Piccolo Manuale di Comportamento

…per sopravvivere ad una giornata in ufficio

di FLAVIA SALVINI

Comunicare è alla base di ogni tipo di relazione: si comunica con uno sguardo con un gesto, la parola può essere un contorno, ma bisogna fare attenzione, una comunicazione sbagliata può generare incomprensioni, malumori e può rovinare la giornata di una persona. Nell’ambito del lavoro può diventare causa di frustrazioni perché in ogni ruolo e ad ogni livello, la comunicazione è fondamentale.

Anche chi passa la giornata davanti ad un PC, pensando di essere isolato in una stanza dell’ufficio, può generare informazioniCOM_0006 attraverso un semplice data entry o prendere informazioni che altri hanno messo a disposizione sul proprio computer.

Basterebbe adottare poche regole comportamentali per vivere l’ambiente di lavoro molto meglio, ascoltando di più i propri interlocutori ed evitando di interrompere la comunicazione con chi ti circonda. In pochi punti evidenziamo i comportamenti da evitare e quelli più corretti per “sopportare” meglio la giornata lavorativa:

– Non riferire al capo di essere in possesso di informazioni – Tale comportamento può generare delle distorsioni: il vertice potrebbe non prendere delle decisioni in tempo reale pensando erroneamente di non poter acquisire l’informazione per inefficienza del sistema. Questo può accadere perché non ci si sforza a “mettersi in comunicazione” o, peggio, perché si è gelosi delle informazioni in possesso. Quando ciò si verifica, non c’è volontà di uno dei due soggetti a comunicare, lo sforzo dell’altro trova solo un muro di gomma insormontabile. Non bisogna dimenticarci che per comunicare bisogna essere almeno in due.

– Non isolare il proprio staff – Accentrare, non delegare, creare distanza tra vertice e operativi: tutti comportamenti deleteri per chi deve coordinare un team.

– Non applicare il detto “la mano destra non deve sapere cosa fa la mano sinistra” – Quando le persone facenti parte dello stesso staff non sanno nulla del lavoro degli altri si genera una disgregazione e un conseguente isolamento del gruppo, oltre al fatto che se una persona va in ferie il lavoro si interrompe.

Far sentire i propri collaboratori coinvolti in tutto, anche nelle piccole cose, significa far sentire le persone vive, oltre a una forma implicita di grande rispetto per la persona/lavoratore perché non siamo delle macchine ma soggetti pensanti. Se al contrario, il proprio capo o un collega interviene in modo operativo su un lavoro di tua competenza, su cui stai operando, si può fare la figura di contattare fornitori, consulenti esterni o altri uffici per lo stesso motivo più volte, dando all’esterno una immagine negativa e di inefficienza.

– Infondere lo spirito di lavoro di squadra – Nessuno è indispensabile ma tutti sono necessari per raggiungere gli obiettivi più importanti. Se il responsabile dell’ufficio crea la concezione che è importante il lavoro di tutti e che se manca un pezzo del puzzle tutto l’ufficio ne risente in modo negativo, si crea un clima di reciproca collaborazione. In caso contrario si generano tensioni causate dal voler primeggiare l’uno sull’altro per emergere dal gruppo.

– Non dare mai per scontato chi lavora con te – Motivare sempre i propri collaboratori. A volte premiare con un grazie ed esternare i meriti è più importante e più efficace che autorizzare il pagamento di uno straordinario.

– Mai incaricare una persona di fare qualcosa senza motivarne le ragioni – Anche un semplice inserimento di dati all’interno di un arido programma è fondamentale a chi utilizza quei dati per lavorare, ovvero per elaborarli e portarli sulle scrivanie dei vertici che devono prendere le decisioni che coinvolgono tutta l’azienda.

– Mai evidenziare la propria autorità e il proprio ruolo – Il famoso “lei non sa chi sono io” allontana solo, non porta a niente, e a volte non genera neanche il timore chi si vorrebbe incutere a chi reputi non ti rispetti o non esegua i tuoi ordini. E’ sempre con le azioni che si guadagna la fiducia del prossimo e si conquistano i tuoi dipendenti o sottoposti. Creare una buona comunicazione interna non è facile, ma è una esigenza importante nel mondo del lavoro.

Anche se caratterialmente non si è predisposti bisogna “violentarsi” un po’ e alla fine comportamenti inizialmente imposti diventeranno naturali. I flussi informativi miglioreranno generando più efficienza nel sistema e nell’organizzazione, l’ambiente lavorativo diventerà più sereno e l’azienda alla fine ne acquisterà anche di immagine all’esterno.

Sensazioni “Versate”

In questo spazio, le parole cadono in successioni, ombre metamorfiche di silenzioso passato.

Sono oltre il dolore che tace.

Non c’è orizzonte né solco in cui porre il seme.

Cade una pioggia bluastra.

Lampo di solita inerzia nel cielo, il tuo sguardo. Rassegnato.

Non abbiamo che la vita, costruita e disegnata in origami, dileggiata o nel cuore amata. I

l sogno ha perso la lotta.

Avido, lo insegue il destino.

Noi siamo lì. Fermi. Già attesa.

Marina Petrillo

 

 

Un’orgia d’anime bramose di sapere s’assembla unisona ignara del futuro e cerca, e scruta…e pensa a ciò che vede ma non sa capire.

Stravolgere concetti ed esserne coscienti cullarsi nel limbo tra saggi ed ignoranti, quale che sia la meta ignoto è il condottiero maestro è…il sol pensiero!

Il premio per ognuno sarà disconoscenza di propria identità, per esaltar l’essenza, essenza d’interiore, propria di noi altri che sesso si nasconde in atteggiamenti scaltri.

