Premio Terna 02

Newsletter Premio Terna 02 – n. 4

PREMIO TERNA: IL TAM-TAM DEGLI ART BLOG PIU’ AUTOREVOLI DEL WEB

“An exciting opportunity open to New York artists”. A lanciare la notizia, tre fra i più cliccati art-forum del web: Rizhome, Artslant.com e Saatchi Online. L‘appeal del Premio Terna 02 rimbalza così tra le pagine dei blog che fanno tendenza e dettano i diktat delle community artistiche online. I bulletin-board dei tre siti invitano infatti a partecipare alla seconda edizione del concorso: una grande occasione per gli artisti, americani e non, che operano stabilmente a NY.

In palio c’è una “residency” della durata di 3 mesi in Italia del valore di 30.000 euro. Metà strada tra forum di discussione e blog, Rizhome, fondata nel 1996 quale hub online per artisti e curatori interessati alla digital art, non poteva lasciarsi scappare l’occasione di segnalare ai suoi milioni di iscritti un’opportunità come il Premio Terna 02. Anche ArtSlant.com, considerato il numero uno tra i network dell’arte contemporanea, ha subito intercettato l’opportunità del Premio Terna, grazie al tam-tam dei sui iscritti.

Last but not least, il concorso non poteva che essere uno degli highlights più cliccati anche nel blog della famosa Saatchi Gallery di Londra, una delle gallerie d’arte contemporanea più prestigiose della Capitale britannica, e ora anche finestra virtuale sul mondo dell’arte globale.

“CONNECTIVITY” CONQUISTA LA GRANDE MELA, PARATA DI STAR AL GRAND OPENING
Tremila visitatori, lunghe file, e numerose personalità del mondo dell’arte contemporanea per il grand opening di “Connectivity”, al Chelsea Museum di New York. La Grande Mela ha accolto così il debutto su scala internazionale dei 16 vincitori del Premio Terna 01. “

Il pubblico newyorkese ha risposto con grande entusiasmo – spiega Gianluca Marziani, curatore del Premio -. Folla fino a tarda sera, a testimonianza del tasso della qualità artistica dei nostri artisti. Ben calibrati anche gli allestimenti e gli spazi scelti per la mostra. Il Chelsea Museum, oltre ad avere sempre più appeal, continua a crescere in visibilità”.

Tra folle di curiosi e addetti ai lavori che hanno visitato la mostra, anche Massimilano Gioni, direttore delle mostre speciali del New Museum of contemporary art di New York e direttore artistico della Fondazione Trussardi, gli artisti Maurizio Cattelan e Nicola Verlato. Non sono mancati i giornalisti del settore, tra cui i contributors di Art Forum, una delle testate più autorevoli del settore, e alcuni dei direttori della gallerie più prestigiose quali: Sonnabend e Metro Pictures, solo per citarne alcune, oltre a rappresentanti della Casa d’aste Phillips.

A dare un tocco di glamour alla serata anche il protagonista di “Basquiat”, Jeffrey Wright. In prima fila, i 16 artisti vincitori del PT 01: Luigi Ontani, per la categoria Terawatt; Francesco Arena, Giovanni Ozzola, Elena Baldelli, Gabriele Giugni, Riccardo Albanese, Davide Eron Salvadei, Gabriele Bonato per la categoria Gigawatt; Andrea Chiesi, Laura Cantarella, Rocco Dubbini, Davide Bertocchi, Raffaella Mariniello, Antonio Riello e Giovanni Albanese per la categoria Megawatt e Hotel de la Lune, vincitore del Premio Online.

IL PAN, CROCEVIA DI CORRENTI E TALENTI

Dopo il grande successo ottenuto nel 2007 con la mostra Tracce nel Futuro, il PAN | Palazzo delle Arti Napoli rinnova la sua collaborazione con il Kaohsiung Museum of Fine Arts con una rassegna dedicata al mondo della videoarte e dei nuovi media: The Epic in the Everyday, che dal 2 luglio riunisce e presenta le opere di sette giovani artisti taiwanesi, che esplorano le proprietà essenziali di video, film e animazione e, in primo luogo, la loro capacità di rappresentazione e il loro rapporto con tempo, spazio e immaginazione.

La videoarte non è nuova anche per molti dei vincitori del Premio Terna 01, tra cui la “Megawatt” Raffaela Mariniello, ormai di casa al PAN. La fotografa si era già cimentata in passato con la realizzazione di video proprio per il Palazzo delle Arti di Napoli con l’installazione “Over and Over”.

Nei piccoli cortometraggi poetici, della durata di 10-20 minuti, Raffaela aveva adoperato un altro linguaggio, rispetto alle fotografia, sua grande passione, per raccontare ancora quell’Italia sospesa nell’universo idilliaco del realismo magico: varie finestre giustapposte in cui sono proiettati brevi spezzoni dell’attività umana sul litorale. L’artista presenterà il 30 giugno al PAN anche una “scattante” monografia, una ricerca in bilico tra cronaca e visione, tra documento storico e interpretazione metafisica.

http://www.premioterna.it/it/home

Dalla televisione tematica alla televisione dei pubblici

DALLA TELEVISIONE TEMATICA ALLE TELEVISIONI DEI PUBBLICI

Dott. Marco Cuppoletti

Roma 13 giugno 2009

La Televisione Digitale Terrestre è ormai una realtà concreta.

