Istituto “Francesco Fattorello”

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Dal 1947

LA VIA ITALIANA ALLA COMUNICAZIONE

I VENERDI’ DELLA COMUNICAZIONE

L’APPUNTAMENTO PIU’ ATTESO DELLA SETTIMANA:

il piacere di ascoltare, capire e comunicare

 

Dopo una settimana densa di impegni e piena di stress, vieni da noi per allontanare finalmente la stanchezza e godere appieno del weekend.

l’Istituto Francesco Fattorello in Roma, la prima scuola di comunicazione in Italia, propone, ogni settimana, una “full immersion relazionale e comunicativa”.

Tutti i venerdì dalle 18 alle 21, ti aspetta il corso di “Scienze e Metodologia dell’Informazione e della Comunicazione”, rivolto a tutti coloro che sentono l’esigenza di comunicare meglio con gli altri, in ambito lavorativo, in famiglia, con l’altro sesso o, più semplicemente, con gli amici al bar.

Comunicare bene è utile a tutti e non solo agli addetti ai lavori, perchè ti permette di farti comprendere, di trovare il coraggio e la voglia di fare, rendendoti protagonista della tua vita.

Se vuoi quindi intraprendere uno dei tanti “mestieri della comunicazione” o più semplicemente, guadagnarti la stima e la considerazione di colleghi, datori di lavoro, clienti, amici, parenti, o superare brillantemente gli esami o ancor più se vuoi aumentare la stima di te stesso…….allora questo Corso è per te!
Il nostro corso presenta una rigorosa impostazione scientifica mirata ad una crescita personale innanzitutto e professionale, altamente qualificata nell’ambito delle abilità relazionali e comunicative.
Affrettati perché la nostra piccola Scuola ha posti limitati!

www.istitutofattorello.org

Direttore Prof. G. Ragnetti tel. 335.334251 – Segr. tel. 06.9524188 gragnetti@tiscali.it

Prof. A. Romano Marketing e Comunicazione 329.6322430 al.romano29@libero.it
Sede didattica Pontificia Facoltà Teologica Istituto Seraphicum- via del Serafico,1 Roma/ Eur

web master: capassos@hotmail.com

L’Abito fa il Monaco

ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO – ROMA – dal 1947 “la via italiana alla comunicazione” – Direttore: prof. Giuseppe Ragnetti

Tesina di fine Corso a cura di: Michele Tuccio – a.a 2009/2010

“L’Abito fa il Monaco”

Non hai mai una seconda possibilità
per fare una buona prima impressione

La comunicazione è un’arte costituita da 3 componenti: verbale (contenuti), paraverbale (tono di voce) e non verbale (linguaggio del corpo).

Secondo una ricerca, la comunicazione verbale, e quindi le parole che sono dette, rappresenta solo il 7% della comunicazione globale. Le parole pertanto colpiscono l’attenzione dei presenti in misura nettamente minore di quanto si possa pensare. D’altra parte, il paraverbale (tono, timbro, volume, inflessione della voce, ecc) rappresenta un sempre ridotto 38% della comunicazione. Ciò implica che per farsi capire occorre necessariamente alternare il tono della voce in base ai concetti che si vuole esprimere, seppur questo non basta per realizzare un’interazione efficace. Infatti, ben il 55% della comunicazione passa attraverso l’atteggiamento non verbale: ad esempio il contatto con gli occhi, i movimenti del corpo, delle mani, i supporti visivi, ecc. Una buona fetta di questa percentuale appartiene proprio agli abiti e al nostro modo di vestire.

L’essere umano si veste certamente per proteggersi da fattori esterni e per coprire certe parti del corpo per pudore, ma anche perchè vuole comunicare qualcosa. Infatti con l’abbigliamento si inviano messaggi relativi al sesso, all’età, alla classe sociale, alla personalità, all’umore, ai gusti personali.

Attraverso l’abbigliamento si definiscono anche i termini della relazione reciproca, inviando segnali di potere (come ad esempio le corone), di posizione economica (come i gioielli o gli abiti firmati) o di competenza professionale (tramite ad esempio le divise).

