Terza pagina dei Giornali: Cultura impossibile ?

Laurea specialistica Editoria Media Giornalismo – UNIVERSITA’ DI URBINO – Professor Giuseppe Ragnetti – Materia d’insegnamento: Tecniche relazionali e comunicative

“Terza pagina dei Giornali: Cultura impossibile ?”

Elaborato di Tommaso Bertelli

In questo breve elaborato cercherò di rispondere alla domanda del titolo, se sia quindi possibile trovare cultura tra le pagine dei giornali; quotidiani, settimanali o mensili fa poca differenza.

Dopo una breve storia della terza pagina, affronterò l’analisi dei concetti di informazione contingente e informazione non contingente alla luce della Teoria della tecnica sociale dell’informazione di Francesco Fattorello , traendo poi alcune considerazioni finali

1. Breve storia della “terza pagina”.

Fin dalla metà dell’Ottocento e dalla nascita dei quotidiani nazionali il panorama giornalistico italiano si è contraddistinto per una netta distinzione tra giornali (fogli politico-informativi) e gazzette (di taglio più letterario o scientifico). Con la nascita della terza pagina questa marcata differenza viene ad assottigliarsi, fino a scomparire quasi con il passare degli anni. Questa particolare sezione trova la sua ragion d’essere in relazione ad un approccio molto superficiale e limitato del pubblico italiano alla lettura di libri, rispetto alla consuetudine più diffusa di accostarsi al quotidiano; essa deve pertanto integrare e sopperire a un vuoto culturale e letterario.

La terza pagina, chiamata così perché posta dopo le prime due, dedicate alle notizie di politica e cronaca, compare per la prima volta il 10 gennaio 1901 su Il Giornale d’Italia, storico quotidiano nazionale, diretto da Alberto Bergamini. Questi raccolse in un unico spazio i quattro articoli di cronaca e di critica sulla prima assoluta della Francesca da Rimini, di Gabriele D’Annunzio interpretata da Eleonora Duse. L’intuizione e lo scopo di Bergamini è, quindi, quello di aver dato vita ad una pagina che fondesse l’aspetto tecnico-giornalistico con quello artistico-letterario, cercando di dare in questo modo risalto alle mille sfaccettature della vita culturale e sociale del nostro paese. Questo spiega la varietà e la ricchezza della pagina che contiene recensioni teatrali e letterarie, articoli scientifici, interviste, pubblicazioni di stralci di nuovi romanzi inediti, cronaca sportiva, il tutto alleggerito da articoli di varietà e di mondanità.

Nonostante una prima fredda accoglienza da parte del pubblico dei lettori italiani, la notorietà non tardò ad arrivare per la nuova “creatura” di Bergamini, che venne poco a poco copiata ed introdotta negli altri grandi quotidiani nazionali. Fu la terza pagina del Corriere della Sera a diventare, in poco tempo, la più famosa e ambita: il direttore Luigi Albertini impose l’esclusiva di firma ai suoi collaboratori, tra i quali spiccano i nomi di Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello e Grazia Deledda.

Per molti storici del giornalismo è il 21 aprile 1956 la data della morte della Terza: quel giorno, infatti, compare nelle edicole Il Giorno, quotidiano milanese di Enrico Mattei e diretto da Gaetano Baldacci. È il primo giornale nazionale a non avere la terza pagina, scelta adottata anche da la Repubblica vent’anni dopo, che la sostituirà con una sezione culturale di due pagine al centro del giornale.

La Stampa la abolirà nel 1989, mentre sarà Paolo Mieli nel 1992 a farla scomparire dalle pagine del Corriere della Sera.

Al giorno d’oggi la terza pagina propriamente detta non esiste più, mentre proliferano sui maggiori quotidiani nazionali sezioni culturali più o meno ampie, anche a cadenza settimanale come la Domenica di Repubblica o il domenicale de Il sole 24 ore.

2. Ci può essere una cultura contingente ? Risponde Francesco Fattorello

Il quotidiano è, per antonomasia, il luogo deputato all’informazione contingente, dato il suo carattere di immediatezza, tempestività e attualità, che, quindi, esclude dalla sua trattazione ciò che era presente prima e quello che sarà presente dopo. È invece solo l’informazione non contingente che può, con i suoi tempi e metodi più lenti, con la sua base di razionalità e adesione non emotiva, dare spazio alla cultura, se con questo termine “intendiamo un insieme di ingredienti in grado di mutare i nostri schemi mentali ed aprirci alla complessità e immensità del “fuori’” .

Alla luce di quanto detto, la cultura è il risultato di un lungo processo di sedimentazione d’opinioni e convinzioni che un individuo ha appreso ed interiorizzato attraverso tempi dilatati e via via cristallizzatesi. Non è quindi possibile che questo percorso possa attuarsi con un mezzo di diffusione delle informazioni che oggi apporta elementi di novità pronti ad integrare o, addirittura, smentire quelli di ieri.

L’informazione contingente dà sì la possibilità all’individuo di sensibilizzarsi sui temi d’attualità sociale, sul mondo che lo circonda, ma sarà poi solo con il tempo, attraverso media diversi dal quotidiano o dai periodici di breve durata, che svilupperà quel senso di “analisi” che lo porterà ad avere una cultura.

Secondo Francesco Fattorello la differenza tra le due categorie di informazione è data, oltre che dal tipo di materia trattata, anche dai soggetti: il promotore e il recettore. Nel primo caso, quello della contingenza, il promotore può non avere una qualificazione specifica e il recettore è generico; nel secondo caso, quello della non contingenza invece, il promotore è un soggetto qualificato così come lo è, di norma, anche il recettore . Ne deriva, quindi, la possibilità da parte del recettore nel processo non contingente di affermare tutta la propria reazione di opinione, instaurando così un rapporto bilaterale con il soggetto promotore, cosa che invece non si verifica nel caso dell’informazione contingente, dove il rapporto, nonostante sia tra due soggetti opinanti posti sullo stesso livello, è inevitabilmente a senso unico.

3. Sintesi e considerazioni finali.

Enrico Faqui loda il significato “sociale” della terza pagina affermando che favorì “non solamente la diffusione generale della cultura, ma operò in modo benefico sulla stessa arte dello scrivere liberandola da un’eccessiva fedeltà alle norme tradizionali e classiche” , mentre, ritornando al concetto di tempestività, è stato lo stesso Benedetto Croce a dire come le opere periodiche non debbano essere incluse nella storia delle opere letterarie, adducendo come principale motivazione proprio la tempestività, “il fatto che si trovino ad apparire in motivi pratici, non per servire l’arte e la bellezza” . Questa considerazione, per quanto fondata e autorevole, non è da me pienamente condivisibile per quanto riguarda l’oggetto di analisi di questo elaborato: la terza pagina.

