Turismo Culturale: Comunicare gli Eventi

Gli esperti di turismo Tucit e la Scuola di Comunicazione Istituto Fattorello si incontrano a Ladispoli…

per analizzare scientificamente come comunicare un evento culturale per trasformarlo in un attrattore turistico.

TUCIT – Turismo Culturale Imprenditorialità Sociale e Territorio

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Sat-Expo 2008 Radioamatori: comunichiamo una passione

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Roma 7 aprile 2008

Ho avuto l’occasione ed il privilegio di partecipare in rappresentanza dei “Radioamatori Italiani” – all’evento del “SAT EXPO 2008”. Una grande esposizione di sistemi di telecomunicazioni satellitari, che si è tenuta a fine marzo presso i nuovi padiglioni della Fiera di Roma.

Un momento davvero importante, telecomunicazioni spaziali a parte, è stato il convegno a cui hanno partecipato moltissimi studenti interessati alle professioni aerospaziali e i vari rappresentanti sia delle università italiane, che d’importanti aziende produttrici del settore. A questo convegno ha partecipato anche il noto astronauta Roberto Vittori, il quale mi ha lasciato davvero sorpreso.

Non immaginavo che Roberto Vittori fosse anche lui un Fattorelliano…!
Vittori, a differenza degli altri relatori – che da dietro al podio degli oratori avevano rapidamente sopito la platea con i loro forbiti quanto noiosi interventi, ha chiesto un microfono mobile e scendendo in sala, ha cominciato a parlare tra le file di poltrone dell’expò.

Con un linguaggio semplice ed assertivo, si è rivolto ai ragazzi in sala e destandoli dal torpore precedente, ha parlato loro di ciò che fa raggiungere i risultati più ambiti. I traguardi più difficili della vita sia di studio, che professionali, necessitano secondo vittori di grande passione. Le passioni, tornano finalmente ad essere individuate, dopo anni in cui si parlava d’altro, come il vero motore delle ambizioni e delle aspettative di ciascuno.

I Fattorelliani ne sono a conoscenza. Con questa logica, si spiega la presenza in quell’importante evento che è stata “SAT EXPO 2008”. Nello stand dei “Radioamatori Italiani”, affiancati da complicati sistemi di telecomunicazioni satellitari, siamo stati presenti anche noi, dove abbiamo trasmesso non solo ai giovani, tutta la passione per lasciarsi catturare da questa passione, ciò per condividere l’importanza di comunicare con altri il gioco e la conoscenza. Tali competenze, avviate in un percorso naturale di crescita, ha proiettato molti appassionati della comunicazione via etere ad affermarsi anche in campo professionale .

Marco Cuppoletti

Venerdì Santo a Cerveteri ….di Francesco Ricci

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Il Venerdì Santo a Cerveteri si svolgerà a partire dalle ore 18.30 circa col processione religiosa del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, un percorso di circa 2 KM che accoglierà la processione con lumini alle finestre e per le strade, al rientro in chiesa delle statue nella scalinata di Piazza Aldo Moro inizierà la rievocazione storica della passione e morte di Gesù con il processo, al termine di questo Gesù caricato della croce percorrerà lo stesso percorso della processione religiosa accompagnato da 100 figuranti rigorosamente in costume d’epoca.

Il corteo aperto dai cavalli con la biga vede tra i tanti personaggi le guardie ebraiche i soldati romani a piedi ed a cavallo il popolo.

Il Cristo nel percorso incontrerà tutti i personaggi della Via Crucis, Maria sua madre e le Pie Donne, la Veronica che asciugherà il suo volto il Cireneo che aiuterà Gesù a supportare il peso della Croce dopo le sue cadute, il corteo si concluderà in piazza per dare il via al momento più suggestivo quello della Crocifissione, che tiene immobilizzati i migliaia di spettatori che ogni anno accorrono e gli stessi figuranti.

Tra effetti speciali e parole toccanti si conclude il Venerdì Santo a Cerveteri che da sempre non vuole essere solo uno spettacolo folcloristico ma soprattutto un momento di riflessione sul grande mistero della Pasqua di Riseurrezione.

Vi aspettiamo numerosi!

Felice Pasqua.

