La pubblicazione dei prodotti intangibili

ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO”

SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

SCUOLA SUPERIORE – ROMA

“LA PUBBLICIZZAZIONE DEI PRODOTTI INTANGIBILI”

ESITI DELLA RICERCA METODOLOGICA
A cura del Dott. MARCO CUPPOLETTI

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Oggetto della ricerca :

La ricerca proposta intende analizzare e verificare, con i tradizionali strumenti della metodologia sociologica, quale sia il grado di apprezzamento di un nuovo mezzo di comunicazione sociale come Internet, nel caso in cui si voglia ottenere una adesione di opinione di un soggetto recettore, potenzialmente interessato all’acquisto di un prodotto “intangibile” quale, come nel nostro caso, la partecipazione ad un corso di formazione sulla comunicazione.

La tesi che si vuole sostenere è che tale mezzo di comunicazione sia largamente inefficace per il fine in questione, mentre altri canali più socialmente circoscritti ma più fidelizzanti siano decisamente più utili.

Il fenomeno Internet, ormai conclamato universalmente, si sta affermando prepotentemente come lo strumento più utilizzato quando ci si trovi nella necessità di trarre informazioni sugli argomenti più disparati, almeno in una prima fase di superficiale acquisizione, oppure quando si vogliano reperire informazioni di natura commerciale, tanto che è diventato un imperativo categorico per enti, società oltre alle innumerevoli persone fisiche, dotarsi di un opportuno Blob o sito istituzionale in rete.

Internet genera nuove tendenze ed abbatte le vecchie abitudini, anche le più radicate.

In un primo momento, molti analisti del fenomeno Internet hanno giudicato difficile un attecchimento abitudinario delle modalità di fruizione di servizi on–line in Italia a causa della spiccata propensione, dovuto ad un atteggiamento culturale tipico del nostro paese, a non fidarsi di quei processi che escludono un rapporto diretto con il proponente di una transazione commerciale.

Recarsi in un esercizio commerciale per visionare di persona i prodotti, chiedere a voce informazioni inerenti l’acquisto, indossare un capo di abbigliamento in prova o manipolare una merce per saggiarne la qualità e la consistenza, sembrava infatti, fossero necessità irrinunciabili.

Oggi va però registrato che i dati statistici relativi alle transazioni di acquisto andate a buon fine su portali specializzati quali ad esempio E-Buy testimoniano che il ricorso all’acquisto on line è in netta ascesa anche tra gli italiani.

Si è portati ad ipotizzare pertanto che tale strumento sia efficace anche relativamente alle campagne di pubblicità che riguardano la proposta di acquisto di beni intangibili, come corsi di formazione professionale o di specializzazione inclusi i corsi scolastici ed universitari.

Come verificheremo nella parte finale, questa ipotesi non e’ suffragata dai risultati di ricerca, mentre sarà confermata la tesi per la quale la pubblicità di beni intangibili si deve avvalere di altri percorsi informativi.

Non spetta certo a questo lavoro trarre conclusioni rispetto alle reali potenzialità di Internet nella fase attuale, oppure rispetto a quanto il fenomeno “rete” permeerà, cambiandole, le radicate abitudini degli utenti internet in un prossimo futuro, bensì ci si vuole concentrare sullo studio di un sondaggio effettuato con la somministrazione di un questionario anonimo ad un “campione di indagine” che si ritiene sia rappresentativo di una categoria predefinita, quella relativa a soggetti di formazione culturale medio alta e di età compresa tra i 18 e i 60 anni.

Modalità del sondaggio:

Il questionario, articolato su tre domande a risposta multipla, per un totale di nove opzioni, come si evince dal prospetto qui di seguito riportato, è stato proposto a 400 soggetti, nella classica forma anonima.

Il campione rappresentativo a cui è stato sottoposto il questionario, che raccoglie in se studenti di scuola media superiore, impiegati di concetto e professionisti, è stato prescelto presupponendo una certa familiarità con il mezzo informatico e con la navigazione in rete.

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ISTITUTO “FRANCESCO FATTORELLO”

SCIENZE E METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

SCUOLA SUPERIORE – ROMA

Questionario informativo:
Da sempre, saper comunicare bene è sinonimo d’affermazione e successo sia in ambito lavorativo e professionale sia nell’ambito della sfera familiare ed amicale.

