“In principio erat verbum …”

Conferenza sulla “Comunicazione Non Verbale” tenutasi presso il Lions Club di Catania “Vallis Viridis”

Sigmund Freud diceva: “Nessun mortale può mantenere un segreto: se le labbra restano mute, parlano le dita”.

Da quanto appena citato possiamo affermare che è vero che sono importanti le parole che si pronunciano ma ha ancora più importanza il modo in cui le diciamo e i gesti che inconsapevolmente accompagnano le nostre parole. Il ruolo svolto dalla Comunicazione Non Verbale (d’ora in poi CNV) è di fondamentale importanza nel processo comunicativo. La maggior parte dei ricercatori sostiene che il canale verbale viene usato soprattutto per la trasmissione di informazioni, mentre quello non verbale è usato per gli scambi interpersonali in sostituzione, a volte, di quello verbale.

L’uso della CNV avviene in modo inconsapevole proprio perché i nostri gesti e tutte le altre componenti della CNV non cadono sotto la censura della nostra mente. Accade, infatti, che i movimenti e i gesti possono comunicare un messaggio diverso da quello comunicato con la voce.

Conoscere e riconoscere questi gesti ci aiuta a mettere in atto una comunicazione più consapevole e di conseguenza più efficace.

Le origini della CNV

Per gli animali la CNV è innata. E nell’uomo, in quanto appartenente alla specie animale, quanto è andato perduto di questo sistema innato?

L’espressione facciale è stato provato che è innata, ma l’apprendimento è senza dubbio uno dei fattori che ha contribuito alla perdita dell’istinto: i segnali delle mani sono stati appresi per imitazione o insegnamento e i segni che indicano età o classe sociale sono stati appresi dall’osservazione. Ma la differenza fondamentale che contraddistingue gli animali dall’uomo, nella comunicazione, è il linguaggio. Il linguaggio viene sostenuto dalla CNV, la quale si va ad aggiungere al significato delle espressioni verbali. La CNV è usata dall’uomo nei seguenti modi:

  • come sostegno del linguaggio
  • per sostituire il linguaggio
  • per esprimere emozioni
  • per trasmettere informazioni
  • nelle cerimonie e nei rituali
  • nella propaganda, nelle assemblee o nelle manifestazioni di politica o di arte

Molteplici sono stati gli studi che hanno cercato di capire se l’espressione delle emozioni ed altri segnali del corpo si assomigliano in tutte le culture, ma la risposta è stata diversa per generi diversi di comunicazione. Ogni cultura, infatti, sviluppa regole e convenzioni diverse, cioè modi di comportarsi in determinate situazioni che sono diversi. La struttura sociale ha quindi influssi sulla CNV.

Le emozioni e la CNV

Per emozioni si intendono stati come l’angoscia, la depressione o la felicità. Ognuna di esse deriva da un’esperienza soggettiva, da uno stato fisico e produce un insieme di segnali non verbali.

Quali segnali o parti del corpo si usano per comunicare gli stati emozionali? Il volto, gli occhi, la gestualità, la postura, il tono di voce : sono questi e tanti altri gli elementi della CNV.

Il viso è senz’altro l’elemento più importante di segnalazione delle emozioni. La sua pelle riflette gli stati psicologici (rossore o pallore); l’apertura della bocca riflette le intenzioni; gli occhi esprimono l’aggressività o la dolcezza. Anche il tono di voce (prosodia) è un mezzo di espressione emozionale, così come i gesti e la posizione del corpo.

Insomma tutto il corpo comunica lo stato di tensione/rilassamento che derivano dall’intensità dell’emozione espressa.

Le componenti della CNV

L’espressione del volto: il volto è la parte più rilevante per la CNV in quanto estremamente espressivo ed in grado di inviare molte informazioni. Con le espressioni del volto l’essere umano esprime: le caratteristiche della personalità, per mezzo dei lineamenti e dell’espressione (ciò che si vede è in parte il risultato della presentazione di sé); le emozioni, modificando i modelli di espressione del volto; i segnali interattivi o segnali collegati al discorso (alzare le sopracciglia) per completare i significati delle espressioni verbali, per comunicare con gli ascoltatori e per dare prova di attenzione continua.