In particolare le comunicazioni realizzate con l’abbigliamento diventano importanti nelle interazioni e nelle relazioni di breve durata, dove gli interlocutori azzardano dei giudizi perchè non sono in possesso di altri elementi.

Occorre difatti considerare che l’immagine che diamo di noi stessi si basa generalmente sulla prima impressione, la quale si forma in soli 7 secondi, per cui diventa fondamentale decidere in prima persona il messaggio che si vuole veicolare, anziché lasciare che siano gli altri a farlo al nostro posto.

Se si dà una prima impressione sbagliata, sarà molto difficile recuperare un rapporto. Specie nei lavori in cui ci si trova a parlare in pubblico di fronte ai colleghi, senza che i quali ti conoscano a fondo. Spesso non basta tutta la vita per cambiare quell’impressione, basata proprio sulla comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo, le espressioni, il sorriso, sul modo in cui ci si presenta e come si è vestiti.

Secondo alcuni ricercatori americani che hanno pubblicato uno studio sul Personality and Social Psychology Bulletin, si può giudicare la personalità di uno sconosciuto già dall’apparenza fisica. Difatti lo studio dimostra che le analisi basate sulle apparenze sono generalmente molto affidabili. Per far ciò gli psicologi hanno mostrato ad un centinaio di volontari delle foto di gente sconosciuta: sì è così dimostrato che i partecipanti erano capaci di cogliere diversi aspetti della personalità delle persone ritratte, come ad esempio il livello di autostima, di timidezza e addirittura la religione.

Le persone fotografate sono state immortalate due volte: in una posizione standard, abbastanza inespressiva, e in una posa più spontanea. I protagonisti di queste immagini hanno in seguito descritto il loro carattere.

Successivamente, la descrizione fornita è stata comparata con quella percepita dai volontari che hanno osservato le foto. Il risultato è stata una forte omogeneità fra i due giudizi. Nel caso delle foto spontanee la precisione nel giudizio di chi ha osservato le immagini è stata inoltre particolarmente elevata. Insomma, una foto autentica, realizzata in un contesto naturale, può dire molto di noi: può rivelare i tratti della personalità, i gusti e persino inclinazioni ideologiche e religiose.

La conclusione di questa ricerca non è, ovviamente, che l’apparenza è più importante della sostanza. Lo studio piuttosto pone l’accento su come il nostro carattere e le nostre idee modifichino anche il modo in cui gestiamo il nostro corpo e la nostra immagine. Ovvero, la nostra personalità emerge anche attraverso l’aspetto, in modo particolarmente determinato.

Eibl-Eibesfeldt fa notare come gli abiti da guerra del passato avessero dato risalto alle parti del corpo che fanno apparire l’uomo più grande e minaccioso attraverso la sottolineatura dei tratti più virili, in particolare le spalle squadrate. Tali caratteristiche si ritrovano più o meno in tutte le culture, anche le più diverse tra loro: gli Indios dell’Amazzonia, per esempio, usano ornare le spalle con ciuffi di penne quando si preparano alla guerra.

Probabilmente non è giusto giudicare un libro dalla copertina ma tutti lo facciamo. Probabilmente è più competente una donna in jeans che una con un vestito più formale ma ognuno valuta in un primo momento l’altra persona in base a come appare. Come si dice in informatica: WYSIWYG (What You See Is What You Get, ossia quello che vedi è quello che ottieni).

Si può chiarire tale concetto con un esempio pratico. Un uomo sta valutando l’acquisto di un auto nuova. Il venditore che lo ha servito alla concessionaria è stato bravo, ma l’auto non era fisicamente disponibile, per cui non è riuscito a toccarla con mano, a provarla. Con un eloquio fluente ed elegante, il venditore ha illustrato le eccezionali caratteristiche tecniche, la linea elegante, il comfort assoluto dell’autovettura. Per aiutarsi ha estratto da un cassetto della scrivania dei fogli sparsi, stampati un po’ sbiaditi, corredati da foto un po’ mosse e da qualche testo buttato qua e là.

