Il Blog Trasforma le Culture

ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO”

SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

SCUOLA SUPERIORE – ROMA
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E’ uscito negli Stati Uniti ” State of the World 2010 “, rapporto curato dal Worldwatch Institute che fotografa lo stato dei consumi globali. In base a quanto si apprende le prime cifre che escono da questo resoconto sono tutt’altro che confortanti: il 7% della popolazione mondiale, pari a 500 milioni di individui, è responsabile del 50% delle emissioni di Co2 globali a fronte del 6% prodotto dai 3 miliardi di individui che appartengono alla fascia più povera della popolazione mondiale.
Grandi progetti : State of the World 2010

State of the World 2010: Trasformazione delle Culture: dal consumismo alla sostenibilità. La relazione dello “Stato del Mondo”, che sarà pubblicato da Worldwatch nel gennaio 2010, per descrivere il cambiamento culturale è necessario per mettere l’umanità in un percorso sostenibile.

Il Blog Trasforma le Culture

Questo blog permette di comprendere meglio il cambiamento culturale che è necessario, ed è già in atto, di mettere l’umanità in un percorso sostenibile. Controlla qui per le ultime notizie e analisi, nonché gli aggiornamenti sui progressi realizzati sullo “Stato del Mondo 2010”.

Pubblicazioni precedenti

Worldwatch Institute ha investigato per molti anni. Il progetto “Trasformare le Culture” porta impegno dell’Istituto ad un nuovo livello, a guardare come in maniera pro-attiva e intenzionale portano le società umane dalla cultura consumistica a una nuova cultura della sostenibilità.

Istituto “Francesco Fattorello”

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Dal 1947

LA VIA ITALIANA ALLA COMUNICAZIONE

I VENERDI’ DELLA COMUNICAZIONE

L’APPUNTAMENTO PIU’ ATTESO DELLA SETTIMANA:

il piacere di ascoltare, capire e comunicare

 

Dopo una settimana densa di impegni e piena di stress, vieni da noi per allontanare finalmente la stanchezza e godere appieno del weekend.

l’Istituto Francesco Fattorello in Roma, la prima scuola di comunicazione in Italia, propone, ogni settimana, una “full immersion relazionale e comunicativa”.

Tutti i venerdì dalle 18 alle 21, ti aspetta il corso di “Scienze e Metodologia dell’Informazione e della Comunicazione”, rivolto a tutti coloro che sentono l’esigenza di comunicare meglio con gli altri, in ambito lavorativo, in famiglia, con l’altro sesso o, più semplicemente, con gli amici al bar.

Comunicare bene è utile a tutti e non solo agli addetti ai lavori, perchè ti permette di farti comprendere, di trovare il coraggio e la voglia di fare, rendendoti protagonista della tua vita.

Se vuoi quindi intraprendere uno dei tanti “mestieri della comunicazione” o più semplicemente, guadagnarti la stima e la considerazione di colleghi, datori di lavoro, clienti, amici, parenti, o superare brillantemente gli esami o ancor più se vuoi aumentare la stima di te stesso…….allora questo Corso è per te!
Il nostro corso presenta una rigorosa impostazione scientifica mirata ad una crescita personale innanzitutto e professionale, altamente qualificata nell’ambito delle abilità relazionali e comunicative.
Affrettati perché la nostra piccola Scuola ha posti limitati!

www.istitutofattorello.org

Direttore Prof. G. Ragnetti tel. 335.334251 – Segr. tel. 06.9524188 gragnetti@tiscali.it

Prof. A. Romano Marketing e Comunicazione 329.6322430 al.romano29@libero.it
Sede didattica Pontificia Facoltà Teologica Istituto Seraphicum- via del Serafico,1 Roma/ Eur

web master: capassos@hotmail.com

L’Abito fa il Monaco

ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO – ROMA – dal 1947 “la via italiana alla comunicazione” – Direttore: prof. Giuseppe Ragnetti

Tesina di fine Corso a cura di: Michele Tuccio – a.a 2009/2010

“L’Abito fa il Monaco”

Non hai mai una seconda possibilità
per fare una buona prima impressione

La comunicazione è un’arte costituita da 3 componenti: verbale (contenuti), paraverbale (tono di voce) e non verbale (linguaggio del corpo).

