Le favole e il vero lieto fine

Nicoletta Boriello

LE FAVOLE E IL VERO LIETO FINE

Analisi del libro “La principessa che credeva nelle favole.­ Come liberarsi del proprio principe azzurro” di M. Grad Powers, alla luce della Teoria Fattorelliana della Tecnica Sociale dell’Informazione

Indice

– Premessa
– La favola
– L’opinione che diventa convinzione
– Il sogno che si trasforma in incubo
– Il Sentiero della Verità
– Il Mare delle Emozioni come il fiume delle opinioni
– La Terra delle Illusioni come l’isola delle certezze
– La Terra di Ciò che è e la Valle della Perfezione
– Il Tempio della Verità e la pergamena sacra
– Il vero lieto fine

Premessa

Dalla lettura del libro “La principessa che credeva nelle favole ­ Come liberarsi del proprio principe azzurro” di M.G. Power, sono emersi molti punti di contatto con alcuni aspetti della teoria fattorelliana e il presente lavoro ha come obiettivo quello di metterli in luce.

Nella prima parte del lavoro verrà fatta una descrizione generale della storia e un’analisi complessiva.

Nei paragrafi successivi si andrà nello specifico e verrà ripercorsa l’intera storia della protagonista, attraverso alcune frasi estrapolate dal libro.

E’ proprio mediante le citazioni estratte dai vari capitoli che verranno messe in risalto, spiegandole di volta in volta, le analogie del pensiero espresso dall’autrice con la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione di Francesco Fattorello.

La favola …

Il libro “La principessa che credeva nelle favole. ­Come liberarsi del proprio principe azzurro” ha come protagonista una principessa, di nome Victoria.

Il genere narrativo è quello di un romanzo, anche se la narrazione ha ben poco di realistico ed assume sempre più le sembianze di una favola, vedendo l’ingresso in scena di elementi fantastici, personaggi fantasiosi e situazioni irreali.

Victoria è una bambina che cresce con la convinzione che la vita risieda nel magico mondo delle favole, in cui tutti vivono per sempre felici e contenti.

Durante i suoi primi anni di vita tutte le sue aspettative risiedono nell’incontro con il principe azzurro, un ragazzo forte, coraggioso, bellissimo e affascinante, con il quale vivere il resto dei suoi giorni, felice e contenta.
Questo sogno di vita fantastica è costruita ed alimentata dai suoi genitori e dal contesto reale nel quale vive: intorno a lei tutto le fa credere che il suo sogno incantevole sia la realtà alla quale è destinata.

Victoria è anche una bambina molto allegra ed esuberante e questa sua vivacità la esprime attraverso una amica immaginaria, Vicky, un suo alter ego, che spesso la mette nei guai poiché tende a far fuoriuscire quel lato spensierato, leggero, proprio di
una qualsiasi bambina della sua età, che la famiglia reale non può tollerare.

I genitori cercano di chiudere la sua esistenza all’interno di schemi rigidi e così facendo limitano la sua persona, la quale scalpita per emergere, ed il risultato è che la principessina si sente spesso in fallo e, al contempo, in colpa per non riflettere le aspettative dei genitori e per non essere la persona che dovrebbe essere.

Il suo istinto è calpestato dalla razionalità indotta dall’ambiente familiare che la circonda e così Victoria decide di schiacciare del tutto Vicky, chiudendola in uno sgabuzzino, e di crescere seguendo le regole imposte dal Codice reale, facendo divenire esse proprie convinzioni.

E così la voglia di cantare, di danzare, l’affetto smisurato per il suo cane, le sue emozioni, la sua sensibilità, la sua fantasia, i suoi sentimenti vengono del tutto annullate.

Tutto scorre secondo copione, Victoria si diploma, si iscrive all’università, incontra il suo Principe azzurro, il dottor Sorriso, perfetto come nel suo immaginario, si laurea, si sposa ed inizia la vita comune in uno splendido palazzo.
Il suo destino sembra così realizzato e la favola sembra esser giunta alla classica conclusione “…e vissero per sempre felici e contenti”. Ma succede qualcosa.

Il Principe inizia a dubitare dell’amore di Victoria, che invece lo adora In un primo momento questi ama la sensibilità della moglie, apprezza le sue doti, e la spinge a seguire le sue aspirazioni personali; successivamente le fa pesare di essere come è e di fare ciò che fa, accusandola di pensare solo a se stessa e dubitando del suo amore e, sottoponendola a un ricatto morale piuttosto subdolo, condiziona le sue scelte.

Lo splendido dottor Sorriso diventa l’orribile signor Nascosto: in alcuni momenti, che diventano sempre più frequenti, l’adorabile Principe si trasforma in un uomo burbero, arrogante, sfrontato, irrispettoso della sua sposa, e toglie a Victoria e a se stesso tutta la serenità e la felicità che li aveva accompagnati fino a quel momento.

La Principessa è completamente succube del Principe, cerca di fare ogni cosa per farlo guarire e si sente addirittura lei la responsabile di quella situazione, convinta da un’idea del marito. E’ qui che inizia il suo percorso.

Sbigottita, turbata, incredula e colpita dal fatto che la vita non è come quella sognata da bambina, che il principe non è poi così azzurro, e che la felicità non è implicita nella favola, decide di affidarsi ad uno strano personaggio ed intraprendere un percorso
che la porta a scoprire se stessa e la verità.

Lo strano personaggio è un gufo, il dottor Henry Herbert Hoot, per gli amici Doc, il quale fornisce a Victoria numerosi spunti di riflessione e una guida da sostituire a quella reale: “Una guida per vivere sempre felici e contenti”.

La ragazza inizia a prendere in considerazione la possibilità di vivere felice e contenta anche senza esser salvata da un principe azzurro. Si convince ad intraprendere un viaggio e si incammina sul Sentiero della Verità, costituito da diverse ambientazioni in cui incontra vari personaggi, ognuno dei quali risveglierà una parte di lei, mostrandole un pezzettino di quel mosaico che la porterà alla verità.

Victoria attraversa il mare delle emozioni, la terra delle illusioni, il campeggio per viaggiatori smarriti, la terrà di ciò che è, il viale dei ricordi e la valle della perfezione, fino a raggiungere al tempio della verità.

A poco a poco comprende quali sono stati i suoi errori, e cioè l’aver trasformato le sue opinioni in convinzioni, l’essersi chiusa all’interno di schemi mentali troppo rigidi, l’aver seguito sempre e solo le mappe precostituite della sua mente, l’aver smesso di cercare, il non aver reciso il legame condizionale tra esperienza e percezione, l’aver confuso l’amore per una persona con l’amore per la storia sempre sognata, l’aver concesso un amore che era sbagliato in partenza, perchè privo dell’amore per se stessa.

Durante il percorso smonterà ad una ad una le credenze e gli stereotipi negativi da cui era stata condizionata fino a quel momento, per giungere infine al tempio della verità, dove è custodita la pergamena sacra. Una volta superati i portali del tempio, Victoria cambierà per sempre, la pergamena sacra risveglierà la sua mente e libererà il suo cuore e le farà comprendere dove è che risiede la felicità.

E solo in quel momento capirà che le favole sì, esistono e sì, si realizzano, ma in un modo diverso da come si è sempre abituati a immaginarle e che il lieto fine la sta aspettando.
 