Francesco Ricci

Conferenza mondiale per i 50 anni dalla fondazione di IAMCR-AIERI

Conferenza mondiale per i 50 anni dalla fondazione di IAMCR-AIERI
UNESCO-PARIS Luglio 2007/24-25-26-27 A cura del Prof. Giuseppe RAGNETTI – Presidente dell’Istituto Francesco
Fattorello in Roma-Italia

 

Francesco Fattorello alla Fondazione AIERI

Nella NEWSLETTER di Iamcr–vol 17/1 – april 2007 e sul sito www.iamcrparis2007.org è pubblicata la foto (sopra) di quattro dei fondatori della nostra associazione nel 1957.

Tra questi il primo a sinistra è Francesco Fattorello, il massimo studioso italiano dei problemi dell’Informazione e della Comunicazione autore della originale impostazione teorica denominata “La Tecnica Sociale dell’Informazione” la cui formula ideografica appare chiaramente scritta sulla lavagna alle spalle dei quattro fondatori: è questa una foto di grande rilevanza storico-culturale, perché per la prima volta quella formula veniva scritta sulla lavagna di una prestigiosa istituzione internazionale,fornendo significativi stimoli alla fondazione in sede UNESCO della nostra Associazione.

Fattorello partecipò molto concretamente alla nascita e allo sviluppo di Iamcr di cui fu apprezzato Vicepresidente ininterrottamente dal 1964 al 1981, nonché Presidente della Commissione per lo studio dei problemi relativi alla formazione professionale dei giornalisti . Nel 1981 lascia la vicepresidenza per motivi di salute e riceve l’ultimo riconoscimento internazionale con la nomina di Membro Onorario a vita di Iamcr.

I proficui scambi internazionali portarono Fattorello a presentare la sua Teoria in numerose Università in Europa e nell’America Latina. Dopo averla esposta l’anno precedente all’Università di Strasburgo al Centre International d’Ensegnement Superieur du journalisme, nel 1959 pubblica finalmente il volume “Introduzione alla Tecnica Sociale dell’Informazione”.

Dopo numerose riedizioni la Tecnica sociale fu tradotta in francese e spagnolo e adottata nel 1969 come testo ufficiale anche dall’Università di Caracas. L’ultima edizione a stampa è del 1970, divenuta ormai introvabile.

A vent’anni dalla scomparsa di Francesco Fattorello ho sentito il dovere di pubblicare di nuovo la TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL’INFORMAZIONE ideata e insegnata per la prima volta a Roma sin dall’anno accademico 1947/48, presso la prima Scuola italiana del settore, all’Università “La Sapienza” di Roma.

Come direttore dell’Istituto che porta il nome dell’insigne studioso italiano, ho avuto la responsabilità di diffondere i suoi insegnamenti attraverso i corsi di formazione nei contesti più diversi e in quelli istituzionali attivati ormai da 60 anni ed ora, attraverso questa nuova edizione della Tecnica sociale.

L’obiettivo che intendiamo raggiungere è quello di mettere a disposizione degli studenti di Scienze della Comunicazione e degli operatori interessati l’approccio teorico fattorelliano che rappresenta una visione di una incredibile modernità e ci sembra poter fornire una risposta adeguata alle crescenti esigenze di informazione e comunicazione che connotano le Società democratiche di oggi.

L’impostazione teorica proposta da Francesco Fattorello , largamente anticipatrice , in tutto il contesto internazionale ha ormai acquisito sempre più valenza di fondamentale utilità pratica e metodologica.

In altri termini possiamo tranquillamente affermare che oggi l’approccio mondiale alla comunicazione scaturisce dall’impostazione teorica fattorelliana. Tutto ciò è motivo di grande soddisfazione per Iamcr che ha potuto annoverare Francesco Fattorello tra i suoi più convinti ideatori e sostenitori.

L’Istituto Francesco Fattorello ha in programma l’edizione in lingua inglese della Tecnica Sociale.

Riferimenti: www.istitutofattorello.org –  http//webmail.istitutofattorello.org

L’Istituto Fattorello alla conferenza dell’ AIERI

di FEDERICA CONSOLINI

L’istituto Francesco Fattorello è membro istituzionale dell’Associazione Internazionale per la ricerca nel campo dei media e della comunicazione (IAMCR/AIERI), fondata nel 1957 dall’Unesco, della quale il fondatore della scuola è stato vicepresidente per molti anni.