Secondo una ricerca, la comunicazione verbale, e quindi le parole che sono dette, rappresenta solo il 7% della comunicazione globale. Le parole pertanto colpiscono l’attenzione dei presenti in misura nettamente minore di quanto si possa pensare. D’altra parte, il paraverbale (tono, timbro, volume, inflessione della voce, ecc) rappresenta un sempre ridotto 38% della comunicazione. Ciò implica che per farsi capire occorre necessariamente alternare il tono della voce in base ai concetti che si vuole esprimere, seppur questo non basta per realizzare un’interazione efficace. Infatti, ben il 55% della comunicazione passa attraverso l’atteggiamento non verbale: ad esempio il contatto con gli occhi, i movimenti del corpo, delle mani, i supporti visivi, ecc. Una buona fetta di questa percentuale appartiene proprio agli abiti e al nostro modo di vestire.

L’essere umano si veste certamente per proteggersi da fattori esterni e per coprire certe parti del corpo per pudore, ma anche perchè vuole comunicare qualcosa. Infatti con l’abbigliamento si inviano messaggi relativi al sesso, all’età, alla classe sociale, alla personalità, all’umore, ai gusti personali.

Attraverso l’abbigliamento si definiscono anche i termini della relazione reciproca, inviando segnali di potere (come ad esempio le corone), di posizione economica (come i gioielli o gli abiti firmati) o di competenza professionale (tramite ad esempio le divise).

In particolare le comunicazioni realizzate con l’abbigliamento diventano importanti nelle interazioni e nelle relazioni di breve durata, dove gli interlocutori azzardano dei giudizi perchè non sono in possesso di altri elementi.

Occorre difatti considerare che l’immagine che diamo di noi stessi si basa generalmente sulla prima impressione, la quale si forma in soli 7 secondi, per cui diventa fondamentale decidere in prima persona il messaggio che si vuole veicolare, anziché lasciare che siano gli altri a farlo al nostro posto.

Se si dà una prima impressione sbagliata, sarà molto difficile recuperare un rapporto. Specie nei lavori in cui ci si trova a parlare in pubblico di fronte ai colleghi, senza che i quali ti conoscano a fondo. Spesso non basta tutta la vita per cambiare quell’impressione, basata proprio sulla comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo, le espressioni, il sorriso, sul modo in cui ci si presenta e come si è vestiti.

Secondo alcuni ricercatori americani che hanno pubblicato uno studio sul Personality and Social Psychology Bulletin, si può giudicare la personalità di uno sconosciuto già dall’apparenza fisica. Difatti lo studio dimostra che le analisi basate sulle apparenze sono generalmente molto affidabili. Per far ciò gli psicologi hanno mostrato ad un centinaio di volontari delle foto di gente sconosciuta: sì è così dimostrato che i partecipanti erano capaci di cogliere diversi aspetti della personalità delle persone ritratte, come ad esempio il livello di autostima, di timidezza e addirittura la religione.

Le persone fotografate sono state immortalate due volte: in una posizione standard, abbastanza inespressiva, e in una posa più spontanea. I protagonisti di queste immagini hanno in seguito descritto il loro carattere.

Successivamente, la descrizione fornita è stata comparata con quella percepita dai volontari che hanno osservato le foto. Il risultato è stata una forte omogeneità fra i due giudizi. Nel caso delle foto spontanee la precisione nel giudizio di chi ha osservato le immagini è stata inoltre particolarmente elevata. Insomma, una foto autentica, realizzata in un contesto naturale, può dire molto di noi: può rivelare i tratti della personalità, i gusti e persino inclinazioni ideologiche e religiose.

La conclusione di questa ricerca non è, ovviamente, che l’apparenza è più importante della sostanza. Lo studio piuttosto pone l’accento su come il nostro carattere e le nostre idee modifichino anche il modo in cui gestiamo il nostro corpo e la nostra immagine. Ovvero, la nostra personalità emerge anche attraverso l’aspetto, in modo particolarmente determinato.

Eibl-Eibesfeldt fa notare come gli abiti da guerra del passato avessero dato risalto alle parti del corpo che fanno apparire l’uomo più grande e minaccioso attraverso la sottolineatura dei tratti più virili, in particolare le spalle squadrate. Tali caratteristiche si ritrovano più o meno in tutte le culture, anche le più diverse tra loro: gli Indios dell’Amazzonia, per esempio, usano ornare le spalle con ciuffi di penne quando si preparano alla guerra.