Tuttavia, il dibattito tra gli addetti ai lavori è più che mai aperto su quali siano gli effettivi punti di forza e quali di debolezza di questa indubbia rivoluzione tecnologica.

Con il delinearsi della possibilità di moltiplicare in modo considerevole i canali televisivi, prima vincolati nel sistema analogico dalle scarse disponibilità delle frequenze di trasmissione, nel tempo sono state formulate svariate ipotesi sui possibili contenuti editoriali e sulle modalità di fruizione degli stessi, che tenessero conto delle possibilità tecniche proprie del sistema digitale terrestre.

Una delle migliori qualità del sistema digitale terrestre, almeno in un primo tempo, sembrava essere la cosiddetta interattività, ossia la possibilità da parte dello spettatore-utente, di interagire con la stazione televisiva emittente, per inoltrare tutta una serie di informazioni di ritorno.

Attorno a questa possibilità si erano addensati gli interessi delle pubbliche amministrazioni, locali e centrali, che intravedevano un sistema efficiente per offrire ai cittadini servizi in modalità remota.

Oggi questa ipotesi ci sembra essere decisamente ridimensionate se non addirittura superata in quanto Internet è in grado di sopperire totalmente e meglio a questa necessità istituzionale.

La discussione sul tema Digitale Terrestre si concentra quindi sulle scelte di natura editoriale che delineeranno i programmi televisivi del futuro.

Seppur venga naturale immaginare un’ attitudine del sistema digitale terrestre verso la tematicità del prodotto editoriale, già peraltro sperimentata e applicata dalla piattaforma satellitare SKY attraverso programmi ideati e confezionati per una platea di telespettatori accomunata dagli stessi interessi e passioni ( Marco polo; il Gambero Rosso; Nuvolari; Sailing channel, solo per citarne alcuni), vorremmo tentare di formulare altre ipotesi percorribili.

E’ da considerare infatti, che i canali tematici presenti sulla piattaforma SKY sono seguiti da un numero esiguo di spettatori ( mediamente 7-8 mila nella giornata ) e che quindi il loro costo di produzione non sarebbe giustificato dall’esiguità della platea se non fossero utili a completare il Bouquet di offerta della piattaforma satellitare.

Per fare un esempio floreale abbastanza indicativo, se nel Bouquet di SKY, le partite di calcio sono le “roselline centrali”, quelli per cui si è disponibili a pagare caro, i canali tematici sono la “nebbiolina” a contorno e nessuno sarebbe disponibile a pagare solo per loro.

L’ipotesi che si vuole proporre è quella di considerare l’opportunità di moltiplicazione dei canali televisivi, offerta dal sistema digitale terrestre, non come un’opportunità “tematica”, bensì come un’opportunità per raggiungere i “Pubblici” superando la logica della televisione generalista.

Varie ricerche sociologiche condotte sull’argomento, evidenziano come la televisione generalista di stampo classico, sia seguita da un pubblico attestato nella fascia di età che va dai 40 anni in su, mentre nettamente meno fidelizzati al mezzo televisivo sono gli adolescenti e i giovani in generale che preferiscono rivolgersi ad altre forme di comunicazione mediale.

E’ ipotizzabile quindi che in via tendenziale, la televisione generalista subisca una progressiva erosione degli ascolti non riuscendo più a soddisfare i gusti e le preferenze di una sempre più larga parte di pubblico, che non trova in essa i linguaggi e le tendenze proprie delle nuove generazioni.

Si rende opportuno allora creare canali televisivi che offrano linguaggi e le modalità di racconto differenziate per fasce di età, andando ad individuare i vari “pubblici” che compongono la potenziale platea televisiva, piuttosto che tematiche trasversali e conservando per ciascuno di essi la logica della televisione di flusso.

In linea con quanto detto, risulta essere la programmazione di RAI 4, un canale televisivo in onda sul digitale terrestre che sta riscuotendo grande successo tra il pubblico dei giovani.

Di pari passo con lo sviluppo del digitale terrestre è auspicabile quindi che le emittenti televisive, nazionali e locali, investano realmente in ricerche sociologiche metodologicamente qualificate, attraverso la ri-costituzione di uffici studi e servizi opinioni, necessari a studiare i gradimenti dei “pubblici” e dei correlati concetti di “qualità dei programmi”.

Soltanto così, a nostro parere, si potrà dare senso ad una opportunità tecnologica come il digitale terrestre, che potrà leggersi anche come opportunità di rivolgersi a pubblici di riferimento più circoscritto e sensibili ad un comune linguaggio, con i quali avviare il delicato percorso di riqualificazione del prodotto televisivo di cui tanto si sente parlare e spesso a sproposito.