L’opinione che diventa convinzione 

“C’era una volta una tenera principessina dai capelli dorati di nome Victoria, fermamente
convinta che le favole prima o poi si avverino, e che le principesse siano destinate a vivere per sempre felici e contente. La piccola credeva nella magia dei desideri, nel trionfo del bene sul male e nell’amore che vince ogni cosa: le sue convinzioni si basavano infatti sulla saggezza delle favole.

[…]
“Arriverà mai il mio principe?” chiese una sera alla regina, spalancando per la meraviglia e l’innocenza gli occhioni color ambra. “Sì, cara, un giorno arriverà. […] Sarà come lo sogni, e ancora più incantevole. Sarà la luce della tua vita, la tua ragione di vita, perchè così è scritto nel libro del destino.” “E vivremo sempre felici e contenti, come succede nelle favole?”
[…]“Proprio come nelle favole.” ”

Balza all’occhio l’adesione di Victoria alla formula di opinione che le propone sua madre. La forma dell’opinione è il modo in cui un soggetto manifesta il suo punto di vista su un problema determinato, problema che costituisce invece la materia dell’opinione.

Spesso colui che opina non è in grado di riflettere su un problema di opinione che gli viene posto, ma si trova di fronte a formule di opinione precostituite, innanzi alle quali si preoccupa solo di aderirvi. In questo caso Victoria, una bambina, si trova di fronte all’enigma del futuro, della vita, dell’amore e della felicità da raggiungere, e, come afferma Stoetzel, fa le prime esperienze sociali con l’ambiente che la circonda.

Il suo orizzonte è limitato, non conosce molto i misteri e gli inganni dell’ambiente in cui si troverà, e così resta ferma su di sé e non può far altro che aderire ad un’opinione già costituita, che è quella che esprime sua madre. Victoria balla nella sua camera, in presenza della cameriera, sognando il principe azzurro.

“Ma la principessa era così assorta che non badò affatto alla madre, fino a quando questa non gridò alla cameriera di andarsene. “Victoria, come hai potuto inscenare uno spettacolo così indegno? […] e come se non bastasse, davanti a un membro della servitù!”

Mortificata, la bambina si chiese com’era possibile che una cosa così bella fosse invece riprovevole.”
Victoria torna dal giardino e canta spensierata una canzone, seguita dagli uccelli che la seguono, e non sente arrivare il padre.

“Victoria” la chiamò in tono rabbioso, marciando deciso verso di lei. “Smetti subito di fare baccano! Non ne abbiamo già discusso più volte? Perchè non mi dai mai retta?

[…] Il tuo canto è rivolto agli uccelli! Ecco a chi è destinato! E il fatto che quelle infernali creature si radunino in terra e volino dentro e fuori dalle finestre del palazzo, facendo un clamore
spaventoso ogni volta che tu dai inizio alle tue esibizioni vocali, ne è la prova lampante.

[…] Fateli uscire subito! Ho il salone pieno di dignitari stranieri, e non riusciamo quasi a sentirci con questo baccano assordante che tu chiami canto!”

Soddisfatto, il re si girò e si diresse verso la porta da cui era appena uscito, ma all’improvviso apparve Timothy Vandenberg III (il cane di Victoria) che, abbaiando come un pazzo, gli tagliò la strada di corsa e per poco non lo fece cadere. “Guardie!” urlò il monarca. “Allontanate questo bastardo dal palazzo e assicuratevi che non vi faccia mai più ritorno!

[…]
Victoria riuscì a dominare la rabbia che l’agitava, e non disse nulla. Venne però tradita dall’espressione del suo viso.
“Sai che non devi comportarti così!” la rimproverò la madre, notando la sua aria cupa. “Vai subito in camera tua e ripassa il Codice reale, soprattutto i punti che parlano del comportamento degno di una signora e dell’indecente manifestazione delle proprie emozioni. E non uscire finchè non saprai sorridere di nuovo!”
[…]

Il Codice reale stabiliva il modo in cui la principessa doveva apparire, agire e parlare in qualunque momento; indicava come avrebbe dovuto pensare, e decretava con estrema precisione ciò che lei non avrebbe mai potuto provare e sentire, (e che invece lei provava e sentiva spesso). In nessun punto le spiegava però come avrebbe potuto smettere di comportarsi male, e lei non riusciva a fare a meno di chiedersi perchè mai dovesse fare la principessa.

“Sei convinta che sia tutta colpa mia come al solito, vero?” le chiese Vicky, la vocina che proveniva da un angolo profondo del suo essere.

[…] Sorridere mentre dentro di sé piangeva era una delle sue lezioni più difficili, e lei era decisa a impararla. Si costrinse quindi a esercitardi a sorridere davanti all’enorme specchio dalla cornice di ottone.

[…] “Ormai sei tropppo grande per queste cose” si fece sentire di nuovo la regina (riferendosi all’esistenza di Vicky). “E’ ora che impari la differenza tra ciò che è reale e ciò che non lo è, altrimenti la gente comincerà a spettegolare. 

“Non mi importa di quello che dice la gente. Vicky parla, ride, piange e sa cosa sono i sentimenti.  Le piace cantare, ballare, sognare e…” Il re era furioso.

[…] La piccola non sopportava l’idea di vedersi riflessa nei loro occhi, perchè quell’immagine le mostrava in continuazione tutto quello che c’era in lei di sbagliato.

[…] La regina tornò alla carica: “Le principesse devono essere forti, veri modelli di perfezione reale. Ormai dovresti saperlo: c’è un modo giusto e uno sbagliato di essere, di comportarsi e di provare le emozioni e tu devi imparare la differenza una volta per tutte, mia cara signorina!” 

Questa serie di dialoghi riportati rappresentano l’annullamento di Victoria come persona particolare e dei suoi sentimenti, operato attarverso il ricatto morale e il conseguente condizionamento. Sempre tornando a Stoetzel e alla sua analisi dello sviluppo della personalità umana, l’individuo, e in questo caso Victoria, crescendo, tende ad allargare i propri orizzonti, ad
avere degli interessi, a fare sue le norme sociali attorno a questi interessi e ad affermare le proprie intenzioni personali.

Questo è quello che sta accadendo in Victoria, la quale però viene richiamata a quei preconcetti e a quegli schemi mentali imposti dall’ambiente, dallo stato economico e dal luogo.

Victoria, furiosa, rivolta a Vicky: “Vai subito lì dentro!” le ordinò, indicandole un ripostiglio pieno di abiti posto sull’altro lato della stanza. “E non voglio più sentire i tuoi pianti e le tue lamentele!” 

Così dicendo, la fece scendere dal letto e la trascinò urlante attraverso la camera per poi spingerla nello sgabuzzino che si affrettò a richiudere. Con lo stesso tono di voce che aveva sentito usare mille volte dalla regina, le disse: “Lo faccio per il tuo bene.” Infilò la chiave d’oro nella serratura e la girò con aria decisa.

[…]La primavera seguì l’inverno, l’estate lasciò spazio all’autunno, e Victoria fiorì, trasformandosi in una deliziosa giovane donna, dolce e graziosa come ogni principessa che si rispetti. Si diplomò con onore alla Royal High Academy of Excellence, ma con ogni probabilità il risultato più grande che ottenne fu l’acquisizione della capacità di dire, fare, pensare e provare esattamente ciò che stabiliva il Codice reale.

