Due diversi Universi

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO” URBINO – Corso di Laurea specialistica in Editoria Media Giornalismo – Tecniche di relazione – Prof. Giuseppe Ragnetti

“Due diversi Universi”

a cura di Silvia Martinelli

L’amore è un sentimento. Che cos’è un sentimento? È un processo molto difficile da spiegare che include noi stessi, l’uomo che scegliamo come nostro partner  e tutto un insieme di esperienze vissute che hanno inevitabilmente segnato il nostro essere,  il modo in cui ci rapportiamo agli altri e in questo specifico caso all’uomo che ci sta di fronte. Parlo di uomo perché sono una donna appunto, ma non mancherò di spiegare anche il punto di vista dell’uomo.  Anche l’amore è comunicazione, anzi lo è principalmente  e come ben sappiamo noi studenti di EMG, parlando di comunicazione non possiamo prescindere dall’interlocutore e dal suo punto di vista.

Questa è un’analisi del rapporto uomo/donna partendo da un nuovo presupposto. Nuovo presupposto che sto cercando di fare mio. Dopo aver seguito le lezioni del professor Ragnetti ho preso in considerazione un libro che il suddetto professore ci ha consigliato di leggere a lezione. Questo libro ha un titolo strano che mi è parso subito illuminante. Si, infatti è proprio di illuminazione che vorrei parlare. Il libro è di uno psicoterapeuta americano specializzato nei rapporti di coppia, il suo nome è John Gray. Ha scritto del 1991 il libro ”Gli uomini vengono da marte, le donne da venere”.

Penso che il fulcro delle nostre lezioni sia stato quello di rivedere il nostro modo di comunicare, pensando principalmente ad esprimerci prendendo in considerazione chi ci troviamo di fronte, ovvero il nostro interlocutore. Questo perché la socializzazione e l’acculturazione della persona a cui noi parliamo o che stiamo ascoltando è importante, senonchè fondamentale per arrivare dove vogliamo e per far capire con esattezza il nostro messaggio. Se infatti ci esprimiamo nello stesso identico modo sia quando parliamo con delle persone istruite, che quando siamo a contatto con gente che pur non avendo assolutamente niente in meno rispetto agli eruditi,  semplicemente non conosce delle nozioni, rischiamo di risultare incomprensibili, noiosi e poco efficaci.

Questo modo di comportarmi per me è abbastanza normale, diciamo innato. Non dico questo per presunzione di essere una brava comunicatrice perché in alcuni ambiti so perfettamente di peccare e non poco. Lo dico solo per esperienza personale. Vivo in una zona in cui la maggior parte dei ragazzi non continuano gli studi dopo le scuole superiori, spesso anche dopo la scuole medie. Questo perché nella zona di Pesaro-Urbino il lavoro da operaio abbonda e si sa, il ragazzino ha voglia di essere indipendente economicamente, se poi non ha una famiglia alle spalle che da importanza allo studio, è facile che prenda questa strada. Ho tantissimi amici “ignoranti”, uso questa parola non in senso dispregiativo, ma seguendone l’etimologia. I miei amici, se mi sentono parlare di quello che faccio all’università a malapena capiscono cosa studio, sarebbe quindi irrispettoso e sgarbato nei loro confronti parlarne solo per far vedere che ho più conoscenze di loro. Sono ignoranti, non stupidi dunque lo sanno già  e non c’è bisogno di mettersi in mostra.

Dunque importantissimo sapere con chi si sta parlando, cosa fa nelle vita, dove vive, quali sono le sue aspirazione e le sue conoscenze. Insomma partendo dal background di acculturazione di una persona si cerca di comunicare con lui in modo corretto,  andando a cercare quello che vuole sentirsi dire, ma più che altro come vuole sentirselo dire.

Fin qui niente di difficile, mi sono quasi sempre giostrata bene, il problema arriva quando devi comunicare con la persona che ami. Si comincia a entrare in contatto con tantissimi problemi che durante una relazione, (questo prima di leggere il libro di gray),  diventano insormontabili fino a farti quasi rinunciare a sperare che un giorno potreste andare d’accordo.

Il punto è che uomini e donne sono veramente diversi. Non è ne una leggenda, ne una frase fatta, ma pura realtà.