Nel contempo è intuibile che delineando meglio i “pubblici” a differenza della logica generalista, si potrà costituire una reale opportunità commerciale dal punto di vista delle inserzioni pubblicitarie, non certo dal punto di vista del costo contatto, che non subirà flessioni rispetto al presente ma certamente rispetto alla possibilità di confezionare messaggi pubblicitari tarati sui possibili bisogni del pubblico di riferimento.

Un digitale terrestre inteso quindi come una nuova sfida della televisione, dove tra i vari competitors prevarrà evidentemente la miglior capacità di studiare a fondo i soggetti recettori per interpretarne gusti e gradimenti, fidelizzando così chi oggi migra verso mezzi di comunicazione sociale diversi dalla TV.

Dott. Marco Cuppoletti

Il Fattorello al Teatro Betti: Wafer al Cioccolato

 

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Il Fattorello a Teatro

Cari Fattorelliani,
tra le attrici si segnala la nostra Dr.ssa Barbara Nocco in una intensa doppia performance.

I posti sono limitati solo 25 quindi vi prego di prenotarvi rapidamente.

Alessandra Romano

 

Seminario a Santa Marinella

I PARTECIPANTI AL 62° SEMINARIO DEL FATTORELLO A SANTA MARINELLA

 

Cari ex Fattorelliani,

quest’anno il Seminario Intensivo sulle tecniche di comunicazione dalla comunicazione ai comportamenti si terrà dal 19 a al 20 giugno a Santa Marinella.

 

Programma

Arrivo venerdì 19 pomeriggio

 

cena

pernottamento

 

sabato 20 pomeriggio

 

lezione

pranzo

lezione

partenza prima di cena

 

Il costo è di 40 euro a persona pensione completa + 10 euro per sistemazione in camera singola.

 

Abbiamo bisogno di una vostra eventuale conferma entro e non oltre martedì 26 giugno.

Alessandra Romano
http://www.bellitalia88.it

Francesca Seganti

“Non sono andata a fare la sbandieratrice al palio di Siena, ma alla celebration per il PhD….per condividere questa vittoria con tutti voi, Buone Feste, Francesca”

francesca_seganti

L’impostazione della nostra attività formativa

Prof. GIUSEPPE RAGNETTI – Direttore dell’ Istituto Fattorello

Tra il caos delle Università,nel mare magnum di proposte di corsi, lauree triennali o specialistiche, seminari, master e scuole private ad altissimo livello, il nostro Istituto è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita,quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

La Scuola fondata nel 1947 dal Professore Francesco Fattorello giunge così al suo sessantaduesimo anno di attività. La finalità dell’Istituto,perfettamente in sintonia con il suo fondatore,è la preparazione ai “mestieri della comunicazione ”e all’acquisizione delle fondamentali abilità relazionali e comunicative.

Materie fondamentali sono la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione,le Scienze dell’opinione e tutte le discipline inerenti alle molteplici Tecniche della comunicazione.L’Istituto che vanta un’esperienza pluridecennale organizza, inoltre, la sua attività di ricerca operando su due versanti fondamentali:quello scientifico per l’analisi e l’interpretazione del fenomeno dell’informazione e quello pratico finalizzato alla definizione di una tecnica dell’informazione come strumento metodologico fondamentale.

L’Istituto Fattorello costituisce in Italia il primo centro di approfondimento e di didattica per la preparazione degli operatori dell’informazione. L’Istituto ha sede in Roma e collabora a livello internazionale con i maggiori centri studi nell’ambito della comunicazione tra cui l’International Association for mass communication research (IAMCR-AIERI), fondata nel 1957 a Parigi dall’UNESCO di cui, sin dalla fondazione, è membro istituzionale.

L’ Istituto Fattorello è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

 

PRINCIPALI AREE TEMATICHE

TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL ’INFORMAZIONE
SCIENZE DELL ’OPINIONE
DOXOMETRIA
MODALITÀ RELAZIONALI:
CONTROLLO DELLE BARRIERE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE COMUNICATIVE
L ’ARTE DELL ’ASCOLTO E LA SUA FUNZIONE COMUNICATIVA
RAPPORTI INTERPERSONALI E COMUNICAZIONE NON VERBALE
TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE SCRITTA E ORALE
FUNZIONI AZIENDALI E COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
MARKETING DI RELAZIONE
MARKETING E COMUNICAZIONE POLITICA
I LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONEPROMOZIONE DELL ’IMMAGINE E TECNICHE OPERATIVE

L’impostazione della nostra Attività Formativa

Tra il caos delle Università, nel mare magnum di proposte di corsi, lauree triennali o specialistiche, seminari, master e scuole private ad altissimo livello, il nostro Istituto è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione La Scuola fondata nel 1947 dal Professore Francesco Fattorello giunge così al suo sessantaduesimo anno di attività.

La finalità dell’Istituto, perfettamente in sintonia con il suo fondatore, è la preparazione ai “mestieri della comunicazione” e all’acquisizione delle fondamentali abilità relazionali e comunicative.

Materie fondamentali sono la Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione, le Scienze dell’opinione e tutte le discipline inerenti alle molteplici Tecniche della comunicazione.