[…] Sapeva già dov’era diretta: per prima cosa avrebbe frequentato l’Università Imperiale, in modo da acquisire un’educazione degna di una principessa e una laurea, e sarebbe poi finita in un palazzo tutto suo nel quale avrebbe vissuto per sempre felice e contenta insieme al Principe azzurro.”

Victoria, all’Università, incontra un ragazzo, un principe. “Quella visione dall’aspetto così virile, dai capelli corvini, le spalle e il petto ampi, era forse ciò che aveva aspettato per tutta la vita? Sembrava adattarsi alla perfezione ai suoi parametri: era un principe bello e affascinante, e aveva abbastanza coraggio da tentare un approccio.”

Victoria fa uscire Vicky dallo sgabuzzino e permette al principe di conoscerla. “Frequentando Vicky, il principe mostrò infatti di apprezzarla. Gli piaceva la sua sensibilità nei confronti di tutti coloro che la circondavano, condivideva i suoi sogni e amava sentirla cantare. 

[…] Nel pomeriggio di giugno in cui Victoria si laureò, il principe conquistò per sempre il suo cuore, e lei accettò di sposarlo.
Pochi giorni prima del matrimonio, la principessa tutta eccitata cominciò a impacchettare le sue cose.

[…] Sbirciò il Codice reale appeso alla parete, pensando che non era necessario prenderlo: ormai lei era diventata quel Codice!” 

E’ in questa parte della storia che Victoria trasforma le sue opinioni in vere e proprie convinzioni.

Innanzi tutto appare evidente come Victoria si omologhi a quello che è lo status di principessa. Si affilia a questa idea, adotta gli stereotipi di questo status e i suoi non sono tanto giudizi ed azioni coscienziose, quanto un modo di uniformarsi a quello che è il suo gruppo sociale, adottando un comportamento in armonia con quest’ultimo.

E’ per l’adesione a stereotipi come questi che spesso l’essere umano si sente affiliato ad un gruppo e quando esso esprime la sua opinione, questa sarà in pieno accordo con il suo gruppo sociale di appartenenza, perchè gli stereotipi di quella categoria sono
ormai permeati dentro di lui.

Victoria rappresenta l’individuo che si trova a esprimere giudizi non tanto sulle cose, quanto sulla rappresentazione di esse. L’individuo che crede di avere delle opinioni personali sulle cose del mondo mentre in realtà le opinioni che si sono formate nella sua mente e con le quali si esprime giudizi sono solamente sulla rappresentazione delle cose del mondo.

Tali stereotipi possiedono una grande forza di persuasione che non permette alla percezione della realtà fenomenologica di essere libera.

Molto spesso, e Victoria ne è una rappresentante, è più semplice accettare la rappresentazione, lo stereotipo, piuttosto che formarsi un’opinione del tutto personale. Inoltre, in questi estratti, emerge un altro aspetto importante dell’opinione, che la porta a trasformarsi in convinzione.

L’opinione è caratterizzata dalla mutevolezza, dalla contingenza, è un qualcosa di involontario che non è provocato dall’evidenza di un oggetto, bensì si forma, come già detto, sulla rappresentazione che il singolo ha di quell’oggetto.

Per questo l’adesione ad un’opinione non sarà mai totale, bensì soggetta a modifiche, a dubbi, perchè la paura di sbagliare è implicita nell’opinione stessa. Per questo motivo l’opinione si trova sempre al di sotto della certezza, caratterizzata invece da stabilità e fermezza.ì Si finisce così con l’esprimere una opinione per uscire dal dubbio e dall’irrequietezza che esso provoca. L’opinione viene quindi vista come un pronto soccorso del cervello umano a cui esso ricorre per alleviare le sofferenze rappresentate dall’inquietudine. E’ per questa funzione salvifica che la mente umana aderisce completamente ad un’opinione, confluendo in una convinzione.

L’intelletto in questo modo sente di aver raggiunto la quiete, ma in realtà si tratta di una illusione in quanto nella convinzione non si può riposare così come nella certezza. Convinzione e certezza sembrano dare lo stesso effetto di tranquillità ed è per questo che spesso si confondono. Ma la convinzione non è e mai potrà essere certezza, in quanto è un artificio strumentale, una costruzione mentale, irrazionale e del tutto soggettiva. Ed ecco che si cade in fallo, come fa Victoria, perchè ognuno di noi crede di possere la verità, ma in realtà si tratta di una verità costruita che poggia su basi molto instabili, contingenti e non necessariamente vere.

Il sogno che si trasforma in incubo.

Una compagnia teatrale sta tenendo le audizioni per lo spettacolo di Cenerentola.

“Il principe, rivolto a Victoria: “Io credo che dovresti farlo. Sei incredibilmente brava, chiaro?”

[…] La principessa si presentò all’audizione, e ottenne il ruolo da protagonista.

[…] Victoria recitò una splendida Cenerentola, e al termine ricevette un caloroso applauso dal pubblico che si alzò ad acclamarla.Victoria pensa di seguire il consiglio di un critico teatrale e di presentarsi ad un grande teatro per avere un posto. Il principe:“L’otteresti senza dubbio. […] Sarai così richiesta che non avrai più tempo per me.

[…] E il nostro matrimonio finirà. […] Non voglio che tu faccia niente del genere… ti prego.

Victoria era sbalordita e al tempo stesso delusa, ma la sua priorità era rappresentata come sempre dal marito; senza la minima esitazione decise quindi di rinunciare all’idea di tornare sul palcoscenico.”

Il principe assume dei comportamenti completamente diversi da quelli soliti, dolci, propri del dottor Sorriso. Ha degli sbalzi di personalità e diventa burbero, dice delle cose orribili allamoglie.

“Che cosa ti sta succedendo?” “Non lo so, è come se qualcuno prendesse il sopravvento su di me… non capisco proprio.” […] “Il dottor Sorriso diventa il signor Nascosto!” […] “ Deve trattarsi di un incantesimo o qualcosa del genere.” […] “Ti prego, aiutami” la implorò, afferrandole disperato le spalle. 

“Certo che ti aiuterò, tesoro mio” lo rassicurò Victoria. […] Quando c’era il signor Nascosto, lei si preoccupava e si chiedeva quanto tempo dovesse passare prima che ripartisse; se c’era il dottor Sorriso, si preoccupava lo stesso, e si domandava quanto sarebbe rimasto. E ogni volta che si ritrovava da sola, pensava con timore a chi di loro sarebbe arrivato per primo, e cercava di immaginare come fermare i tremori, lo stomaco sottosopra, il senso di soffocamento e il dolore.” […]

Il Principe rivolto a Victoria:

“Ho capito chi è stato a colpirmi con il maleficio! […] Sei stata tu”
“Io? L’unica che ha sempre cercato di aiutarti, che ti ha…” […] “Non so nemmeno come si fa una cosa del genere”

“Non importa io so che è colpa tua.” La principessa seguì il marito, implorandolo di ascoltarla, che uscì invece come una furia dalla cucina, rischiando di farla cadere e sbattendo la porta. Victoria: “Stai bene? Che cosa ti è successo?”
“Tu, mi sei successa! E’ tutta colpa tua!” […]

Victoria e Vicky parlano tra di loro.