“Comunicazione e democrazia, prospettive per un nuovo mondo” il tema affrontato dalla IAMCR/AIERI a Porto Alegre

Lo scopo dell’associazione è quello di verificare, ogni due anni con un congresso, il lavoro di ricerca che i vari studiosi portano avanti. I settori di studio che l’Associazione abbraccia sono vari: studi sul pubblico, politiche e tecnologie comunicative, storia, comunicazione internazionale, media e sport, comunicazione politica, economia politica, psicologia e pubblica opinione, religione, cultura e media, ambiente e scienza. L’ultimo congresso si è tenuto dal 25 al 30 luglio 2004 a Porto Alegre in Brasile, presso l’università cattolica PUCRS di Rio Grande Do Sul, il tema che si è affrontato è stato il seguente: “Comunicazione e democrazia, prospettive per un nuovo mondo”.

Il nostro Istituto era presente nella figura del Prof. Giuseppe Ragnetti, accompagnato da Alessandra Romano e da Federica Consolini. L’argomento esposto dalla scuola è stato: “La tecnica sociale dell’informazione come alta espressione della libertà di opinione”. Il tema prescelto è stato affrontato dal Prof. Ragnetti mettendo in rilievo come lo studio dell’umanità abbia evidenziato, da sempre, l’importanza prioritaria attribuita da ogni sistema politico all’informazione e alla comunicazione.

La tecnica sociale dell’informazione come alta espressione della libertà di opinione” è stato il tema affrontato dal Prof. Ragnetti alla Conferenza mondiale in Brasile

L’obiettivo dichiarato è stato quello di permettere all’opinione pubblica di diventare voce di un popolo consapevole e responsabile; ma in realtà nessuna forma giuridica finora prodotta, ha consentito tale realizzazione.

Da sinistra: Federica Consolini, Giuseppe Ragnetti, Alessandra Romano

Da sinistra: Federica Consolini, Giuseppe Ragnetti, Alessandra Romano

 

Ora più che mai che i nuovi mezzi di comunicazione hanno portato ad una globalizzazione informatica, si rende indispensabile un approccio teorico che consenta lo studio e l’interpretazione del fenomeno ma soprattutto fornisca strumenti e metodologie operative coerenti agli obiettivi che si vogliono perseguire.

La metodologia fattorelliana crede e sostiene che ogni comunicazione vada studiata in base al soggetto coinvolto. Il recettore non può essere più un “target” – bersaglio passivo.

La tecnica sociale rappresenta una visione di incredibile modernità e sembra poter fornire una risposta adeguata alle crescenti esigenze di informazione e comunicazione, che connotano le società democratiche di oggi. Possiamo, quindi, affermare che la tecnica sociale è l’unica teoria italiana sull’informazione e sulla comunicazione formulata su basi scientifiche oltre che una costruzione metodologica profondamente radicata nella tradizione culturale europea.

Proprio basandosi sull’assunto che non possa esistere un’impostazione teorica sulla comunicazione, sempre valida ed applicabile a qualunque recettore, la metodologia fattorelliana crede e sostiene che ogni comunicazione vada studiata in base al soggetto coinvolto.

Il recettore non può essere più un “target”- bersaglio passivo, ma essendo un soggetto opinante è in grado di promuovere a sua volta, con pari dignità, la comunicazione, all’interno di una complessa dinamica sociale.

Il Prof. Giuseppe Ragnetti a Porto Alegre, Brasile

Il Prof. Giuseppe Ragnetti
a Porto Alegre, Brasile

Inoltre, la forza di polarizzazione sulla quale si base l’informazione pubblicistica si nutre dell’apporto di una teoria, quale la tecnica sociale, che ricerca l’adesione e quindi il consenso dei destinatari prima di tutto studiando l’acculturazione di ognuno e le attitudini sociali (intese come disponibilità ad accettare opinioni proposte sulla base della propria acculturazione).

Ancora una volta, dunque, il Fattorel-lo ha dimostrato di non essere più nell’ambito della persuasione occulta dell’impostazione anglosassone, che ha fatto leva sulla psiche dell’individuo, ma riconosce la dignità di ogni persona umana liberamente pensante e padrona della sua mente.

Questo è ciò che il Prof. Ragnetti ha ribadito nella sua conferenza a Porto Alegre quel 29 luglio 2004 davanti ad europei, africani, americani e sud-americani, tutti interessati e consci che nuovi grandi passi avanti in campo di comunicazione ancora non ne sono stati fatti a differenza, invece, delle teorie della sua scuola.

La tecnica sociale dell’Istituto Fattorello è sempre attuale e rappresenta, ad oggi, il punto di partenza di molte altre teorie internazionali, nate più tardi.