Al tempo presente, infatti, le terze pagine e, in linea generale, le rubriche culturali dei periodici non hanno più le stesse caratteristiche delle loro antesignane dell’inizio del Novecento. Sulle pagine di oggi non si trovano, come succedeva allora, articoli di grandi firme, scrittori o filosofi, o romanzi a puntate, non hanno quindi quella pretesa alta di letteratura che Croce contestava. Oggi le sezioni “cultura” del Corriere della Sera o la Repubblica, L’Espresso o Panorama, riportano eventi culturali, mostre, spettacoli teatrali e non si spingono più in là di una recensione sull’ultimo film uscito nei cinema o sul best-seller appena pubblicato. Non hanno nessuna pretesa di fare cultura, ma vogliono solo rendere presente al lettore che una cultura c’è (forse).


  1. F.Fattorello, Teoria della tecnica sociale dell’informazione, a cura di Giuseppe Ragnetti. QuattoVenti, Urbino 2005.
  2. F.Fattorello, op. cit., pag. 149
  3. F.Fattorello, op. cit., pag. 130
  4. E.Faqui, Giornalismo e letteratura, Mursia, Milano 1969, pag. 16
  5. F.Fattorello, op. cit., pag. 112-113

La Comunicazione in una azienda medio-grande analizzata con i metodi della Teoria sociale dell’informazione

Tesina di TECNICA SOCIALE DELL’INFORMAZIONE a cura di Michele Gianfranco Aita

“La Comunicazione in una azienda medio-grande analizzata con i metodi della Teoria sociale dell’informazione”

  • INTRODUZIONE
  • L’AZIENDA
  • ORGANIZZAZIONE
  • PROCESSI DI COMUNICAZIONE AZIENDALE
  • BENEFICI ATTESI DALL’UTILIZZO DELLA TEORIA SOCIALE

INTRODUZIONE

In prima battuta, immaginando una società che sviluppa e realizza tecnologie di telecomunicazione, ci si aspetterebbe che tecnici, impiegati e dirigenti utilizzino il proprio tempo principalmente nella
predisposizione delle strategie di marketing, redazione di offerte, contratti e specifiche, nella progettazione, realizzazione ed esercizio di sistemi ed impianti tecnologici, in generale in attività gestionali, tecniche e commerciali.

In realtà l’attività principale che viene effettuata è la comunicazione: tra colleghi, funzioni aziendali diverse, tra responsabili e coordinati, tra appartenenti ad un gruppo di lavoro, tra rappresentanti sindacali ed impiegati. All’interno dell’azienda è sviluppata una rete di comunicazioni estremamente articolata che a sua volta si estende verso l’esterno, tramite svariati punti di contatto,
raggiungendo clienti, fornitori, società concorrenti, banche, organi d’informazione, parenti ed amici dei dipendenti.

In questo lavoro non vi è la pretesa di schematizzare e catalogare i processi di comunicazione della società in quanto impresa troppo complessa, ma di descriverne alcuni utilizzando la teoria sociale di Francesco Fattorello.

L’AZIENDA: CT S.p.A. – società di tecnologie di comunicazione

La CT S.p.A. (il nome è ovviamente di fantasia) nasce nella seconda metà del XX secolo per sviluppare nuove tecnologie di telecomunicazione. All’inizio l’azienda è costituita da pionieri, ingegneri e sperimentatori che con tecnologie anche non consolidate avviano collegamenti di
telecomunicazioni.

L’azienda si sviluppa rapidamente, anche per la grande richiesta di sistemi e servizi di
telecomunicazione, e di conseguenza anche la parte economica legata alle attività diventa
importante. L’importanza dei servizi resi e la dimensione economica sono tali da portare ad un certo punto ad una svolta: la società di pionieri e tecnici diventa una società da gestire politicamente, chi non è d’accordo deve fuoriuscire e così avviene. I fuoriusciti creano una nuova società caratterizzata da una gestione tecnica.

La CT S.p.A. continua a crescere, aumenta il numero dei suoi impiegati, crescono le infrastrutture, aumenta la dimensione economica. Verso la fine del millennio si ha l’esplosione della borsa e la fine dei monopoli nelle telecomunicazioni, energia. Rapidamente l’esplosione termina lasciando i brandelli delle aziende: la bravura dei manager diventa cercare di raccogliere i beni che le aziende
hanno accumulato nel dopoguerra operando in un mercato protetto.

La CT S.p.A., passa di mano nel nuovo millennio e, quando il salvadanaio è svuotato, rischia di sparire nel nulla.

Ma la gestione politica la salva nuovamente, con un nuovo passaggio di mano dopo cinque anni, tramite l’acquisizione effettuata da un gruppo di gestione finanziaria di società tecnologiche.

La mission della CT S.p.A. diventa quindi creare ritorni agli azionisti, ossia contribuire a mantenere alto il valore azionario ed il ritorno sugli investimenti della società di gestione finanziaria.

ORGANIZZAZIONE DELL’AZIENDA

L’organizzazione dell’azienda è di tipo gerarchico, caratterizzata da un vertice aziendale e figure apicali che rispondono al vertice. Lo strumento grafico per rappresentare la gerarchia è
l’organigramma aziendale che viene comunicato insieme alle Comunicazioni Organizzative ed agli Ordini di Servizio che indicano le persone e relative funzioni, obiettivi, responsabilità ed allocazione nell’organigramma aziendale. Tipicamente, ma non obbligatoriamente, esiste una corrispondenza tra la posizione nell’organigramma e l’inquadramento aziendale. Ragionamento analogo vale per la retribuzione: salvo eccezioni, livelli più alti di inquadramento e posizioni più vicine al vertice nell’organigramma aziendale corrispondono a retribuzioni maggiori.

PROCESSI DI COMUNICAZIONE AZIENDALE

In un’azienda medio-grande i processi di comunicazione sono molteplici, è cosa ardua cercare di elencarli e descriverli senza lasciarne sfuggire alcuni.

Comunicazioni Organizzative ed Ordini di Servizio.

Fanno parte delle comunicazioni di gestione del personale, tipicamente siglate dal capo azienda e vistate dal responsabile del personale oppure emesse dal responsabile del personale.

In questo tipo di comunicazioni si delinea una comunicazione di tipo contingente, ossia la notizia dell’assegnazione di funzione o responsabilità ad una certa persona, ed una comunicazione assimilabile alla comunicazione non contingente: chi dovrà rivolgersi ad una certa funzione aziendale potrà in seguito consultare in ogni momento l’organigramma e gli ordini di servizio così come si consulta un manuale per sapere a chi rivolgersi.

Sino a qualche anno fa tali comunicazioni venivano appese in bacheca, costituendo motivo immediato di aggregazione e commento. Poiché ognuno dispone di una postazione informatica e di un indirizzo di posta, il Mezzo utilizzato è diventato un messaggio di posta elettronica inviato a tutti contenente la scansione elettronica della comunicazione e del grafico firmate e siglate.

Il Soggetto proponente è il vertice aziendale e tutti gli appartenenti all’azienda costituiscono i Soggetti recettori.

Ancora una volta troviamo una conferma della teoria del Fattorello: il Soggetto recettore è opinante e riconoscerà la posizione e funzione solo se aderirà alla formula proposta.