“Vicky: “Forse… forse l’incantesimo malvagio è davvero colpa nostra. E può darsi che ogni cosa sia colpa nostra.” “Non so più cosa pensare” sospirò Victoria. “Sono stanca, troppo stanca…” […]“Forse c’è un fondo di verità in quello che dici, Vicky. Non possiamo rischiare.

Temo che dovremmo impegnarci ancora di più per non fare o dire qualcosa che potrebbe evocare il sortilegio.” “Ma come possiamo aumentare i nostri sforzi?” “Dovremo essere brave, anzi, più che brave… perfette!” “Io non ci riesco.

Avevo già provato con il re e la regina, ricordi? Non posso mostrarmi migliore di come sono.” “Temo che dovrai mettercela tutta, e questa volta devi farcela, altrimenti il principe ci lascerà.” 

Giorno dopo giorno la principessa si sforzava in tutti i modi di essere perfetta, in modo da evitare stregonerie. Nonostante ciò Vicky, ancora sofferente per non essere mai stata abbastanza brava da guadagnarsi l’amore del re e della regina, e tuttora perseguitata dagli incubi che le ricordavano il lungo periodo trascorso nello sgabuzzino , non voleva correre alcun rischio con il principe, e trascorreva ogni singolo istante cercando di essere brava, anzi, migliore per non dire perfetta, rischiando però di far impazzire Victoria.” 

Victoria si rende vittima del principe e accetta in pieno il suo ricatto. Viene condizionata dall’immagine che ha di lui e da tutto quello che è sempre stato il suo sogno.

E’ emblematico il passaggio in cui Vicky si sente inadeguata, così come da bambina era accaduto con i genitori, e si sente colpevole.

Victoria rinuncia a tutto pur di far contento il suo principe e in questo modo non ascolta se stessa bensì rinuncia anche a se stessa, non ottenendo tra l’altro alcun margine di miglioramento.

Di nuovo, si annichilisce, annulla ogni suo sentimento, ogni sua individualità e quando arriva il signor Nascosto, finisce per autoaccusarsi della situazione.

Si fa carico di ogni responsabilità, distorcendo la realtà. Si vede riflessa negli occhi dell’altro e non è libera di vedere e di guardare con i propri occhi.

Ogni suo pensiero è rivolto al principe e all’immagine che esso rappresenta. Qui ci si ricollega al tema delle mappe mentali e delle reti associative.

Ogni persona ha la sua mappa, con le sue priorità. Quando arrivano degli stimoli dall’esterno, questi sono percepiti in maniera del tutto soggettiva, il filtro percettivo che abbiamo dentro di noi permette di far entrare tutto ciò che è in sintonia con l’attività intellettuale del momento.

La percezione, che altro non è che l’elaborazione automatica, inconsapevole e condizionata degli stimoli sensoriali, è influenzata da quanto è già presente nella nostra mente. Lo stimolo viene appreso e riconosciuto attraverso la rete associativa, che ci porta
quindi a ritenere che la nostra percezione sia quella giusta.

Le reti associative sono di tipo cognitivo, quelle che permettono l’apprendimento, e di tipo emotivo, quelle che ci consentono di rivivere emozioni già provate e che si basano sul riconoscimento.

In questo modo è evidente come le reti associative siano una condanna perchè causa determinante del pregiudizio, della presunzione di essere nel vero, precludenti della conoscenza. Sono gli schemi mentali precostituti che impediscono all’individuo di avere occasioni di crecita e di fare nuove esperienze.

Bisognerebbe uscire da tali schemi ed evitare di farsi condizionare dalle percezioni preesistenti.

Il sentiero della Verità

“Principessa, le cose non sono sempre come appaiono.” in quel preciso istante un gufo discese volteggiando come una piuma sul terreno, battè le ali, raddrizzò lo stetoscopio che aveva appeso al collo, e depose con cura una valigetta nera
vicino alle zampe. […] “Sono il dottor Henry Herbert Hoot, ma gli amici mi chiamano Doc.”
[…] “Forse non soffriresti così tanto se ascoltassi più spesso la tua musica personale” le suggerì il gufo. […]“Puoi guarire il mio cuore?” “Temo di no, principessa. Solo tu puoi riuscirci.” […] “Se solo riuscissi a trovare il modo di eliminare il maleficio, sarei di nuovo felice e tornerei a cantare con gli uccellini, e a questo mondo andrebbe tutto bene.

Devi aiutarmi, Doc. Io ho provato di tutto, ma non ha funzionato niente.” “Hai ragione, non funziona niente. […] So cosa occorre: il nulla. […] Il nulla è qualcosa che non hai ancora tentato. Devi smettere di fare qualunque cosa e cominciare a non fare e non dire nulla: niente spiegazioni o difese, non sistemare la situazione, non implorare, chiedere scusa, minacciare, preoccupato o restare alzata di notte a pensare, programmare ed elaborare.

Hai capito? […] Il principe è troppo occupato a cercare di capire cosa non va in te per sforzarsi di vedere cosa non funziona in lui. Se tu non fai nulla, è probabile che si accorga che lui sta facendo qualcosa.”

Victoria: “Non posso fare a meno di cercare di aiutare il principe. Che ne sarà di lui?” “Che ne è stato di lui con tutto quello che hai detto e fatto finora? E che ne è stato di te?” […] “L’unico che può compiere una magia che riguarda il principe è il principe stesso. […] E voi siete in grado di fare qualcosa per voi stesse.”

Doc dà a Victoria un libro: “Una guida per vivere sempre felici e contenti – Per le principesse che non ne possono più di essere sempre stanche morte.” “Tieni bene a mente che leggere il libro è solo l’inizio” l’avvertì Doc.

“Affinchè le cose possano cambiare, tu stessa devi cambiare.” “Io?” ribatté lei. “Ma è il principe a dover cambiare!” “Questo deve deciderlo lui.”

[…] “Finchè continui a fare quello che hai fatto finora, continuerai a ottenere quello che hai ottenuto” le spiegò Doc. “Non devi più fare quello che non funziona. […] Devi scegliere di essere felice, e non di avere ragione.”

 “Doc: “Occorre lasciar perdere il senso di impotenza e accogliere lo spirito di accettazione. […] L’amore fa star bene. In caso contrario, si tratta di un sentimento ben diverso.

Se soffri più spesso di quando sei felice, vuol dire che non è amore, ma qualcosa di differente che ti tiene intrappolato in una sorta di prigione, e ti impedisce di vedere la posrat verso la libertà,
spalancata davanti a te.

[…] Puoi percorrere il Sentiero della Verità.” “Ho già imparato alcune cose a proposito della verità” commentò Victoria in tono pacato. “Ed è che le favole non si avverano, e la certezza di vivere per sempre felici e contenti non è altro che un sogno infantile.” “al contrario, le favole si realizzano, ma sono spesso diverse da come le si uò intendere in un
primo momento. Il tuo lieto fine ti sta aspettando lungo il sentiero.”

“Davvero?” esclamò lei, raggiante. “una favola diversa?”

La principessa non aveva mai preso in considerazione la possibilità di vivere felice e contenta anche senza essere slavata da un coraggioso e affascinante Principe azzurro, arrivato al galoppo su uno stallone bianco, che se la sarebbe portata via nella luce del tramonto. Con un sospiro aggiunse: “In passato ho creduto che la felicità mi stesse aspettando, e guarda invece dove sono finita…”

Victoria, sotto consiglio di Doc, decide di partire, di percorrere il Sentiero della Verità, che le permetterà di conoscere se stessa.

