La Comunicazione Non Verbale

Istituto “Francesco Fattorello” Roma – Direttore: G. Ragnetti

Tesina di fine corso 2014 di Alessandro Raimondi

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

Cenni alla comunicazione non verbale e all’importanza del contesto culturale per evitare fraintendimenti e missunderstanding tra gli interlocutori.

Indice

  • INTRODUZIONE
  • COS’È LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
  • GLI ESEMPI
  • GLI ALTRI PAESI
  • CONCLUSIONI

INTRODUZIONE

Prima di iniziare la trattazione del tema che ho scelto per questo lavoro, vorrei fare alcune considerazioni in merito a questo corso e spiegare quale siano le motivazioni che mi hanno spinto a scegliere questo argomento.

Volendo essere onesto dico subito che ho sempre sottovalutato l’aspetto della comunicazione, o meglio, avendo già avute esperienze e seguito altri corsi sulla comunicazione, non ritenevo utile iniziarne un altro. Anche perché la mia filosofia era “visto uno visti tutti”.

Nonostante il mio scetticismo ho deciso di partecipare alla prima lezione conoscendo il Prof. Ragnetti.  

Premetto che non sono una persona facile da impressionare, ma appena il professore ha iniziato a parlare sono rimasto esterrefatto. Il suo modo di muoversi, la sua mimica, il suo tono di voce, insomma la sua tecnica di comunicazione mi aveva ammaliato. Ho quindi deciso di lasciare da parte i miei pregiudizi ed iscrivermi al corso.

Il motivo che, invece, mi ha portato a scegliere il tema della comunicazione non verbale è riconducibile alla mia esperienza Erasmus in Finlandia, dove l’incontro con culture completamente diverse dalla mia mi ha mostrato come gesti e comportamenti utilizzati durante la comunicazione, portino in realtà ad interpretazioni diverse a seconda del nostro background culturale.

Per concludere le mie considerazioni ci tengo a sottolineare come il corso sia stato utile nel farmi rivedere la mia posizione in merito all’importanza della comunicazione e nell’affermare che non ci sono tecniche standard per affrontare le varie situazioni ma ognuna debba essere gestita in maniera esclusiva.

COS’È LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del messaggio, ossia il significato letterale delle parole che compongono il messaggio stesso, ma che riguardano il linguaggio del corpo, ovvero la comunicazione non parlata tra persone.

Oltre alla nostra bocca anche la postura del corpo , lo sguardo degli occhi e il contatto fisico ci aiutano a comunicare e sottolineare quello che vogliamo dire. 

La visione comune tende a considerare questo tipo di comunicazione come universalmente comprensibile, al punto da poter trascendere le barriere linguistiche.

Secondo il professore e sociolinguista inglese Michael Argyle in una comunicazione faccia a faccia utilizziamo una molteplicità di strumenti quali: 

  1. espressione facciale
  2. contatto visivo o sguardo fisso
  3. gesticolazione
  4. postura
  5. tatto e comportamento spaziale o prossemica
  6. Il linguaggio del corpo è in parte innato, e in parte dipende dai processi di socializzazione

Il linguaggio del corpo è in parte innato, e in parte dipende dai processi di socializzazione.

In effetti i meccanismi dai quali scaturisce la comunicazione non verbale sono assai simili in tutte le culture, ma ogni cultura tende a rielaborare in maniera differente i messaggi non verbali. Ciò vuol dire che forme di comunicazione non verbale perfettamente comprensibili per le persone appartenenti ad una determinata cultura possono invece essere, per chi ha un altro retaggio culturale, assolutamente incomprensibili o addirittura avere un significato opposto a quello che si intendeva trasmettere.

Vi è mai capitato di conoscere una persona del nord Europa, in Italia da qualche giorno, e sentirvi dire che gli Italiani sono persone  aperte e molto disposte ai rapporti interpersonali?

Oppure vi è capitato, al contrario, di sentire un vostro conoscente che è stato nel nord Europa per un certo periodo di tempo, affermare che le persone del luogo in cui si trovava sono fredde e poco aperte alle conoscenze?