Lo sguardo: lo sguardo ha un ruolo centrale nell’attività sociale perché apre il canale per ricevere  dagli latri informazioni e segnali non verbali. Gli occhi sono i recettori di questi messaggi, ciò nonostante quando due persone si guardano, lo scambio di sguardi può assumere interpretazioni diverse soprattutto perché le persone sono poco consapevoli dei modelli di sguardo altrui. I tipi di sguardo giocano un ruolo importante nell’instaurare relazioni con le persone. La gente osserva maggiormente le persone per le quali ha simpatia ed esprime attraverso lo sguardo un segnale di gradimento (es. nel corteggiamento il gioco di sguardi è uno dei mezzi chiave per instaurare complicità con l’altra persona). In generale, le pupille si dilatano in presenza di oggetti che suscitano piacere. e anche la grandezza delle stesse agisce da segnale per l’attrazione interpersonale. Nello sguardo si riflettono anche differenze di potere e di status; gli individui che sono maggiormente guardati, vedono se stessi e sono visti dagli latri come i membri più potenti del gruppo. Ancora lo sguardo, in aggiunta a piacere e dominanza segnala una terza dimensione di atteggiamenti interpersonali, la minaccia. Uno sguardo diretto, fisso, spesso può agire come segnale di minaccia, mentre la sua interruzione può segnalare pacificazione. Anche numerose dimensioni della personalità sono correlate allo sguardo, come ad esempio l’estroversione, la schizofrenia o la depressione.

Gesti e movimenti del corpo

Le mani, la testa ed i piedi producono un’ampia serie di gesti che vengono usati per scopi differenti. Le mani oltre che afferrare, toccare o accarezzare, possono comunicare particolarmente per illustrare oggetti, movimenti o azioni difficili da esprimere a parole. I soggetti che cercano l’approvazione di un’altra persona si impegnano in un maggior numero di attività gestuali. I gesti sono molto difficili da comprendere poiché sono tipi di comunicazioni che possono essere messi in atto contemporaneamente. E’ buona norma vedere i gesti come parte di un tutto; in secondo luogo la gente può mettere in atto un gesto contrario al proprio stato emozionale per camuffarlo; in terzo luogo la gestualità di un individuo è parte del suo “background” culturale e professionale, dell’età, del sesso, ecc.

La postura: la postura indica la posizione del corpo. Le tre principali posture dell’uomo sono le seguenti:

a) eretta

b) a sedere, rannicchiata e in ginocchio

c) distesa

Ad ognuna di queste posizioni corrispondevano diverse posizioni delle braccia, delle gambe o angolazioni del corpo. La postura è un mezzo per trasmettere atteggiamenti interpersonali e ci sono due tipi di posture l’immediatezza e il rilassamento. La prima è uno stile di comportamento usato verso persone simpatiche ed ha l’effetto di diminuire la distanza tra due persone e migliorare la visibilità. La seconda è usata verso persone di ceto sociale più basso. La postura accompagna il discorso analogamente al gesto anche se con movimenti più lenti.

Conclusioni

La CNV è più esplicativa di quella verbale perché non cade sotto la censura della nostra mente per cui evidenzia la vera natura del discorso.

I segnali non verbali sono più genuini, insomma, perché le parole non dicono sempre la verità. Anche il corpo possiede il suo ‘linguaggio’ che amplia l’interazione.

Capire i meccanismi che regolano la comunicazione non verbale significa, dunque, entrare nel cuore del comunicare, aprire la strada a quel mondo sconosciuto di messaggi che sono al di là della nostra sfera di conoscenze consapevoli.

Giuseppe Ragnetti

Le Venti Regole d’Oro (per Scrivere bene)

QUANDO SI SCRIVE, L’IMPORTANTE NON E’ SOLTANTO EVITARE GLI ERRORI D’ORTOGRAFIA O GRAMMATICALI.

CI SI DEVE ANCHE SFORZARE DI ESSERE CHIARI ED INCISIVI. UN QUALUNQUE SCRITTO,CHE SIA UNA LETTERA, UNA RELAZIONE O UN TEMA, COMUNICA PENSIERI E FATTI.

SE E’ REDATTO IN MODO OSCURO O TORTUOSO LA COMPRENSIONE DIVENTA DIFFICILE SE NON IMPOSSIBILE.

PER FARSI CAPIRE E PER MIGLIORARE LA PROPRIA CAPACITA’ DI SCRITTURA, SARA’ BENE ATTENERSI AI SEGUENTI CONSIGLI:

Questo slideshow richiede JavaScript.

L’arte dell’Ascolto

La capacità di ascolto non è un’abilità magica. Lo diventa se si impara ad usarla bene, con l’esercizio e con l’umiltà nel riconoscere anche la propria responsabilità in una comunicazione che non ha funzionato.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Lecture of professor Francesca Romana Seganti (American University in Rome)

On March 01, 2013 Professor Francesca Romana Seganti (American University in Rome) delivered two lectures at the Faculty of Journalism, Lomonosov Moscow State University. The lectures were devoted to the theory of Italian researcher Francesco Fattorello.

