Il presente lavoro nasce dalle lezioni del Prof. Ragnetti in quella che era la cattedra di “Abilità Relazionali” e che ora si è trasformata in “Tecniche relazionali e comunicative” (presso l’Universita degli Studi di Urbino “Carlo Bo”).
Un cambiamento di forma, ma non di sostanza considerata l’importanza che riveste la comunicazione ma, soprattutto, le giuste modalità di relazionarci in tutti gli aspetti della nostra esistenza, in particolar modo nell’ambito lavorativo.
Ho accettato di buon grado il non semplice incarico di trasformare in una dispensa i contenuti delle lezioni del Professore.
Il mio interesse e la passione che da tempo coltivo per la comunicazione d’impresa, in tutte le sue estrinsecazioni, mi hanno spinto ad accettare “l’arduo compito”.
Ebbene sì, cari futuri dottori e dottoresse…, quando il grande momento sarà arrivato, terminati i festeggiamenti e scartati gli ultimi regali, presto vi attanaglierà la fatidica domanda: “Ed ora che cosa faccio dopo la laurea?”. Innanzi tutto sappiate che è normale una prima fase di “assestamento” e di “crisi”.
Il cambiamento rappresenta per tutti un momento in cui ci si sente vacillare e non si sa da che parte muoversi, occorre, però esser consapevoli di quello che stiamo vivendo e soprattutto non scoraggiarsi.
E’ opportuno che vi rendiate conto fin da subito della necessità di comportarvi in modo semplice arricchendo giorno dopo giorno le vostre conoscenze e di essere flessibili e pronti ad agire rapidamente.
Dovrete comprendere, ed essere in grado di ammettere che, la resistenza più ostinata al cambiamento, risiede dentro di noi e che nulla può migliorare finché noi non cambiamo.
Il cambiamento, dunque, è inevitabile (non potete rimanere studenti a vita, dormire fino a tardi, parcheggiarvi per tutta la notte nei pub e nelle 4 pizzerie e, se siete domiciliati ai college universitari, organizzare cene con i “pacchi-viveri” che vi giungono da casa ecc), prima o poi dovrete affrontare il mondo del lavoro e tutte le sue insidie; dovrete imparare a prevedere il cambiamento, ad accorgervi di tutti i segnali che l’ambiente circostante vi trasmette (altrimenti che scienziati della comunicazione siete?); dovrete controllare ed adattarvi al cambiamento, cambiare rapidamente e farlo con gioia sempre maggiore!
E’ compito dell’Università formarvi e crearvi una determinata forma mentis, nonché fornirvi gli strumenti adeguati per approcciarvi al mondo del lavoro.
La presente dispensa, infatti, nasce con lo scopo di equipaggiarvi di strumenti e di comportamenti adeguati da tenere in quello che ben presto siamo tutti chiamati ad affrontare, come primo passo verso il mondo professionale, cioè la stesura del curriculum ed il colloquio di lavoro.
Per tutti questi motivi prestate attenzione a quanto leggerete e … in bocca al lupo!
Non comunichiamo solo attraverso le parole: anche il nostro corpo possiede un suo “linguaggio” che amplia e, a volte, sostituisce il contenuto verbale della comunicazione stessa.
Tecniche di comunicazione nella gestione delle risorse umane.
Istituto Fattorello – Arte dell’Ascolto
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Interroghiamoci su:
• Non interrompo gli altri o parlo mentre stanno parlando loro
• Concentro completamente la mia attenzione su ciò che l’altro sta dicendo
• Aspetto il mio momento di parlare
• Sono un ascoltatore empatico e per me è importante capire che cosa gli altri stanno
cercando di dire
• Sostengo ed incoraggio gli altri quando parlano
• Non comparo me stesso a chi parla durante la conversazione
• Evito di leggere ed anticipare il pensiero altrui quando ascolto qualcuno
• Fornisco un ritorno costruttivo quando rispondo
• Sono sinceramente interessato agli altri quando parlano
• Riesco a dimostrare il mio interesse ed il mio coinvolgimento anche attraverso la
comunicazione non verbale
• Capisco che il mio ascolto può essere di grande aiuto a chi mi parla ed evito distrazioni o
fare altro e soprattutto rimando i miei viaggi mentali a quando l’ascolto sarà terminato.
dal Seminario Intensivo su Tecniche relazionali e comunicative Santa Marinella
Il tecnico dell’informazione manipola e trasforma perché questo è un meccanismo intrinseco al fenomeno dell’informazione … l’obiettività, per questi motivi, non esiste.
Istituto Fattorello – Storia ordinaria di manipolazione
Istituto Fattorello – Storia ordinaria di manipolazione
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Il bisogno di comunicare con gli altri è una prerogativa irrinunciabile dell’uomo. I momenti di scambio, dialogo vero “senza maschere” con la propria “isola felice”, così rari nella nostra quotidianità, sono indispensabili per il nostro equilibrio psicofisico.
Aggressività, timidezza, ansia, indecisione, sensi di colpa, bassa o eccessiva autostima condizionano sempre la nostra vita quotidiana.
Essere consapevoli del proprio stato d’animo ci aiuta a capire come siamo interiormente e ciò ha un effetto benefico sulle relazioni che stabiliamo con gli altri. “Conosci te stesso” dunque, ma non solo. Imparare a comunicare è facile a dirsi, ma non a farsi. La comunicazione, dovete sapere, è una strana materia, una disciplina difficilissima e tanto sottovalutata. Se il chimico interagisce con sostanze e composizione degli elementi, se l’avvocato ha a che fare con pratiche, atti e codici vari, il tecnico con macchine e meccanismi, la comunicazione tratta delle relazioni con gli esseri umani. Mica semplice!