Le due domande sono, sostanzialmente, il luogo comune in cui incappano tutti coloro che pongono poca attenzione alle differenze culturali. Un esempio concreto forse ci può meglio aiutare a comprendere la questione.

“se ci troviamo in un paese scandinavo e stiamo aspettando l’autobus seduti su di una panchina, è pressoché certo che nessun altro si siederà sulla stessa panchina, al massimo qualche “ impavido” potrà sedersi al lato opposto mettendo più distanza possibile tra noi e lui. Questo atteggiamento è interpretato da persone di altre culture come quella ispanica o mediterranea, come un comportamento molto chiuso e freddo, ma in realtà per un nordico si tratta di una cosa normalissima.”

Difatti porre distanza tra due persone significa non voler ledere la privacy e l’intimità della persona con cui ci stiamo rapportando, ed è per questo che un atteggiamento comune può essere frainteso se viene analizzato senza essere contestualizzato.

Continuando nell’analisi della comunicazione, è importante annotare come la maggior parte degli studiosi del linguaggio ritiene che il  90% della nostra comunicazione giornaliera è non-verbale e che ,dal momento che la comunicazione è strettamente ambivalente, possiamo facilmente comprendere quanto sia più grande il rischio di non capire quando si è al telefono piuttosto che quando si parla faccia a faccia.

Uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian (Non-verbal communication) ha mostrato che ciò che viene percepito in un messaggio vocale può essere così suddiviso:

  • Movimenti del corpo (soprattutto espressioni facciali) 55%
  • Aspetto vocale (volume, tono, ritmo) 38%
  • Aspetto verbale (parole) 7%

L’efficacia di un messaggio dipende quindi solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale.

GLI ESEMPI

Prima di analizzare qualche classico esempio, di come dovrebbero essere interpretati alcuni comportamenti è opportuno ricordarci che : un determinato comportamento non verbale non ha sempre lo stesso significato in tutti i contesti. Detto diversamente, il significato è generalmente dipendente dal contesto. Questa dipendenza può essere di vari tipi: culturale, sociale, personale, situazionale, etc.

Ecco un esempio pratico di quanto appena detto. Normalmente si dice che toccarsi/pettinarsi sovente con la mano i capelli è un comportamento che denota insicurezza. La cosa è vera nella maggior parte dei casi. Nel senso che nella maggior parte dei contesti in cui un comportamento tale si verifica, si può ragionevolmente inferire che il soggetto che lo attua esprime un certo grado di insicurezza o timidezza.

Ma lo stesso comportamento può ugualmente denotare narcisismo o desiderio di farsi notare, in particolare se i capelli sono di una certa lunghezza. Come quindi sapere quale è il giusto significato da attribuire a questo comportamento? Chiaramente riferendosi al contesto e ad altre informazioni che si hanno disponibili.

Una persona che ad esempio si passa la mano tra i capelli e lo fa piegando leggermente la testa di lato, con scioltezza di movimenti e senza abbassare lo sguardo, probabilmente denota narcisismo o desiderio di piacere. Al contrario, una persona che si passa la mano tra i capelli, reclinando leggermente la testa in avanti e abbassando lo sguardo, ha buona probabilità di denotare insicurezza e timidezza.

Altre informazioni per attribuire il giusto significato nell’esempio in questione, sono desumibili dal tono di voce, dalla postura del corpo e da altri comportamenti non verbali messi in atto da chi abbiamo di fronte. Tutto questo per dire che l’attribuzione di un determinato significato ad un certo comportamento è una operazione di “interpretazione” che come qualsiasi altra interpretazione che da un significato ad un certo segno (il comportamento), deve fare riferimento all’insieme dei segni disponibili nella situazione in cui ci troviamo.

L’interpretazione di un comportamento è quindi un’operazione “globale” che coinvolge tutte le informazioni in nostro possesso.