Il cliente ha sentito parlare bene di quel modello, il marchio è prestigioso, ma gli resta qualche perplessità. Averla vista presentata in quel modo improvvisato gli insinua il dubbio: non gli sembra possibile che un marchio così importante, sinonimo di leadership, di stile, di prestazioni non gli abbia consegnato un catalogo prestigioso. Un catalogo in grado di valorizzare la macchina che vuole comprare.

È vero, per comunicare serve sostanza. Ma quando c’è sostanza, questa deve essere presentata al meglio. Comunicare è imprescindibile e il passo tra farlo male e farlo bene è breve. I risultati sono però assolutamente agli antipodi. Quindi meglio comunicare bene.

Inoltre la nostra comunicazione verrà paragonata anche alla comunicazione di marchi simili al nostro. Il risultato finale sarà inappellabile e dipenderà anche dal risultato di questo confronto.

Ecco quindi che la grafica coerente di un catalogo, immagini in grado di colpire l’attenzione, il testo in grado di spiegare, ma anche di emozionare, diventano parte integrante dell’offerta di un prodotto.

Quanto conta un buon (bel) catalogo in una vendita? Molto. Forse di più di quello che si possa immaginare. Anche quando ci proponiamo al mercato, quindi, l’abito fa il monaco. E deve essere anche un abito all’altezza delle aspettative.

Ormai questa tesi è assodata in tutto il mondo manageriale e non, tanto che all’università Bocconi di Milano è stato istituito il corso Dress to impress (ossia «Vestiti per fare colpo») per la Sda, Scuola di direzione aziendale, in cui gli studenti imparano come presentarsi a un colloquio, nella speranza di fare buona impressione e, in prospettiva, imparano anche come presentarsi nei vari momenti salienti della loro carriera.

Indicazioni di stile ma anche di carattere pratico, finalizzati a creare un look che sia distintivo ma naturale, personalizzato ma sempre armonioso con il contesto in cui ci si inserisce e soprattutto mirato a dimostrare le nostre capacità, affidabilità e dedizione. Si enfatizza soprattutto la necessità di crearsi un signature look, ossia un aspetto che rechi la nostra firma e ci rispecchi, nell’ottica di una totale sinergia tra quello che siamo fisicamente, mentalmente e spiritualmente.

Quello che spesso non viene preso in considerazione, è che l’abito, come ogni forma di comunicazione, deve rifarsi al soggetto recettore. Come elaborato infatti dalla Teoria della tecnica sociale dell’informazione di Francesco Fattorello, al contrario di quello che generalmente viene sostenuto, la comunicazione si concretizza nel rapporto fra due termini principali: il soggetto promotore e il soggetto recettore. Ed è proprio in base a quest’ultimo che chi vuole instaurare un rapporto di interazione deve scegliere cosa comunicare e in quali termini.

Si analizzi ad esempio la figura di Michelle Obama, spesso recentemente oggetto di commenti nei giornali di tutto il mondo. La sua scelta di indossare l’abito di una stilista ispano-americana nel giorno del discorso di insediamento del marito rappresenta una mossa ben precisa, riconducibile a un piano più ampio. Infatti anche in precedenti occasioni di rilievo la first lady aveva scelto Narciso Rodriguez, un altro couturier figlio di immigrati cubani. Ma per quale motivo tale scelta? Presto detto: suo marito ha puntato molto sui contatti con le comunità dei latinos come serbatoio di voti. L’impressione è quindi che la moglie del presidente degli Stati Uniti voglia sottolineare la svolta promessa anche con il proprio abbigliamento, diverso dallo stile sobrio e conservatore che contraddistingueva la sua predecessora Laura Bush.