Comunicazione Esterna.

E’ un processo di comunicazione così importante da meritare una struttura aziendale dedicata. Si occupa di rapporti con organi di informazione ed agenzie, di gestione del logo aziendale, della preparazione di eventi, stand, della partecipazione a esibizioni ed esposizioni, della redazione di note informative e del periodico aziendale. Note e periodico costituiscono un mezzo di comunicazione interno oltre che esterno cui si aggiungono le pagine web dell’intranet rivolte esclusivamente all’interno.

La comunicazione effettuata dalla struttura comunicazione adopera una formula di opinione per cui tutte le notizie vengono date in chiave positiva, incluse notizie di assegnazione contratti ad altre aziende anche concorrenti.

E’ interessante soffermarsi su un dettaglio del logo aziendale: caratterizzato da un simbolo grafico seguito dal nome della società e, inizialmente, da una descrizione del tipo di telecomunicazioni sviluppate. Nella prima vendita la descrizione scompare per riapparire dopo la seconda vendita,
diventando “una società di proprietà della società finanziaria” . Non è semplice dire chi sia il soggetto proponente di questo tipo di comunicazione, potrebbe essere il gruppo finanziario acquirente che intende informare gli azionisti dell’avvenuta acquisizione oppure i vertici aziendali che dicono in questo modo “facciamo pare di un grande gruppo”. Il messaggio però arriva anche ai dipendenti e per taluni l’opinione sarà diversa e potendo essere ad esempio “la proprietà dell’azienda è il gruppo finanziario” e quindi un spinta alla deresponsabilizzazione, dovendo lavorare per la proprietà.

Comunicazione tra vertice aziendale e corpo dirigente

Frequentemente il vertice aziendale riunisce dirigenti di più linee o funzioni per analizzare dati economici, situazione vendite, avanzamento attività o progetti. In questi casi il vertice parla ed il corpo dirigente ascolta senza possibilità di replica. Durante l’incontro non esiste contradditorio o la possibilità di discutere modalità alternative di impostazione attività, di allocare diversamente le
risorse o concordare azioni correttive.

In tali contesti non è corretto dire che la comunicazione sia monodirezionale ma occorre osservare che cambia il mezzo è la forma data all’oggetto dell’informazione a seconda della direzione. Nella direzione vertice verso corpo dirigente sarà prevalente l’utilizzo di dati e verbale con tutte le
tonalità della voce mentre nella direzione opposta ci sarà prevalenza nell’utilizzo della postura, dello sguardo ed espressione, dei movimenti.

Comunicazione tra vertice aziendale e corpo aziendale riunito

Questo tipo di comunicazione viene attivato sporadicamente, ad esempio in occasione delle festività natalizie per lo scambio di auguri. La modalità organizzativa prevede la preparazione nella sala mensa di un banco e un pulpito dal quale parla il vertice aziendale, la presentazione di slides. Il personale dipendente della sede è ospitato nella sala e le sedi periferiche sono collegate in
videoconferenza.

Analogamente alla comunicazione tra vertice aziendale e corpo dirigente non esiste contraddittorio: vengono presentati una raccolta di dati economici, descritte alcune iniziative, ascoltate le domande preconfezionate e concordate dalle sedi periferiche e data risposta.

In alcuni casi non sono previste domande da parte della platea, allo scopo viene preparato un banco con un rinfresco. Pertanto terminata la comunicazione viene improvvisamente invitata la platea ad approffittare del rinfresco, impedendo di fatto qualsiasi tipo di intervento o replica.

Le modalità adottate rendono tale comunicazione prevalentemente di tipo contingente ed unilaterale. Quanto rimane nei recettori a distanza di tempo, è la sensazione provata ed il ricordo di alcune promesse che la maggior parte delle volte risultano non venire attese.

Comunicazione tra appartenenti a diversi enti aziendali

E’ la tipologia di comunicazione più frequente in azienda e spesso la più difficoltosa. Consiste
tipicamente nella richiesta che un appartenente ad un ente aziendale fa ad uno o più appartenenti di altri enti aziendali di fare qualcosa. La difficoltà principale è nella diversità di obiettivi e priorità tra gli appartenenti ai diversi enti aziendali. Si pensi ad un addetto alla produzione che chiede l’approvvigionamento di un bene ad un addetto agli acquisti. L’addetto alla produzione avrà necessità del bene quanto prima, mentre l’addetto agli acquisti avrà l’interesse di fare una ricerca di mercato ed una trattativa con i fornitori per avere il massimo sconto o il prezzo più basso (le due cose possono non coincidere).

Le modalità di comunicazione sono numerose e varie. Di seguito un elenco che non vuole essere esaustivo:

  • verbale telefonica
  • verbale andando a trovare il recettore nella sua postazione di lavoro
  • verbale in occasione di un incontro occasionale (nei corridoi, davanti alla macchina del caffè/distributore/mensa/garage, ecc.)
  • verbale durante una riunione (spesso seguita da verbalizzazione scritta)
  • scritta tramite una nota o comunicazione
  • scritta tramite e-mail

Tra queste modalità, la comunicazione tramite e-mail è diventata di gran lunga la più frequente.

Semplice e rapida da attivare, permette multiple destinazioni, comprende tre modalità di indirizzamento dei destinatari (A, CC e CCN), permette di allegare immagini, documenti, programmi.

L’informazione trasmessa tramite messaggi di posta elettronica è di tipo contingente. Nonostante grossi sforzi nel cercare di utilizzare i messaggi e gli allegati organizzandoli in cartelle, archivi,
argomenti, clienti e progetti, si ottengono risultati insoddisfacenti nel descrivere o sintetizzare un argomento tramite i messaggi inviati per posta elettronica così come nel ricercare le informazioni che interessano a distanza di tempo.

La semplicità e facilità nel preparare e inviare un messaggio di posta elettronica ha come
contropartita degli aspetti negativi: mentre una comunicazione verbale può essere adeguata (mitigata oppure accentuata) dal comportamento del soggetto recettore, l’e-mail è come una cannonata: una volta emessa è difficile e non sempre rapido vederne gli effetti.

La quantità di e-mail che arrivano quotidianamente è in continua crescita. Si è passati nel tempo dal riceverne qualcuna in una settimana a diverse decine al giorno, per taluni anche un centinaio. La prima reazione difensiva è il rafforzamento della barriera, con diverse modalità: utilizzando sistemi automatici per instradare i messaggi pubblicitari o indesiderati (SPAM) in apposite cartelle, non considerando le mail in cui si è in copia CCN / CC, le mail ricevute da colleghi in posizioni gerarchiche inferiori o pari, ecc.

Taluni hanno la seguente convinzione: è importante scrivere ed inviare il messaggio di posta elettronica, mentre che il destinatario non legga o non dia seguito a quanto scritto, è di importanza secondaria. E’ la comunicazione di chi ha interesse nell’apparire e non nel fare o ottenere risultati, ovvero è la negazione della comunicazione.