La tabella che segue deve quindi essere letta avendo presente questo spirito interpretativo “globale”. I significati riportati nella tabella, non sono quindi assoluti e validi necessariamente in ogni contesto. Sono invece quelli più probabili nella maggior parte delle situazioni che possono presentarsi.

COMPORTAMENTO SIGNIFICATO
Camminata eretta e decisa Confidenza, sicurezza
Stare in piedi con le mani sui fianchi Prontezza nel reagire, agressività
Stare seduti a gambe accavallate con i piedi che scalciano leggermente Noia, disinteresse
Stare seduti con le gambe non accavallate e rilassate Apertura, disponibilità
Tenere le braccia incrociate sul petto Difesa, chiusura
Poggiare la mano al mento/guancia Riflessione, pensiero
Toccarsi/sfregarsi leggermente il naso Dubbio, bugia
Sfregarsi l’occhio Dubbio, incredulità
Mani giunte dietro la schiena Frustrazione, sottomissione, rabbia
Testa appoggiata alle mani, sguardo basso Noia, compunzione
Sfregarsi le mani Aspettativa, pregustazione
Mani incrociate dietro la testa, busto eretto o gambe incrociate Autostima, superiorità
Mani aperte, palmi in mostra Sincerità, innocenza
Sfregarsi/pizzicarsi la parte superiore del naso Dubbio, valutazione negativa
Tamburellare con le dita Impazienza
Unire i polpastrelli delle mani Autorità, sicurezza, valutazione
Toccarsi continuamente i capelli Insicurezza oppure narcisismo
Piegare/sporgere la testa in avanti Interesse
Accarezzarsi il mento Riflessione, processo decisionale
Sguardo verso il basso e testa leggermente voltata Incredulità
Mangiarsi le unghie Insicurezza, nervoso
Tirarsi leggermente o toccarsi le orecchie Indecisione

GLI ALTRI PAESI

Come ripetuto innumerevoli volte nei paragrafi precedenti, quello che è importante, nei processi di comunicazione, è capire come i nostri atteggiamenti e i nostri comportamenti vengono interpretati dai soggetti che ci stanno ascoltando o con cui interagiamo.

La simpatica immagine che abbiamo riportato, era utilizzata da una pizzeria finlandese come tovaglietta. Sebbene volesse suscitare ilarità e intrattenere i clienti mentre aspettavano di essere serviti, è anche uno spunto di riflessione per capire come alcuni gesti che ci accompagnano nella quotidianità, siano in realtà comprensibili solo da chi condivide la nostra cultura. L’immagine 2, per esempio, che significa “finito” può, oltre che non essere capita, anche essere fraintesa a seconda di chi ci troviamo davanti. Difatti se noi ci trovassimo a parlare con un americano e decidessimo di utilizzare quel gesto, con molte probabilità il nostro interlocutore non ci capirebbe perché nella sua cultura significherebbe “bell’idea” oppure “hai ragione”.

È importante quindi conoscere gli usi e i costumi delle altre culture per evitare di utilizzare gesti che non hanno nulla a che fare con il contesto in cui ci troviamo, e che invece possono creare problemi di missunderstanding.

CONCLUSIONI

Concludendo, abbiamo visto che ogni volta che comunichiamo con qualcuno, sia questo il fruttivendolo al mercato del paese o il dirigente della multinazionale con la quale stiamo per concludere un contratto, è sempre importante far coincidere ciò che vogliamo dire con le parole, con quello che dice il nostro corpo, attraverso la nostra postura e i nostri gesti. Inoltre è doveroso, nei nostri confronti, effettuare un’analisi del contesto in cui ci andiamo a relazionare, facendo distinzione in base alla situazione in cui ci troviamo e alla cultura delle persone che ci stanno ascoltando.

Tutto questo, ovviamente, è importante per evitare che ci siano fraintendimenti e missunderstanding tra noi e i nostri interlocutori.


SITOGRAFIA  

1. Wikipedia the free encyclopedia
2. Enciclopedia Treccani
3. www.comunicazionenonverbale.org
4. www.galileonet.it

[1]La prossemica è la scienza che studia i messaggi inviati con l’occupazione dello spazio.