Francesco Fattorello – il fenomeno dell’informazione: analisi scientifica e metodologia professionale

Roma, 18 aprile 1989
Convegno Nazionale di Studio promosso da IPR e FERPI:
“La comunicazione in Italia 1945-1960”

Francesco Fattorello
il fenomeno dell’informazione:
analisi scientifica e metodologia professionale

relazione a cura di Carlo d’Aloisio
(atti pubblicati in vol. 4 collana “Politica della Comunicazione” – Bulzoni Editore)

Se, come credo di poter interpretare, questo convegno nazionale di studio è stato promosso con lo scopo essenziale di conoscere e di analizzare ciò che di importante si è determinato nel campo della “comunicazione” nel contesto italiano tra gli anni che vanno dal 1945 al 1960, con questo intervento intendo produrre un contributo che ritengo, quanto meno, particolare.

Dalla lettura delle varie testimonianze, che si possono evincere anche dall’incontro preliminare tenutosi lo scorso novembre, certamente emerge un quadro ricco di esperienze personali e professionali molto significative e di analisi storicistiche altrettanto interessanti ed articolate.

Sono tutti elementi informativi che aiutano a comprendere come, in quegli anni nel settore e in concomitanza con una notevole serie di innovativi fenomeni sociali, si siano evolute e sviluppate professioni anche nuove, così come l’avvento di nuovi massmedia abbia contribuito a determinare modificazioni radicali nelle abitudini e nei costumi di vita.

La testimonianza che intendo, però, proporvi si riferisce ad uno studioso del fenomeno dell’informazione, oggi in Italia non da tutti conosciuto, così come ieri, sempre in Italia e soprattutto da una certa “elite” ufficiale, non adeguatamente “riconosciuto”.

La sua opera, tuttavia, a testimonianza dell’importanza scientifica e culturale, è conosciuta e diffusa nelle università e nelle sedi scientifiche estere dove si studiano i fenomeni della “comunicazione” o meglio, se mi si consente una puntualizzazione terminologica, dell'”informazione”.

Curiosamente, ma non nel senso di un’inopportuna sottolineatura campanilistica, è un italiano e dà il nome – lo avrete certamente compreso – all’Istituto di Pubblicismo che qui mi onoro di rappresentare.

Francesco Fattorello, scomparso da alcuni anni, rappresenta uno straordinario patrimonio teorico, scientifico e didattico maturato in 60 anni di attività e sviluppatosi, in particolare, proprio nel periodo considerato dal convegno.

Già oggi, un testo di riferimento come l’Enciclopedia Treccani, citando l’Istituto Italiano di Pubblicismo fondato da Fattorello, segnala le peculiari caratteristiche delle attività interdisciplinari, finalizzate alla pratica formazione professionale dei tecnici operanti nel settore pubblicistico, sottolineandone l’ampiezza dei programmi rispetto alle “semplici scuole di giornalismo e di pubblicità”.

Il Prof. Fattorello, dal 1936 ordinario di Storia del Giornalismo presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma ed autore di una vasta serie di saggi su studi letterari e sulla storiografia del giornalismo italiano, fu, tra il 1939 e il 1942, promotore e direttore de “Il Giornalismo”, la prima (e forse unica per finalità e omogeneità culturale) rivista specializzata in problemi giornalistici.

Fattorello, da ricercatore del fenomeno, proprio in quegli anni maturava la consapevolezza che lo studio del “giornalismo” non potesse essere ristretto in una mera registrazione e analisi dei fatti storici.

La “storia del giornalismo” non poteva identificarsi con la storia degli eventi della società politica puntualmente ripresi dai giornali, né poteva apparentarsi alla storia letteraria; impostazione romantica, quest’ultima, ereditata dal giornalismo di fine secolo, ma che era ancora molto diffusa e per la quale “il giornalismo” era considerato come una sottospecie della “letteratura” ed i “giornalisti”, per tale motivo, una sottospecie dei “letterati”.

Mentre era opinione diffusa ritenere che il giornalismo potesse essere oggetto di storia, il Prof. Fattorello, che pur proveniva da questa tesi, veniva maturando l’idea che non si potesse scrivere la storia del giornalismo finché non fosse chiaro quale in realtà fosse il suo oggetto.