“Ricordati di seguire il sentiero, qualunque cosa accada, e di cercare la verità che ti aspetta in fondo a esso. Non permettere a niente e nessuno di distoglierti dalla ricerca della verità che può guarirti. Quando si percorre il sentiero, la verità diventa sempre pi chiara. Seguila fedelmente, e alla fine raggiungerai il Tempio della Verità, dov’è custodita la pergamena sacra.

[…] La pergamena sacra risveglierà la tua mente e libererà il tuo cuore; troverai pace e serenità, e conoscerai il segreto del vero amore, quello che hai sognato per tutta la vita. E sarai a buon punto anche per ciò che riguarda la realizzazione della tua favola.”

Il passo successivo consiste nell’acquisire la consapevolezza che la percezione è influenzata dagli schemi precostituiti e dall’esperienza. E il punto è proprio quello di riuscire a vedere questo legame condizionale che l’uomo pone a se stesso come limite di crescita e di conoscenza.

Si tratta infatti di un circolo chiuso del sistema percettivo dell’individuo, circolo in cui la percezione alimenta l’esperienza, la quale, a sua volta, condiziona la percezione.

Bisogna operare un taglio, e slegare il legame condizionale tra esperienza e percezione. E’ quello che fa Victoria e che emerge chiaramente dagli estratti illustrati.

A questo punto, dopo aver compreso quanto spiegato precedentemente, bisogna ritornare sull’opinione, sui pregiudizi e capire quale è il percorso per liberarsi del tutto da questi e dai condizionamenti e per allegerire il cuore.

Victoria lo fa attraverso il cammino sul sentiero della verità, imbattendosi in una serie di luoghi e di personaggi che le mostreranno la realtà delle cose.

Il Mare delle Emozioni come il fiume delle opinioni

“ Terrorizzata e senza fiato, la principessa venne così scagliata nel Mare delle Emozioni. Pietre aguzze e rami rotti le turbinavano intorno nell’acqua ghiacciata mentre lottava disperatamente per rimanere a galla.

Una forte corrente sotterranea pareva tirarla per i piedi, e le gocce di pioggia le cadevano implacabili sul viso e sulla testa.  “Annegheremo di sicuro!” gemette Vicky, tr un sorso e l’altro di acqua salata. […] Si sentì risucchiare sul fondo del mare, e a un tratto le parve di scorgere qualcosa in lontananza.

[…] Era una semplice barca a remi, molto più piccola di quanto le fosse sembrato, e non c’era sopra nessuno. […] Non appena le fu accanto, si aggrappò a un fianco e cercò con tutte le sue forze di issarsi a bordo.

[…] Si inerpicò e cadde all’interno. […] Esausta, rimase immobile, sdraiata sul fondo della barca tarballante, sopra a due vecchi remi di legno. […] Il fondo della barca cominciò a riempirsi d’acqua.

[…] Victoria continuò a remare in silenzio e al mattino era così debole che non riusciva a muovere le braccia. L’imbarcazione si abbassava sempre più.” In quel momento appare un delfino, Dolly, al quale Victoria chiede di portarla in salvo. “Nessuno può salvarti, mia cara, né io né un principe o chiunque altro.

E’ un fatto che spesso sfugge anche a chi è bravo a capire le cose.” “Vorresti dire che mi lascerai annegare?” strillò la principessa, sbalordita. “No, voglio dire che tu ti lascerai annegare, adesso o la prossima volta, a meno che non impari a nuotare… tutto qui.

Anche se adesso ti carico sulla mia schiena e ti porto via dalla tempesta, depositandosi sana e salva sulla terrafer,a, sarebbe solo una questione di tempo prima che si scateni un’altra tempesta e tu ti trovi di nuovo in pericolo.

[…] L’unico modo per non annegare consiste nell’imparare e nuotare.” […] “Allora trascorrerai l’intera esistenza cercando di non annegare, così come stai facendo adesso, stando di vedetta e aspettando che la tua scialuppa di salvataggio ideale venga a salvarti una volta per tutte.” 

[…] “Non sei forse rimasta disperatamente aggrappata a qualcosa che minaccia di affondare e trascinarti con sé?” […] “Ti sei imbarcata in questo viaggio per evitare di andare a fondo con una imbarcazione che stava affondando.” 

[…] “A volte bisogna smettere di restare aggrappati, e occorre cominciare a muoversi.” […] “L’unica sicurezza durevole è quella che ci consente di sapere che siamo in grado di prenderci cura di noi stessi. Capite adesso per quale motivo dovete imparare a nuotare?” 

[…] Dopo innumerevoli tentativi,e grazie anche alle continue rassicurazioni di Dolly, la principessa riuscì finalmente a galleggiare sulla superficie dell’acqua. Pur essendo stanca e delusa, la principessa non aveva alcuna intenzione di darsi per vinta. “Non dobbiamo mai arrenderci ma solo accogliere.”

Nell’attimo stesso in cui la piccola accettò, la tensione abbandonò il corpo della principessa, che alzò lentamente un braccio e poi l’altro, con gesti colmi di grazia. La principessa divenne un tutt’uno con il mare sotto di lei, liscio come il vetro. […] E proprio allora apparve un lembo di terra. Victoria era sbalordita. “Ma da dove è uscita? Prima non c’era!” 

“C’era, c’era…” “Allora per quale motivo non riuscivo a vederla?” “Perchè la paura e il dubbio ci impediscono di vedere ciò che è ovvio” “

Vuoi dire che c’è sempre stata, ma io non la vedevo perchè ero troppo spaventata?” “Sì: hai dubitato della risposta del tuo cuore.” […] 

Lo sguardo della principessa corse sull’acqua sfavillante e si colmò di gioia: Victoria sapeva che
sarebbe riuscita a raggiungere la terraferma da sola.

Senti nascere in sé un improvviso senso di potenza, e una grande pace l’avvolse mentre le onde gentili le accarezzavano la schiena.”

Il mare delle emozioni, così descritto, riporta all’immagine del fiume delle opinioni, una metafora incotrata durante le lezioni sulla opinione della Tecnica Sociale dell’Informazione. E’ il primo step del percorso che porta l’individuo alla conoscenza, alla verità. Per spiegarlo si deve partire dal principio, e considerare tutta quella serie di stimoli esterni che colpiscono l’uomo. L’uomo, in base alla sua natura razionale e alla capacità di elaborazione, inizierà a riflettere sul problema. Si troverà cioè in mezzo al fiume delle opinioni, dal quale verrà trasportato, rischiando in taluni casi anche di annegare a causa delle forti correnti e dei numerosi pericoli che può incontrare. L’angoscia del dubbio, della paura, spingeranno l’uomo a cercare un riparo per metter fine all’afflizione, e per sentirsi al sicuro, per non continuare a soffrire. Il riparo è il pronto soccorso visto in precedenza, e qui è costituito dalla terra ferma, l’isola delle certezze.

 La Terra delle Illusioni come l’isola delle certezze

“Svegliatasi, la principessa sentì la sabbia calda sotto di sé, e tale sensazione non le era mai sembrata cos piacevole. Fece scivolare i granelli fra le dita, afferrandone una manciata: era tutto vero e reale, e questo voleva dire che era arrivata sana e salva a riva. 