L’Istituto “Francesco Fattorello” ti propone di rispondere alle domande formulate nel questionario anonimo per valutare il tuo potenziale interesse a partecipare ad un corso di formazione sui temi della comunicazione e per capire meglio attraverso quali canali preferiresti eventualmente approfondire la ricerca di un corso che sia affidabile ed autorevole, nella giungla di proposte poco attendibili quando non decisamente commerciali.

Nel ringraziarti per la gentile collaborazione restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento in merito ai corsi sulla comunicazione realizzati dal nostro Istituto che potrai conoscere nel dettaglio consultando il sito www.istitutofattorello.org
Abilità comunicative:

Hai mai sentito il bisogno di comunicare meglio agli altri il tuo pensiero? si□ no□
Quando ti trovi a parlare in pubblico ti senti a disagio e non riesci ad esprimerti adeguatamente? si□ no□
Hai mai pensato di frequentare un corso di comunicazione ? si□ no□
Se decidessi di partecipare ad un corso di comunicazione:

□ Vorresti che fosse un amico che ha gia esperienza a consigliarti dove e con chi.

□ Faresti una ricerca su Internet per leggere i contenuti dei siti di chi propone corsi.

□ Preferiresti i corsi pubblicizzati da riviste e quotidiani
Giudicheresti più attendibile e fruttuoso un corso:

□ Intensivo del tipo “7 chili in 7 giorni”

□ Tradizionale, un giorno a settimana per alcuni mesi

□ Non hai elementi per decidere quale dei due

 

Risultati del sondaggio:

Le scelte effettuate dalle persone che hanno redatto il questionario hanno generato i seguenti risultati :

Hai mai sentito il bisogno di comunicare meglio agli altri il tuo pensiero? 324 si□76 no □

Quando ti trovi a parlare in pubblico ti senti a disagio e non riesci ad esprimerti adeguatamente? 157 si□243 no□

Hai mai pensato di frequentare un corso di comunicazione ? 123 si□277 no□

□ 322 Vorresti che fosse un amico che ha gia esperienza a consigliarti dove e con chi.

□ 72 Faresti una ricerca su Internet per leggere i contenuti dei siti di chi propone corsi.

□ 6 Preferiresti i corsi pubblicizzati da riviste e quotidiani
□ 12 Intensivo del tipo “7 chili in 7 giorni”

□ 381 Tradizionale, un giorno a settimana per alcuni mesi

□ 7 Non hai elementi per decidere quale dei due
Analisi dei risultati:

L’ analisi dei risultati ottenuti per ciascuna opzione proposta ci autorizza a formulare le seguenti considerazioni:

· La prima opzione mostra con evidenza che esiste una diffusa consapevolezza tra gli intervistati, di dover migliorare le proprie capacità comunicative, che vengono quindi da loro stessi giudicate inadeguate, anche se in realtà si tratta di persone che dovrebbero “esercitare” frequentemente o comunque più di altri articolati processi comunicativi in relazione alla loro professione o impegno scolastico

· La seconda opzione propone un sostanziale bilanciamento tra le risposte date, segno che anche coloro i quali si ritengono adeguati a sostenere il processo comunicativo in pubblico vorrebbero acquisire strumenti per comunicare meglio e di più.

· La terza opzione pone in netta prevalenza le persone che, pur dichiarando precedentemente di sentire il bisogno di comunicare meglio, non hanno mai pensato che gli strumenti di cui hanno bisogno, possono essere reperiti attraverso un naturale processo di formazione. Un ulteriore interessante approfondimento di questo risultato ottenuto, potrebbe consistere nel verificare se nel nostro paese l’offerta di corsi di comunicazione e la loro pubblicità, è adeguata ad una potenziale e latente domanda che sembra emergere da questo sondaggio.

· L’analisi comparata delle opzioni quattro, cinque e sei, tra di loro correlate e relative alle modalità con cui gli intervistati preferiscono attivarsi per partecipare eventualmente ad un corso di comunicazione, mostra con grande chiarezza che questi preferiscono essere “consigliati” da un conoscente di cui evidentemente si ha stima. Come già detto in precedenza, il campione individuato per le sue caratteristiche culturali e professionali, dovrebbe presumibilmente avere una discreta confidenza con il computer e con la rete.

Eppure la ricerca di informazioni on-line per questo specifico segmento di offerta, quello del prodotto intangibile, non sembra essere preferita. Risulta essere assolutamente marginale poi la pubblicità veicolata da riviste e periodici. Di qui la considerazione che un corso di formazione, non può essere trattato, nel pubblicizzarlo, come un prodotto tangibile. Decidere a chi sarà concesso di “potersi avvicinare” per formarci, implica un conseguente abbassamento dei nostri scudi protettivi.