L’Istituto che vanta un’esperienza pluridecennale organizza, inoltre, la sua attività di ricerca operando su due versanti fondamentali: quello scientifico per l’analisi e l’interpretazione del fenomeno dell’informazione e quello pratico finalizzato alla definizione di una tecnica dell’informazione come strumento metodologico fondamentale.

L’Istituto Fattorello costituisce in Italia il primo centro di approfondimento e di didattica per la preparazione degli operatori dell’informazione.

L’Istituto ha sede in Roma e collabora a livello internazionale con i maggiori centri studi nell’ambito della comunicazione tra cui l’International Association for mass communication research (IAMCR-AIERI), fondata nel 1957 a Parigi dall’UNESCO di cui, sin dalla fondazione, è membro istituzionale.

L’Istituto Fattorello è in grado di fare da trait-de-union tra una scelta ben definita, quale può essere l’Università ed un approfondimento di tutte quelle materie che ruotano intorno al mondo della comunicazione.

PRINCIPALI AREE TEMATICHE

TEORIA DELLA TECNICA SOCIALE DELL ’INFORMAZIONE
SCIENZE DELL ’OPINIONE
DOXOMETRIA
MODALITÀ RELAZIONALI:
CONTROLLO DELLE BARRIERE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE COMUNICATIVE
L ’ARTE DELL ’ASCOLTO E LA SUA FUNZIONE COMUNICATIVA
RAPPORTI INTERPERSONALI E COMUNICAZIONE NON VERBALE
TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE SCRITTA E ORALE
FUNZIONI AZIENDALI E COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA
MARKETING DI RELAZIONE
MARKETING E COMUNICAZIONE POLITICA
I LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONEPROMOZIONE DELL ’IMMAGINE E TECNICHE OPERATIVE

La nostra eredità

di GIUSEPPE RAGNETTI

Direttore Istituto Fattorello

Francesco Fattorello, la sua vita, il suo pensiero, la sua Teoria: la nostra eredità. Francesco Fattorello fu il primo studioso dell’informazione e della comunicazione ad andare controcorrente. Anticipando di oltre mezzo secolo quella che sarebbe stata poi l’impostazione teorica adottata in tutto il mondo, ebbe il coraggio e la determinazione di attaccare scientificamente le più accreditate teorie di oltreoceano.

E lo ha fatto in un periodo, il primo dopoguerra, in cui tutta l’élite culturale e tutta l’Accademia del nostro Paese accettava acriticamente impostazioni “esotiche”, suggestive quanto si vuole, ma prive di qualsiasi humus scientifico. I risultati pragmatici permettevano agli Americani di insistere nelle loro assurde impostazioni teoriche e ai nostri “accademici” di inchinarsi ossequiosi di fronte a cotanto ingegno.

Francesco Fattorello non si uni’ al coro dei replicanti ma volle analizzare a fondo e capire il fenomeno arrivando a conclusioni diametralmente opposte. A distanza di oltre 60 anni dalla sua prima elaborazione, l’impostazione teorica fattorelliana è ormai adottata in tutti i paesi del mondo, anche e soprattutto nel mondo anglosassone ormai totalmente allineato con le nostre posizioni.

Non dovrete allora meravigliarvi più di tanto se tutto il nostro insegnamento sarà una”lotta continua”contro i più abusati luoghi comuni,contro le acque quiete di facili approdi di abituale frequentazione ..Approdi ritenuti “sicuri”in base alla forza inesorabile del conformismo sociale,che spinge inconsciamente tutti noi,ad accodarci tranquillamente ai”più”.
Non siamo i più bravi ma certamente siamo i più insoddi-sfatti di quanto finora raggiunto.

Non abbiamo capito tutto,ma certamente ci sforziamo di capire qualcosa.

Non siamo i più eruditi,ma certamente siamo i più curiosi: la nostra è una curiosità intellettuale che ci spinge a non fermarci all’ovvio.Vogliamo indagare,vogliamo conoscere i presupposti che hanno portato a tutto ciò che viene infine definito ed accettato come ovvio.

Siamo più che mai convinti che “niente è meno ovvio dell’ovvio”e valga,pertanto,la pena di non fermarsi al primo gradino.

Non siamo, infine, impegnati o legati a chicchessia:non sappiamo e non vogliamo diffondere insegnamenti accomodanti per non turbare equilibri ormai consolidati e posizioni intoccabili.Tutto ciò non sarebbe “fare ricerca”e i nostri studi non fornirebbero il benché minimo apporto alla conoscenza del fenomeno che tanto ci prende e ci appassiona. Sarebbe ancora una volta,fare “Sociologia dell’Informazione” all’acqua di rose o alla camomilla,se preferite,così come avviene in diverse Università Italiane.

Si impartiscono fumose lezioni di “S o c i o l o g ia d e l l a Comunicazione”che si limitano ad enunciare ora questa ora quella teoria,che non va oltre la descrizione di ciò che è sotto gli occhi di tutti.Per dirla con FERRAROTTI, laddove si dovrebbe indagare e fare ricerca, ci si limita a fare “Sociografia”!