[…] Il mattino dopo la principessa si rimise in marcia, e ben presto si trovò davnti un sentiero che si divideva in sue. Si fermò e sbirciò a sinistra: il viottolo, lungo e stretto, si inerpicava pigramente sul lato di una montagna che si scorgeva in lontananza. Non male, pensò. Guardò poi la via a destra, irta e stretta, tortuosa e disseminata di pietre, buchi, arbusti e alberi troppo cresciuti.

[…] Decise di non correre rischi inutili, prese dalla borsa la mappa della famiglia reale. “Andremo a sinistra” annunciò.

[…] Subito dopo aver imboccato il sentiero, la principessa si accorse che, sebbene il terreno sembrasse pianeggiante, lei aveva la netta sensazione di camminare in discesa. Ancora più strano era il fatto che quando raggiunse il punto in cui aveva intravisto una fonte a cui avrebbe voluto abbeverarsi, scoprì che non c’era alcune sorgente. 

[…] All’improvviso andrò a sbattere contro un masso enorme, posto proprio in mezzo alla via. Avrebbe giurato che non ci fosse finchè non vi inciampò…. […] Victoria:“Questo sentiero non è affatto come sembra. Io potevo vedere alcune cose che non c’erano, e non riuscivo a vederne altre che invece c’erano. Ho fatto una gran confusione.” 

[…] Doc: “Nella Terra delle Illusioni si vedono di rado le come sono.[…] Sappi che è il luogo dove tu hai trascorso gran parte della tua esistenza. […] Nella Terra delel Illusioni tutti si aggirano nella nebbia, che non è però l’elemento più importante: anche se dovesse splendere il sole, nessun riuscirebbe infatti a vedere cosa ha davanti al proprio viso.” 

[…] “Il viaggi è diverso per ognuno: un sentiero può essere giusto per una persona e sbagliato per un’altra. Solo il cuore di ogni singolo essere umano conosce la via. […] Quando ti sei trovata davanti il bivio, per capire come comportarti hai fatto affidamento sulle convinzioni di qualcun altro… ed è proprio così che una persona si perde.” […] 

Victoria giunge al Campeggio per viaggiatori smarriti dove incontra un uomo, Willie, il responsabile del campeggio.

“Willie:“Molta gente si perde seguendo la mappa di qualcun altro. E la maggior parte di loro finisce qui. […] La Terra delle Illusioni è un luogo piuttosto seducente, dove la gente vede solo quello che sceglie di vedere.

[…] Qui la gente ha il cervello ha un po’ annebbiato, e continua a macerarsi su quello che è o non è. Naturalmente non fanno altro che perdere temp, perchè nella Terra delle Illusioni nessuno può mai avere la ceretzza di ciò che è vero.” […] “La gente rimane per diversissimi motivi, soprattutto perchè è abituata a stare qui. In un certo strano modo, si sentono a proprio agio ocn la follia, con il fatto di non saper distinguere ciò che è o meno reale, con la capacità di vedere solo quello che vogliono e di sopportare la sofferenza.

Se dovessero andare da qualche altra parte non sparebbero cosa aspettarsi; preferisocno quindi evitare di correre rischi.” “Io so come scegliere i lsentiero giusto” dichiarò Victoria, convinta.

[…] “Io non voglio rimanere la stessa” esclamò Victoria, pensando a tutte le cose su cui doveva ancora scoprire la verità.

[…] Più pensava a tutte le cose che doveva ancora scoprire, più diventava ansiosa di raggiungere la Terra di Ciò che è.”

E così lascia il campeggio e si rimette in viaggio. La terra ferma è in realtà un’isola, con i contorni molto limitati, sulla quale non esistono certezze, bensì opinioni trasformate in convinzioni. Come già visto, le convinzioni hanno la consistenza delle certezze, ma non sono tali; per questo diventano illusioni.

Emerge anche un altro aspetto importante che è quello dell’affidarsi alle mappe altrui, allontanandosi da se stessi e diventando incapaci di ascoltare il proprio cuore. Ogni essere umano ha un suo percorso, ha delle sue caratteristiche, è un pezzo unico. Ed è importante capirlo.

Si può vivere tutta la vita sull’isola delle certezze, in un mondo in cui si vede solo quello che si vuol vedere, oppure si può scegliere di abbandonare l’isola, ributtandosi nel fiume delle opinioni, cercando un attracco che sia fermo sul serio e che rappresenti la certezza e la verità.

La Terra di Ciò che è e la Valle della Perfezione

“Poi avanzò decisa e si trovò di fronte a un cartello che diceva: “Terra di Ciò che è ­ sempre dritto”

Victoria, rivolgendosi a Vicky: “Io voglio amarti come sei. Perchè un melo deve produrre le mele e le tartarguhe devono avere il guscio, perchè un bruco dentro di sé è una farfalla, e le canzoni di tutti gli uccellini sono splendide.”

Victoria incontra una donna, il mago di Ciò che è, la quale la porta lungo il Viale dei Ricordi e le fa rivivere il passato, mostrandoglielo per quello che è.
Mago di Ciò che è: “Molti hanno dei preconcetti in merito a come devono essere le cose, a come sono state o saranno. Tali concetti impediscono loro di vedere le cose come stanno. A volte si tratta di una condizione decisamente grave.”

[…] “Non si può imparare la verità da un altro: bisogna scoprirla da soli.”

[…] “Quando permetti ai giudizi degli altri di diventare più importanti dei tuoi, finisci per cedereil tuo potere.”

[…] “Gli anni sono passati, al pari dei pericoli, adesso non corri più alcun rischio a essere così come sei.”

[…]La guidò in cima a una collina. “Ti presento uno dei panorami più spettacolari sulla facia della terra… la Valle della Perfezione” 

“Questo significa che laggiù tutto è perfetto?” “Sì!” 

Scendono giù nella valle. Nel frattempo la principessa continuava a guardarsi intorno, e più guardava, più si accorgeva
che niente era perfetto come le era sembrato in lontananza, e la sua delusione continuava a crescere.

“E’ senz’altro un bel posto, ma osservando da vicino ti accorgi che i cespigli non sono poi così verdi, gli laberi sono mediocri, il laghetto non è molto limpido… questa fragola è acida! Non c’è proprio nullal di perfetto qui!” “La perfezione, come la bellezza, è negli occhi di chi la guarda. Ogni cosa è come dev’essere” la rassicurò il mago. “E’ questa la perfezione: e il tuo modo do percepirla ad essere difettoso.”

[…] “Quando accetti il miracolo di chi sei e ami te stessa senza condizioni, cambiare le cose che devono essere modificate ti risulta molto più facile. Alcuni aspetti che hai sempre pensato di dover cambiare perchè li giudicavi tue mancanze, veri e propri nemici, in realtà sono stati tuoi fedeli servitori. E’ grazie a loro che sei chi sei, una creatura unica e perfetta, diversa da
chiunque altro venga prima o dopo di te.”

[…] All’improvviso ogni cosa nella valle le sembrò diversa.

[…] All’improvviso si sentì avvolta da un grande senso di amore.

[…] Con il cuore finalmente leggero, Victoria si mise in cammino e attraversò la valle, diretta verso il Tempio della Verità.”

Victoria comprende quanto sia importante essere ciò che si è. Comprende che non era perfetta la favola in cui credeva, perchè lei si rispecchiava in essa, anziché concentrarsi sulla bellezza di quello che lei rappresenta, con le sue debolezze e fragilità e con la sua sensibilità.

