti realmente accaduti è stato spiegato quanto sia imprescindibile la conoscenza del soggetto recettore.

Gli attori del processo comunicativo sono “soggetti” entrambi dotati di facoltà opinanti e quindi di pari dignità. Non vi è più un tiratore scelto che colpisce l’uomo-bersaglio-target, ma vi sono due soggetti attivi che reagiscono ai numerosi stimoli ricevuti, sulla base delle proprie facoltà opinanti e delle personali attitudini sociali prodotte dalle diverse e determinanti acculturazioni.

Qui il link al sito personale di Giorgia Butera