Lo studioso Joseph S. Nye scriveva in suo articolo che “Anche i segnali non verbali sono importanti nell’arte di comunicare dei leader. Alcuni leader capaci di ispirare il loro pubblico non sono grandi oratori. Non lo era il Mahatma Gandhi, ma il simbolismo del suo abito contadino bianco e del suo stile di vita parlavano più delle sue parole”. Nye nominava poi anche Lawrence d’Arabia che alla conferenza di Pace di Parigi si recò in abiti beduini per drammatizzare la causa araba. Ma anche la particolarità di certo abbigliamento che ha distinto gli hippies e i beats erano segnali per comunicare di essere contro o a favore, esprimevano disaccordo verso determinate situazioni. E’ chiaro poi come lo stesso abito, indossato da persone diverse in situazioni diverse, con un soggetto recettore diverso, assuma connotati diametralmente opposti. Ad esempio il sari indiano indossato da una donna in piena Torino non trasmette gli stessi messaggi se indossato a Calcutta, per non parlare della kefiah portata dal beduino nel deserto o in una protesta studentesca.

Si conclude quindi che è importante non vestirsi in un tal modo perchè imposto dalla tradizione o dalla società, ma scegliere di propria testa cosa voler comunicare con gli abiti, in base al contesto e al soggetto recettore.

La nostra mente subisce in profondità l’effetto abito e giudichiamo inconsciamente una persona proprio da tutti i fattori della comunicazione non verbale. Con il nostro packaging infatti noi possiamo comunicare chi siamo, cosa possiamo offrire e dove vogliamo arrivare.

Ecco dunque che possiamo sostenere che l’abito fa il monaco.
O per lo meno fa quello che vogliamo apparire.

Quando la passione incontra la cultura

Incredibile! … è davvero incredibile quello che succede da queste parti!

Siamo sinceri, ammettiamolo…non sempre è possibile divertirsi ad un appuntamento culturale. Aggiungerei che potrebbe essere fuori luogo.

In fondo, lo sappiamo che gli appuntamenti culturali, quelli veri, per essere autorevoli, hanno la necessità di una composta serietà dei relatori intervenuti, meglio se dotati di piglio accigliato e voce monotona, oltre naturalmente ad una silenziosa quanto sonnecchiante platea di uditori.

Comprenderete quindi la mia sorpresa nell’assistere al convegno culturale sulla “Scrittura Creativa” organizzato venerdì 6 novembre alla Dottoressa Lorena Fiorini quando mi sono reso conto che sarebbe stata una serata davvero piacevole.

Lorena Fiorini, quindi, mi ha ingannato, quando mi ha invitato alla presentazione del libro “Il piacere di raccontare”, nato dalla raccolta di sei brevi racconti scritti dai partecipanti al corso di scrittura creativa che Lorena tiene a Roma in via Tommaso Campanella 36 presso la sede della Creative Room e dell’Associazione Culturale Bell’Italia 88.

Mi ha ingannato. Mi aspettavo una sala convegni austera, spoglia, adeguatamente impersonale ed invece mi sono ritrovato in una galleria d’arte, raccolta e confortevole con dei bellissimi dipinti d’arte contemporanea appesi alle pareti a formare calore e macchia di colore.

Poi, come se non bastasse, i due relatori intervenuti al convegno, il Prof. Giuseppe Gnagnarella, Giornalista RAI ed affermato scrittore ed il Prof. Giuseppe Ragnetti, Direttore dell’Istituto Francesco Fattorello, Scuola Superiore di Comunicazione in Roma, non hanno, come mi sarei aspettato, disquisito a turno con dotta impostazione.

Devo dire che, con il loro fare ”guascone”, hanno ingaggiato una vera e propria “colluttazione dialettica” , hanno parlato con grande calore e trasporto emotivo di cosa emerge dall’interiorità e dal profondo che ci spinge a scrivere, di come ci dobbiamo mettere in gioco quando decidiamo di scrivere un racconto che coinvolge ed implica i nostri sentimenti, di quale deve essere lo stile di scrittura per farsi leggere dal pubblico più ampio possibile.

Insomma, invece della classica oretta noiosa da strappare ad un pomeriggio di venerdì, mi sono ritrovato in una bolgia coinvolgente nella quale i relatori interloquivano con i presenti in sala, stimolando gli interventi con domande sulla scrittura e sulla comunicazione: in pratica un salotto culturale!