Probabilmente non è giusto giudicare un libro dalla copertina ma tutti lo facciamo. Probabilmente è più competente una donna in jeans che una con un vestito più formale ma ognuno valuta in un primo momento l’altra persona in base a come appare. Come si dice in informatica: WYSIWYG (What You See Is What You Get, ossia quello che vedi è quello che ottieni).

Si può chiarire tale concetto con un esempio pratico. Un uomo sta valutando l’acquisto di un auto nuova. Il venditore che lo ha servito alla concessionaria è stato bravo, ma l’auto non era fisicamente disponibile, per cui non è riuscito a toccarla con mano, a provarla. Con un eloquio fluente ed elegante, il venditore ha illustrato le eccezionali caratteristiche tecniche, la linea elegante, il comfort assoluto dell’autovettura. Per aiutarsi ha estratto da un cassetto della scrivania dei fogli sparsi, stampati un po’ sbiaditi, corredati da foto un po’ mosse e da qualche testo buttato qua e là.

Il cliente ha sentito parlare bene di quel modello, il marchio è prestigioso, ma gli resta qualche perplessità. Averla vista presentata in quel modo improvvisato gli insinua il dubbio: non gli sembra possibile che un marchio così importante, sinonimo di leadership, di stile, di prestazioni non gli abbia consegnato un catalogo prestigioso. Un catalogo in grado di valorizzare la macchina che vuole comprare.

È vero, per comunicare serve sostanza. Ma quando c’è sostanza, questa deve essere presentata al meglio. Comunicare è imprescindibile e il passo tra farlo male e farlo bene è breve. I risultati sono però assolutamente agli antipodi. Quindi meglio comunicare bene.

Inoltre la nostra comunicazione verrà paragonata anche alla comunicazione di marchi simili al nostro. Il risultato finale sarà inappellabile e dipenderà anche dal risultato di questo confronto.

Ecco quindi che la grafica coerente di un catalogo, immagini in grado di colpire l’attenzione, il testo in grado di spiegare, ma anche di emozionare, diventano parte integrante dell’offerta di un prodotto.

Quanto conta un buon (bel) catalogo in una vendita? Molto. Forse di più di quello che si possa immaginare. Anche quando ci proponiamo al mercato, quindi, l’abito fa il monaco. E deve essere anche un abito all’altezza delle aspettative.

Ormai questa tesi è assodata in tutto il mondo manageriale e non, tanto che all’università Bocconi di Milano è stato istituito il corso Dress to impress (ossia «Vestiti per fare colpo») per la Sda, Scuola di direzione aziendale, in cui gli studenti imparano come presentarsi a un colloquio, nella speranza di fare buona impressione e, in prospettiva, imparano anche come presentarsi nei vari momenti salienti della loro carriera.

Indicazioni di stile ma anche di carattere pratico, finalizzati a creare un look che sia distintivo ma naturale, personalizzato ma sempre armonioso con il contesto in cui ci si inserisce e soprattutto mirato a dimostrare le nostre capacità, affidabilità e dedizione. Si enfatizza soprattutto la necessità di crearsi un signature look, ossia un aspetto che rechi la nostra firma e ci rispecchi, nell’ottica di una totale sinergia tra quello che siamo fisicamente, mentalmente e spiritualmente.

Quello che spesso non viene preso in considerazione, è che l’abito, come ogni forma di comunicazione, deve rifarsi al soggetto recettore. Come elaborato infatti dalla Teoria della tecnica sociale dell’informazione di Francesco Fattorello, al contrario di quello che generalmente viene sostenuto, la comunicazione si concretizza nel rapporto fra due termini principali: il soggetto promotore e il soggetto recettore. Ed è proprio in base a quest’ultimo che chi vuole instaurare un rapporto di interazione deve scegliere cosa comunicare e in quali termini.

Si analizzi ad esempio la figura di Michelle Obama, spesso recentemente oggetto di commenti nei giornali di tutto il mondo. La sua scelta di indossare l’abito di una stilista ispano-americana nel giorno del discorso di insediamento del marito rappresenta una mossa ben precisa, riconducibile a un piano più ampio. Infatti anche in precedenti occasioni di rilievo la first lady aveva scelto Narciso Rodriguez, un altro couturier figlio di immigrati cubani. Ma per quale motivo tale scelta? Presto detto: suo marito ha puntato molto sui contatti con le comunità dei latinos come serbatoio di voti. L’impressione è quindi che la moglie del presidente degli Stati Uniti voglia sottolineare la svolta promessa anche con il proprio abbigliamento, diverso dallo stile sobrio e conservatore che contraddistingueva la sua predecessora Laura Bush.