La comunicazione diviene efficace solo se il destinatario, soggetto recettore, condivide gli intenti dell’informazione ed aderisce alla formula proposta. Allo scopo è indispensabile che il soggetto promotore consideri, del destinatario, le modalità di funzionamento della funzione aziendale, gli obiettivi preposti, i mezzi a disposizione, la possibilità di dar seguito a quanto richiesto, il livello culturale.

BENEFICI ATTESI DALL’UTILIZZO DELLA TEORIA SOCIALE

Per poter ipotizzare i benefici che potrebbero derivare dall’applicazione della teoria sociale dell’informazione occorre dapprima valutare la modalità di comunicazione attuale.

Interconnessioni nella formula

La verifica dell’interconnessione della formula nella comunicazione utilizzata dal vertice aziendale può essere fatta analizzando gli obiettivi posti al corpo dirigente ed ai responsabili di funzione e la modalità organizzativa adottata.

Le caratteristiche principali risultano essere le seguenti:

  1. Obiettivi di risultato: vengono dati obiettivi non basati su valutazioni oggettive che
    normalmente risultano essere irraggiungibili e quindi non raggiunti
  2. Obiettivi delle funzioni: gli obiettivi dati alle diverse funzioni sono normalmente in
    contrasto tra di loro
  3. Modalità organizzativa: volta alla puntualizzazione dei rapporti gerarchici tra le posizioni apicali e non finalizzata a favorire l’attività produttiva
  4. Ripartizione del lavoro: caratterizzato da duplicazione delle attività e lacune funzionali: determinate attività necessarie sono senza assegnazione

La valutazione che ne consegue è l’assenza di chiusura, almeno a livello di comunicazione del vertice, della formula di comunicazione. I motivi ipotizzabili sono almeno due:

  1. la conoscenza insufficiente dei meccanismi del processo di comunicazione
  2. la volontà di nascondere le scarse competenze manageriali evitando il confronto con pari grado e coordinati.

Obiettivi e modalità organizzative sopra descritti hanno come conseguenza condizioni di sovraccarico di lavoro per taluni e l’impossibilità di adempiere a quanto richiesto o desiderato (la cosiddetta coperta troppo corta) e vuoto lavoro per altri.

Entrambe le situazioni sono causa di stress e mortificano la maggior parte delle persone con
conseguenze che si estendono anche al di fuori dell’ambito lavorativo.

L’applicazione della teoria avrebbe come conseguenza il miglioramento dell’organizzazione ed una migliore efficienza dei processi produttivi a spese di un minor potere di chi occupa posizioni apicali per motivi diversi dalla capacità o merito.

Ipotesi per l’introduzione del processo di comunicazione fattorelliano

Nella CT S.p.A., analogamente alle altre aziende di pari dimensione e tipologia, viene data rilevanza alla formazione.

In particolare nel settore che si occupa di Risorse Umane è definita l’area Formazione con relativo budget ed il sistema informatico aziendale prevede la registrazione delle esigenze di formazione e la formazione effettuata da ciascun dipendente.

Il punto di partenza è riuscire a far comprendere a chi ha la responsabilità di gestire la formazione ed alle figure apicali aziendali i benefici attesi dall’utilizzo della teoria fattorelliana.

L’area Formazione è caratterizzata da un elevato livello culturale ed è ben disposta ad introdurre nuovi processi formativi. La difficoltà maggiore è con le figure apicali, spesso focalizzate nel contenimento dei budget ritenuto ottenibile tramite effettuazione della sola formazione obbligatoria (ad esempio per la sicurezza). La dimostrazione dei benefici attesi va pertanto effettuata in termini di saving ottenibili oppure in termini di maggiori introiti/redditività delle attività aziendali.

Raggiunta la convinzione dell’opportunità di una formazione sul processo di comunicazione
fattorelliano, l’area Formazione dispone delle competenze e dell’esperienza necessaria per
organizzare una serie di corsi articolati per dirigenti, quadri ed impiegati.

Così è se vi pare !

Tesina di Alessio Colantoni

“Così è se vi pare !”

Premessa

Prima di iniziare la trattazione del tema che ho scelto per questo lavoro vorrei fare alcune considerazioni riguardo il corso e spiegare cosa mi ha portato a scegliere questo tema.

Quando mi fu proposto di partecipare al corso ero molto scettico poiché lontano dai miei studi e pertanto non ritenevo potesse interessarmi credendo si trattasse di
un mero corso di comunicazione, ma decisi comunque di accettare attratto dalla
possibilità di avere un certificato riconosciuto a livello internazionale.

Questa mia idea del corso però venne smentita dalla prima lezione, in cui parlammo di tutto tranne che di comunicazione toccando tematiche che mai avrei immaginato e che addirittura sminuivano il potere della comunicazione, perciò mi chiesi “se la comunicazione non ha tutto questo potere che le si attribuisce, a cosa serve questo corso di comunicazione?”.

La risposta del Prof. Ragnetti, che era appena tornato da uno degli incontri sul Tibet riservati ai pochi eletti come lui fu, “la comunicazione e il modo di comunicare può influenzare e modificare le nostre opinioni, ma solo l’educazione è in grado di influenzare i nostri comportamenti”.

Questa risposta, nonostante risalga ad una delle prime lezioni, mi fece comprendere il significato del corso e l’importanza di un elemento che mai avevo ritenuto importante, l’opinione!

Perciò ho deciso di approfondire questo tema, l’opinione, prendendo alcuni spunti dalla visione di Pirandello sulla soggettività della realtà e dell’io.

Per concludere le mie considerazioni sottolineo come questo corso in realtà non
mi ha insegnato niente che già non sapessi ma ha messo in evidenza concetti che non sapevo di sapere.

L’opinione questa sconosciuta!

Quando parliamo di opinione ci riferiamo a qualcosa di opposto alla certezza la quale deriva da uno stato d’animo “di riposo” pur sempre soggettivo, cioè la certezza è la coscienza di una verità soggettiva che può essere differente dalla verità di qualcun altro; la certezza spesso si confonde con la convinzione ma questa non si fonda su un evidenza dell’oggetto bensì deriva dall’adesione totale ed irrazionale ad una opinione.

L’opinione è la propria conoscenza di fatti contingenti. Cosa significa?

L’opinione nasce dal dubbio, da uno stato di incertezza, dalla mancanza di una verità riconosciuta, questo stato d’animo porta le persone alla ricerca di verità e quindi alla formulazione di giudizi di opinione.

Quindi l’opinione è un punto di vista, un modo personale di spiegare un fatto, una idea di verità; questi elementi la caratterizzano come provvisoria ed estremamente soggettiva, dipendente dallo specifico stato d’animo di quel momento, perciò come dice Platone è una falsa verità destinata a mutare.

Le opinioni sono valide nello specifico momento in cui vengono espresse condizionate dallo specifico stato d’animo e contesto ma non è detto che queste
rimangano tali in altri contesti o che addirittura esse rappresentino veramente il
proprio pensiero.