Bella la serata quindi e bella l’iniziativa “Scrivilatuastoria” di Lorena Fiorini, che attraverso gli insegnamenti del suo corso di scrittura creativa, darà modo ad altri neo autori di esprimere i sentimenti, i ricordi, le storie personali descritte nei racconti che verranno alla luce. Un processo che genera benessere ed equilibrio in chi scrive e in chi legge..

Grazie Lorena, al prossimo appuntamento.

Marco Cuppoletti

La Creatività incontra la Comunicazione

Prof. Giuseppe Ragnetti – Direttore Istituto di Comunicazione “FRANCESCO FATTORELLO” – Roma

“La Creatività incontra la Comunicazione”

Se comunicare è “mettere in comune” e quindi “condividere”, per quale forma di alchimia ciò può verificarsi attraverso la scrittura?!

La scrittura è una modalità della comunicazione  realizzata sempre e comunque attraverso l’uso di parole non più dette ma trasmesse su un supporto cartaceo o tecnologico. Ed è questa l’unica “diversità” rispetto all’oralità.

Ma è chiaro che nella scrittura, rispetto all’oralità, viene a mancare tutto ciò che rappresenta circa il 90% della comunicazione (30% il paraverbale e il 60% la CNV e la simbolica).

Eppure la parola scritta può comunicare, mettere in comune, condividere: e quando ci riesce lo fa egregiamente. E quando non ci riesce i motivi sono i più diversi ma mai il motivo è da ricercare in un limite intrinseco, tecnico , della parola scritta… E’, forse, proprio questa l’alchimia: la capacità del testo scritto di trasformare un modesto potenziale comunicativo del 10% in un risultato che può raggiungere anche il 100%!!!

Ma allora ha proprio ragione Galileo, quando afferma: “ Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual’eminenza di mente fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsiasi voglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? Parlare con quelli che sono nelle Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e diecimila anni? E con quale facilità? Con i vari accozzamenti di venti caratterizzi sopra una carta…………..”

(Galileo, Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo, giornata I,)

 

Il Fattorello incontra la Creatività

Lorena Fiorini presenta il libro “Il piacere di raccontare” insieme ai nuovi corsi di scrittura creativa e invita al confronto sul tema: “La creatività incontra la comunicazione

Venerdì 6 novembre 2009 alle ore 18 presso Creativeroom Art Gallery in Via Tommaso Campanella, 36 – 00195 Roma

Intervengono:

  • Giuseppe Ragnetti, Direttore Istituto “Francesco Fattorello” – Scuola Superiore di Comunicazione
  • Giuseppe Gnagnarella, Docente universitario – Giornalista Rai

Programma: “Il piacere di Raccontare

  • Lorena Fiorini Percorso
  • Maria Barbaro Scoprire quello che non appare
  • Lucia Iacovacci La neve e una canzone
  • Luigi Ottaviani Gioventù
  • Emanuela Panatta Il segreto tra voi e me
  • Mary Sole Come un girasole
  • Luciana Tancioni Andare avanti

Corso di scrittura creativa diretto da Lorena Fiorini

SCRIVILATUASTORIA – Roma

www.lorenafiorini.it
Il corso di scrittura, dodici lezioni, un’insegnante, sei alunni e la voglia di raccontarsi, di trasmettere e ricevere l’amore per la parola scrivere. Nascono sei racconti frutto di un lavoro che è diventata una passione, che trasporta lontano da ansie, sconfigge la solitudine e conduce verso la realizzazione di se stessi.

Scrivilatuastoria in collaborazione con:

L’impostazione della nostra attività formativa

Prof. GIUSEPPE RAGNETTI – Direttore dell’ Istituto Fattorello

Tra il caos delle Università,nel mare magnum di proposte di corsi, lauree triennali o specialistiche, seminari, master e scuole private ad altissimo livello, il nostro Istituto è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita,quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

La Scuola fondata nel 1947 dal Professore Francesco Fattorello giunge così al suo sessantaduesimo anno di attività. La finalità dell’Istituto,perfettamente in sintonia con il suo fondatore,è la preparazione ai “mestieri della comunicazione ”e all’acquisizione delle fondamentali abilità relazionali e comunicative.