Lo studioso Joseph S. Nye scriveva in suo articolo che “Anche i segnali non verbali sono importanti nell’arte di comunicare dei leader. Alcuni leader capaci di ispirare il loro pubblico non sono grandi oratori. Non lo era il Mahatma Gandhi, ma il simbolismo del suo abito contadino bianco e del suo stile di vita parlavano più delle sue parole”. Nye nominava poi anche Lawrence d’Arabia che alla conferenza di Pace di Parigi si recò in abiti beduini per drammatizzare la causa araba. Ma anche la particolarità di certo abbigliamento che ha distinto gli hippies e i beats erano segnali per comunicare di essere contro o a favore, esprimevano disaccordo verso determinate situazioni. E’ chiaro poi come lo stesso abito, indossato da persone diverse in situazioni diverse, con un soggetto recettore diverso, assuma connotati diametralmente opposti. Ad esempio il sari indiano indossato da una donna in piena Torino non trasmette gli stessi messaggi se indossato a Calcutta, per non parlare della kefiah portata dal beduino nel deserto o in una protesta studentesca.

Si conclude quindi che è importante non vestirsi in un tal modo perchè imposto dalla tradizione o dalla società, ma scegliere di propria testa cosa voler comunicare con gli abiti, in base al contesto e al soggetto recettore.

La nostra mente subisce in profondità l’effetto abito e giudichiamo inconsciamente una persona proprio da tutti i fattori della comunicazione non verbale. Con il nostro packaging infatti noi possiamo comunicare chi siamo, cosa possiamo offrire e dove vogliamo arrivare.

Ecco dunque che possiamo sostenere che l’abito fa il monaco.
O per lo meno fa quello che vogliamo apparire.

Avvento 2009

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BENEDETTO XVI

Le  Domeniche  di  Avvento,  Piazza San Pietro

dicembre 2009

 

“Un giorno senza sorriso è un giorno perso”…e allora Buon Natale e

Buon Anno,  con tanti sorrisi !!!

Dal  “Fattorello”  gli auguri più cari a tutti i Fattorelliani.

Prof.  Giuseppe  Ragnetti

Cari fratelli e sorelle!

Con la IV Domenica d’Avvento, il Natale del Signore è ormai dinanzi a noi. La liturgia, con le parole del profeta Michea, invita a guardare a Betlemme, la piccola città della Giudea testimone del grande evento: “E tu, Betlemme di Efrata, / così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, / da te uscirà per me / colui che deve essere il dominatore in Israele; / le sue origini sono dall’antichità, / dai giorni più remoti” (Mi 5,1).

Mille anni prima di Cristo, Betlemme aveva dato i natali al grande re Davide, che le Scritture concordano nel presentare come antenato del Messia. Il Vangelo di Luca narra che Gesù nacque a Betlemme perché Giuseppe, lo sposo di Maria, essendo della “casa di Davide”, dovette recarsi in quella cittadina per il censimento, e proprio in quei giorni Maria diede alla luce Gesù (cfr Lc 2,1-7).

In effetti, la stessa profezia di Michea prosegue accennando proprio ad una misteriosa nascita: “Dio li metterà in potere altrui – dice – / fino a quando partorirà colei che deve partorire; / e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele” (Mi 5,2). C’è dunque un disegno divino che comprende e spiega i tempi e i luoghi della venuta del Figlio di Dio nel mondo.

E’ un disegno di pace, come annuncia ancora il profeta parlando del Messia: “Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, / con la maestà del nome del Signore, suo Dio. / Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande / fino agli estremi confini della terra. / Egli stesso sarà la pace!” (Mi 5,3).

Proprio quest’ultimo aspetto della profezia, quello della pace messianica, ci porta naturalmente a sottolineare che Betlemme è anche una città-simbolo della pace, in Terra Santa e nel mondo intero. Purtroppo, ai nostri giorni, essa non rappresenta una pace raggiunta e stabile, ma una pace faticosamente ricercata e attesa.