Essa non si costituisce di valori, credenze, conoscenze forti ma soltanto di stereotipi determinati soprattutto dal gruppo o gruppi a cui si appartiene e dai processi informativi che mirano a generare determinate opinioni, è qui che la comunicazione e l’informazione agisce e manipola fino a generare convinzioni.

Questa debolezza dell’opinione spiega appunto come questa sia suscettibile a frequenti cambiamenti dovuti a fattori come gli avvenimenti della vita quotidiana, il diffondersi di nuove idee, nuovi movimenti e, ciò che più ci interessa ma che non approfondiremo, i mezzi d’informazione come la radio, la televisione, il giornale.

Questi mezzi agiscono sull’opinione delle persone, ovvero sull’opinione pubblica,
attraverso la manipolazione delle informazioni a seconda dell’interesse e del valore che vogliono attribuirgli; le informazioni date da un giornale, per esempio, solitamente sono diffuse secondo l’orientamento politico dei lettori per cui queste saranno esattamente come il lettore, da noi chiamato soggetto recettore, le vuole e in queste esso si rivede e trova conferma delle proprie opinioni generando così in esso la convinzione. Quindi perché ci sia comunicazione è necessario che ci sia
convergenza di interpretazione del fatto tra promotore e recettore.

Questo è il grande potere ma anche il grande limite della comunicazione.

I mezzi di comunicazione agiscono sulle opinioni ma non sono in grado di influenzare i comportamenti, come appunto dicevamo all’inizio; l’esempio portato frequentemente dal Prof. Ragnetti è il voto politico.

Quindi concludendo possiamo affermare che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, cioè molto spesso a dichiarazioni verbali non corrispondono le azioni.

L’opinione pubblica.

A proposito dei mezzi di informazione abbiamo accennato all’opinione pubblica, cosa intendiamo.

In una accezione sociologica il termine “pubblico” indica un gruppo non organizzato con determinate caratteristiche, una collettività. Il soggetto dell’opinione pubblica è quindi l’insieme delle persone che hanno un’opinione tra loro condivisa, non è necessario che queste si conoscano o siano in contatto e perciò lo definiamo come gruppo non organizzato.

La condizione affinché un’opinione sia condivisa da una collettività è che questa
riguardi un oggetto noto, conosciuto, non privato e di interesse a molte persone
altrimenti, spesso, queste non sono portate a formulare opinioni a riguardo ed infine necessità di posizioni contrastanti a questa altrimenti si trasforma in una credenza profonda.

I soggetti dell’opinione pubblica sono definiti: “soggetti attivi”, cioè quelli che definiamo soggetti promotori dell’informazione, coloro che hanno una propria opinione riguardo gli avvenimenti e cercano di interpretarli nel modo più originale e non sulla base di luoghi comuni; solitamente questi soggetti corrispondono a gruppi che condividono interessi o ideali politici, religiosi, economici e che necessitano della condivisone e adesione di massa ricercata proprio attraverso
l’utilizzo dei mass-media con i quali non può comunicare la realtà ma soltanto trasmettere la sua forma, l’opinione, in modo che il soggetto recettore la comprenda e quindi aderisca.

“Soggetti passivi”, coloro che si limitano ad accettare o rifiutare l’interpretazione proposta, anche i soggetti recettori opinano nel momento in cui aderiscono o meno alle opinioni proposte sulla base dei propri valori e della propria cultura. 

Tanto i promotori che i recettori sono protagonisti del rapporto d’informazione
poiché essi rappresentano il pubblico, sostengono l’opinione dei promotori ma non
solo, questa distinzione dei soggetti non è così netta come appare ma si tratta di un
rapporto circolare in cui anche un soggetto recettore può diventare promotore.

Possiamo notare come, qualsiasi sia il tipo di soggetto considerato, si parla sempre di gruppo e non di individuo, quasi ad intendere che non esiste una propria opinione ma soltanto un’opinione comune a più persone e allora cosa succede se una persona appartiene a più gruppi con opinioni contrastanti. Questa sosterrà le opinioni che più salvaguardano i suoi interessi e ciò sottolinea ancora una volta
come sia volatile l’opinione in quanto non si mantiene costante ma varia al variare dei propri interessi, anche qualora sia generata da valori radicati in gruppi organizzati; la condivisone delle opinioni deriva dalla personalità e acculturazione dell’individuo.

Nasce così un problema, l’individuo è tale in quanto individuo, oppure, in quanto relazione con altri individui?

Chi siamo?

Dall’alto della mia presunzione ho sempre ritenuto che Alessio fosse Alessio, uno ed unico per tutti, e non nego che in fondo ancora ci credo o forse ci spero; ma in questo corso ho dovuto rivedere, mio malgrado, molte delle mie posizioni.

Più precisamente ho sempre sostenuto che ognuno di noi adatti i propri comportamenti alle circostanze in base al proprio interesse, esattamente come il soggetto promotore manipola la realtà in base al soggetto recettore,

“l’individuo impara prestissimo ad essere cose diverse con persone diverse”. (Cooley)

ma che tutto ciò non andasse oltre la finzione, che anche modificando i propri atteggiamenti a seconda dell’ambiente contingente le proprie opinioni rimanessero immutate; ciò che penso sia giusto lo è sempre in ogni momento, non è così.

Spesso le relazioni con altri individui influenzano le tue opinioni fino a farle cambiare, soprattutto se sono in molti a contraddire la tua opinione, l’influenza della massa è innegabile; con ciò non si vuole negare l’esistenza di opinioni c.d. cristallizzate che rifiutato l’influenza dell’ambiente contingente.

Uno, nessuno, centomila.

Ho sempre ritenuto affascinante la visione relativista della realtà di Pirandello e per questo ho deciso di riprendere il suo pensiero in questa trattazione perché “secondo me” è colui che meglio ha colto ed espresso il significato di realtà.

Quando abbiamo definito l’opinione abbiamo parlato di una “propria realtà” dettata soprattutto dal particolare stato d’animo di quello specifico momento e anche quando parliamo di certezza non possiamo trascendere da un concetto soggettivo.

Queste considerazioni portano Pirandello a rivedere anche l’oggettività dell’io, dell’individuo interpretando questo concetto nel protagonista dell’opera Uno, nessuno e centomila, Vitangelo Moscarda, che dapprima si considera unico (Uno) e poi attraverso le relazioni con gli altri percepisce come questi lo considerino in modi differenti dal suo e tra di loro, individuando in lui Centomila se stesso, giungendo così a concepirsi un nulla (Nessuno); Vitangelo cercherà disperatamente di distruggere queste centomila immagini che la gente ha di lui, ma finirà per essere considerato pazzo perché non è possibile distruggere le immagini che gli altri hanno di lui.

Secondo Pirandello la “persona” è una maschera con cui l’individuo si presenta a se stesso, non esiste però la sola forma che l’io dà a se stesso; nella società esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione l’io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno».