Significa tutto sommato scegliere chi deve interagire con noi anche emotivamente, empaticamente, affinché ci possa trasferire nozioni valide ed attendibili, che contribuiranno a formare il nostro indissolubile bagaglio culturale. Questo processo di scelta non può essere lasciato evidentemente al caso.

· L’analisi comparata delle opzioni sette, otto e nove, tra di loro correlate e relative alle modalità di durata temporale con cui gli intervistati intendono frequentare il nostro ipotetico corso di comunicazione, evidenzia nettamente che gli intervistati optano per un corso di durata adeguata alle aspettative di apprendimento. A parte l’esiguo numero di indecisi, qui viene scartata drasticamente la formula del full-immersion per aderire ad una articolazione di tipo tradizionale. Questo ci porta a considerare il fattore durata del corso, o se si preferisce, la quantità di ore di insegnamento, come l’elemento basilare per considerare implicitamente affidabile ed attendibile o meno, un corso di formazione strutturato come dovrebbe essere un corso di comunicazione.

Considerazioni finali:

Una valutazione complessiva dei risultati del lavoro svolto ci porta a prendere atto che nelle persone intervistate e quindi, atteso che il campione sia effettivamente rappresentativo, anche in senso generalizzato, esiste latente il bisogno di comunicare meglio.

Tuttavia questo bisogno, viene dichiarato in larga parte anche da chi si ritiene già in grado di esprimere un processo comunicativo interpersonale normale e senza particolari ansie.

Ciò autorizza a valutare che anche questi soggetti potrebbero trarre vantaggio da un corso di comunicazione, mettendoli in grado, di dire meglio e di più, come infatti loro stessi ammettono di volere.

Eppure, i due terzi dei soggetti intervistati dichiara di non aver mai pensato di partecipare ad un corso di formazione sul tema della comunicazione, nonostante il latente bisogno percepito.

Una tesi plausibile è che gli intervistati non sono stati mai informati adeguatamente rispetto le iniziative formative presenti nel mercato.

A questo punto il concetto nodale della ricerca appare chiaramente: tre quarti del campione dichiara la preferenza di voler essere informato di come e dove frequentare un corso di comunicazione attraverso un consiglio amicale e giudicato attendibile dall’esistenza di un rapporto di stima tra soggetto promotore e soggetto recettore.

Questo risultato è quindi in controtendenza rispetto a quanto ci si aspetterebbe se si fosse convinti delle potenzialità persuasive dei mezzi di informazione tradizionali o emergenti ( stampa periodica ; internet ) mentre sembra confermare la tesi che quando si tratta di un prodotto di natura intangibile le iniziative pubblicitarie non sortiscano effetti evidenti in quanto si preferisce “prendere informazioni” da fonti giudicate degne di fiducia.

Del resto questo e’ abbastanza plausibile se si considera anche questo caso, la messa in campo dell’ analogo processo di scelta di un professionista ( medico di famiglia, psicologo, avvocato, commercialista, notaio,) al quale vogliamo rivolgerci per ottenere una consulenza ed un servizio alla persona che coinvolge inevitabilmente la sfera dell’intimo personale.

Anche la scelta praticamente unanime dei soggetti intervistati, verso corsi che propongono una durata coscienziosamente articolata su un grande monte ore di lezione, sta ad indicare che quando si parla di situazioni nelle quali si mette in conto di dover partecipare ad un percorso di crescita professionale e culturale, si preferisce una offerta tradizionale e non formule poco sostenibili di apprendimento rapido.

Nel caso quindi si debbano intraprendere azioni di pubblicità per proporre l’acquisto di beni intangibili, si denota dai risultati ottenuti dalla ricerca che è preferibile creare occasioni d’incontri diretti tra docenti e potenziali discenti attraverso work shops e presentazioni illustrative magari a margine di convegni, oppure pubblicizzare i corsi per mezzo di “agenti promotori” che possano ben rappresentare la serietà e l’autorevolezza di una struttura formativa.

I risultati della ricerca proposta, che vuol essere soltanto un modesto contributo al dibattito sul tema, meriterebbero di essere sottoposti a ulteriore verifica, per validare o meno quanto emerso, attraverso un ulteriore grado di approfondimento ed una fase di acquisizione dati, non sostenibile dal singolo ricercatore, poiché operata con più ampi mezzi organizzativi e numeri di soggetti intervistati, per ridurre al minimo possibili imprecisioni statistiche e profilando con l’occasione i soggetti per età, sesso e preparazione culturale, con l’inserimento di ulteriori domande nel questionario informativo.

