Quotidianamente assistiamo ad una filiera di contenitori televisivi, e molti di essi con un occhio attento su casi di violenza, in particolare, femminili. Messaggi fuorvianti, che nulla riguardano il contesto narrato. Qualunque spettatore attento ne percepisce, da subito, l’errore.
Chi segue, codifica quanto ricevuto. Capita, invece, di trovarsi dinnanzi a strumentalizzazioni (anche) linguistiche, assistendo a narrazioni televisive distorte dal realismo per puro accento sensazionalistico. La vittima è la vittima. La violenza è la violenza.
La fedeltà narrativa è indispensabile, non bisogna in alcun modo travalicare aspetti oggettivi e soggettivi della storia. Chi la produce potrà vincere al primo atto, subito dopo sarà un boomerang infelice creando una bolla di false verità.
Ed eticamente, non è corretto nei confronti di chi vive una condizione esistente di fragilità.
Giorgia Butera