Dio, però, non si rassegna mai a questo stato di cose, perciò anche quest’anno, a Betlemme e nel mondo intero, si rinnoverà nella Chiesa il mistero del Natale, profezia di pace per ogni uomo, che impegna i cristiani a calarsi nelle chiusure, nei drammi, spesso sconosciuti e nascosti, e nei conflitti del contesto in cui si vive, con i sentimenti di Gesù, per diventare ovunque strumenti e messaggeri di pace, per portare amore dove c’è odio, perdono dove c’è offesa, gioia dove c’è tristezza e verità dove c’è errore, secondo le belle espressioni di una nota preghiera francescana.

Oggi, come ai tempi di Gesù, il Natale non è una favola per bambini, ma la risposta di Dio al dramma dell’umanità in cerca della vera pace. “Egli stesso sarà la pace!” – dice il profeta riferendosi al Messia. A noi spetta aprire, spalancare le porte per accoglierlo. Impariamo da Maria e Giuseppe: mettiamoci con fede al servizio del disegno di Dio. Anche se non lo comprendiamo pienamente, affidiamoci alla sua sapienza e bontà. Cerchiamo prima di tutto il Regno di Dio, e la Provvidenza ci aiuterà.

Buon Natale a tutti!

Le news del giorno

ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO”

SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

SCUOLA SUPERIORE – ROMA

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“Associazione Salento Nostro”

La S.V. è invitata al Convegno

TERRE AMARE DI SALENTO

Martedì 22 Dicembre 2009 – ore 17:00

SALA DEL CARROCCIO – ROMA CAMPIDOGLIO

PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO, 1

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“Associazione CulturCult”

La S.V. è invitata al Percorso D’Arte

MOSTRA DI MOSAICO E PITTURA

Inaugurazione Venerdì 18 Dicembre 2009 – ore 17:30

19 e 20 Dicembre dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 21:30

SALA ESPOSITIVA – ROMA CAMPIDOGLIO

VIA DI SAN TEODORO, 70

Info: culturcult@libero.it

 

Il Fattorello al Cinema : L’uomo che fissa le capre – 93min‎‎ – Commedia‎‎

Trama del film L’uomo che fissa le capre:

Bob Wilton (Ewan McGregor) è un giornalista di mezza tacca che dopo la fine del suo matrimonio, si reca in Medio Oriente affamato di scoop. Lì incontra Lyn Cassidy (George Clooney), da oltre vent’anni membro di un reparto segreto dell’esercito statunitense che si prefigge di utilizzare facoltà paranormali in campo bellico.

Scopre così che l’esercito e il modo di combattere sono cambiati: il bizzarro reparto si prefigge di utilizzare poteri psichici per poter leggere i pensieri del nemico, passare attraverso solide mura e perfino uccidere una capra semplicemente fissandola. Quando il fondatore del reparto Bill Django (Jeff Bridges) sparisce, Cassidy intraprende una missione per trovarlo e Bob si unirà a lui incuriosito dalle sue inverosimili storie.

Soggetto: Tratto dall’omonimo libro del giornalista inglese Jon Ronson sul First Earth Battalion dell’esercito americano.

Quando la passione incontra la cultura

Incredibile! … è davvero incredibile quello che succede da queste parti!

Siamo sinceri, ammettiamolo…non sempre è possibile divertirsi ad un appuntamento culturale. Aggiungerei che potrebbe essere fuori luogo.

In fondo, lo sappiamo che gli appuntamenti culturali, quelli veri, per essere autorevoli, hanno la necessità di una composta serietà dei relatori intervenuti, meglio se dotati di piglio accigliato e voce monotona, oltre naturalmente ad una silenziosa quanto sonnecchiante platea di uditori.

Comprenderete quindi la mia sorpresa nell’assistere al convegno culturale sulla “Scrittura Creativa” organizzato venerdì 6 novembre alla Dottoressa Lorena Fiorini quando mi sono reso conto che sarebbe stata una serata davvero piacevole.

Lorena Fiorini, quindi, mi ha ingannato, quando mi ha invitato alla presentazione del libro “Il piacere di raccontare”, nato dalla raccolta di sei brevi racconti scritti dai partecipanti al corso di scrittura creativa che Lorena tiene a Roma in via Tommaso Campanella 36 presso la sede della Creative Room e dell’Associazione Culturale Bell’Italia 88.

