Le dinamiche relazionali e comunicative nelle organizzazioni sociali: dalla comunicazione ai comportamenti

Colui che, capace di pensare, non sa esprimere il suo pensiero, è allo stesso livello di chi non riesce a pensare”*

(*Pericle, una delle più grandi personalità della storia antica, dominò Atene dal 461 al 429 a.C.)

  1. Pillole sulla Comunicazione

Il termine ‘comunicazione’ ha nell’uso comune un senso abbastanza ovvio, ma risulta molto difficile definirlo dal punto di vista concettuale. Esso comprende molti fenomeni che sono tra loro alquanto differenziati; la comunicazione, se riflettiamo bene, è parlare con qualcuno, è la radio, la televisione , i nostri abiti, cioè tutto ciò che comprende la nostra vita relazionale e sociale.

Viviamo, dunque, per comunicare e comunichiamo per vivere.

Le pratiche comunicative, gli scambi linguistici ecc, fanno parte dei rituali della nostra vita quotidiana e, pertanto, sono prodotti ed espressioni della struttura sociale. Per questo motivo la comunicazione deve essere studiata e compresa come la principale e fondamentale tra le relazioni esistenti tra gli esseri umani e non solo.

Da questa prima dissertazione appare chiaro come il fenomeno comunicativo non può essere circoscritto alla definizione di rapporto tra “emittente e ricevente”, bensì comprende e racchiude in se una dimensione di più ampio respiro.

Il significato del termine comunicazione, pertanto, trova una sua più propria definizione nel senso di ‘accomunare’, ‘mettere in comune’, in una chiara valenza non più fisica, ma mentale e psichica.

Entrare in ‘comunione’ con il nostro soggetto recettore (colui che riceve il messaggio) significa accettarlo nella sua pienezza di essere umano, dotato di facoltà opinanti e dignità pari a quelle di colui che emette il messaggio (soggetto promotore che mette in atto il rapporto d’informazione).

Questo comporta una delle caratteristiche più importanti del processo comunicativo, cioè considerare il nostro interlocutore pari a noi e, dunque, significa accettare che ha una sua visione del mondo, molto spesso (ed è qui che viene il bello!) completamente diversa dalla nostra. Ecco, quindi, la colluttazione di due mondi simili ma completamente diversi.

Ci troviamo di fronte a un promotore che vorrebbe comunicare le sue idee e vorrebbe che fossero accettate in toto dal recettore che, a sua volta, dotato di pari dignità e di una sua visione del mondo, si ritrova ad essere ‘attivo’, nel processo stesso, e a non subire passivamente quello che gli viene proposto (il recettore si trova nella condizione sia di aderire a quanto gli viene proposto sia non aderire. In questo caso non avviene la comunicazione perché, ricordiamo, comunicare = condividere).

Da qui scaturiscono le incomprensioni che continuamente ci sono nei rapporti sociali, professionali, affettivi e familiari ,in genere, che ognuno di noi vive.

Per questi motivi si è reso necessario un corso di comunicazione che cerchi di spiegare i meccanismi che sono alla base del processo, al di là dei più abusati luoghi comuni.

  1. I presupposti della comunicazione

“Non si può non comunicare”  (Paul Watzlawick, Scuola di Palo Alto, California) ovvero, più correttamente,  “Non si può non trasmettere”.

Questo è uno dei primi assiomi della comunicazione postulati dal Paul Watzlawick, emerito studioso del fenomeno comunicativo.

Questa definizione ci consente di affrontare un altro aspetto della comunicazione, che esula dal suo carattere propriamente fonatorio-verbale (semplice emissione di parole) e sfocia in una dimensione più complessa.

I soggetti che intraprendono un’azione comunicativa, gestiscono la stessa e, per questo scopo, dispongono di una competenza comunicativa. Per competenza comunicativa s’intende la ‘capacità di produrre e capire messaggi che consentono, ad un membro di una comunità linguistica, di porsi in relazione con gli altri parlanti[1]’. Questa capacità comprende non solo l’abilità linguistica ma, soprattutto, una serie di abilità extra linguistiche che sono sociali, nel senso che si adattano al messaggio e alla situazione specifica. Ciò significa saper utilizzare altri codici, oltre quello linguistico, come le espressioni facciali, il movimento delle mani, la postura, il tono della voce, gli accessori che indossiamo, che vanno sotto il nome di Comunicazione Non Verbale (CNV) e Comunicazione Simbolica.

La comunicazione non verbale e simbolica permettono di comprendere meglio il fenomeno comunicativo interpersonale poiché rappresentano, insieme alla comunicazione verbale, la base sulla quale viene costruita la competenza comunicativa.

