Fabio Lanzellotto Self-Made Man e Fattorelliano DOC

Scopriamo uno dei fattorelliani eccellenti che, dopo aver seguito il Corso di metodologia dell’informazione e  tecniche  della comunicazione, ha investito in un progetto originale ed innovativo.

di ELEONORA PICCI

A partire da questo secondo numero del bollettino dell’Istituto Francesco Fattorello andremo alla scoperta dei tanti allievi che sono passati sui banchi della scuola, non solo per occupare le copertine del giornale, ma per capire come l’esperienza fattorelliana influisca sulla vita privata e professionale di chi frequenta il corso.

Non ho mai smesso di dire la verità, ma ho imparato a comunicare come desidera e si aspetta chi mi ascolta

Il primo protagonista di queste pagine è Fabio Lanzellotto, 45 anni, imprenditore, proprietario di Italpan, editore di un quotidiano on line ed uomo di successo. Sorridente, soddisfatto della posizione che ha raggiunto dopo anni di duro lavoro, ma ancora desideroso di scoprire ed imparare nuove cose.

Questa l’impressione che emerge guardando gli occhi scuri e curiosi di quest’ uomo, che dopo anni di esperienza imprenditoriale ha deciso, ancora una volta, di rimettersi in discussione, frequentando il corso istituzionale del nostro Istituto.

Fabio Lanzellotto ha colto l’importanza della relazione comunicativa e messo a frutto gli stimoli, creando e diventando editore di “Italiani nel mondo”, quotidiano on line che tutte le mattine permette a 50.000 italiani che vivono all’estero di “sentirsi a casa”, semplicemente leggendo la propria posta elettronica.

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Fabio Lanzellotto, editore di “Italiani nel Modo” nel suo ufficio romano

Fabio Lanzellotto, lei avrà l’onore della prima copertina dedicata ad un ex-fattorelliano doc. Questo perché ha seguito il corso comprendendone a fondo lo spirito che lo anima. Che cosa, secondo lei, lascia dentro il “viaggio nel mondo della comunicazione”, vista attraverso gli occhi di Francesco Fattorello?

Bella domanda…il corso lascia dentro quello che ciascuno vuole cogliere…

Lei che cosa si aspettava?

Un corso tecnico, che mi avrebbe fornito modalità e regole di comunicazione, attraverso esercizi pratici. Invece ho compreso che soltanto attraverso la mia percezione e sensibilità avrei acquisito qualcosa. E’ stata una verifica di principi e valori in cui già credevo.

Che cosa è cambiato dopo il corso di metodologia dell’informazione e tecniche della comunicazione?

Ho rafforzato la convinzione di dover continuare sulla strada che avevo già intrapreso, perché è risultata vincente: credo che il mezzo attraverso cui si comunica debba avere dignità e coerenza con quanto si dica. Non ho mai smesso di dire la verità, ma ho imparato a comunicare come desidera e si aspetta chi mi ascolta.

Perché fare il corso e perché no?

Il corso ti offre delle nuove opportunità. Non mi era mai capitato di parlare in pubblico di me stesso, senza maschera, senza nulla da nascondere ma, nel momento in cui davanti ad un gruppo di persone che non conoscevo ho dovuto presentarmi, ho capito che quella sarebbe stata un’esperienza importante.

Mi sono chiesto addirittura se fossi ancora me stesso o se l’immagine che raccontavo fosse ormai costruita a tal punto da non riconoscermi più. Più che una banale presentazione è stata una introspezione a voce alta. Consiglierei a tutti di farlo, anzi, se potessi, ripeterei l’esperienza.

Dunque, il Fattorello ti “mette a nudo” ed in contatto con te stesso…

Sì, se hai il coraggio di guardarti dentro… Questo aspetto è quello più profondo e più difficile che, a volte, ha creato anche problemi ad alcuni studenti…. Lo credo bene. Descriversi, differentemente da quello che si vuole apparire, non è facile.

Corso di comunicazione o corso di introspezione?

Entrambe le cose.

Perché secondo lei?

Perché comunicare con se stessi ed avere chiare le proprie idee è indispensabile per relazionarsi con gli altri.

A posteriori, cosa consiglia a coloro che stanno seguendo o seguiranno il corso? Di comprendersi e mettersi in discussione, cercando di analizzare le aspettative personali prima ancora delle lezioni, e poi di stare attenti, perché il corso non è un gioco ma la giusta chiave per aprire le porte alla realtà che ci circonda.