Ogni persona è unica e non bisogna uniformarsi ad altro per sentirsi perfetti. Soltando accettandosi per come si è, amdandosi, si è in grado di amare ciò che ci circonda, senza condizioni.

In questo modo si procede alla scalata della verità, in cima alla quale si raggiunge la conoscenza.

Il Tempio della Verità e la pergamena sacra
“Victoria inspirò a fondo e attraversò il patio, calpestando gli enormi gradini di granito a forma di cuore, mentre sulla sua testa volteggiavano soffici nubi bianche trasportate da una brezza gentile.

[…] “Questo è l’uccellino della felicità?” esclamo la principessa. “La felicità non la portano gli uccellini. […] Sorge invece dal profondo di qualunque essere umano giunga a conoscere la verità.” “Vuoi dire che l’uccellino blu non porta la felicità?”
“Al pari del Principe azzurro, arriva per aiutare a festeggiare la felicità di una persona, ma non la porta affatto.” 

Si procede successivamente alla cerimonia di consegna della pergamena sacra a Victoria.

“Siamo qui riuniti, principessa, per rendere il giusto omaggio alla forza, il coraggio e la determinazione che hai mostrato nella una ricerca della verità.

[…] Ti sei fatta strada nel mare in tempesta, nella sabbia profonda, inerpicandoti sui ripidi pendii delle montagne e attraversando la nebbia più fitta.

Sei scivolata e slittata, hai inciampato e sei caduta, rialzandoti e riprendendo ogni volta il cammino. Hai sopportato tutto ciò, e anche altro, pur di raggiungere la verità che ti avrebbe fatta guarire, portandoti la pace e l’amore che desideri disperatamente.”

Consegna della pergamena sacra.

Victoria dichiarò: “Questo è il mio nuovo Codice reale!”

[…] Victoria si specchiò, e nell’immagine riflessa dei suoi enormi occhi color ambra apparve una scintilla molto più brillante di qualunque altra avesse mai visto in vita sua, persino quella che illuminava un tempo lo sguardo del suo principe.

[…] Victoria si chiese per quale motivo avesse sempre desiderato un principe, convincendosi di essere una nullità senza di lui: per poter essere felice e sentirsi splendida, speciale e degna di essere amata aveva avuto bisogno dell’amore del suo sposo e della scintilla che gli illuminava lo sguardo. Ricordando tutto ciò che aveva imparato sui principi, i salvataggi e l’amore, pensò che le sue vicende personali dimostrassero com’era facile sbagliarsi. Adesso sapeva che pur desiderando un principe all’interno della sua esistenza, non avrebbe mai dovuto permettergli di diventare la sua vita: amava se stessa abbastanza da poter vivere felice, con o senza di lui.

Doc:“Adesso devi imparare a utilizzare a livello pratico la conoscenza che hai appena acquisito. Per apprendere la verità occorre infatti realizzarla nella vita quotidiana.” Con un sorriso sulle labbra, una nuova elasticità nel passo e una canzone nel cuore, la principessa si avviò nello splendido tramonto rischiarato da una sinfonia di colori.”

Victoria impara a camminare da sola, con le proprie gambe. Impara che il vero amore significa libertà e crescita, e non senso di possesso e restrizioni; vuol dire pace e non agitazione; sicurezza e non paura. Ma una sicurezza che non scaturisce da un’illusione bensì dall’accettazione dei proprio limiti e della propria persona.
Il vero lieto fine

Le favole esistono, i sogni possono essere realizzati, purchè si tengano a mente gli insegnamenti qui appresi. Si può sognare, ma bisogna saperlo fare perchè il sogno può diventare una gabbia d’oro se per realizzarlo si accettano così tanti compromessi da perdere di vista la felicità.

Bisogna abbattere l’artificio della convinzioni, vedere ciò che è, uscire dagli stereotipi e fare largo allo spirito di accettazione.

Bisogna accettare i limite delle proprie opinioni.

Bisogna accettare che ognuno è perfetto nella sua imperfezione.

Bisogna accettare che ognuno è il protagonista di una favola che si può avverare, ma che è una favola diversa da quella di chiunque altro, che bisogna costruirla con le proprie forze e il proprio coraggio; è una favola che potrebbe essere diversa anche da quella che abbiamo sempre immaginato, ma è una favola che esiste in cui il lieto fine ci attende.

La tesi del Fattorello

..ma chi l’ha detto che le BUONE NOTIZIE non fanno notizia?!?

Il prof. Giuseppe Ragnetti, Direttore dell’Istituto Fattorello ha il piacere di condividere con gli amici del nostro BLOG nella sezione “Le Tesine” la gioia di Daniela e Nicoletta per l’importante traguardo raggiunto. Entrambe fattorelliane doc, si sono brillantemente laureate all’Università la Sapienza di Roma.

DANIELA PATTA :

Laurea in “Economia, Finanza e Diritto per la gestione delle Imprese”

NICOLETTA BORIELLO :

Laurea Specialistica in “Ingegneria per l’ambiente e il Territorio”

L’Istituto Fattorello e il prof Ragnetti, ringraziano per i….ringraziamenti e per le parole di stima e apprezzamento che Nicoletta e Daniela hanno voluto riservare nella loro Tesi di Laurea, alla nostra piccola-grande Scuola di comunicazione. Per i cultori delle rispettive discipline e per i più curiosi, pubblichiamo una sintesi dei due apprezzati lavori, che troverete nella sezione ” Le TESINE”.

……e allora NON C’E’ DUE SENZA TRE!!!

Anche le buone notizie a volte ritornano…e dopo la Laurea di Daniela e Nicoletta , siamo lieto di comunicare “Urbi et Orbi” la felicissima conclusione del suo percorso di studi di un’altra appassionata fattorelliana.

LIDIA AVELLA, dopo aver inanellato ottimi risultati in tutti gli esami sostenuti, si è laureata in SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

Con la valutazione di: 110/110 e LODE

Titolo della Tesi: “Spettacolarizzazione e personalizzazione della Comunicazione politica.

Il ruolo dei media nell’affermazione della politica spettacolo.”

Relatore: Prof. Giuseppe Ragnetti

Siamo particolarmente orgogliosi del lavoro di Lidia Avella che è riuscita a presentare e sviluppare egregiamente alcuni aspetti salienti dell’impostazione teorica fattorelliana, sotto l’esperta guida del nostro Direttore, prof .Ragnetti, docente di “Tecniche relazionali e comunicative” al Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione.

E sempre per i più curiosi e per tutti gli interessati alle nostre discipline di studi, volentieri pubblichiamo sul nostro Blog “Le Tesine”, l’introduzione e le riflessioni conclusive della suddetta.

La sicurezza nell’approvvigionamento idrico ad uso civile

Nicoletta Boriello

LA SICUREZZA NELL’APPROVVIGIONAMENTO IDRICO AD USO CIVILE: IL CASO DEL VILLAGGIO DI NYOLOLO IN TANZANIA.

Il progetto argomento della tesi rientra nel delicato ambito della Cooperazione allo Sviluppo e nasce in seno all’Associazione di Volontariato Ingegneria Senza Frontiere Roma (ISF-Roma) e alla collaborazione attivata tra questa e l’Organizzazione Non
Governativa Cooperazione Paesi Emergenti (CO.P.E.) a seguito della quale, nell’agosto 2009, è sorto un progetto condiviso nel villaggio africano di Nyololo in Tanzania.

