Amore e Vita quotidiana

Riflessioni personali  e spunti (in ordine sparso) di varia provenienza che ho condiviso e riproposto, perché in linea con il tema delle mie conferenze sull’amore per FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari). Prof. Giuseppe Ragnetti


Così come avviene per i rapporti sociali plurivincolati (appartenenza a diversi gruppi sociali secondari) ci sentiamo liberi e legittimati ad entrare ed uscire dalle relazioni. Ma il tradimento amoroso fa particolarmente soffrire perché produce in noi una regressione allo stato della prima infanzia: papà o mamma non pensano esclusivamente a me ma si intrattengono anche con altri bambini! (Marco, 5 anni, ha un incubo perché pensa che la mamma è rimasta fuori dalla piscina con altre persone …)

(vedi “La società liquida di Bowman”)

Oggi si cerca di costruire l’identità  (BERGER parla di un IO SENZA CASA), ma nessuna identità si può formare in solitudine, perché ha bisogno dell’altro, ha bisogno di un identità altra per poter vivere la propria.

L’identità è relazionale. Ma una volta avuto l’altro, noi lo fagocitiamo.

Il bisogno dell’altro contrasta con l’affermazione del sé.

Ma DOBBIAMO ACCETTARE CHE POSSIAMO AVER BISOGNO DEGLI ALTRI. La nostra fragilità è normale, e anche la nostra dipendenza può essere bella per la costruzione della nostra identità, purché si arrivi al riconoscimento reciproco. Il rapporto è una relazione all’altro.

E allora il titolo “L’idea dell’amore e la vita quotidiana: sinonimi o contrari?  Può fornirci stimoli di riflessione per capire che proprio nella quotidianità della vita deve avvenire il riconoscimento reciproco e non solo in occasioni particolari. Nella vita di tutti giorni il rapporto si fa relazione e due identità diverse assumono pari dignità.

E cosi i diversi linguaggi, le diverse sensibilità, i diversi canoni estetici, i diversi interessi, li diverse forme di comunicazione, le diverse aspettative e i diversi sentimenti non debbono essere motivo di contrasto e di ostilità, ma piuttosto, motivo di arricchimento reciproco!

Carpe diem: =effetto Coolidge=  il Presidente americano dal 1923 al 1929, in visita a fattoria modello. Assieme alla moglie visita il pollaio dove un gallo si stava accoppiando vigorosamente con una gallina.

La signora chiese all’allevatore quante volte il gallo lo facesse durante la giornata. “Decine di volte “ fu la risposta. “Riferisca questo a mio marito” disse la first lady. L’allevatore riferì al Presidente che di rimando chiese: “Sempre con la stessa gallina?” E l’allevatore; “ Oh, no, ogni volta con una gallina diversa” E il Presidente: “Riferisca questo alla Signora!”

“Da come ci si innamora si può stabilire DA CHI SIAMO STATI AMATI”

Riflessioni: i giovani sposi di oggi e tutti quelli che hanno la “separazione facile” da chi e come e se sono stati amati? O, forse sono stati figli in un periodo storico in cui le priorità erano altre e certamente non c’era il tempo da “perdere” per star “vicino” ai figli.

Le donne di oggi, giocano a tutto campo e non hanno fatto scelte precise né, tantomeno, definitive.

Allora diventa prioritaria la domanda: “Chi sono, che cosa voglio?(e non solo la ricerca freudiana delle lontane cause dell’attuale malessere), perché solo rispondendo a questa domanda potrò orientarmi verso un partner complementare e non antagonista.

“Quali sono le mie priorità? La carriera, la casa, i figli?” Avrò così una prima mappatura della mia personalità su cui costruire un rapporto che completi ed integri l’unione.

Spunti:

La bellezza è nell’occhio di chi guarda. Oggi tutte le donne possono essere attraenti (non necessariamente belle secondo i canoni classici della bellezza).

Abiti, trucco, moda capello, palestra piscina, dieta etc.
Feste di paese. Balli in Piazza. Donne di ieri e donne di oggi.

Dal film “lezioni d’amore”: “Quando un uomo fa l’amore con una donna, si vendica di tutte le sconfitte che ha subito nella sua vita”

Il film è tratto da: “L’ animale morente” di Philip Roth.