Si evince come il rapporto Io/Altro è centrale, in ogni Io sono presenti anche diversi Io percepiti in centomila prospettive differenti e allora “l’Io si configura anzitutto come relazione” (Heidegger):

“Non solo l’io può comprendere se stesso solo attraverso gli altri, ma di più, in qualche misura, esiste esclusivamente attraverso gli altri. Già la riflessione sul nostro linguaggio esprime perfettamente questo paradosso: io non vedo me stesso che allo specchio, cioè riflesso in un’immagine. l’unico modo per indicare cosa sono io è parlarne, ma la parola “io” può essere determinata soprattutto in riferimento alla parola “tu” a cui si rivolge e non in se stessa. L’io si determina e si costituisce in relazione a se stesso”. (Andreoli)

Il mezzo con cui si instaura una relazione è quindi il linguaggio ed è questo che fa dell’individuo un soggetto, un “io”; il linguaggio ha senso in quanto relazione (verbale o non verbale), il linguaggio esiste in quanto esiste la relazione.

“Comunico ergo sum”.

“Dove vi è un uomo ve ne sono altri che sono in relazione reciproca mediante concetti veicolati da segni. Ebbene, questa relazione reciproca è il linguaggio, senza il quale l’uomo non può esistere”. (Fichte)

Il linguaggio rende oggettiva la realtà, rende possibile rappresentare l’esperienza in oggetti identificabili.

“E’ nel e attraverso il linguaggio che l’uomo si costituisce come soggetto; perché solo il linguaggio fonda in realtà, nella sua realtà il concetto di ego”. (Benveniste)

Possiamo allora affermare che il nostro modo di comunicare, il nostro linguaggio identifica i nostri centomila “io” e soprattutto il modo in cui il nostro linguaggio viene percepito e compreso fa si che esistano non “Uno” Alessio ma realmente esista “Nessuno” Alessio, l’io è l’espressione di uno specchio la cui luce è il nostro linguaggio.

“Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di se; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per se, del mondo com’egli l’ha dentro?” (Pirandello)

In questo passaggio di sei personaggi in cerca d’autore Pirandello si chiede come
possiamo intenderci se le parole assumono un senso che dipende dal mondo che è
dentro di noi. 

Dunque le parole, il linguaggio sono il mezzo con cui si configura l’Io che tutta via
avrà sempre bisogno di un soggetto “tu” per legittimare il suo essere “Io”.

“E allora, l’opinione individuale per sua natura non può che essere collettiva, senza pubblicità l’opinione non sarà mai nata e, pertanto, non potrà mai esistere. Sono gli altri che nel loro essere altro da me mi autorizzano e legittimano il mio “secondo me…a mio giudizio…a mio modo di vedere..” , me….mio…mio modo…, che non potrei neppure pronunciare se non fosse certo dell’esistenze de tuo…loro…” (Prof. Ragnetti).

Francesco Fattorello il “Rivoluzionario della Comunicazione”

donald-trump-usa-780x598Senza dover necessariamente scomodare Tolomeo, Copernico e Galileo Galilei, possiamo senz’altro convenire sul fatto che molto spesso  gli inventori, i ricercatori scientifici, i liberi pensatori e gli innovatori in generale, hanno la capacità di precorrere i loro tempi e di immaginare il futuro. Quanto da loro lucidamente ipotizzato,  dopo un certo tempo  puntualmente si realizza non appena si rendono disponibili adeguati “strumenti “ che prima di quel momento non erano stati ancora inventati.

Questa invidiabile capacità di immaginare “ciò che sarebbe stato” e di teorizzare di conseguenza, era evidentemente  posseduta anche dal Professor Francesco Fattorello quando oltre settant’anni fa’ egli arrivò a formulare la “Tecnica sociale dell’informazione” quale supporto imprescindibile ad ogni forma di comunicazione.

Oggi poi, grazie allo sviluppo del Web, dei motori di ricerca e dei Social Media è possibile verificare quanto sia stata e sia tutt’ora  “Rivoluzionaria” la teoria fattorelliana sulla comunicazione sociale.

Il nucleo centrale, l’assunto principale della “Tecnica Sociale”  consiste nello studio approfondito del “soggetto recettore” un essere dotato di capacità cognitive e di una propria, personale,   visione del mondo; un concetto totalmente rivoluzionario e diametralmente contrapposto ai convincimenti dei più noti ricercatori e studiosi di comunicazione di scuola anglosassone dei primi anni 40, i quali intendevano il processo comunicativo ideale sostanzialmente come un meccanismo predeterminato di trasmissione di un messaggio, più o meno esplicito,  verso un bersaglio inerme (target), il quale non poteva aver scampo, e supinamente si lasciava condizionare  da quanto gli veniva comunicato.

I recenti  successi ottenuti da alcune importanti campagne di comunicazione, prima tra tutte quella commissionata dai collaboratori di Donald Trump alla società inglese “Cambridge Analytica” in occasione delle recenti elezioni presidenziali USA, sono da considerarsi la validazione definitiva e inequivocabile della “Tecnica Sociale dell’Informazione“ di Francesco Fattorello, in quanto tutte le azioni di comunicazione messe in campo sono conseguenti allo studio approfondito del “soggetto recettore” attraverso una imponente mole di dati provenienti dai motori di ricerca, dai social media, dai questionari on–line. Tali strumenti  sono stati in grado di profilare, in modo pressoché perfetto, i gusti, le tendenze, il modo di essere, le appartenenze, i desideri e, soprattutto, le aspettative delle diverse persone. Il tutto ha reso possibile formulare messaggi, nella forma più adatta e coerente, tali  da essere accettati e condivisi dal destinatario poiché rientranti nel suo linguaggio e  in sintonia con le aspettative ben presenti nel cittadino- elettore.

Stiamo assistendo, quindi, ad una vera e propria rivoluzione e cambio di paradigma rispetto alle convinzioni del passato riguardo i meccanismi che regolano la comunicazione sociale; Francesco Fattorello lo aveva capito già tanto tempo fa’ ma solo adesso, grazie ai nuovi strumenti di interpolazione dei dati e di profilazione degli utenti di rete Web, possiamo affermare che la sua Teoria era ed è tutt’ora riferimento obbligato  per tutti coloro che debbono pensare ed attivare strategie di comunicazione a qualsiasi livello e per i più diversi contenuti.

di Marco Cuppoletti

Ordinario dell’Istituto di comunicazione Francesco Fattorello

Tecnica Fattorelliana Pura

comunicazione-politica-14-1024x731Un chiaro esempio (e quale esempio!!) di corretta applicazione alla Comunicazione politica della impostazione teorica fattorelliana.

L’applicazione pratica della teoria della Tecnica sociale dell’Informazione alla campagna elettorale del 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, ha dimostrato ancora una volta la sua indiscussa e concreta efficacia.

Lo studio il più approfondito possibile di acculturazione e conseguenti attitudini sociali del Soggetto recettore (in tal caso cittadino elettore) ha permesso a Donald Trump di sovvertire ogni pronostico a lui avverso e risultare vincitore di una contesa al limite dell’impossibile.