Al di là non si riesce o non si vuole andare:è molto più facile, rassicurante e gratificante raccontare la solita storia dei mezzi caldi e freddi,( ignorando completamente i surgelati!) dell’onnipresente MAC LUHAN, o dei bisogni indotti dalla pubblicità o dello strapotere dei media e della loro subdola attività di persuasione occulta ,piuttosto che indagare scientificamente in merito ai problemi di cui vogliamo occuparci.

E’ a tutti noto che lavorare stanca e molto spesso la gratificazione ottenuta e i riconoscimenti che ne derivano,non sono pari all’impegno richiesto:e allora “meglio evitare”.

Oggi tutti parlano di informazione o di comunicazione:tutti i giorni sorgono iniziative culturali o didattiche al proposito.

Gli addetti ai lavori in qualsiasi settore dell’informazione e a qualsiasi livello di responsabilità e di preparazione,smaniano di attivare corsi,corsetti, seminari, tavole rotonde ,scuole per l’insegnamentodella”comunicazione”.Siamo ai corsi di giornalismo per corrispondenza o,peggio ancora “on line” o al “tutto sull’informazione in 5 lezioni”,che tanta assonanza presenta con il ben noto “7 Kg in 7 giorni!”.

Come possono,addetti ai lavori,operatori culturali ,organizzatori di studi e ricerche pretendere di esaminare un fenomeno sociale di sì vasta portata, per corrispondenza o in corsi intensivi di 5 lezioni? E alla fine che cosa si insegna in cotanta offerta formativa ? I soliti autori e le solite teorie ormai ripudiate persino dagli ambienti scientifici che le avevano partorite!

Evidentemente questi addetti ai lavori o hanno una bassissima stima della loro professione e dei presupposti scientifici che la sostengono oppure ,peggio ancora,hanno una considerazione molto scarsa per i loro “allievi”.

E siamo ai “divi”del mestiere o, addirittura, alle famose soubrettes che s’improvvisano docenti,pur ignorando qualsiasi nozione scientifica nei riguardi dell’informazione e ancor meno della didattica arrivando a scambiare l’aula per uno studio televisivo! Usiamo termini diversi per indicare lo stesso oggetto o,peggio ancora,usiamo gli stessi termini per

identificare oggetti diversi!Ti arriva l’invito a partecipare ad un convegno sui “Moderni mezzi di comunicazione” e scopri,alla fine,che si parlerà di navi,ferrovie e dell’irrisolto problema dei TIR!?!

Si tratta di scrutare fenomeni di estrema mutevolezza, proprio perché di natura sociale:fenomeni quasi mai inquadrabili in caselle e schemi precostituiti. Fenomeni che non possono prescindere dallo studio del motore centrale di tutta la tematica ,rappresentato dal problema dell’opinione.

Soltanto se entreremo nell’ottica che ci permette di ricercare e possibilmente capire la genesi,la persistenza o il mutamento dell’opinione,soltanto allora potremo umilmente avvicinarci al fenomeno “informazione”.

Ogni scorciatoia,semplificazione o deviazione ci porterebbe fuori strada:avremmo indubbiamente perso il nostro tempo non facendo neppure un timido passo avanti verso la conoscenza.

I luoghi comuni,tuttavia, gli stereotipi , le mode e le banalità del “pensiero dominante” sarebbero, ancora una volta, salve.

La pubblicazione dei prodotti intangibili

ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO”

SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

SCUOLA SUPERIORE – ROMA

“LA PUBBLICIZZAZIONE DEI PRODOTTI INTANGIBILI”

ESITI DELLA RICERCA METODOLOGICA
A cura del Dott. MARCO CUPPOLETTI

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Oggetto della ricerca :

La ricerca proposta intende analizzare e verificare, con i tradizionali strumenti della metodologia sociologica, quale sia il grado di apprezzamento di un nuovo mezzo di comunicazione sociale come Internet, nel caso in cui si voglia ottenere una adesione di opinione di un soggetto recettore, potenzialmente interessato all’acquisto di un prodotto “intangibile” quale, come nel nostro caso, la partecipazione ad un corso di formazione sulla comunicazione.

La tesi che si vuole sostenere è che tale mezzo di comunicazione sia largamente inefficace per il fine in questione, mentre altri canali più socialmente circoscritti ma più fidelizzanti siano decisamente più utili.

Il fenomeno Internet, ormai conclamato universalmente, si sta affermando prepotentemente come lo strumento più utilizzato quando ci si trovi nella necessità di trarre informazioni sugli argomenti più disparati, almeno in una prima fase di superficiale acquisizione, oppure quando si vogliano reperire informazioni di natura commerciale, tanto che è diventato un imperativo categorico per enti, società oltre alle innumerevoli persone fisiche, dotarsi di un opportuno Blob o sito istituzionale in rete.

Internet genera nuove tendenze ed abbatte le vecchie abitudini, anche le più radicate.

In un primo momento, molti analisti del fenomeno Internet hanno giudicato difficile un attecchimento abitudinario delle modalità di fruizione di servizi on–line in Italia a causa della spiccata propensione, dovuto ad un atteggiamento culturale tipico del nostro paese, a non fidarsi di quei processi che escludono un rapporto diretto con il proponente di una transazione commerciale.