Materie fondamentali sono la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione,le Scienze dell’opinione e tutte le discipline inerenti alle molteplici Tecniche della comunicazione.L’Istituto che vanta un’esperienza pluridecennale organizza, inoltre, la sua attività di ricerca operando su due versanti fondamentali:quello scientifico per l’analisi e l’interpretazione del fenomeno dell’informazione e quello pratico finalizzato alla definizione di una tecnica dell’informazione come strumento metodologico fondamentale.

L’Istituto Fattorello costituisce in Italia il primo centro di approfondimento e di didattica per la preparazione degli operatori dell’informazione. L’Istituto ha sede in Roma e collabora a livello internazionale con i maggiori centri studi nell’ambito della comunicazione tra cui l’International Association for mass communication research (IAMCR-AIERI), fondata nel 1957 a Parigi dall’UNESCO di cui, sin dalla fondazione, è membro istituzionale.

L’ Istituto Fattorello è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

 

PRINCIPALI AREE TEMATICHE

TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL ’INFORMAZIONE
SCIENZE DELL ’OPINIONE
DOXOMETRIA
MODALITÀ RELAZIONALI:
CONTROLLO DELLE BARRIERE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE COMUNICATIVE
L ’ARTE DELL ’ASCOLTO E LA SUA FUNZIONE COMUNICATIVA
RAPPORTI INTERPERSONALI E COMUNICAZIONE NON VERBALE
TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE SCRITTA E ORALE
FUNZIONI AZIENDALI E COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
MARKETING DI RELAZIONE
MARKETING E COMUNICAZIONE POLITICA
I LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONEPROMOZIONE DELL ’IMMAGINE E TECNICHE OPERATIVE

L’impostazione della nostra Attività Formativa

Tra il caos delle Università, nel mare magnum di proposte di corsi, lauree triennali o specialistiche, seminari, master e scuole private ad altissimo livello, il nostro Istituto è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione La Scuola fondata nel 1947 dal Professore Francesco Fattorello giunge così al suo sessantaduesimo anno di attività.

La finalità dell’Istituto, perfettamente in sintonia con il suo fondatore, è la preparazione ai “mestieri della comunicazione” e all’acquisizione delle fondamentali abilità relazionali e comunicative.

Materie fondamentali sono la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione, le Scienze dell’opinione e tutte le discipline inerenti alle molteplici Tecniche della comunicazione.

L’Istituto che vanta un’esperienza pluridecennale organizza, inoltre, la sua attività di ricerca operando su due versanti fondamentali: quello scientifico per l’analisi e l’interpretazione del fenomeno dell’informazione e quello pratico finalizzato alla definizione di una tecnica dell’informazione come strumento metodologico fondamentale.

L’Istituto Fattorello costituisce in Italia il primo centro di approfondimento e di didattica per la preparazione degli operatori dell’informazione.

L’Istituto ha sede in Roma e collabora a livello internazionale con i maggiori centri studi nell’ambito della comunicazione tra cui l’International Association for mass communication research (IAMCR-AIERI), fondata nel 1957 a Parigi dall’UNESCO di cui, sin dalla fondazione, è membro istituzionale.

L’Istituto Fattorello è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

PRINCIPALI AREE TEMATICHE

TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL ’INFORMAZIONE
SCIENZE DELL ’OPINIONE
DOXOMETRIA
MODALITÀ RELAZIONALI:
CONTROLLO DELLE BARRIERE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE COMUNICATIVE
L ’ARTE DELL ’ASCOLTO E LA SUA FUNZIONE COMUNICATIVA
RAPPORTI INTERPERSONALI E COMUNICAZIONE NON VERBALE
TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE SCRITTA E ORALE
FUNZIONI AZIENDALI E COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
MARKETING DI RELAZIONE
MARKETING E COMUNICAZIONE POLITICA
I LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONEPROMOZIONE DELL ’IMMAGINE E TECNICHE OPERATIVE

La nostra eredità

di GIUSEPPE RAGNETTI

Direttore Istituto Fattorello

Francesco Fattorello, la sua vita, il suo pensiero, la sua Teoria: la nostra eredità. Francesco Fattorello fu il primo studioso dell’informazione e della comunicazione ad andare controcorrente. Anticipando di oltre mezzo secolo quella che sarebbe stata poi l’impostazione teorica adottata in tutto il mondo, ebbe il coraggio e la determinazione di attaccare scientificamente le più accreditate teorie di oltreoceano.