Tutte le nostre considerazioni ovviamente non riguarderanno la persona o i principii che connoteranno l’azione politica del nuovo Presidente americano.

Quello che ci interessa esaminare e capire, sono gli aspetti fondamentali della sua comunicazione, a prescindere da tutto ciò che potrà mettere in atto da oggi in avanti.

Non possiamo e non vogliamo cadere nell’errore più comune che l’Informazione, più o meno libera, continua a fare: quando il personaggio. per motivi diversi non ci piace, tutto quello che fa è sbagliato! Ma sappiamo bene che un giudizio d’opinione è l’antitesi di un giudizio certo; è quanto di più soggettivo e mutevole che il pensiero umano possa produrre e dobbiamo impegnarci tutti contro il malvezzo giornalistico di far passare per certezze quelle che sono invece banali opinioni e ,pertanto, prive di qualsiasi validità. Ho sempre detto ai miei studenti che se venissi chiamato “opinionista” ne sarei profondamente offeso. E allora noi che siamo gli eredi e diamo continuità alla prima Scuola italiana di Comunicazione, intendiamo affrontare il “problema della vittoria elettorale di Trump” scientificamente, dal punto di vista di studiosi che vogliono indagare sulla corretta applicazione dell’impostazione teorica di Francesco Fattorello che pur pensata e descritta 70 anni fa’, risulta essere ancor oggi una vera e propria rivoluzione nel campo dell’Informazione e della Comunicazione.

Fattorello subito dopo la fine della seconda guerra mondiale rimette in discussione il “clima culturale” sull’Informazione in cui si era trovato a vivere durante le due dittature e ormai cristallizzato anche in Europa secondo l’approccio anglosassone.

Francesco Fattorello fu il primo studioso dell’informazione e della comunicazione ad andare controcorrente. Anticipando di oltre mezzo secolo quella che sarebbe stata poi l’impostazione teorica adottata in tutto il mondo, grazie all’avvento delle nuove tecnologie informatiche, ebbe il coraggio e la determinazione di destrutturare le più accreditate teorie di oltreoceano. E lo ha fatto in un periodo, il primo dopoguerra, in cui tutta l’élite culturale e tutta l’Accademia del nostro Paese accettava acriticamente impostazioni “esotiche”, suggestive quanto si vuole, ma prive di qualsiasi humus scientifico. I risultati pragmatici permettevano agli Americani di insistere nelle loro assurde impostazioni senza porsi troppe domande teoriche e ai nostri “accademici” di inchinarsi ossequiosi di fronte a cotanto ingegno.

Francesco Fattorello non si uni’ al coro dei replicanti ma volle analizzare a fondo e capire il fenomeno giungendo a conclusioni diametralmente opposte.

E arriva così alla sorprendente intuizione e alla coraggiosa elaborazione della sua Teoria della Tecnica Sociale dell’Informazione. Ecco, allora, che dallo strapotere dell’Informazione, impostazione teorica ancora oggi dura a morire, emerge una visione rivoluzionaria che stravolge le logiche di un sistema rigidamente configurato in funzione di una relazione comunicativa fortemente asimmetrica.

Per il nuovo pensiero fattorelliano gli attori del processo comunicativo sono “soggetti” entrambi dotati di facoltà opinanti e quindi di pari dignità.

Non c’è più un tiratore scelto che colpisce l’uomo-bersaglio-target, ma vi sono due soggetti attivi che reagiscono ai numerosi stimoli ricevuti, sulla base delle proprie facoltà opinanti e delle personali attitudini sociali prodotte dalle diverse e determinanti acculturazioni.

L’approccio teorico fattorelliano rappresenta una visione di una incredibile modernità e , ci sembra, poter fornire una risposta adeguata alle crescenti esigenze di informazione e comunicazione che connotano le società democratiche di oggi.

A distanza di 70 anni dalla sua prima elaborazione, l’impostazione teorica fattorelliana è ormai adottata in tutti i paesi del mondo, anche e soprattutto nel mondo anglosassone ormai totalmente allineato con le nostre posizioni, così come la campagna elettorale di Donald Trump ha chiaramente dimostrato.

La Tecnica Sociale dell’Informazione è l’unica teoria italiana del settore, formulata su rigorose basi scientifiche.

E’ una costruzione metodologica profondamente radicata nella tradizione culturale europea proprio perché si basa sul presupposto che non possa esistere una impostazione teorica sulla comunicazione sempre valida ed applicabile a qualunque recettore ma che una metodologia sui processi di interazione tra chi promuove e chi riceve la comunicazione, debba necessariamente essere tarata sul recettore.

Ecco allora il recettore non più oggetto passivo della comunicazione che diviene, a sua volta, un soggetto opinante di pari dignità che interagisce sempre e comunque con il promotore, all’interno di una complessa dinamica sociale. Da qui l’apporto fondamentale di una Tecnica Sociale che ricerca l’adesione e quindi il consenso dei destinatari sulla base delle loro attitudini sociali.

Attitudini sociali intese come disponibilità ad accettare le opinioni proposte, a seconda della propria acculturazione, intendendo per acculturazione tutto ciò che l’ambiente sociale ha, inevitabilmente, trasferito nell’arco di tutta una vita a qualsiasi essere umano. La Teoria della Tecnica Sociale si pone in netta antitesi con l’impostazione teorica anglosassone che per decenni ha inteso far leva sulla psiche dell’individuo attribuendo alla comunicazione  in senso lato capacità di “persuasione occulta” in grado di condizionare i comportamenti dei destinatari.

E  infine,  sappiamo che molti autori  hanno già spiegato il successo della comunicazione on-line , concentrandosi sul ruolo attivo di tutti i partecipanti e siamo certi che il modello della Tecnica Sociale può sostenere e rafforzare tali  risultati, fornendone i presupposti teorici.

di Giuseppe Ragnetti

Direttore dell’Istituto di comunicazione Francesco Fattorello

Lectio Mirabilis alla LUMSA

foto LUMSA 2

foto 2: il prof Ragnetti all’opera

Quando l’allievo supera il maestro!

Il Prof. Daniel Della Seta titolare dell’insegnamento di Teorie e Tecniche del linguaggio giornalistico al Corso di Laurea in SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE E MARKETING, all’Università LUMSA di Roma, non ha dimenticato il contributo formativo acquisito diciotto anni fa all’Istituto Fattorello. E allora ha voluto invitare il prof Ragnetti che era stato all’epoca suo “maestro”, a presentare la figura e l’opera di Francesco Fattorello agli studenti Lumsa.

foto LUMSA 1

foto 1: i preparativi …

Nella foto 1: i proff. Della Seta e Ragnetti in “Preparativi tecnici di lezione”  Nella foto 2:  Il prof Ragnetti all’opera. Nella foto 3: ma che bell’aula!

Gli studenti della Lumsa, belli e bravi, sono fortemente coinvolti e seguono con grande interesse e attivo coinvolgimento gli innovativi contenuti proposti.