Mi ha ingannato. Mi aspettavo una sala convegni austera, spoglia, adeguatamente impersonale ed invece mi sono ritrovato in una galleria d’arte, raccolta e confortevole con dei bellissimi dipinti d’arte contemporanea appesi alle pareti a formare calore e macchia di colore.

Poi, come se non bastasse, i due relatori intervenuti al convegno, il Prof. Giuseppe Gnagnarella, Giornalista RAI ed affermato scrittore ed il Prof. Giuseppe Ragnetti, Direttore dell’Istituto Francesco Fattorello, Scuola Superiore di Comunicazione in Roma, non hanno, come mi sarei aspettato, disquisito a turno con dotta impostazione.

Devo dire che, con il loro fare ”guascone”, hanno ingaggiato una vera e propria “colluttazione dialettica” , hanno parlato con grande calore e trasporto emotivo di cosa emerge dall’interiorità e dal profondo che ci spinge a scrivere, di come ci dobbiamo mettere in gioco quando decidiamo di scrivere un racconto che coinvolge ed implica i nostri sentimenti, di quale deve essere lo stile di scrittura per farsi leggere dal pubblico più ampio possibile.

Insomma, invece della classica oretta noiosa da strappare ad un pomeriggio di venerdì, mi sono ritrovato in una bolgia coinvolgente nella quale i relatori interloquivano con i presenti in sala, stimolando gli interventi con domande sulla scrittura e sulla comunicazione: in pratica un salotto culturale!

Bella la serata quindi e bella l’iniziativa “Scrivilatuastoria” di Lorena Fiorini, che attraverso gli insegnamenti del suo corso di scrittura creativa, darà modo ad altri neo autori di esprimere i sentimenti, i ricordi, le storie personali descritte nei racconti che verranno alla luce. Un processo che genera benessere ed equilibrio in chi scrive e in chi legge..

Grazie Lorena, al prossimo appuntamento.

Marco Cuppoletti

La Creatività incontra la Comunicazione

Prof. Giuseppe Ragnetti – Direttore Istituto di Comunicazione “FRANCESCO FATTORELLO” – Roma

“La Creatività incontra la Comunicazione”

Se comunicare è “mettere in comune” e quindi “condividere”, per quale forma di alchimia ciò può verificarsi attraverso la scrittura?!

La scrittura è una modalità della comunicazione  realizzata sempre e comunque attraverso l’uso di parole non più dette ma trasmesse su un supporto cartaceo o tecnologico. Ed è questa l’unica “diversità” rispetto all’oralità.

Ma è chiaro che nella scrittura, rispetto all’oralità, viene a mancare tutto ciò che rappresenta circa il 90% della comunicazione (30% il paraverbale e il 60% la CNV e la simbolica).

Eppure la parola scritta può comunicare, mettere in comune, condividere: e quando ci riesce lo fa egregiamente. E quando non ci riesce i motivi sono i più diversi ma mai il motivo è da ricercare in un limite intrinseco, tecnico , della parola scritta… E’, forse, proprio questa l’alchimia: la capacità del testo scritto di trasformare un modesto potenziale comunicativo del 10% in un risultato che può raggiungere anche il 100%!!!

Ma allora ha proprio ragione Galileo, quando afferma: “ Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual’eminenza di mente fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsiasi voglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? Parlare con quelli che sono nelle Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e diecimila anni? E con quale facilità? Con i vari accozzamenti di venti caratterizzi sopra una carta…………..”

(Galileo, Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo, giornata I,)

 

Il Fattorello incontra la Creatività

Lorena Fiorini presenta il libro “Il piacere di raccontare” insieme ai nuovi corsi di scrittura creativa e invita al confronto sul tema: “La creatività incontra la comunicazione

Venerdì 6 novembre 2009 alle ore 18 presso Creativeroom Art Gallery in Via Tommaso Campanella, 36 – 00195 Roma

Intervengono:

  • Giuseppe Ragnetti, Direttore Istituto “Francesco Fattorello” – Scuola Superiore di Comunicazione
  • Giuseppe Gnagnarella, Docente universitario – Giornalista Rai

Programma: “Il piacere di Raccontare

  • Lorena Fiorini Percorso
  • Maria Barbaro Scoprire quello che non appare
  • Lucia Iacovacci La neve e una canzone
  • Luigi Ottaviani Gioventù
  • Emanuela Panatta Il segreto tra voi e me
  • Mary Sole Come un girasole
  • Luciana Tancioni Andare avanti

Corso di scrittura creativa diretto da Lorena Fiorini

SCRIVILATUASTORIA – Roma

www.lorenafiorini.it
Il corso di scrittura, dodici lezioni, un’insegnante, sei alunni e la voglia di raccontarsi, di trasmettere e ricevere l’amore per la parola scrivere. Nascono sei racconti frutto di un lavoro che è diventata una passione, che trasporta lontano da ansie, sconfigge la solitudine e conduce verso la realizzazione di se stessi.