Credici amico mio, fallo con l’istinto che in questo mondo non puoi “vedere” tutto e quello che non vedi magari è anche più bello basta predisporsi di… buona volontà….e un corso Fattorello

Remo Diana

 

 

Sei tu, mio poeta, a percorrere Il lato sinistro del cuore.

Declini il senso ultimo in lenta scansione e non taciti i sensi.

Sferraglia il giorno in sconnesse aritmie.

Trafigge la luce meridiana, parola, già verbo.

Immota presenza in spazi di cielo, dondoli lo smarrito mio sguardo.

Anima di tutte le sillabe silenti, crocevia di lingue in acrobatica forma.

J’accuse tra infami menzogne

Sospeso Nelle tue mani Il vero.

Marina Petrillo

il Fatto-Rello n.2

Editoriale di GIUSEPPE RAGNETTI

Il secondo numero del Fatto-rello vede la luce a conclusione di un periodo particolarmente intenso di comunicazione elettorale in vista delle elezioni politiche dell’Aprile 2006. L’alluvione mediatica dalla quale, nostro malgrado, siamo stati travolti ha visto il trionfo dei più abusati ed intollerabili luoghi comuni.

Prof. Giuseppe Ragnetti

Prof. Giuseppe Ragnetti

Questi, ancora una volta, sono stati la conseguenza dell’insostenibile impostazione teorica d’oltre oceano per cui il mezzo sarebbe di per sé un valido ed efficace messaggio a prescindere dai contenuti da esso veicolati. La propaganda elettorale, prima, e le successive analisi dei risultati ottenuti hanno evidenziato, ancora una volta, la convinzione largamente diffusa dell’esistenza di uomini (in questo caso politici, figuriamoci!!!!) in grado di agire non tanto sulle opinioni di altri uomini, ma sui loro schemi mentali ed, in ultima analisi, sui loro comportamenti.

Dimenticano costoro che esiste una forte scissione tra opinioni ed atteggiamenti, da una parte, e comportamenti adottati nella vita reale. Più che mai, dobbiamo sentirci orgogliosi, noi fattorelliani, di appartenere alla nostra piccola istituzione culturale che ormai da decenni ha fatto chiarezza sull’impossibilità che attraverso i mezzi della comunicazione sociale si possano governare i comportamenti umani.

Nei prossimi mesi avremo modo di discutere nelle nostre aule del recuperato “miracolo” Berlusconi e dell’incompiuto “miracolo” Prodi. Lo faremo con il rigore scientifico che ci distingue da sempre e che ci consente di essere ancora dopo 60 anni la prima scuola legittimata a definirsi “la via italiana alla comunicazione”.

Sensazioni “Versate”

…di tali abbagli vive l’animo umano, condotto oltre la siepe dallo sconosciuto abitante del cielo. Si imprimono parole su spiriti stracchi e l’idioma si incarna in moltitudini inoperose al pensiero.

Saprò riconoscere l’altro nel silenzioso avvio del giorno o all’imbrunire, tra messe di sconcertanti idee, non mie. Divine. Ma non abito il sacro se non incidentalmente, per lento avvio della coscienza.

Durevole forma o immota presenza, la cui ombra tracima il ricordo nel reflusso della memoria. L’ inconoscibile agita i fianchi ampollosi in danza macabra:non sa la morte del suo doppio.

Amorevole compagno il sonno, stigmata della veglia, accecato dal giorno immobile. Sei già ieri, mentre il sole cala i suoi raggi di rabbuiata collera alla notte.

Marina Petrillo

 

Gentile amico/a, vorrei cercare di farti capire, in poche righe, se quello che cerchi puoi trovarlo nella mia scuola. Per illustrarti sinteticamente il concetto, innanzitutto prova a sostituire le parola “insegnamento” con la parola “scambio”, poi sostituisci “nozione” con “pratica”, ed infine togli il criterio di “affermazione” ed esalta quello dell'”opinione”.

Questo è solo l’inizio della spiegazione di cosa s’intende per scuola Fattorelliana, una scuola del tutto particolare dove, anche materialmente, spesso e volentieri cattedra e banchi mutano i propri ruoli.

A questo punto mi insorge l’obbligo di doverti tre risposte….certo, lo so, tu di domande ancora non ne hai fatte, ma è chiaro che per frequentare questa scuola devi almeno averle intuite e cioè; Cosa imparero ? A che mi servirà? Dove mi porterà? Se non vi dispiace, inizierei da quest’ultima in quanto, l’insegnamento e l’utilità potrebbero rivelarsi così variegati che sarebbe quantomeno improbo per me cercare di spiegare. seppur marginalmente.

Molto più interessante ed omogenea è la risposta al traguardo prefitto ovvero…..vi porterà al di fuori del mare dei pregiudizi e dell’esaltazione dell’inutilità dell’essere obbiettivo. Caro amico/a, tutto parte dalla predisposizione al mettersi in discussione, a cercare di capire che in uno stesso messaggio, mittente e destinatario potrebbero non intendere lo stesso senso e che visto che è impossibile che il mondo giri secondo i nostri schemi mentali, cerchiamo noi di capire quali sono quelli degli altri esseri umani.

Sentirete parlare di soggetto promotore e ricettore, di mezzi, di opinioni, ma soprattutto scoprirete che….quello che ascoltate ed apprendete, in fondo è sempre stato lì nel fondo del vostro animo, e forse il mio intervento è servito solo ad accelerarne la sua fuoriuscita. Augurandovi un buon corso, Francesco Fattorello (o chi per lui…)

Remo Diana