Giorgia Butera, fattorelliana D.O.C.

“E’ un invito nel ritenere la rete uno strumento di formidabile connessione con il mondo. Noi siamo presenti in un preciso luogo ed un previso spazio, ma questo non impedisce il dialogo e l’azione con l’Universo, basta avere una connessione Wi-Fi ed ino Smartphone. Da decenni porto avanti la metodologia online, restando fedele alla Teoria della “Tecnica Sociale” di Francesco Fattorello. La rete è uno strumento potente, la regola è saperne fare buon uso.”

Giorgia Butera, Sociologa della Comunicazione, Scrittrice, Advocacy

Qui il sito personale di Giorgia Butera

Tecnica Fattorelliana Pura

comunicazione-politica-14-1024x731Un chiaro esempio (e quale esempio!!) di corretta applicazione alla Comunicazione politica della impostazione teorica fattorelliana.

L’applicazione pratica della teoria della Tecnica sociale dell’Informazione alla campagna elettorale del 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, ha dimostrato ancora una volta la sua indiscussa e concreta efficacia.

Lo studio il più approfondito possibile di acculturazione e conseguenti attitudini sociali del Soggetto recettore (in tal caso cittadino elettore) ha permesso a Donald Trump di sovvertire ogni pronostico a lui avverso e risultare vincitore di una contesa al limite dell’impossibile.

Tutte le nostre considerazioni ovviamente non riguarderanno la persona o i principii che connoteranno l’azione politica del nuovo Presidente americano.

Quello che ci interessa esaminare e capire, sono gli aspetti fondamentali della sua comunicazione, a prescindere da tutto ciò che potrà mettere in atto da oggi in avanti.

Non possiamo e non vogliamo cadere nell’errore più comune che l’Informazione, più o meno libera, continua a fare: quando il personaggio. per motivi diversi non ci piace, tutto quello che fa è sbagliato! Ma sappiamo bene che un giudizio d’opinione è l’antitesi di un giudizio certo; è quanto di più soggettivo e mutevole che il pensiero umano possa produrre e dobbiamo impegnarci tutti contro il malvezzo giornalistico di far passare per certezze quelle che sono invece banali opinioni e ,pertanto, prive di qualsiasi validità. Ho sempre detto ai miei studenti che se venissi chiamato “opinionista” ne sarei profondamente offeso. E allora noi che siamo gli eredi e diamo continuità alla prima Scuola italiana di Comunicazione, intendiamo affrontare il “problema della vittoria elettorale di Trump” scientificamente, dal punto di vista di studiosi che vogliono indagare sulla corretta applicazione dell’impostazione teorica di Francesco Fattorello che pur pensata e descritta 70 anni fa’, risulta essere ancor oggi una vera e propria rivoluzione nel campo dell’Informazione e della Comunicazione.

Fattorello subito dopo la fine della seconda guerra mondiale rimette in discussione il “clima culturale” sull’Informazione in cui si era trovato a vivere durante le due dittature e ormai cristallizzato anche in Europa secondo l’approccio anglosassone.

Francesco Fattorello fu il primo studioso dell’informazione e della comunicazione ad andare controcorrente. Anticipando di oltre mezzo secolo quella che sarebbe stata poi l’impostazione teorica adottata in tutto il mondo, grazie all’avvento delle nuove tecnologie informatiche, ebbe il coraggio e la determinazione di destrutturare le più accreditate teorie di oltreoceano. E lo ha fatto in un periodo, il primo dopoguerra, in cui tutta l’élite culturale e tutta l’Accademia del nostro Paese accettava acriticamente impostazioni “esotiche”, suggestive quanto si vuole, ma prive di qualsiasi humus scientifico. I risultati pragmatici permettevano agli Americani di insistere nelle loro assurde impostazioni senza porsi troppe domande teoriche e ai nostri “accademici” di inchinarsi ossequiosi di fronte a cotanto ingegno.

Francesco Fattorello non si uni’ al coro dei replicanti ma volle analizzare a fondo e capire il fenomeno giungendo a conclusioni diametralmente opposte.