Esso prevede il miglioramento delle condizioni di vita, e in particolare di quelle igenico-sanitarie, a Nyololo e nelle strutture comunitarie del Centro per Bambini Orfani e del Centro di Salute Rurale del villaggio, precedentemente costruite dal CO.PE.

L’obiettivo fissato in questo lavoro, che segue a un viaggio in Tanzania di sopralluogo e prima installazione avvenuto nell’agosto 2010, è quello di dare vita a soluzioni tecniche, pensate e realizzate in co-progettazione con i destinatari, per il soddisfacimento del fabbisogno idrico del villaggio in questione e delle strutture comunitarie costruite dal CO.PE.

L’acqua è di importanza assoluta come prerequisito per la vita stessa, come habitat e come elemento fondamentale per lo sviluppo. Il diritto umano all’acqua implica che ognuno abbia diritto ad acqua in quantità sufficiente, di buona qualità, fisicamente disponibile ed economicamente accettabile per usi personali e domestici.

Un elemento chiave è la qualità della risorsa idrica, e il prerequisito che essa, negli usi civili, debba essere – fra le altre cose – priva di microorganismi e contaminanti chimici, che rappresentano una minaccia per la salute.

In un contesto di disomogenea distribuzione e crescente scarsità e contaminazione dell’acqua, sempre più sforzi devono essere fatti per garantire una protezione della risorsa idrica e delle sue funzioni di supporto alla vita.

La protezione della risorsa idrica nei Paesi in via di sviluppo è l’argomento che tratta la tesi, nello specifico essa affronta il caso studio dell’approvvigionamento e consumo di acqua ad uso civile presso il villaggio di Nyololo, i cui obiettivi sono:
• garantire la qualità dell’acqua consumata;
• garantire un approvvigionamento idrico sufficiente alle esigenze della popolazione;
• garantire il razionale utilizzo dell’acqua.

Dopo un iniziale inquadramento delle problematiche ingegneristiche in situazioni di sviluppo in cui si tenta di delineare il ruolo dell’ingegnere ambientale e l’approccio multidisciplinare che questi dovrebbe tenere, si passa a una descrizione generale della
problematica “acqua”, evidenziandone i rischi e la necessità di salvaguardia.

Il secondo capitolo fa una approfondita descrizione del contesto di azione dal punto di vista geografico, storico, politico, sociale, climatico, fisico, ambientale, della situazione igienico-sanitaria e dell’accesso alla risorsa idrica, dapprima in maniera generale focalizzando l’attenzione sulla Tanzania e sulla regione di Iringa e, in secondo luogo, particolare, analizzando nello specifico il villaggio di Nyololo, del quale vengono delineate le peculiarità climatiche e fisiche del territorio, per dedicare poi buona parte del capitolo alla descrizione delle strutture presenti nel centro del villaggio e all’esposizione della attuale situazione di approvvigionamento idrico e dell’analisi dei problemi evidenziati, presentati attraverso la strutturazione in un albero dei problemi.

Aspetti di particolare rilievo che riguardano Nyololo sono senz’altro le variazioni climatiche legate alla presenza delle due stagioni: quella umida, da novembre a maggio, caratterizzata da intensa piovosità e umidità e temperature elevate, e quella secca, da giugno a ottobre, che presenta invece caratteristiche al limite della siccità e temperature più miti.

Altro aspetto riguarda le caratteristiche fisiche dei suoli che lasciano desumere una presenza importante della componente argillosa la quale si presenta in molti casi nel villaggio compattata in vari strati, comportando una estremamente ridotta capacità di ritenzione idrica del suolo in questione, fattore che impedisce l’infiltrazione di acqua in profondità.

Questo aspetto determina il problema principale che si presenta nel piazzale del centro bambini, il quale, allagato a seguito delle intense precipitazioni che hanno frequenza quotidiana durante il periodo delle piogge, è soggetto ad un notevole degrado funzionale.

Problema inverso si presenta invece durante la stagione secca, caratterizzata da insufficiente e discontinuo approvvigionamento della risorsa. Per soddisfare i bisogni manifestati dalla popolazione locale, si è perciò provveduto all’installazione nel centro suddetto di un sistema di raccolta e riutilizzo delle acque piovane e di un sistema di dispersione nel terreno di acque meteoriche mediante trincee drenanti, che vengono descritti nel dettaglio all’interno della tesi e il cui dimensionamento parte dall’analisi dei dati di pioggia della zona.

Un intero capitolo è dedicato invece alla definizione delle procedure atte a garantire la sicurezza della risorsa idrica di Nyololo mediante la realizzazione di un Piano di Sicurezza per l’acqua, strumento che mira alla riduzione dell’incidenza di malattie attribuite alla povertà di acqua potabile e all’inadeguatezza sanitaria e igienica presenti in loco.

Tale piano, elaborato seguendo il Manuale del Piano di Sicurezza per l’Acqua proposto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, opera una valutazione dei rischi, identifica le misure di controllo necessarie ad evitarli, contenerli ed eliminarli e definisce le procedure di monitoraggio e di gestione.

A supportare la scelta di produrre il suddetto documento sono stati innanzi tutto il riscontro delle condizioni di approvvigionamento idrico palesate durante il sopralluogo e le informazioni apprese grazie alla somministrazione ai locali di un questionario sul rifornimento idrico, che mirava all’acquisizione di notizie che permettessero di fare delle considerazioni valide; in aggiunta l’individuazione di una contaminazione fecale da enterobatteri emersa a valle di una caratterizzazione batteriologica delle acque utilizzate a scopo potabile, campionate in loco.

L’applicazione degli step progettuali così come presentati nel capitolo di apertura, ha permesso di creare le condizioni per apportare un effettivo miglioramento nella comunità umana di Nyololo.

L’approccio multidisciplinare e lo studio approfondito del territorio hanno consentito di:

• migliorare le condizioni di vita dei bambini residenti nel centro per bambini orfani attraverso l’implementazione di alcune tecnologie semplici ed efficaci che prevedono il metodo dell’auto-costruzione;

• formare tecnici che sappiano utilizzare consapevolmente le risorse del proprio territorio e che ne conoscano le potenzialità attraverso l’approccio partecipativo, la co-progettazione e l’uso di materiali locali;

• favorire lo sviluppo endogeno e la capacità di reagire agli impulsi esogeni, resi compatibili con le condizioni e le prospettive locali;

• sensibilizzare la popolazione locale sulle tematiche igienico-sanitarie, ambientali e sull’uso sostenibile della risorsa idrica;

• produrre uno strumento quale il Piano di Sicurezza per l’Acqua, la cui applicazione può contribuire al miglioramento della gestione della risorsa idrica e delle condizioni igienico-sanitarie, assicurando in modo continuativo la salubrità dell’acqua potabile.

Lavorando sia singolarmente sia come gruppo si è avuta la sensibilità, non sempre presente in altri progetti simili, di pensare l’attività con un duplice scopo: soddisfare la necessità di fruizione degli abitanti e stringere un contatto con i beneficiari, per formarli rispetto alla tecnologia proposta e stimolarli a sentirsi partecipi nella costruzione della loro stessa realtà.