Prima della relazione che sto vivendo ora, non me ne ero ancora resa conto, questo perché ho sempre incontrato degli uomini con spiccate caratteristiche femminili, ed è per questo che ci andavo d’accordo senza problemi.

Il punto è proprio questo, ci andavo troppo d’accordo, come si sta con un’amica o un fratello, quindi senza alti e bassi, senza incomprensioni che diventano inspiegabili e senza nessuno di questi enormi problemi in cui mi trovo a spalleggiare quotidianamente.

L’uomo di cui parlo è un vero uomo. Non nel senso che è virile o aggettivi simili, dico questo perché presenta tutte le caratteristiche e i modi di fare elencati e spiegati nel libro di Gray. Dunque è un uomo che va considerato come tale e come tale va capito, interpretato e “trattato”.

Un altro mondo che si combacia solo se ne capiamo le differenze e applichiamo le nuove conoscenze apprese. Io sono una donna e come tale anche io ho delle mie caratteristiche peculiari che si discostano dalle sue. Il problema è che da profana non potevo neanche immaginare che il mio modo di vedere e fare le cose era tutto quello che in realtà non andava fatto. Mi sono comportata fino ad adesso seguendo la mia natura e facendo quello che per me era naturale. Ho dato quello che volevo ricevere e in cambio non ho ricevuto nulla. E’una situazione questa abbastanza frustrante, ci ritroviamo a comportarci nel modo giusto per noi, ma vediamo che nonostante le attenzione che diamo, queste non sono recepite come tali. Il mio modo di essere premurosa e il mio esprimere i sentimenti rendeva le cose solo più difficili.

Abbiamo una diversa essenza, dunque prima ce ne rendiamo conto e prima riusciremo ad avere una relazione sentimentale sana e soddisfacente.

Il punto da cui parte lo scrittore è proprio questo. Gray lo spiega in modo molto chiaro presentando i due generi: quello maschile e quello femminile come provenienti da due mondi diversi, in cui si pensa, ci si comporta e ci si aiuta in modo differente.   I marziani e le venusiane prima di incontrarsi vivevano divisi gli uni su marte le altre su venere.

Le venusiane sono dedite alla comunicazione, sono proprio le relazioni interpersonali a renderle piene e a farle considerare importanti. Le donne parlano per parlare, per conoscersi meglio, per entrare interiormente in contatto tra di loro e con loro stesse. I loro rapporti sono basati sull’aiuto reciproco, sull’amore e sul consigliarsi a vicenda. Il consiglio è fondamentale come sono fondamentali gli scambi comunicativi per riprendersi quando si è turbate da un qualsiasi problema.

Qui il punto fondamentale per comprendere una donna: la donna ha bisogno di essere ascoltata con affetto, comprensione e dedizione. Non ha bisogno di soluzioni pratiche, non parla perché vuole arrivare al punto della questione, ne perché  vuole risolvere il problema. Parla perché vuole essere capita e se viene capita si potrà sentire amata e protetta. La donna ha quindi bisogno di essere ascoltata, questo bisogno se soddisfatto fa crescere l’intimità nella coppia, ma non ha niente a che vedere con la risoluzione del problema ipotetico di cui sta parlando. 

L’orgoglio personale di una donna è proprio questo: dimostrare attenzione ai sentimenti, desideri e necessità altrui.

L’uomo su marte vive invece secondo dei principi totalmente diversi.

I marziani hanno come obiettivi: il potere, la competenza, l’efficienza e danno molto rilievo ai risultati ottenuti. Questi risultati però devono sempre essere raggiunti esclusivamente tramite le proprie forze. Gli uomini hanno tutto un altro modo di relazionarsi tra di loro. Essi non parlano per scoprirsi interiormente o per accrescere l’intimità, loro parlano solo per scambiarsi informazioni o per trovare la risoluzione razionale ad un problema.

Essi vedono il parlare come qualcosa di materialmente utile, non superfluo. Non danno consigli ma soluzioni. Non capiscono assolutamente l’arte del consigliare e non gli è congeniale per niente.

Il primo grande problema parte da questa differenza fondamentale. Ad una donna piace parlare con il proprio uomo. Le piace raccontargli tutto, le cose importanti e quelle superflue, ma non lo fa con un fine preciso, lo fa così. L’uomo dal suo punto di vista vede questo comportamento come una richiesta di soluzione che lei si aspetta da lui. Quando lui, interpretando male lei, offre la soluzione la donna ci rimane male perché non è quello di cui lei ha bisogno.