– What the theory of Francesco Fattorello is about?

– Fattorello’s Social Technique of Information is a communication model written in the ’50s that has always focused on audiences as active participants, as the pivot of the process of communication. Fattorello’s theory has always been in contrast with Anglo-Saxon theories. While these focused on the quality of the media product thinking that what a few considered to be a “good” product could be embraced by a variety of recipients, the Social Technique of Information’s main principle is that each media product has to be constructed by adapting the message to the expectations and the acculturaion of each specific audience.

– Why should it be studied nowadays?

– According to Fattorello, media can only act on people’s opinions but cannot act on the way we behave which is due to our subjectivity. Instead of accepting the idea that the media industry enterprises imposed values, behaviours and patterns that served to maintain domination, Fattorello in the ’50s focused on audiences as active participants. We think that today for those with economic power, it is still convenient to have people believe in the power of publicity, public relation and propaganda. So, people can blame the media and don’t think about their own responsibility in social change. Instead, if journalists, copywriters and politicians who are not yet powerful and don’t belong to the dominant media industry, became aware of the audiences’ active role in the process of communication and used Fattorello’s technique, they can create a shift in power relations. Therefore, we believe that the Social Technique of Information is an appropriate answer to the needs of today’s democratic societies.

– Can the theory somehow be applied to studying the political processes as well, and if yes – can it be used in analyzing the process and results of the Italian elections in 2013?

– Definetly yes. Italian processes can be interpreted in the light of Fattorello’s model. Those who managed to understand and interpret the expectations and acculturation of their audiences have been succesful, while those who based their campaign on their own believes without adapting the message to the audience had worst results. It is not sufficient to do things in a certain way but it is necessary to pay attention to the audiences’ desires and expectations. The Social Technique of Information in an extremly useful model to analyze political communication.

– What are your impressions about Moscow, meeting students, faculty staff?

– Moscow is a very fascinating city and I am “glad” I did not have the chance to see many parts of it because now I have an excuse to go back there! Also, I have been impressed by the great curiosity and the intellectual vivacity of the young aspiring journalists who paid attention to my speech and especially have been open and willing to understand a theory that was new to them. So it really looks like I have to return to Moscow soon!


“Comunico Ergo Sum” – dalla Comunicazione ai Comportamenti

La comunicazione è il terreno su cui si gioca ogni opportunità di incontro tra gli uomini e fra i singoli uomini e gli avvenimenti, dunque anche il futuro dell’umanità.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Le 12 barriere della Comunicazione secondo Thomas Gordon

Thomas Gordon descrive i 12 atteggiamenti da evitare per non rischiare di interrompere la comunicazione e compromettere la relazione

Questo slideshow richiede JavaScript.

La Conversazione Telefonica

“Il telefono è ormai un ingrediente fondamentale della nostra vita. E’, quindi, opportuno ricordare le regole basilari della conversazione telefonica per evitare gli errori più banali della nostra comunicazione”

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Comunicare per Negoziare

In un momento storico in cui le difficoltà a trovare un punto d’accordo tra diversi Paesi sono sotto gli occhi di tutti, abbiamo recuperato un nostro PP, per ricordare i principi basilari delle tecniche di negoziazione. Contenuti comunque utili in ogni fase della vita di ciascuno di noi. Anche perché la mediazione è una costante delle relazioni sociali.


Questo slideshow richiede JavaScript.

La Teoria Fattorelliana all’Università della Tuscia

Giorgia Butera (Sociologa della Comunicazione, Presidente Mete Onlus e Scrittrice) è stata invitata dal Professor Michele Zizza ad intervenire online in occasione di una lezione da lui stesso tenuta sulla “Tecnica Sociale” di Francesco Fattorello.

L’incontro è avvenuto con gli Studenti dell’Università degli Studi della TUSCIA – Dipartimento di DISUCOM (Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo).

La Butera ha iniziato il suo intervento ringraziando il Professor Giuseppe Ragnetti (Direttore dell’Istituto) e successivamente ha illustrato la teoria fattorelliana.

Attraverso la presentazione di fatti realmente accaduti è stato spiegato quanto sia imprescindibile la conoscenza del soggetto recettore.

Gli attori del processo comunicativo sono “soggetti” entrambi dotati di facoltà opinanti e quindi di pari dignità. Non vi è più un tiratore scelto che colpisce l’uomo-bersaglio-target, ma vi sono due soggetti attivi che reagiscono ai numerosi stimoli ricevuti, sulla base delle proprie facoltà opinanti e delle personali attitudini sociali prodotte dalle diverse e determinanti acculturazioni.