Recarsi in un esercizio commerciale per visionare di persona i prodotti, chiedere a voce informazioni inerenti l’acquisto, indossare un capo di abbigliamento in prova o manipolare una merce per saggiarne la qualità e la consistenza, sembrava infatti, fossero necessità irrinunciabili.

Oggi va però registrato che i dati statistici relativi alle transazioni di acquisto andate a buon fine su portali specializzati quali ad esempio E-Buy testimoniano che il ricorso all’acquisto on line è in netta ascesa anche tra gli italiani.

Si è portati ad ipotizzare pertanto che tale strumento sia efficace anche relativamente alle campagne di pubblicità che riguardano la proposta di acquisto di beni intangibili, come corsi di formazione professionale o di specializzazione inclusi i corsi scolastici ed universitari.

Come verificheremo nella parte finale, questa ipotesi non e’ suffragata dai risultati di ricerca, mentre sarà confermata la tesi per la quale la pubblicità di beni intangibili si deve avvalere di altri percorsi informativi.

Non spetta certo a questo lavoro trarre conclusioni rispetto alle reali potenzialità di Internet nella fase attuale, oppure rispetto a quanto il fenomeno “rete” permeerà, cambiandole, le radicate abitudini degli utenti internet in un prossimo futuro, bensì ci si vuole concentrare sullo studio di un sondaggio effettuato con la somministrazione di un questionario anonimo ad un “campione di indagine” che si ritiene sia rappresentativo di una categoria predefinita, quella relativa a soggetti di formazione culturale medio alta e di età compresa tra i 18 e i 60 anni.

Modalità del sondaggio:

Il questionario, articolato su tre domande a risposta multipla, per un totale di nove opzioni, come si evince dal prospetto qui di seguito riportato, è stato proposto a 400 soggetti, nella classica forma anonima.

Il campione rappresentativo a cui è stato sottoposto il questionario, che raccoglie in se studenti di scuola media superiore, impiegati di concetto e professionisti, è stato prescelto presupponendo una certa familiarità con il mezzo informatico e con la navigazione in rete.

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ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO”

SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

SCUOLA SUPERIORE – ROMA

Questionario informativo:
Da sempre, saper comunicare bene è sinonimo d’affermazione e successo sia in ambito lavorativo e professionale sia nell’ambito della sfera familiare ed amicale.

L’Istituto “Francesco Fattorello” ti propone di rispondere alle domande formulate nel questionario anonimo per valutare il tuo potenziale interesse a partecipare ad un corso di formazione sui temi della comunicazione e per capire meglio attraverso quali canali preferiresti eventualmente approfondire la ricerca di un corso che sia affidabile ed autorevole, nella giungla di proposte poco attendibili quando non decisamente commerciali.

Nel ringraziarti per la gentile collaborazione restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento in merito ai corsi sulla comunicazione realizzati dal nostro Istituto che potrai conoscere nel dettaglio consultando il sito www.istitutofattorello.org
Abilità comunicative:

Hai mai sentito il bisogno di comunicare meglio agli altri il tuo pensiero? si□ no□
Quando ti trovi a parlare in pubblico ti senti a disagio e non riesci ad esprimerti adeguatamente? si□ no□
Hai mai pensato di frequentare un corso di comunicazione ? si□ no□
Se decidessi di partecipare ad un corso di comunicazione:

□ Vorresti che fosse un amico che ha gia esperienza a consigliarti dove e con chi.

□ Faresti una ricerca su Internet per leggere i contenuti dei siti di chi propone corsi.

□ Preferiresti i corsi pubblicizzati da riviste e quotidiani
Giudicheresti più attendibile e fruttuoso un corso:

□ Intensivo del tipo “7 chili in 7 giorni”

□ Tradizionale, un giorno a settimana per alcuni mesi

□ Non hai elementi per decidere quale dei due

 

Risultati del sondaggio:

Le scelte effettuate dalle persone che hanno redatto il questionario hanno generato i seguenti risultati :

Hai mai sentito il bisogno di comunicare meglio agli altri il tuo pensiero? 324 si□76 no □

Quando ti trovi a parlare in pubblico ti senti a disagio e non riesci ad esprimerti adeguatamente? 157 si□243 no□

Hai mai pensato di frequentare un corso di comunicazione ? 123 si□277 no□

□ 322 Vorresti che fosse un amico che ha gia esperienza a consigliarti dove e con chi.

□ 72 Faresti una ricerca su Internet per leggere i contenuti dei siti di chi propone corsi.

□ 6 Preferiresti i corsi pubblicizzati da riviste e quotidiani
□ 12 Intensivo del tipo “7 chili in 7 giorni”

□ 381 Tradizionale, un giorno a settimana per alcuni mesi

□ 7 Non hai elementi per decidere quale dei due
Analisi dei risultati:

L’ analisi dei risultati ottenuti per ciascuna opzione proposta ci autorizza a formulare le seguenti considerazioni:

· La prima opzione mostra con evidenza che esiste una diffusa consapevolezza tra gli intervistati, di dover migliorare le proprie capacità comunicative, che vengono quindi da loro stessi giudicate inadeguate, anche se in realtà si tratta di persone che dovrebbero “esercitare” frequentemente o comunque più di altri articolati processi comunicativi in relazione alla loro professione o impegno scolastico

· La seconda opzione propone un sostanziale bilanciamento tra le risposte date, segno che anche coloro i quali si ritengono adeguati a sostenere il processo comunicativo in pubblico vorrebbero acquisire strumenti per comunicare meglio e di più.