La comunicazione è un processo mai definitivo e mai definito, è in continua evoluzione perché, semplicemente, gli esseri umani sono diversi gli uni dagli altri, non sono fissi né catalogabili, non si possono applicare “formule magiche” o ricette ad effetto immediato! Vi siete imbattuti in una bella ma alquanto difficile disciplina voi che vi avvicinate allo studio della comunicazione! State attenti! Una volta entrati nel mondo della comunicazione non farete più ritorno al vostro quotidiano “banale” e pieno zeppo di luoghi comuni. Chi si occupa di comunicazione va oltre le tecniche e le formulette, spacca il capello in quattordicimila parti e…non è soddisfatto. Il percorso è faticoso, anche se intellettualmente coinvolgente, e sarà difficile demolire conoscenze limitate ma fortemente radicate nel corso degli anni. Talvolta superficiali ma, tuttavia, rassicuranti ed importanti per ognuno di voi.
Dovrete acquisire la consapevolezza che se volete comunicare con qualcuno dovete abbandonare il vostro egocentrismo e pensare solo ed esclusivamente al vostro soggetto recettore perché non sempre considerazioni e pensieri ritenuti importanti ed interessanti per noi, lo sono altrettanto per chi ci ascolta. Proprio così!
La comunicazione non avviene in partenza ma all’arrivo, cioè avviene in colui che ascolta, nella testa del soggetto recettore.
La “dotta ignoranza”.
Socrate: “Ciò che mi importa è di essere d’accordo con me stesso e cercare di non fare mai il contrario di ciò che penso”.
Sofista: “ E che cosa pensi, che cosa sai di più di quanto non sappiano gli altri?”
Socrate: “ Che cosa so più degli altri? So di non sapere niente”.
Socrate, come si direbbe oggi giorno, era uno che la sapeva lunga!
Vi ho anticipato già prima dell’importanza di conoscere se stessi e mettersi continuamente in discussione, ebbene, il dialogo qui proposto ne evidenzia tutta l’importanza. Il dialogo che qui vi abbiamo presentato racchiude a pieno il significato della comunicazione, un processo in continuo divenire.
La maggior parte di voi associa la comunicazione in senso lato ad una disciplina, che gia ai tempi di Socrate era molto adoperata e dallo stesso filosofo molto osteggiata, cioè la retorica. Non ci soffermeremo sul significato e sull’evoluzione storica di questo concetto, ma è importante sottolinearne alcuni aspetti.
Il “bel parlare” non è comunicazione vera e propria, è solo uno dei tanti aspetti che investe il fenomeno comunicativo, che riguarda in particolar modo l’enunciazione del discorso o il parlare in pubblico. Quello che a noi interessa è sottolineare la differenza che sussiste tra la “confutazione” dei sofisti, ai quali era attribuita l’arte della retorica, e il dialogo socratico. In entrambi i casi si ha una discordanza di opinioni, ma c’è una differenza e la ritroviamo nello spirito che li anima.
Nella confutazione sofistica, proprio come nel contraddittorio giudiziario, tutto gioca nel riuscire ad aver ragione sull’opinione altrui, soffocandola con ogni possibile mezzo dialettico.
Nel dialogo socratico, invece, il fine principale era quello della ricerca comunedella verità, anche a costo delle proprie convinzioni.
L’ideale della confutazione sofista è ridurre al silenzio l’interlocutore per arrivare ad una conclusione.
L’ideale del dialogo autentico è invece opposto: quello di un cammino di verità, quanto si vuole accidentatoe inconcluso, ma maiinconcludente, lungo il quale le opinioni altrui servono almeno quanto le proprie.
Nel dialogo socratico non vi è il gusto della prevaricazione o della prevalenza sull’altro, ma al contrario, l’obiettivo è volto a liberare nell’altro energie, a rompere determinate cortecce superficiali, e di conseguenza ad innescare e fare emergere una riflessione.
Il dialogare socratico, pur nella sua eccessiva tensione costruttiva, e pur investendo energie per cogliere il punto debole del ragionamento dell’altro, ha il pregio di andare incontro all’interlocutore perché si configura come una discussione strutturata su domande e risposte tra persone associate dal comune interesse alla ricerca.
Da Socrate, dunque, mutuiamo importanti concetti che sono alla base del processo comunicativo:
la comunicazione è relazione con gli altri, è un comune sentire dove entrambi i soggetti crescono dalla relazione che stabiliscono;
i soggetti, in particolare il recettore, sono attivi ed entrambi dotati di facoltà opinanti (toglietevi dalla testa i condizionamenti, le persuasioni occulte ecc);
le parole acquistano significato nella nostra mente e non possiedono valore di per sè. Ciò è fondamentale perché presuppone la conoscenza del soggetto recettore che abbiamo di fronte.
Non possiamo parlare e cercare di stabilire un dialogo se pensiamo solo con lanostra mentee in base alla nostra acculturazione, esperienza di vita ecc.Dobbiamo calarci nei panni del nostro soggetto recettore, capire cosa è importante per lui! Solo così la comunicazione riesce e il dialogo diviene autentico. Tutte le incomprensioni nascono dal fatto che ognuno di noi continua a relazionarsi secondo il proprio punto di vista e non riesce a cogliere nell’altro ciò che per lui è importante.
“Sanza conversazione o familiaritade impossibile è a conoscere li uomini. Dante – “Convivio”
Queste riflessioni sono alla base del nostro Corso fortemente voluto, per prepararvi ad un migliore approccio relazionale e comunicativo con tutti gli attori dei vostri rapporti sociali.