Il problema contrario, relativo alla cattiva interpretazione delle venusiane, è che per l’uomo un consiglio non richiesto è un insulto supremo. Infatti su marte l’uso dei consigli è sconosciuto. L’uomo fa sempre tutto da solo. Questo è un imperativo categorico.

 La donna cerca di aiutarlo secondo la propria natura, ma così facendo ferisce l’uomo, che si sente non accettato per quello che è e non stimato. Quando una donna ama un uomo, le viene spontaneo cercare di aiutarlo quando percepisce delle difficoltà o dei turbamenti in lui, ma sbaglia enormemente.

Non comprendendo a vicenda questo primo ostacolo si cominciano a fraintendere vari comportamenti.

 Gli uomini e le donne reagiscono allo stress in maniera diversissima. Per stress intendo un qualsiasi problema, o un insieme di situazione che ci turbano.

Anche in questo caso ignorando le differenze strutturali dell’uno e dell’altro genere rischiamo di finire in un buco nero.

Quando un marziano ha un problema, non gli piace parlarne, si rinchiude in se stesso per rielaborare interiormente e per cercare di trovare una soluzione. In questi momenti la donna non deve esserci, non deve stargli vicino e non deve intromettersi perché così facendo rovinerebbe il processo di assimilazione tipico dell’uomo. L’uomo stressato preferisce svagarsi, fare qualcosa che non lo fa pensare e che lo diverte, vuole evadere. La donna quando è nella stessa identica situazione fa esattamente il contrario. Ha un bisogno viscerale di aprirsi, di comunicare i suoi turbamenti, di ricevere consigli e rassicurazione. Se questo non accade si sentirà sempre più turbata fino a scoppiare.

Il punto è, che poche donne lo sanno, io e tutte le mie amiche per esempio, non eravamo a conoscenza di questo ”piccolo dettaglio”, quindi pur pensando di fare del bene facevamo male. Dare consigli o arrabbiarsi con lui perché si nasconde, diventa assente, distante, irrecepibile è sbagliato. Lui ha bisogno di risolvere il problema da solo. Poi in un secondo momento tornerà senza spiegazione e come se nulla fosse accaduto.

D’altro canto non aiutare una donna in difficoltà, non ascoltandola o ascoltandola in modo assente e non partecipativo è l’errore che fa l’uomo. Ci sentiamo trascurate, non capite, non importanti e soprattutto inutili. Quando abbiamo un problema che per noi “povere donnine” è enorme, ci sentiamo rispondere che non è niente, che non sono questi i problemi o semplicemente ci viene proposta una bella soluzione pronta, di cui non ci facciamo assolutamente nulla perché è come se non avessimo fatto capire quello che stavamo dicendo. Noi parliamo per sentirci meglio, è verissimo, ci dilunghiamo nei dettagli (che per lui sono insignificanti e irritanti). Questo costituisce per noi il gusto del parlare, la nostra natura.

Per andare d’accordo bisognerebbe andare dritte al punto e poi semmai allargarsi, bisognerebbe inoltre specificare prima che non ci aspettiamo una soluzione. Infatti l’uomo ha paura dei nostri turbamenti perché si sente il diretto responsabile. Pensa che se qualcosa va storto è colpa sua, di conseguenza non si sente accettato e apprezzato.

Noi donne invece ci rimaniamo molto male quando il marziano si chiude in se stesso perché vorremmo aiutarlo con tutti i nostri mezzi, come siamo abituate a fare quando una nostra amica o nostra sorella ha bisogno di noi. Con lui ci ritroviamo private di questo piacere, di aiutare tramite questa capacità di empatia che ci rende peculiari. Niente da fare, bisogna arrendersi all’evidenza se non si vuole precipitare in un vortice di incomprensioni che poi aumentano fino a non ricordarsi neanche più perché si sta insieme.

La cosa più strana è che noi donne tutto ci potremmo immaginare tranne che le cose stiano così. Vediamo l’uomo indistruttibile, fiero e mai io avrei pensato che invece è così sensibile. Sensibile a tal punto da far dipendere la sua apertura dalla nostra approvazione.