E lo ha fatto in un periodo, il primo dopoguerra, in cui tutta l’élite culturale e tutta l’Accademia del nostro Paese accettava acriticamente impostazioni “esotiche”, suggestive quanto si vuole, ma prive di qualsiasi humus scientifico. I risultati pragmatici permettevano agli Americani di insistere nelle loro assurde impostazioni teoriche e ai nostri “accademici” di inchinarsi ossequiosi di fronte a cotanto ingegno.

Francesco Fattorello non si uni’ al coro dei replicanti ma volle analizzare a fondo e capire il fenomeno arrivando a conclusioni diametralmente opposte. A distanza di oltre 60 anni dalla sua prima elaborazione, l’impostazione teorica fattorelliana è ormai adottata in tutti i paesi del mondo, anche e soprattutto nel mondo anglosassone ormai totalmente allineato con le nostre posizioni.

Non dovrete allora meravigliarvi più di tanto se tutto il nostro insegnamento sarà una”lotta continua”contro i più abusati luoghi comuni,contro le acque quiete di facili approdi di abituale frequentazione ..Approdi ritenuti “sicuri”in base alla forza inesorabile del conformismo sociale,che spinge inconsciamente tutti noi,ad accodarci tranquillamente ai”più”.
Non siamo i più bravi ma certamente siamo i più insoddi-sfatti di quanto finora raggiunto.

Non abbiamo capito tutto,ma certamente ci sforziamo di capire qualcosa.

Non siamo i più eruditi,ma certamente siamo i più curiosi: la nostra è una curiosità intellettuale che ci spinge a non fermarci all’ovvio.Vogliamo indagare,vogliamo conoscere i presupposti che hanno portato a tutto ciò che viene infine definito ed accettato come ovvio.

Siamo più che mai convinti che “niente è meno ovvio dell’ovvio”e valga,pertanto,la pena di non fermarsi al primo gradino.

Non siamo, infine, impegnati o legati a chicchessia:non sappiamo e non vogliamo diffondere insegnamenti accomodanti per non turbare equilibri ormai consolidati e posizioni intoccabili.Tutto ciò non sarebbe “fare ricerca”e i nostri studi non fornirebbero il benché minimo apporto alla conoscenza del fenomeno che tanto ci prende e ci appassiona. Sarebbe ancora una volta,fare “Sociologia dell’Informazione” all’acqua di rose o alla camomilla,se preferite,così come avviene in diverse Università Italiane.

Si impartiscono fumose lezioni di “S o c i o l o g ia d e l l a Comunicazione”che si limitano ad enunciare ora questa ora quella teoria,che non va oltre la descrizione di ciò che è sotto gli occhi di tutti.Per dirla con FERRAROTTI, laddove si dovrebbe indagare e fare ricerca, ci si limita a fare “Sociografia”!

Al di là non si riesce o non si vuole andare:è molto più facile, rassicurante e gratificante raccontare la solita storia dei mezzi caldi e freddi,( ignorando completamente i surgelati!) dell’onnipresente MAC LUHAN, o dei bisogni indotti dalla pubblicità o dello strapotere dei media e della loro subdola attività di persuasione occulta ,piuttosto che indagare scientificamente in merito ai problemi di cui vogliamo occuparci.

E’ a tutti noto che lavorare stanca e molto spesso la gratificazione ottenuta e i riconoscimenti che ne derivano,non sono pari all’impegno richiesto:e allora “meglio evitare”.

Oggi tutti parlano di informazione o di comunicazione:tutti i giorni sorgono iniziative culturali o didattiche al proposito.