In quegli anni, infatti, il “fenomeno giornalistico” era confusamente vissuto da studiosi e addetti, ora come un’arte, ora come una scienza, ora come una missione (e purtroppo questi luoghi comuni sono tuttora molto diffusi, come ad esempio la mitica tradizione del “giornalista si nasce, non si diventa”), mentre nelle analisi di Fattorello appariva sempre più come un fenomeno legato ad un altro più importante, di cui non si faceva menzione, e che pure era tutto nella vita della società; quello dell’informazione.

Negli anni in cui cominciava a farsi strada anche in Italia la sociologia, già affermatasi nel resto del mondo, l’idea di Fattorello poté trovare terreno fecondo grazie soprattutto all’incontro con Corrado Gini, l’eminente sociologo e statistico, che fornì a Fattorello la risposta ai suoi interrogativi sull’oggetto della storia del giornalismo.

Alla luce di questa disciplina il “giornale” appariva come uno strumento dell’informazione contingente e perciò doveva essere studiato nel quadro di questa prospettiva. Il “fenomeno giornalistico” non era altro che l’esercizio dell’informazione tramite lo strumento del “giornale”; esso non poteva essere più oggetto soltanto della storia politica e della storia letteraria.

Da qui, ora, ricominciava lo studio del Prof. Fattorello: la sociologia consentiva non solo lo studio scientifico del fenomeno sociale, ma soprattutto di far risaltare la funzione del “giornale”, nella dinamica della vita sociale, sui fenomeni d’opinione.

Lo studio della sociologia e gli accostamenti alla statistica portarono Fattorello a confrontarsi anche con studiosi stranieri, soprattutto con Stoetzel, per la sua teoria dell’opinione, e con Dupréel.

Lo sforzo teorico e culturale era quello di riuscire a configurare scientificamente una disciplina che fosse in grado di analizzare il fenomeno giornalistico, in particolare, e quello dell’ informazione, in generale, al di là degli schemi rigidi e sacrali della letteratura e dello storicismo.

Per questo, Fattorello fondò nel 1947, anche grazie al particolare appoggio di Gini, allora Preside della Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Roma, l’Istituto Italiano di Pubblicismo, con il proposito di promuovere in Italia un movimento di studi che avesse come oggetto non tanto il giornalismo, ma il fenomeno sociale dell’informazione nelle sue diverse applicazioni.

Nello stesso anno, non senza grandi difficoltà, Fattorello riuscì ad istituire il “Corso Propedeutico alle Professioni Pubblicistiche”, il cui ordine degli studi comprendeva l’analisi del fenomeno dell’informazione articolato in una tecnica che ne individua i due principali soggetti il promotore ed il recettore , la forma data al contenuto, il mezzo; studio completato dal contributo che alla comprensione del fenomeno arrecano la statistica applicata ai sondaggi d’opinione, la legislazione pubblicistica, la storia degli strumenti di comunicazione. L’interpretazione e lo studio del fenomeno non dovevano, tuttavia, essere fini a se stessi: con il “Corso di Applicazione” nacque, così, la “Scuola di Tecniche Sociali dell’Informazione” che prima in Italia conferiva un titolo di qualificazione per l’esercizio delle professioni pubblicistiche.

L’istituto , dunque, si proponeva due finalità: una scientifica, che presupponeva l’interpretazione sociologica del fenomeno dell’informazione; l’altra pratica, finalizzata alla definizione di una Tecnica dell’Informazione come strumento metodologico fondamentale, uguale per le diverse discipline pubblicistiche, quali il giornalismo, la propaganda ideologica, la pubblicità, le c.d. relazioni pubbliche, ecc., sostenendo e dimostrando, cioè, che come esiste una tecnica industriale per lavorare sulle cose, così esiste una tecnica per agire sulle opinioni degli uomini, che consente, una volta individuata, di essere applicata in ogni attività sociale.

Secondo l’analisi di questa tecnica, la dinamica della vita collettiva si concreta in rapporti sociali che costituiscono la trama del tessuto sociale; questi rapporti sono messi in moto dall’iniziativa dei soggetti promotori e si articolano attraverso i mezzi utilizzabili, siano essi naturali o artificiali; tali rapporti di informazione si sviluppano nel rispetto di determinate leggi e di una tecnica che l’uomo pratica se ne è consapevole, ma nei termini della quale è costretto ad operare anche se per avventura la ignora.

L’uomo, perciò, non comunica, cioè non trasmette come una macchina l’oggetto dell’informazione, ma trasmette tramite il mezzo la forma nella quale ha configurato per sé e per gli altri l’oggetto che ha percepito.
‘uomo come essere intelligente è dotato della facoltà di percepire e poi di configurare ciò che ha percepito e quindi di predisporre la trasmissione ad altri di questa rappresentazione.

