L’obiettività come negazione dell’informazione

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO” URBINO – Laurea Specialistica in Editoria, media e giornalismo – Anno accademico 2006-2007 – Corso di Tecniche di relazione – Professore Giuseppe Ragnetti

“L’obiettività come negazione dell’informazione”

a cura di Laura Volpe

Durante gli studi di giornalismo ci siamo trovati, spesso e volentieri,  di fronte a professori che ci  hanno insegnato  che alla base  di questo mestiere ci debba essere l’obiettività.

Negli anni continuano ad inculcarci questa condizione come essenziale per chi vuole intraprendere il mestiere del giornalista.

E invece poi si scopre che  l’obiettività non esiste perché noi, in quanto soggetti opinanti, NON possiamo che essere soggettivi e porre  qualcosa di nostro in qualsiasi processo di informazione.

La tecnica sociale dell’informazione di Fattorello ci insegna proprio questo: l’obbiettività è la negazione dell’informazione.

Il fenomeno dell’informazione è il processo che salda un rapporto fra chi informa(soggetto promotore) ed il suo recettore( soggetto recettore).

Per questo, il rapporto di informazione, avviene attraverso un soggetto promotore(SP) che trasmette al soggetto recettore(SR), sulla base di un argomento esterno (X)) e attraverso un mezzo o strumento (M), la forma che EGLI dà all’oggetto di informazione.

X)

                                               M

                         SP                                    SR

                                               O

Informare vuol dire proprio “dare forma” a qualcosa e poi, come nel caso del nostro schema, comunicarlo ad un altro soggetto. Ma la cosa importante da capire è che i soggetti sono dentro al fenomeno dell’informazione e, in base alla loro caratteristica  di essere  soggetti intelligenti dotati di una propria opinione, non può esistere l’obiettività.

Ecco perché l’obiettività è la negazione dell’informazione, anche se vogliono insegnarci il contrario, l’informazione è assolutamente soggettiva.

Ritornando al nostro schema, c’è da approfondire le varie funzioni nel processo di informazione.

La X) rappresenta la MATERIA oggetto dell’ informazione, è IL fatto,la parentesi sta ad indicare che questa materia è esterna al processo.

SP e SR sono soggetti opinanti. Il soggetto promotore trasmette la forma che egli ha dato  di un fatto o di una cosa e il soggetto recettore non si limita a ricevere detta forma, ma la interpreta a sua volta. Perciò ENTRAMBI danno forma a ciò che è oggetto dell’informazione (X)).

Questo sta a farci capire come il soggetto promotore e quello recettore siano sempre gli stessi diversificati nella loro funzione.

Per quanto riguarda il mezzo o lo strumento (M) attraverso il quale i soggetti instaurano questo rapporto di informazione, la scelta dello stesso  ha una funzione essenziale nel rapporto in quanto deve essere percepibile sia dal promotore che dal recettore.

Il termine O è l’opinione. È ciò che si identifica come la  forma, la manifestazione dell’opinione data dal promotore che mira ad ottenere l’adesione del recettore. La O sta a rappresentare l’abito che, il promotore prima e il recettore poi, mettono al fatto, alla materia, ovvero alla X).

Tutto questo sta a significare che la conoscenza di un determinato fatto avviene tramite la mediazione del tecnico dell’informazione,  che si colloca fra  l’ oggettività del fatto e il suo soggetto recettore  attraverso una doppia valenza di soggettività: la  propria e quella del recettore che, a sua volta, essendo un soggetto opinante, interpreta l’interpretazione che gli è stata data.

Da ciò risulta il fatto che non si trasmette mai la realtà vera e propria ma sempre la sua forma, l’”abitino” della X). Molto importante è il fatto che detto “abitino” debba essere “cucito” sull’acculturazione( intesa come habitat naturale e visione del mondo del soggetto, ciò che lo ha “socializzato”) del soggetto  recettore. A questo punto è palese che in tale rapporto non si possa parlare di obiettività.

L’uomo non è una macchina e non riferisce il fatto da “esterno”, bensì riferisce la forma che egli stesso da al fatto, la sua opinione che non può mai essere oggettiva. Quindi, il bravo giornalista è colui che dà l’abito più adatto ai fatti di fronte al suo recettore, è colui che trasmette la realtà nel modo più vicino possibile a ciò che è il mondo sociale del lettore.

È da tutto questo discorso che scaturiscono i principi base dell’informazione pubblicistica: Coloritura, Interpretazione, Semplicità.

Il primo suscita l’attenzione del lettore sul fatto, l’interpretazione supplisce al fatto di non essere stati fisicamente presenti all’accaduto e la semplicità che non impone un lavoro intellettuale troppo impegnativo per un recettore che è sempre più distratto da mille stimoli. Alla base di quanto si è detto  si capisce che la realtà NON può essere comunicata e che può essere trasmessa solo la sua FORMA ovvero FORMULA D’OPINIONE che il soggetto promotore propone, tenendo conto della acculturazione del soggetto recettore, per ottenerne l’ADESIONE.

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