Infatti l’uomo ha paura di dare perché ha paura di sentirsi inadeguato, ha una gran paura di fallire e di non sentirsi all’altezza. Per l’uomo non sentirsi accettato equivale ad una morte lenta. La donna facendo delle rimostranze, esigendo attenzioni e presenza che lui non dà da solo, ma che noi puntualmente ci aspettiamo, facciamo in modo che lui non si senta accettato. Quindi provochiamo un bel disastro pur non essendone coscienti. Infatti finchè non ci mostreremo soddisfatte di lui e non daremo più la sensazione di volerlo cambiare a tutti i costi, lui non ci darà mai niente. Avrà sempre più paura di sentirsi inetto ed inadeguato.

Parliamo lingue diverse e dobbiamo quindi relazionarci capendo il loro punto di vista e abbandonando il nostro. Quindi basta con i consigli non richiesti, basta con il voler a tutti i costi aiutare il patner quando vuole stare da solo. La cosa migliore da fare in questi momenti anche se risulta estremamente difficile per la donna è svagarsi, divertirsi, fare e pensare ad altro. Quindi è indispensabile avere altri punti di riferimento per non addossare tutto su di lui. Se infatti nel frattempo che il marziano riflette, noi ci andiamo a  divertire, gli alleggeriremo il peso. Almeno non dovrà preoccuparsi anche del nostro malessere.

Quando poi tornerà non bisognerà fare delle domande inutili ma solo ringraziarlo e incoraggiarlo. In fondo se ci siamo legate il motivo nella nostra mente c’è ed è chiaro. Quindi perché non dirglielo spesso, visto che è questo quello di cui ha bisogno. Lui vuole sapere perché abbiamo scelto lui, quali miglioramenti ha reso alla nostra vita la sua presenza. Altrimenti se ci sentirà solo lamentarci finirà per convincersi che ci fa solo soffrire e non si aprirà facilmente.

E’ tutto molto complicato, dal momento che anche noi abbiamo i nostri periodi e i nostri cali di umore. Noi vorremmo che lui capisse da solo ma “parliamo lingue differenti”.

“Io vorrei che lui desse importanza ai miei interessi e invece di pressarlo per fare qualcosa insieme, esigendo da lui l’iniziativa, dovrei solo aspettare o chiedere con modi che non lo turbino, cioè che non lo facciano sentire non accettato”.

I consigli poi hanno un effetto terribile, visto che trasmettono la sensazione che lui da solo non sa fare niente, quindi non potrà avere fiducia in se stesso.

Ha paura, come d’altronde abbiamo paura noi, solo che noi questa paura la esterniamo, loro assolutamente no, se la tengono dentro e ci mandano in confusione. Ora devo dire che sembra tutto molto più facile. Certamente non sarà semplice applicare queste direttive, specialmente all’inizio, ci potrà sembrare di essere false, ma sapendo che in questo modo la comunicazione migliorerà penso di sentirmi abbastanza incoraggiata a provarci.

Le differenze non sono finite qui, l’uomo e la donna hanno dei cicli in cui il loro umore e grado di intimità cambia.

Gray chiama gli uomini “elastici” e le donne “onde”. La metafora dell’elastico è esemplare per far capire alle donne una cosa che prima non ci saremmo mai spiegate: da un momento all’altro, specialmente quando comincia ad andare tutto per il verso giusto, l’uomo sparisce e non vuole più parlarci e vederci. Quello che a noi arriva è: non ti voglio più bene! Invece no, lui va via e quando torna è tutto meglio di prima. Ma tu nel frattempo cos’hai fatto? Come sei stata?…ovvio malissimo. Per l’universo maschile questa fuga è indispensabile. Quando infatti l’uomo raggiunge un grado di intimità tale, ha poi bisogno di recuperare la sua autonomia e indipendenza, per poi ritornare, più motivato a dare e ricevere affetto ed attenzioni. Interpretando erroneamente l’accaduto noi abbiamo accumulato tanto risentimento durante la sua assenza. Lui torna con tutte le più buone intenzioni, ma noi lo rifiutiamo verbalmente e non. E’ proprio dal nostro sguardo freddo, poco convinto e da come diciamo le cose che lui viene deluso. Lui è fuggito per tornare a dare, ma noi pensiamo solo che si sta prendendo gioco di noi. Abbiamo difficoltà a dargli fiducia, che è proprio il suo primo bisogno emotivo, mentre il nostro è la sollecitudine. E’ qui che la barca si incaglia, si entra in un circolo vizioso, si ci si vuole bene, ma non basta.