Roma 16 dicembre 2008

Dott. Marco Cuppoletti

 

Il Prof. Gnagnarella al Fattorello

A cura di Marco Cuppoletti

Venerdì 16 maggio u.s. si è tenuta presso l’Istituto Francesco Fattorello la prevista lezione straordinaria tenuta dal prof. Giuseppe Maria Gnagnarella sul tema “ma chi governa la RAI perde le elezioni?”.

Di fronte ad un’attenta e gremita aula, il prof. Gnagnarella ha illustrato i contenuti del suo ultimo libro “La bella preda” edito da Carabba, con il quale egli afferma provocatoriamente che la RAI quale servizio pubblico radiotelevisivo, seppur espressione, nelle sue posizioni di vertice, dell’esecutivo politico in carica nel periodo precedente alle elezioni politiche, per la sua particolare conformazione aziendale ed articolazione organizzativa, garantisce in ogni caso il pluralismo e l’informazione democratica.

Particolarmente interessante per noi fattorelliani l’affermazione di Gnagnarella in merito al fatto che la sua grande esperienza di giornalista radiotelevisivo gli consente di affermare che in televisione ci si deve andare per comunicare un progetto, con dei contenuti da trasferire, poiché la sola bella presenza, il solo apparire senza essere non serve ad ottenere consensi aldilà di un’effimera notorietà.

Anche il chiarimento richiesto a Gnagnarella sul suo pensiero in merito alla legge cosiddetta “Par Condicio” ha evidenziato la sua convinzione che, come del resto noi affermiamo da tempo, fatto salvo il diritto democratico di tutti i gruppi politici che partecipano alla tornata elettorale di accedere paritariamente al mezzo radiotelevisivo, diversa questione è la reale efficacia della comunicazione.

Non ha nessuna valenza e non offre alcun vantaggio disporre di più tempo di trasmissione dell’altro schieramento quando non si ha nulla da comunicare o quello che si ha da dire si comunica male.

Infine è stato affrontato dal relatore il tema dei programmi televisivi che rispecchiano una società superficiale, edonistica, priva di reali valori e di contro quanto sia difficile inserire in palinsesto percorsi di qualità del prodotto televisivo se non a costo di pagare a caro prezzo i bassi ascolti che registrano le trasmissioni cosiddette impegnate.

Complessivamente la lezione si è protratta senza interruzioni per oltre due ore, con momenti d’acceso dibattito tra il relatore, il prof. Ragnetti o con i partecipanti in aula, segno evidente del grande interesse suscitato da questi argomenti, calzanti appieno con i temi della comunicazione da noi studiati.

Nella speranza di poter nuovamente approfittare della grande capacità divulgativa e dell’esperienza in tema di comunicazione del prof. Gnagnarella, a lui va il nostro sentito ringraziamento per l’attenzione che ha voluto riservare ai corsisti dell’Istituto Francesco Fattorello.

“Un ponte da ricostruire”

Gli ultimi due decenni, sono stati culturalmente e sociologicamente caratterizzati da una scuola di pensiero, da cui mi sento di dissentire fermamente, che ha teso a svilire progressivamente, fino al completo annullamento, i processi di trasferimento generazionale del sapere pratico e dell’esperienza di vita vissuta, non solo in senso professionale, che tradizionalmente ha agito come consolidamento della “conoscenza” nella nostra società sin dai tempi delle corporazioni romane ed ancor prima di queste attraverso ciò che è comunemente individuata come la “cultura orale” di un popolo.

Illustri professori universitari, manager di grandi aziende pubbliche e private, politici affermati, hanno ceduto acriticamente e colpevolmente all’imperativo categorico: le soluzioni ai problemi economici e produttivi del paese sono da ricercarsi nel “nuovo che avanza” mentre gli “altri” sono inevitabilmente da alienarsi in quanto cristallizzati nelle loro convinzioni o peggio, arroccati nella difesa del loro status quo.

Abbiamo assistito quindi, in questo periodo, alla mattanza di grandi professionalità giunte al più alto grado di competenza nei vari settori della cultura, delle arti e dei mestieri, condannandoli anticipatamente all’oblio, proprio nel momento in cui avrebbero potuto trasferire alle nuove leve il massimo dell’esperienza e della conoscenza acquisita.