A fine incontro su indicazione del prof Della Seta, tutti si sono dichiarati d’accordo per replicare appena possibile la lezione fattorelliana.

foto LUMSA 3

foto 3 – Ma che bell’Aula !

Noi tutti, seguaci degli insegnamenti dell’Istituto Fattorello, esprimiamo la più viva soddisfazione perché, ancora una volta, la nostra impostazione di studi sulla comunicazione ha ottenuto il consenso e l’adesione piena anche “fuori casa”!

Corso istituzionale di “Comunicazione” – 2016

Istituto_Fattorello FBl’appuntamento più atteso della settimana:

I LUNEDI’ DELLA COMUNICAZIONE AL “SERAFICO”
il piacere di ascoltare, conoscere, capire per comunicare

L’Istituto Francesco Fattorello in Roma, la prima Scuola di comunicazione in Italia, propone ogni settimana una full immersion relazionale e comunicativa

Dal 1° febbraio 2016 a fine giugno, tutti i lunedì dalle 17.30 alle 21.00, ti aspetta il Corso di “SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE” con le seguenti aree tematiche:

  • Teoria della Tecnica sociale dell’Informazione
  • Scienze dell’Opinione
  • Tecniche della comunicazione scritta e orale
  • Rapporti interpersonali e comunicazione non verbale
  • Modalità relazionali: controllo delle barriere e sviluppo delle competenze comunicative
  • L’arte dell’ascolto e la sua funzione comunicativa
  • I linguaggi della comunicazione
  • Marketing e comunicazione politica
  • Promozione dell’Immagine e Tecniche operative
  • Funzioni aziendali e comunicazione organizzativa

La valutazione finale degli iscritti all’Istituto Fattorello individua anche la loro attitudine e disponibilità a:
– sviluppare rapporti interpersonali positivi
– comunicare in maniera chiara ed efficace in ogni possibile occasione
– gestire senza conflittualità i gruppi di lavoro
– contribuire in maniera creativa agli aspetti interattivi della didattica
– farsi carico di studi e ricerche di apprendimento, per argomenti di particolare interesse, su stimoli forniti dal docente
– presentare in aula relazioni su ricerche effettuate
– socializzare in senso lato
– affrontare situazioni e problemi in ottica propositiva, anche con l’individuazione di piccole innovazioni

Il nostro 70° Corso annuale dà continuità all’insegnamento della Tecnica Sociale dell’Informazione, già impartito dal prof. Francesco Fattorello presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, sin dal 1947.

La validità scientifica della nostra proposta formativa è garantita dalle originali metodologie dell’Istituto, unica Scuola regolarmente autorizzata e legittimata ad approfondire e diffondere l’impostazione teorica fattorelliana, anche attraverso l’attivazione di regolari Corsi didattici.

I nostri Corsi, nel pieno rispetto della volontà espressa dal prof. Fattorello prima e dai suoi eredi poi, non hanno subito discontinuità di nessun genere, consentendo in tal modo lunga vita alla prima Scuola italiana del settore.

L’Istituto è diretto dal prof. Giuseppe Ragnetti che ha contribuito alla diffusione della “Teoria della Tecnica sociale dell’informazione” in ambito universitario, attraverso il suo insegnamento presso il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione e presso la Laurea Specialistica in Editoria Media e Giornalismo dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino e presso altre Università italiane, nonché in prestigiosi contesti quali SSAI – Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, Questure, Prefetture, Scuola di Polizia Giudiziaria, Scuole di Formazione politica, Corsi di Comunicazione per le Forze dell’Ordine, Enti pubblici e Organizzazioni private.

Il prof. Ragnetti, garante della coerenza e correttezza delle diverse discipline nei confronti dell’impostazione teorica originale dell’Istituto, è coadiuvato da un équipe di Docenti, tutti ex allievi dell’Istituto stesso.

Con 70 anni di tradizione scientifica alle spalle e con tutta la responsabilità che ne deriva, adeguando tuttavia costantemente gli strumenti didattici e gli obiettivi della ricerca alle esigenze dei tempi e, talvolta, anticipandone l’evoluzione, l’Istituto si propone di fornire ancora oggi il bagaglio culturale indispensabile ai “maestri della comunicazione” ed a tutte le attività che si avvalgono delle migliori abilità relazionali e comunicative.

Una corretta comunicazione , comprendere e farci comprendere, ci dà forza, coraggio, voglia di fare, ci rende attori-protagonisti della nostra vita, ci permette di aiutare gli altri e noi stessi.

Se vuoi intraprendere uno dei tanti “mestieri della comunicazione” o più semplicemente superare i ”blocchi della comunicazione” e la paura del parlare, se vuoi acquisire maggiore autorevolezza, assertività e capacità di ascolto, se vuoi guadagnarti la stima e la considerazione dei tuoi interlocutori e ottenerne condivisione e consenso o, ancor di più, se vuoi aumentare la stima di te stesso e la fiducia nelle tue potenzialità allora è questo il Corso che stavi cercando.

La Sede didattica del Corso è presso la:
Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura
Istituto Seraphicum
Via del Serafico,1 – 00142 Roma-Eur
(raggiungibile con la METRO B capolinea Eur- Laurentina)

Per informazioni: segreteria telefonica allo 06-95.24.188 (lasciare nome e telefono e sarete richiamati) o per telefono al 335-833.42.51 (prof. Giuseppe Ragnetti) o al 329-63.22.430 (prof.ssa Alessandra Romano) o via posta elettronica a: info@istitutofattorello.org oppure a gragnetti@tiscali.it

Locandina Corso Fattorello

Anche per questo anno accademico l’Istituto Fattorello ha attivato la convenzione con l’Associazione internazionale AIESEC per la formazione dei loro iscritti particolarmente interessati ai temi della comunicazione.

L’attuale presidente di AIESEC Federica Di Iulio è stata allieva del corso del Fattorello nell’anno 2015.

Francesco Fattorello: studioso dell’informazione che ha fatto scuola

Francesco Fattorello: studioso dell’informazione che ha fatto scuola

di Giuliano Martino

Pordenone si racconta – Settembre 2015

Seminario di Ariccia – Fine Corso 2015

SEMINARIO INTENSIVO DI “TECNICHE RELAZIONALI E COMUNICATIVE”

Il tradizionale Seminario di fine Corso si è tenuto il 12 e 13 settembre 2015 ad ARICCIA, splendida località dei Castelli Romani ricca di storia edi ….porchetta!!!

Il programma intenso ma variegato ha suscitato grande interesse e coinvolgimento.

Si è parlato, soprattutto, dell’ Immagine e dei suoi percorsi, data la grande attualità dell’argomento e la sua importanza in tutte le relazioni umane.

Il vivace dopocena con i “Creativi all’opera” ha portato un pieno di sana e incontenibile allegria, contribuendo ad attenuare la tristezza per la fine del nostro Corso 2015.

Il Seminario proposto è parte integrante delle attività culturali e didattiche riservate agli iscritti all’Istituto Fattorello. La partecipazione è stata, pertanto, a titolo completamente gratuito.

Panoramica casa divin maestro