Qui il link al sito personale di Giorgia Butera

Comunicare con il Cuore

Essere un abile comunicatore è la summa di tutto il nostro discorso ed è anche la chiave di tutte le abilità sociali richieste nella gestione delle risorse umane e, in generale, in tutte le relazioni sociali che competono all’individuo.

Una buona comunicazione presuppone una conoscenza ed un ascolto attivo, prima di noi stessi e poi del nostro interlocutore o collaboratore.

La maggior parte delle persone comunica quasi esclusivamente con la testa mettendo a tacere il cuore. Osservando infatti tutto il corpo, la gestualità, lo stile di comunicazione, ecc. trapelano molto spesso segnali di tensione e il prevalere della razionalità sulle emozioni, evidentemente soffocate perché ritenute scomode se non addirittura ingombranti.

Tutti concordano sull’importanza di un’efficace comunicazione come ‘condicio sine qua non’ per creare relazioni sane e reciprocamente gratificanti. Nonostante ciò, comunicare bene diventa sempre più difficile e in alcuni casi addirittura impossibile.

Basta osservare i casi di conflitto: quando ci si lascia guidare solo dalla testa e dalla razionalità, si finisce quasi sempre per ritrovarsi in una disputa senza fine in cui ognuno è ancorato rigidamente alle proprie posizioni e, senza saperlo, si gettano le basi per un finale prevedibile e abbastanza scontato, che nella migliore delle ipotesi crea una situazione di ‘muro – contro – muro’ .

Se invece si avesse maggior consapevolezza di sé e del proprio stile di comunicazione si eviterebbero tanti errori nel rapporto con gli altrui. Ma perché accade tutto ciò?

Troppo spesso accade che comunichiamo trascurando il fatto che per compiere questa attività dobbiamo fare riferimento alle competenze sociali ed emotive. Quando si comunica solo con la testa, razionalizzando sempre tutto, si arriva al confronto o alla discussione con un sé fragile, carico d’ira e carico d’ansia e questo non porta ad alcuna soluzione positiva. Quale è l’alternativa?

L’alternativa consiste nel riuscire a comunicare con il cuore per arrivare al cuore. Certo è molto difficile: non abbiamo avuto insegnanti che abbiano minimamente tentato di spiegarci questo procedimento e ne tanto meno abbiamo avuto esempi felici da questo punto di vista e, inoltre, cambiare non è facile.

Tutte queste considerazioni ci aiutano a capire e soprattutto possono spingerci ad applicare correttamente nella vita sociale professionale di tutti i giorni i suggerimenti che seguono. Essi costituiscono la premessa fondamentale di un percorso di autoapprendimento che tende a sviluppare le nostre competenze emotive.

Comunicare con il cuore:
1) convincersi che comunicare con il cuore è possibile oltre che psicologicamente gratificante. Basta volerlo e cominciare subito a farlo con la consapevolezza che solo la pratica rende “perfetti”.
2) Interessarsi agli altri. Più ci interessiamo agli altri e più gli altri si interesseranno di noi. Ognuno in cuor suo vuole sentirsi importante, apprezzato e stimato. E se è vero che il proprio mondo conta sempre di più di quello degli altri, è anche vero che cercare di capire che cosa interessa agli altri aiuta a comunicare meglio e a farsi degli amici.
3) Abbandonare l’idea di essere infallibili. Nessuno è o potrà mai essere detentore di verità assoluta; perciò chi riesce a dubitare di sé e delle proprie opinioni è più saggio di quanto pensi. La mappa non è il territorio e la mappa comprende le proprie convinzioni , idee, opinioni che sono le proprie e non quelle dell’umanità intera.
4) Imparare ad ascoltare. Saper ascoltare sembra facile o addirittura scontato e invece non è così perché saper ascoltare richiede empatia ed impegno privo di giudizio su quanto l’altro ci sta dicendo.
5) Considerare le emozioni una risorsa. Imparare a riconoscere, gestire ed esprimere i propri sentimenti e stati d’animo è una grande conquista personale, che promuove l’equilibrio interiore e predispone all’autorealizzazione.
6) Dire quello che si pensa senza temere il giudizio degli altri. Se dire quello che si pensa aiuta a sentirsi bene ed in pace con se stessi, farlo con un pizzico di tatto e diplomazia è un obbligo sociale. Per questo nel sostenere le proprie idee bisognerebbe evitare qualsiasi esagerazione o forma di arroganza.
7) Sviluppare un orientamento al dialogo. Chi vuole davvero imparare a comunicare con il cuore deve far suo il principio del ‘vincitore-vincitore’ cioè in una relazione comunicativa non ci sono perdenti.

Eufrasia D’Amato