Commento alle slide di “oggi parliamo d’amore”: Il valore dell’amore prevede l’integrazione e la comprensione nei confronti dell’altro sesso e la soddisfazione di entrambi i bisogni, non la squalifica e la svalutazione della visione altrui. Tutto va vissuto il più possibile in modo integrato, all’insegna di una CONTINUA E CHIARA COMUNICAZIONE AMOROSA.

Il lavoro è importante, ma non può escludere l’espressione delle emozioni, dei sentimenti, della sessualità e dei valori spirituali.

CREARE UN RAPPORTO DI COPPIA FELICE E’ IL COMPITO UMANO PIU’ COMPLESSO AL MONDO.

Per Seminario su Amore a Rimini:

… una che capisce che noi uomini abbiamo bisogno di approvazione, di comprensione e non certo di rimproveri (come se fossimo alunni di 3° elementare)

… qualsiasi femmina all’inizio di un rapporto accetta tutto (o quasi tutto) di un uomo e approva ogni cosa che fa.

Lei vede in noi l’uomo perfetto. Quello che ha sempre desiderato e, non appena scopre l’amara verità, inizia il lento lavoro di restauro per plasmarci e trasformarci nell’auspicato e idealizzato “principe  azzurro”

 

N.B.  La coppia ideale non è quella  tra due bisognosi ed affamati mendicanti, ma quella tra due persone che essendo ricche non hanno bisogno di ricevere, ma sentono il piacere di dare.

Luglio 2013 – Concetti per mia intervista in trasmissione TV sul tema di grande attualità “La violenza sulle donne: quali le cause scatenanti e quali possibili rimedi”.

Fenomeni di emulazione

Passare dall’io al noi: richiede un profondo cambiamento di prospettiva. Una coppia autentica è il risultato di un’evoluzione.

L’uomo si sente superiore ed è lui il più forte: con uno di pari livello non lo potrebbe fare e non lo farebbe.

In realtà sono persone deboli e spesso telecomandate dai nuovi partner.

E’ necessario accettare il limite delle differenti personalità e non pretendere di trasformare il matrimonio a proprio piacere, come un pezzo di creta da modellare.

Cronache di orrori, dove irrompe la violenza inarrestabile, omicidi e suicidi: si tratta di colpi di coda di una cultura maschile che non si arrende all’evidenza.

 

Non sempre la comunicazione disturbata all’interno della coppia è fatta di parole urlate e di continui litigi. Spesso è il silenzio che diventa più insinuante ed inesorabile delle parole.

La violenza verbale significa comunque tu ci sei, tu esisti” anche solo perché io possa infierire sino ad annullarti.

Il silenzio significa “tu sei inesistente, non sei degna neanche di un insulto” e, quindi, con il silenzio posso annullare la consapevolezza del sé, che l’altra ha faticosamente costruito fin dalla nascita.

Alcuni legami sono nutriti di sadismo e intrecciati di perversione: ciascuno deve far pagare all’altro un conto più salato possibile. E allora il più forte ha il sopravvento sull’altro fino alle estreme conseguenze.

Campanello d’allarme: non c’è più passione, complicità anche nelle piccole cose, assenza di progettazione in comune.

Il primo impegno da mettere in atto, quando si ha la sensazione che la relazione sia in difficoltà, è parlare con il partner.

Non si deve mai presumere che l’altro capisca da solo.

Comunicare è un segnale che ancora nulla è perduto: e allora “dire” perché l’altro possa sapere.

Talvolta non si parla per paura delle reazioni. Ma se l’alternativa è il silenzio, si arriva alla forma più terribile di disprezzo.

Non ci sono regole precise da seguire ma avere tatto, usare parole con valenza suggestiva positiva, andare per gradi e non pretendere che l’altro capisca tutto subito.

Non serve a nulla “togliersi i sassolini” dalla scarpa e pronunciare frasi che si sono taciute per anni: sono ferite inutili. Rispettarsi sempre anche se la relazione dovesse finire.

Un amore può finire, ma non finisce la vita. Entrambi possono e debbono trovare la forza di ricominciarla.

Spesso la separazione significa sconfitta e si ha la sensazione di aver sbagliato tutto, di aver fatto un imperdonabile errore, e tutto ciò può diventare talmente insopportabile da spingere all’eliminazione fisica del “responsabile” del nostro fallimento.