La trasmissione avviene con uno scopo ben preciso: quello di ottenere da parte del soggetto recettore da considerare sempre come un soggetto opinante un’adesione di opinione alla formula proposta.

Questa formula, proprio per le intenzioni del promotore, ma anche al di là di tali intenzioni, può essere più o meno rappresentativa dell’oggetto del rapporto di informazione, può anche divergere in tutto o in parte; comunque non ci potrà mai essere identificazione totale tra l’oggetto dell’informazione, la rappresentazione del medesimo proposta dal promotore e l’interpretazione da parte del recettore.

E’ questa una delle caratteristiche fondamentali del rapporto di informazione; molte altre, come, ad esempio, l’inesistenza dell’obiettività o la distinzione tra l’informazione contingente e quella non contingente, non possono, per rispetto agli evidenti problemi di tempo, essere rappresentate in questa sede.

D’altra parte, la straordinaria modernità di questa concezione è recentemente testimoniata dalla riflessione e dalla conseguente evoluzione che sta coinvolgendo, in particolare, la stampa periodica americana (ma non solo quella): non più la stereotipata formula dei fatti obiettivi separati dalle opinioni, ma sempre più diffusa la consapevolezza che è il “tasso di opinione” (più o meno accentuato) a caratterizzare (più o meno marcatamente) i processi informativi.

L’opera di Fattorello, nel decennio 1947/57, fu rivolta allo sviluppo ed alla diffusione di questi studi e delle loro applicazioni; tra le altre, attivò iniziative come:
– la pubblicazione semestrale della collana “Saggi e Studi di Pubblicistica” (iniziata nel 1953 e annoverata tra i periodici di alto valore culturale), i cui contenuti documentavano in concreto l’applicazione di questa tecnica ed offrivano materia di consultazione sulle professioni pubblicistiche;
– la pubblicazione mensile, dal 1957, del bollettino “Notizie e Commenti” sull’informazione dell’attualità;
– l’istituzione del “Centro Nazionale di Studi sull’Informazione”, creato d’intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel quadro delle attività internazionali promosse dall’UNESCO.

Fattorello, comunque, nel dicembre del 1959, a coronamento di queste sue nuove ricerche, pubblica la teoria sociale dell’informazione (che aveva già esposta per la prima volta l’anno precedente all’Università di Strasburgo) nel libro “Introduzione alla Tecnica Sociale dell’Informazione”: questo testo avrà numerose riedizioni e sarà tradotto in più lingue anche per essere adottato in diverse università straniere.

Se gli anni ’50 furono anni di riflessione e segnarono per Fattorello il coronamento dei suoi sforzi con l’elaborazione della teoria dell’informazione, gli anni ’60 furono, invece, ricchi di scambi e di affermazioni scientifiche in campo internazionale.

Testimonianza dei proficui scambi intrapresi non sono soltanto le lezioni ed i corsi tenuti da Fattorello in numerose università estere, ma anche la partecipazione che eminenti studiosi di tutto il mondo vollero dare ai corsi da lui organizzati presso la Facoltà di Scienze Statistiche di Roma.

La “Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione” rappresenta, dunque, il contributo per un’interpretazione non solo storicistica del fenomeno “comunicazione”, ma soprattutto una proposta chiara, non ideologica né stereotipata, uno strumento di conoscenza attinente alle scienze sociali, culturalmente aperto al confronto.

La Dott.ssa Rosario de Summers, rappresentante permanente alle Nazioni Unite della Commissione Economica per l’America Latina (con l’incarico di coordinare i rapporti con i massmedia di tutto il mondo), intervenendo quest’anno all’inaugurazione dei Corsi della Scuola di Metodologia dell’Informazione che per il 42° anno consecutivo danno continuità all’impostazione intrapresa da Fattorello ha inteso sottolineare proprio come, nel contesto internazionale, la conoscenza e l’uso delle tecniche sociali stia acquisendo sempre più valenza di fondamentale utilità pratica e metodologica per tutti coloro che, come noi, si occupano quotidianamente di questi problemi.

Per concludere, credo di poter sottolineare come questa occasione possa rappresentare, non solo una sede opportuna per fare onore all’attività scientifica di Fattorello, ma anche un significativo arricchimento agli interessanti contenuti di conoscenza maturati grazie a questo convegno.

Carlo d’Aloisio Mayo