Scrivilatuastoria in collaborazione con:

Il Fattorello al Cinema Metropolitan: Videocracy

Videocracy – Basta apparire (Videocracy)

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Sceneggiatura: Erik Gandini
Montaggio: Johan Söderberg
Produzione: una produzione Atmo AB in coproduzione con Zentropa Entertainment7
Distribuzione: Fandango
Paese: Svezia 2009
Uscita Cinema: 04/09/2009
Genere: Documentario
Durata: 85 Min
Formato: Colore Formato di ripresa – S16mm, HDV – Formato di proiezione 35mm

 

ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO”

SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

SCUOLA SUPERIORE – ROMA

16 settembre 2009: Una data da ricordare

A cura del Dott. MARCO CUPPOLETTI

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Roma 18 settembre 2009

La data del 16 settembre 2009 sarà sicuramente ricordata in futuro da chi si interessa di comunicazione per via di un evento a dir poco clamoroso per molti ma prevedibile per noi del Fattorello.

I dati di rilevazione dell’auditel (sistema che rileva il numero dei telespettatori sintonizzati su un dato programma televisivo nell’arco temporale) relativi alla serata televisiva del giorno precedente, hanno sancito con estrema chiarezza che la fiction messa in onda da canale 5 in sovrapposizione oraria al programma “porta a porta” in onda sulla rete ammiraglia della RAI, ha riportato un ascolto nettamente superiore (22,61 di share contro il 13,47) rispetto alla sua concorrente, nonostante la presenza, nel programma del servizio pubblico radiotelevisivo, del presidente del consiglio Silvio Berlusconi per un evento importante come la consegna delle prime case ai terremotati abruzzesi dopo il recente sisma.

Il dato è maggiormente significativo anche perché la RAI, attraverso una articolata variazione di palinsesto aveva evitato di trasmettere in contemporanea altri programmi di un certo interesse come ad esempio “Ballarò” su RAI 3 lasciando alla trasmissione sulla rete 1 il massimo della possibilità di attrarre audience.

Le valutazioni che si possono trarre  da quanto accaduto sono evidenti:

La televisione si riconferma prepotentemente per quello che è in realtà e che in fondo sempre stata sin dalla sua invenzione, un mezzo cioè dedicato prevalentemente all’intrattenimento.

Un programma di approfondimento informativo come “Porta a Porta” ha un suo pubblico ben connotato che segue la trasmissione sia che vada in prima o in seconda serata ( i soliti 4 milioni circa di spettatori), mentre il grosso dell’audience che assiste ai programmi di prima serata preferisce di gran lunga vedere qualcosa di evasivo; un film oppure appunto una fiction come quella mandata in onda da canale 5. Quindi è stato commesso un grossolano errore di programmazione.

E’ la prova inconfutabile che lo spettatore segue unicamente i suoi gusti e non si lascia certo condizionare nelle sue scelte.

Di fronte a questo risultato crollano miseramente tutte le teorie sulla persuasione occulta del mezzo televisivo e sul suo potere di condizionare la volontà dello spettatore.

La speranza è che nel prossimo futuro, quanto oggi appreso, semmai ci fosse stata la necessità di una ulteriore conferma, possa servire a riflettere meglio su quanto davvero la televisione sia lo strumento adatto per ottenere una efficace propaganda politica.

Molto interessante e degno di essere gelosamente conservato a questo proposito risulta il qui riportato articolo del 17 settembre 2009 del quotidiano “il Riformista” a firma del Direttore Antonio Polito, articolo che definirei formulato senza dubbio  in chiave “Fattorelliana”.

il  Questionario del Fattorello ————> Questionario Videocracy

L’ Articolo del giornale Riformista ——>La pernacchi tv al conflitto d’interessi