· La terza opzione pone in netta prevalenza le persone che, pur dichiarando precedentemente di sentire il bisogno di comunicare meglio, non hanno mai pensato che gli strumenti di cui hanno bisogno, possono essere reperiti attraverso un naturale processo di formazione. Un ulteriore interessante approfondimento di questo risultato ottenuto, potrebbe consistere nel verificare se nel nostro paese l’offerta di corsi di comunicazione e la loro pubblicità, è adeguata ad una potenziale e latente domanda che sembra emergere da questo sondaggio.

· L’analisi comparata delle opzioni quattro, cinque e sei, tra di loro correlate e relative alle modalità con cui gli intervistati preferiscono attivarsi per partecipare eventualmente ad un corso di comunicazione, mostra con grande chiarezza che questi preferiscono essere “consigliati” da un conoscente di cui evidentemente si ha stima. Come già detto in precedenza, il campione individuato per le sue caratteristiche culturali e professionali, dovrebbe presumibilmente avere una discreta confidenza con il computer e con la rete.

Eppure la ricerca di informazioni on-line per questo specifico segmento di offerta, quello del prodotto intangibile, non sembra essere preferita. Risulta essere assolutamente marginale poi la pubblicità veicolata da riviste e periodici. Di qui la considerazione che un corso di formazione, non può essere trattato, nel pubblicizzarlo, come un prodotto tangibile. Decidere a chi sarà concesso di “potersi avvicinare” per formarci, implica un conseguente abbassamento dei nostri scudi protettivi.

Significa tutto sommato scegliere chi deve interagire con noi anche emotivamente, empaticamente, affinché ci possa trasferire nozioni valide ed attendibili, che contribuiranno a formare il nostro indissolubile bagaglio culturale. Questo processo di scelta non può essere lasciato evidentemente al caso.

· L’analisi comparata delle opzioni sette, otto e nove, tra di loro correlate e relative alle modalità di durata temporale con cui gli intervistati intendono frequentare il nostro ipotetico corso di comunicazione, evidenzia nettamente che gli intervistati optano per un corso di durata adeguata alle aspettative di apprendimento. A parte l’esiguo numero di indecisi, qui viene scartata drasticamente la formula del full-immersion per aderire ad una articolazione di tipo tradizionale. Questo ci porta a considerare il fattore durata del corso, o se si preferisce, la quantità di ore di insegnamento, come l’elemento basilare per considerare implicitamente affidabile ed attendibile o meno, un corso di formazione strutturato come dovrebbe essere un corso di comunicazione.

Considerazioni finali:

Una valutazione complessiva dei risultati del lavoro svolto ci porta a prendere atto che nelle persone intervistate e quindi, atteso che il campione sia effettivamente rappresentativo, anche in senso generalizzato, esiste latente il bisogno di comunicare meglio.

Tuttavia questo bisogno, viene dichiarato in larga parte anche da chi si ritiene già in grado di esprimere un processo comunicativo interpersonale normale e senza particolari ansie.

Ciò autorizza a valutare che anche questi soggetti potrebbero trarre vantaggio da un corso di comunicazione, mettendoli in grado, di dire meglio e di più, come infatti loro stessi ammettono di volere.

Eppure, i due terzi dei soggetti intervistati dichiara di non aver mai pensato di partecipare ad un corso di formazione sul tema della comunicazione, nonostante il latente bisogno percepito.

Una tesi plausibile è che gli intervistati non sono stati mai informati adeguatamente rispetto le iniziative formative presenti nel mercato.

A questo punto il concetto nodale della ricerca appare chiaramente: tre quarti del campione dichiara la preferenza di voler essere informato di come e dove frequentare un corso di comunicazione attraverso un consiglio amicale e giudicato attendibile dall’esistenza di un rapporto di stima tra soggetto promotore e soggetto recettore.

Questo risultato è quindi in controtendenza rispetto a quanto ci si aspetterebbe se si fosse convinti delle potenzialità persuasive dei mezzi di informazione tradizionali o emergenti ( stampa periodica ; internet ) mentre sembra confermare la tesi che quando si tratta di un prodotto di natura intangibile le iniziative pubblicitarie non sortiscano effetti evidenti in quanto si preferisce “prendere informazioni” da fonti giudicate degne di fiducia.

Del resto questo e’ abbastanza plausibile se si considera anche questo caso, la messa in campo dell’ analogo processo di scelta di un professionista ( medico di famiglia, psicologo, avvocato, commercialista, notaio,) al quale vogliamo rivolgerci per ottenere una consulenza ed un servizio alla persona che coinvolge inevitabilmente la sfera dell’intimo personale.