Non è tanto la perdita della persona amata a ferirci, quanto la sensazione di non aver capito, ci siamo traditi da soli, non siamo stati capaci di vedere chi era realmente la persona su cui avevamo investito. In altri termini ci ferisce la constatazione di non essere ancora cresciuti. Quindi disistima totale per una iniziale scelta sbagliata e per l’incapacità di “sistemare il rapporto” durante il percorso, spesso di anni.

 

Se si perde il rispetto per se stessi, si perde la dignità.

L’indifferenza sottile, il modo freddo a volte saccente, sarcastico, irritante di rivolgersi la parola.

Spesso nella coppia c’è solo una “comunicazione di servizio”: uno scambio freddo, anaffettivo che lascia un vuoto interiore.

Al ristorante la “comunicazione afasica”: coppie silenziose che fanno quello che fanno a casa, magari con il televisore acceso per la partita o altro. L’obiettivo è evitare di parlarsi. Parlano solo per ordinare e poi … il silenzio! E la bocca si riapre solo per mangiare.

E invece, più che mai nella coppia, la comunicazione è essenziale.

Un aperto scambio di idee e di emozioni è la linfa vitale dell’amore.

 

Non esistono persone che non si sono capite: esistono persone che non si sono parlate.

 

LA COMUNICAZIONE E’ AMORE

Enorme difficoltà perché cerco di entrare in sintonia dialettica e in uno scambio comunicativo non con una entità-persona reale, diversa da me, ma con l’immagine mentale della stessa che è totalmente mia, perché da me costruita, voluta ed idealizzata.

Non ci si può innamorare se non si idealizza la persona amata, se la fantasia non interviene a farne qualcosa di unico e fuori dal comune.

Ma l’idealizzazione è regressione infantile perché trasferisce sulla persona amata, quel senso di unicità che i bambini attribuiscono ai genitori.

IDEALIZZAZIONE =IMPOVERIMENTO, perché tutto ciò che ha valore è collocato nell’altro.

La conoscenza di sé stessi passa attraverso lo studio delle emozioni: emozioni intese come risposta del tutto soggettiva (figlia di un passato generale comune e di un passato fortemente personale) a stimoli non necessariamente originali e a me soltanto indirizzati ma quasi sempre comuni e di ordine generale.

E’ la mia risposta emozionale che è solo mia, diversa perché figlia della mia diversità!

E allora perché non accettare che l’essere amato, inevitabilmente diverso, possa esprimere liberamente la sua diversità anche emozionandosi o non emozionandosi a modo suo, anche in risposta a stimoli comuni!?

Le emozioni ci servono da specchio che ci mostra chi siamo. Ma bisogna avere la forza e il piacere di guardarci dentro!

Uno degli scopi più importanti delle emozioni dal punto di vista evolutivo, è aiutarci a decidere cosa occorre ricordare e cosa è opportuno dimenticare.

Le emozioni, recettori destinatari di stimoli  psichici attivano meccanismi biochimici in grado di fornire informazioni al sistema nervoso centrale, sui comportamenti da adottare.

L’emozione fondamentale , originaria è la paura.

Originaria perché sorge all’inizio della nostra vita, e perfino nel feto.

Fondamentale perché si insinua in ogni cuore e fa nascere e si unisce a numerose emozioni.

Da quando c’è la dualità c’è la paura.

Basta che io mi senta separato dal mio prossimo, e comincia la paura dell’altro! Il sentimento di unità non è più possibile.

I compromessi sono inevitabili.

Ci saranno momenti difficili. Se li affronteremo con consapevolezza e con rispetto reciproco, vinceremo entrambi.

Il rispetto è l’amore che non vuole soffocare, possedere, convincere, dominare.

E’ la gioia di vedere  nell’altro un diverso da sé.

E’ il sentimento di chi osserva e ama l’altro per quello che è, di chi non intende invadere il suo spazio.

(“Rispettare è un verbo che deriva dal latino respicere = guardare, e indica, quindi un atto contemplativo.”)

Molti, al contrario, confondono l’amore con la loro volontà di influenzare e di  dominare: vedono in questo sentimento la possibilità di sottomettere l’altro, di farne un altro se stesso, di piegarlo alle proprie convinzioni. (vedi anche genitori, docenti, missionari  che quasi sempre invece di educare si limitano ad inculcare le proprie convinzioni, i propri schemi mentali e la proprie visione del mondo, impedendo all’altro di essere se stesso.)

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