Noi donne dice invece Gray siamo come onde. Quando siamo nel pieno dell’innamoramento riluciamo di amore e di gratificazione. L’uomo all’inizio della relazione pensa che questa situazione durerà per sempre e si sbaglia. Le fasi esistono anche per noi. Da un momento all’altro scendiamo nel “pozzo”. E’ proprio questo il momento in cui abbiamo bisogno di sfogo, a volte il turbamento non è chiaro agli uomini, che pensano in modo più logico e razionale. Diventa impossibile capire il nostro tormento, che si manifesta sotto forma di angoscia inspiegabile. Ma la loro incapacità di capire ed ascoltare peggiora le cose. Anziché di minimizzare il problema dando soluzioni, farebbero meglio ad ammettere che fanno fatica ad ascoltare. Siccome essi pensano, che sia la nostra felicità che l’infelicità dipenda da loro, nel secondo caso lo sconcerto è grande. A loro basterebbe controbattere questo nostro stato con un amore incondizionato. Ma non è facile comprenderci, questo è da ammettere. Bisogna poi aggiungere, che i problemi che abbiamo, dipendono per il 90 per cento da problemi irrisolti del nostro passato e solo per il 10 per cento dipendono dal momento presente. Questo stato di fatto è relativo sia alla donna che all’uomo. Sono sempre gonfiati i nostri turbamenti amorosi e questo perché quando amiamo ritornano a galla tutte le nostre paure relative alla crescita.

Di queste paure bisognerebbe parlarne, ma ci risulta tutto molto difficile. Allora dovremmo scriverne, consiglia Gray, scrivere delle lettere d’amore, quando siamo da soli, per riuscire a fare emergere il vero problema e renderlo così più chiaro.

Accennato  questo, vorrei parlare del capitolo che mi ha sconvolto più di tutti e cioè la diversità dei nostri bisogni emotivi primari. Uomo e donna hanno dei bisogni emotivi diversi, abbiamo diverse priorità, ignorandole però non sappiamo come aiutarci a vicenda.

Le donne hanno bisogno di amore in questo ordine:

  • sollecitudine
  • comprensione
  • rispetto
  • devozione
  • rassicurazione

Gli uomini hanno bisogno d’amore in questo ordine:

  • fiducia
  • accettazione
  • apprezzamento
  • ammirazione
  • incoraggiamento

Abbiamo entrambi bisogno di tutti e dieci i tipi di amore, ma se non saranno soddisfatti i primi cinque, che sono quelli primari, non potremo godere degli altri. Se prima non mangio e non bevo, sarà superfluo il comprare un vestito alla moda visto che la mia vita sarà più che breve.

L’illuminazione che segue da questo elenco è la seguente: se noi donne soddisfiamo il bisogno primario dell’uomo di fiducia, lui ci risponderà naturalmente con sollecitudine. Così sarà conseguentemente per tutti  gli altri bisogni.

Ora sapendo che è così facile non basta che provarci. Spero di farcela, e spero di poter dare ragione al signor Gray, per adesso posso solo dire che  do ragione al prof. Fattorello che con le sue intuizioni ha dato inizio alla vera comprensione del mondo.

Cioè comprendere l’altro. Infondo anche questo libro non è che l’affermazione di quanto tratta “La  teoria della tecnica sociale dell’informazione”. Se non capiamo l’importanza della diversità dell’altro e ci comportiamo come se fossimo al centro del mondo, come se il nostro punto di vista fosse il migliore, finiamo solo per cozzare contro la complessità sempre  crescente in cui viviamo. Niente è più facile, se pensiamo alla comunicazione poi ci rendiamo conto che riusciamo anche a farci fraintendere da chi ci vuole bene e ci conosce, (parlo anche di persone del nostro stesso sesso).

Si pensi poi a chi non ci conosce e non sa nulla di noi…

Non serve spiegare noi stessi, serve capire, capire e capire l’altro. Poi le cosa si spera  verranno più facili.

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