Anche la scelta praticamente unanime dei soggetti intervistati, verso corsi che propongono una durata coscienziosamente articolata su un grande monte ore di lezione, sta ad indicare che quando si parla di situazioni nelle quali si mette in conto di dover partecipare ad un percorso di crescita professionale e culturale, si preferisce una offerta tradizionale e non formule poco sostenibili di apprendimento rapido.

Nel caso quindi si debbano intraprendere azioni di pubblicità per proporre l’acquisto di beni intangibili, si denota dai risultati ottenuti dalla ricerca che è preferibile creare occasioni d’incontri diretti tra docenti e potenziali discenti attraverso work shops e presentazioni illustrative magari a margine di convegni, oppure pubblicizzare i corsi per mezzo di “agenti promotori” che possano ben rappresentare la serietà e l’autorevolezza di una struttura formativa.

I risultati della ricerca proposta, che vuol essere soltanto un modesto contributo al dibattito sul tema, meriterebbero di essere sottoposti a ulteriore verifica, per validare o meno quanto emerso, attraverso un ulteriore grado di approfondimento ed una fase di acquisizione dati, non sostenibile dal singolo ricercatore, poiché operata con più ampi mezzi organizzativi e numeri di soggetti intervistati, per ridurre al minimo possibili imprecisioni statistiche e profilando con l’occasione i soggetti per età, sesso e preparazione culturale, con l’inserimento di ulteriori domande nel questionario informativo.

Roma 16 dicembre 2008

Dott. Marco Cuppoletti

 

Oltre il ricordo

di Francesco Ricci

Sono passati alcuni mesi dalla conclusione della bellissima esperienza di studio a Poggiovalle, quale attività finale del corso di metodologia dell’informazione e tecniche della comunicazione, tenutosi durante l’inverno, presso l’istituto Francesco Fattorello di Roma.

Il ricordo del corso e dell’esperienza finale ha lasciato in tutti noi partecipanti l’arsura del ritrovarci, per continuare l’esperienza dello scambio, del confronto e della condivisione.

Durante i vari incontri invernali abbiamo avuto l’occasione di conoscerci attraverso le lezioni, le presentazioni e perché no, anche condividendo le ricche merende, ma quello che è successo a Poggiovalle è stato diverso.

Sembra proprio che in quell’occasione, si sia abbattuta ogni barriera di divisione e distacco tra tutti i partecipanti, rendendoci in qualche maniera fratelli dello stesso padre, legati da una comunione di intenti e da una rispettosa confidenza tipica di vecchie amicizie.

In quei due giorni ognuno di noi si è messo in gioco con il suo modo di essere, ed è bastato soltanto qualche minuto di curiosità, seduti intorno al tavolo della prima conferenza, per capire cosa facessimo realmente là, e per magia, ognuno di noi libero e alleggerito dal tran- tran delle sue giornate, è riuscito ad accogliere l’altro per come era, con le sue caratteristiche, i sui pregi e difetti e anche le sue potenzialità, superando quella conoscenza un po’ timida e distaccata che ci aveva accompagnato durante il corso a Roma.

Le diversità di ognuno ( l’età, le diverse professioni e ceti sociali), si sono azzerate davanti alla volontà di conoscerci, di accoglierci e di imparare nuovi temi e condividere gli argomenti che ci avevano portati in quel luogo e per i quali ci trovavamo uniti.

In fondo prima di gennaio nessuno di noi avrebbe pensato di vivere una così bella esperienza di vita, di gioco e di studio, che avrebbe portato a conoscere tante persone nuove che solo per il fatto di essersi ritrovati a scuola sarebbero restati uniti, solo per aver conosciuto quella teoria che inizialmente pensavamo un po’ strana, non molto definita e misteriosa.

Mi chiedo: qual è il nostro compito oltre la nostra crescita e arricchimento personale?

Essere diventati amici e ritrovarci nel ricordo di una bella esperienza, basta?

Penso: a ognuno di noi spetta ora un compito importantissimo, quello di poter portare la nostra esperienza nella vita di tutti i giorni, dei piccoli e dei grandi gesti, nelle nostre famiglie, nei nostri amici e soprattutto in tutte quelle persone che per qualsiasi motivo si affacceranno sulla nostra strada e permettere a tutti di condividere questa nostra gioia e capacità, che forse è ancora di pochi, ma con l’aiuto di tutti potrebbe diventare di tanti e soprattutto di tanti uomini e donne speciali che non riusciranno a cambiare il mondo, ma potranno vantarsi di averci provato solo per la capacità di sapersi presentare, riconoscere, ascoltare.

Solo allora la nostra misteriosa e amata teoria, sarà sicura di aver centrato il suo obbiettivo, quello di non essere rimasta dietro un banco di scuola, o incorniciata come un meraviglioso ricordo. Sarà invece riuscita a girare, farsi catturare e lasciare un segno in un presente certo e difficile e contribuendo ad un futuro tutto da costruire ma ancora in tempo per poter regalare meravigliose emozioni.

Cerveteri, Ottobre 2008

Francesco Ricci