E arriva così alla sorprendente intuizione e alla coraggiosa elaborazione della sua Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione. Ecco, allora, che dallo strapotere dell’Informazione, impostazione teorica ancora oggi dura a morire, emerge una visione rivoluzionaria che stravolge le logiche di un sistema rigidamente configurato in funzione di una relazione comunicativa fortemente asimmetrica.

Per il nuovo pensiero fattorelliano gli attori del processo comunicativo sono “soggetti” entrambi dotati di facoltà opinanti e quindi di pari dignità.

Non c’è più un tiratore scelto che colpisce l’uomo-bersaglio-target, ma vi sono due soggetti attivi che reagiscono ai numerosi stimoli ricevuti, sulla base delle proprie facoltà opinanti e delle personali attitudini sociali prodotte dalle diverse e determinanti acculturazioni.

L’approccio teorico fattorelliano rappresenta una visione di una incredibile modernità e , ci sembra, poter fornire una risposta adeguata alle crescenti esigenze di informazione e comunicazione che connotano le società democratiche di oggi.

A distanza di 70 anni dalla sua prima elaborazione, l’impostazione teorica fattorelliana è ormai adottata in tutti i paesi del mondo, anche e soprattutto nel mondo anglosassone ormai totalmente allineato con le nostre posizioni, così come la campagna elettorale di Donald Trump ha chiaramente dimostrato.

La Tecnica Sociale dell’Informazione è l’unica teoria italiana del settore, formulata su rigorose basi scientifiche.

E’ una costruzione metodologica profondamente radicata nella tradizione culturale europea proprio perché si basa sul presupposto che non possa esistere una impostazione teorica sulla comunicazione sempre valida ed applicabile a qualunque recettore ma che una metodologia sui processi di interazione tra chi promuove e chi riceve la comunicazione, debba necessariamente essere tarata sul recettore.

Ecco allora il recettore non più oggetto passivo della comunicazione che diviene, a sua volta, un soggetto opinante di pari dignità che interagisce sempre e comunque con il promotore, all’interno di una complessa dinamica sociale. Da qui l’apporto fondamentale di una Tecnica Sociale che ricerca l’adesione e quindi il consenso dei destinatari sulla base delle loro attitudini sociali.

Attitudini sociali intese come disponibilità ad accettare le opinioni proposte, a seconda della propria acculturazione, intendendo per acculturazione tutto ciò che l’ambiente sociale ha, inevitabilmente, trasferito nell’arco di tutta una vita a qualsiasi essere umano. La Teoria della Tecnica Sociale si pone in netta antitesi con l’impostazione teorica anglosassone che per decenni ha inteso far leva sulla psiche dell’individuo attribuendo alla comunicazione  in senso lato capacità di “persuasione occulta” in grado di condizionare i comportamenti dei destinatari.

E  infine,  sappiamo che molti autori  hanno già spiegato il successo della comunicazione on-line , concentrandosi sul ruolo attivo di tutti i partecipanti e siamo certi che il modello della Tecnica Sociale può sostenere e rafforzare tali  risultati, fornendone i presupposti teorici.

di Giuseppe Ragnetti

Direttore dell’Istituto di comunicazione Francesco Fattorello

E’ nato prima l’uovo o la gallina?

La tecnica sociale è la base teorica dei processi di produzione orientati al mercato

di ALESSANDRA ROMANO

Nello scorso numero abbiamo rappresentato la filosofia aziendale Marketing Oriented dimostrando che: Se è vero che il cliente compra solo se il prodotto è stato progettato “su misura” per lui, allora è il marketing che fa vendere il prodotto, non è la pubblicità. La pubblicità informa!uovo%20e%20gallina bn

Dietro ad una campagna pubblicitaria ben riuscita, c’è il lungo lavoro di intere strutture aziendali di marketing e di comunicazione

Il Marketing, grazie a tecniche di indagine sociale, che utilizzano a piene mani la statistica (demografia , doxometria,.. ), riesce a ben individuare tutti i parametri necessari per la definizione del “Business”:

1) Prodotto = è importante costruire un prodotto su misura per ogni gruppo omogeneo di consumatori, le ricerche di mercato sono in grado di definire i gusti e i fabbisogni dei consumatori potenziali;

2) Quantità di prodotto da immettere sul mercato = una volta scelta la tipologia di potenziali clienti interessati al prodotto costruito su misura per loro è facilmente identificabile la quantità massima da immettere sul mercato;

3) Il prezzo = le tecniche di marketing ci permettono di identificare il massimo prezzo ( prezzo di mark-up) a cui il potenziale cliente è ancora disponibile ad acquistare un prodotto pensato proprio per lui;

4) La distribuzione = il marketing definisce i canali distributivi più adeguati per raggiungere la clientela;

5) Le strategie di vendita = il marketing identifica la migliore strategia e le condizioni di vendita necessarie per penetrare il mercato.

Et voilà il gioco è fatto, basta solo informare la clientela circa le caratteristiche e il prezzo del prodotto e dove può essere acquistato. Solo a questo punto del processo produttivo entrano in campo le tecniche di comunicazione per diffondere l’informazione commerciale, tocca alla pubblicità, largo ai creativi. Ma è una creatività comunque vincolata dalle scelte operate dal marketing.

I creativi dovranno basarsi sulle strategie e i piani di marketing se vogliono rendere un servizio valido al cliente. Al contrario spesso capita di vedere bellissimi e divertentissimi spot pubblicitari che vincono anche premi importanti (v.si Premio Philip Morris) ma completamente svincolati dal prodotto e belli costosi, ma inutili.

Facciamo un test, vi sfido a ricordare il prodotto, l’azienda e l’obiettivo del pregiatissimo spot pubblicitario del vicino di casa, che bussando alla porta della ragazza carina, esordisce con il famoso tormentone: “buoonaseeeraa”.

Inviate la soluzione alla mail al.romano29@bero.it Sicuramente non avrete indovinato, ma non temete, non siete stati disattenti voi, la colpa è dei tecnici pubblicitari, hanno sbagliato lo spot: non hanno tenuto conto delle indicazioni del marketing.

Non è la pubblicità che fa vendere, è il marketing che fa vendere e la pubblicità informa

I tecnici della comunicazione prima di elaborare il piano di comunicazione del prodotto X devono studiare: 1) SP = ovvero analizzare l’azienda e i suoi piani di marketing già predisposti 2) SR = ovvero studiare il gruppo omogeneo di potenziali consumatori già identificato dai piani di marketing 3) M = scegliere i mezzi di comunicazione più adeguati per raggiungere efficacemente SR, ottimizzando il budget pubblicitario già stanziato dal marketing 4) O = individuare la formula di opinione, coniugando tutte le informazioni acquisite con l’obiettivo da raggiungere: informare il gruppo sociale di consumatori a cui è rivolto il prodotto.

Delle fasi analizzate solo l’ultima, individuazione della “O”, è unicamente di appannaggio del tecnico della comunicazione. Sicuramente è il momento più creativo e il più stimolante, che si tradurrà in spot e slogan pubblicitari. Ma è solo la punta di un iceberg. Dietro ad una campagna pubblicitaria ben riuscita, c’è il lungo lavoro di intere strutture aziendali di marketing e di comunicazione.

E allora è più importante il Marketing o la Comunicazione? E’ nato prima l’uovo o la gallina? Ma è evidente che è grazie alle tecniche di marketing che si definiscono le strategie aziendali di produzione e di vendita. La comunicazione è solo una delle fasi del processo aziendale. Non è la pubblicità che fa vendere, è il marketing che fa vendere e la pubblicità informa.

Anzi le strategie di comunicazione sono fortemente condizionate e vincolate dalle strategie di marketing definite a monte. La teoria fattorelliana risulta ancora una volta confermata dalla rilevazione empirica.

Ma allora nelle aziende contano di più gli uomini di marketing o gli uomini della comunicazione? E’ più importante la comunicazione o il marketing? Ma questa è tutta un’altra storia

09 bn