Non a caso Pierluigi Celli, già Direttore Generale della Rai Radiotelevisione italiana, ha confessato in un suo recente libro di essersi profondamente pentito per aver avviato, nel periodo della sua disastrosa gestione aziendale, circa 2000 dipendenti della Rai verso il prepensionamento senza tener conto minimamente della drammatica perdita di Know how che avrebbe subito in un colpo solo il servizio pubblico radiotelevisivo.

In fondo, per accorgersi del guasto sociale che si andava via via delineando, sarebbe bastata una semplice “analisi longitudinale” dello sviluppo culturale e sociale del nostro popolo, poiché ciò che ancora ci rimane d’invidiato nel mondo, inteso quale frutto delle abilità produttive ed ideative italiane, proviene dal lento processo di sedimentazione della conoscenza operata progressivamente attraverso gli affiancamenti tra il raccoglitore-coltivatore e la sua prole, tra il mastro e l’apprendista nelle botteghe artigiane dell’antica Roma, tra maestro e discepolo nelle officine d’arte del Rinascimento, tra i grandi luminari e i loro discepoli negli studi professionali e nei laboratori ottocenteschi, tra capi officina e gli operai nelle grandi fabbriche della recente industrializzazione.

Il Mentore non esiste più, è obsoleto; al suo posto c’e’ la rete e le sue pronte risposte, adeguate ai tempi e aderenti al progetto di una “società fast”, che non ha tempo per capire e per imparare, un mondo del lavoro dove “l’apprendistato” è solo un modo contrattuale per pagare meno chi in ogni caso non sarà formato.

Ritengo che sia tempo di invertire la marcia, che si debba lavorare tutti per abbattere quel diaframma sociale che oggi pregiudizialmente allontana le generazioni e ricostruire il ponte di collegamento tra chi sa e chi vuole sapere, che si debba intercettare il grande flusso d’energia dei giovani per convogliarlo verso la pazienza, la consapevolezza che tutto e subito illude ma non costruisce.

Roma 22 aprile 2008

dott. Marco Cuppoletti

Sat-Expo 2008 Radioamatori: comunichiamo una passione

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Roma 7 aprile 2008

Ho avuto l’occasione ed il privilegio di partecipare in rappresentanza dei “Radioamatori Italiani” – all’evento del “SAT EXPO 2008”. Una grande esposizione di sistemi di telecomunicazioni satellitari, che si è tenuta a fine marzo presso i nuovi padiglioni della Fiera di Roma.

Un momento davvero importante, telecomunicazioni spaziali a parte, è stato il convegno a cui hanno partecipato moltissimi studenti interessati alle professioni aerospaziali e i vari rappresentanti sia delle università italiane, che d’importanti aziende produttrici del settore. A questo convegno ha partecipato anche il noto astronauta Roberto Vittori, il quale mi ha lasciato davvero sorpreso.

Non immaginavo che Roberto Vittori fosse anche lui un Fattorelliano…!
Vittori, a differenza degli altri relatori – che da dietro al podio degli oratori avevano rapidamente sopito la platea con i loro forbiti quanto noiosi interventi, ha chiesto un microfono mobile e scendendo in sala, ha cominciato a parlare tra le file di poltrone dell’expò.

Con un linguaggio semplice ed assertivo, si è rivolto ai ragazzi in sala e destandoli dal torpore precedente, ha parlato loro di ciò che fa raggiungere i risultati più ambiti. I traguardi più difficili della vita sia di studio, che professionali, necessitano secondo vittori di grande passione. Le passioni, tornano finalmente ad essere individuate, dopo anni in cui si parlava d’altro, come il vero motore delle ambizioni e delle aspettative di ciascuno.

I Fattorelliani ne sono a conoscenza. Con questa logica, si spiega la presenza in quell’importante evento che è stata “SAT EXPO 2008”. Nello stand dei “Radioamatori Italiani”, affiancati da complicati sistemi di telecomunicazioni satellitari, siamo stati presenti anche noi, dove abbiamo trasmesso non solo ai giovani, tutta la passione per lasciarsi catturare da questa passione, ciò per condividere l’importanza di comunicare con altri il gioco e la conoscenza. Tali competenze, avviate in un percorso naturale di crescita, ha proiettato molti appassionati della comunicazione via etere ad affermarsi anche in campo professionale .

Marco Cuppoletti