Gli addetti ai lavori in qualsiasi settore dell’informazione e a qualsiasi livello di responsabilità e di preparazione,smaniano di attivare corsi,corsetti, seminari, tavole rotonde ,scuole per l’insegnamentodella”comunicazione”.Siamo ai corsi di giornalismo per corrispondenza o,peggio ancora “on line” o al “tutto sull’informazione in 5 lezioni”,che tanta assonanza presenta con il ben noto “7 Kg in 7 giorni!”.

Come possono,addetti ai lavori,operatori culturali ,organizzatori di studi e ricerche pretendere di esaminare un fenomeno sociale di sì vasta portata, per corrispondenza o in corsi intensivi di 5 lezioni? E alla fine che cosa si insegna in cotanta offerta formativa ? I soliti autori e le solite teorie ormai ripudiate persino dagli ambienti scientifici che le avevano partorite!

Evidentemente questi addetti ai lavori o hanno una bassissima stima della loro professione e dei presupposti scientifici che la sostengono oppure ,peggio ancora,hanno una considerazione molto scarsa per i loro “allievi”.

E siamo ai “divi”del mestiere o, addirittura, alle famose soubrettes che s’improvvisano docenti,pur ignorando qualsiasi nozione scientifica nei riguardi dell’informazione e ancor meno della didattica arrivando a scambiare l’aula per uno studio televisivo! Usiamo termini diversi per indicare lo stesso oggetto o,peggio ancora,usiamo gli stessi termini per

identificare oggetti diversi!Ti arriva l’invito a partecipare ad un convegno sui “Moderni mezzi di comunicazione” e scopri,alla fine,che si parlerà di navi,ferrovie e dell’irrisolto problema dei TIR!?!

Si tratta di scrutare fenomeni di estrema mutevolezza, proprio perché di natura sociale:fenomeni quasi mai inquadrabili in caselle e schemi precostituiti. Fenomeni che non possono prescindere dallo studio del motore centrale di tutta la tematica ,rappresentato dal problema dell’opinione.

Soltanto se entreremo nell’ottica che ci permette di ricercare e possibilmente capire la genesi,la persistenza o il mutamento dell’opinione,soltanto allora potremo umilmente avvicinarci al fenomeno “informazione”.

Ogni scorciatoia,semplificazione o deviazione ci porterebbe fuori strada:avremmo indubbiamente perso il nostro tempo non facendo neppure un timido passo avanti verso la conoscenza.

I luoghi comuni,tuttavia, gli stereotipi , le mode e le banalità del “pensiero dominante” sarebbero, ancora una volta, salve.

Il Fatto-rello

Prof. Giuseppe Regnetti

Prof. Giuseppe Regnetti

 

L a  v i a i t a l i a n a  a l l a  c o m u n i c a z i o n e
Il 2008 sarà il sessantaduesimo anno di insegnamento della Tecnica Sociale dell’ Informazione all’Istituto “Francesco Fattorello”.

Per l’occasione nasce il nuovo house organ “Il Fatto-rello”. Tale pubblicazione realizzata all’interno dell’Istituto da docenti e studenti dello stesso, vuole essere una palestra di allenamento intellettuale, un luogo di ricerca e sperimentazione ma, soprattutto, uno spazio dove presentare l’originale impostazione teorica sui problemi dell’informazione e della comunicazione.

Ci auguriamo che tutti coloro che intendono avvicinarsi o approfondire i loro studi sulle dinamiche relazionali e comunicative all’interno della società, trovino sul “Fattorello” proficui spunti di confronto e di riflessione.

Avviso ai “Cerveretani”

Vi attendiamo numerosi mercoledì 19 Settembre 2008 alle ore 18:00 presso la sede didattica dell’Istituto “Seraphicum”, Via del Serafico, 1 – 00142 Roma Zona (Eur).

Vista la latitanza dei “Cerveterani”, il Prof. Ragnetti insieme al comitato di Istituto ha deciso che devono pagare un’ammenda… portando la merenda.
Vi aspettiamo tutti…
Alessandra Romano