Fin dalla nascita, ogni essere vivente comunica con un linguaggio preverbale, fatti di gesti e movimenti del corpo. La comunicazione non verbale è usata dall’uomo in vari modi: per sostenere il linguaggio, per sostituire il linguaggio stesso, per esprimere le emozioni, gli atteggiamenti, ecc.

Il linguaggio non verbale, inoltre, non è soggetto alla censura della mente, pertanto, attraverso esso, possiamo capire cosa realmente una persona vuole dirci o cercare di mascherare. La comunicazione non verbale è fondamentale poiché arricchisce le possibilità offerte dalla comunicazione faccia a faccia.

Per sintetizzare …

I livelli della comunicazione e la loro percentuale di incisione nel processo comunicativo:

– Verbale 10%

– Paraverbale 30%

– Non verbale e simbolica 60%

I livelli per comunicare:

– Verbale: parole

– Paraverbale: tono, timbro di voce, volume

– Simbolico: abiti, gioielli, barba, casa, automobile, ecc

– Non verbale: linguaggio del corpo

Il livello verbale:

Rappresenta i segni di un codice condiviso, che riguardano il significato razionale ed esplicito attribuito alle idee ed alle esperienze da scambiare.

Il livello paraverbale:

 Se ci riferiamo alla voce, consideriamo:

  • il registro (suono greve e profondo o alto e vigoroso)
  • il volume
  • il timbro (voce monotona o variata)
  • la nasalizzazione

Se ci riferiamo al linguaggio:

  • la dizione (la più corretta possibile)
  • la cadenza (lentezza o velocità nel parlare)
  • l’affettazione (attribuire valore profondo o superficiale ad alcune parole)
  • la modulazione (ritmo che usiamo per pronunciare le parole)

Il livello simbolico:

E’ caratterizzato dagli elementi offerti agli interlocutori, talvolta in modo inconsapevole. Sottolineano il rango e la relazione. Sono una proiezione esterna degli elementi della personalità. Comunichiamo simbolicamente attraverso abiti, gioielli, capelli, barba, profumi, casa, automobili, ecc.

Il livello non verbale:

E’ un insieme di segni non codificati che accompagnano e chiariscono il senso della comunicazione verbale. Nel livello non verbale rientrano: postura, tatto, gestualità, tic, interiezioni, esclamazioni, uso dello spazio interpersonale.

La comunicazione non verbale è caratterizzata dai seguenti elementi:

  • sguardo
  • postura
  • prossemica
  • mimica facciale
  • gestualità
  1. La comunicazione nelle organizzazioni sociali

I punti cardine dai quali partire:

ORGANIZZAZIONE

  • Qualunque essa sia (struttura pubblica o privata, scuola, chiesa, azienda, famiglia), può essere definita come un’insieme di persone coordinate tra loro in modo relativamente stabile, per raggiungere obiettivi comuni;
  • L’attività di queste persone, perché si attui, ha bisogno di essere comunicata;
  • E’ paradossale pensare che qualsiasi organizzazione sociale possa funzionare senza comunicazioni, anche se non sempre si evidenzia il ruolo e l’importanza che esse assumono;
  • La comunicazione diventa così lo strumento indispensabile per lo scambio di conoscenza ed istruzioni all’interno di tutti i gruppi, in vista di una sempre auspicabile condivisione .

Parlare di comunicazione nelle Organizzazioni sociali, è indispensabile se vogliamo spiegare l’importanza che  la stessa riveste per il necessario  funzionamento dell’organizzazione stessa. Al di là di ogni ambiguità semantica e dei più abusati luoghi comuni, la comunicazione va intesa per quel che effettivamente è: linfa vitale indispensabile  alla sopravvivenza del corpo sociale.

Quando parliamo, in generale, di comunicazione nelle organizzazioni intendiamo comprendere tutte le attività di comunicazione (interna-esterna) come un insieme di processi di creazione, scambio e condivisione di messaggi informativi e valoriali all’interno delle diverse reti di relazioni, che costituiscono l’essenza stessa dell’organizzazione e della  collocazione nel suo ambiente. La comunicazione coinvolge tutti i membri interni di ogni livello, a qualsiasi titolo  interessati e partecipi alla vita dell’organizzazione, e tutti gli esterni con i quali si cerca un approccio relazionale.

La comunicazione nelle organizzazioni sociali diviene, quindi, indispensabile per definire e condividere la cultura, la missione, i valori dell’organizzazione stessa e proprio perché ne è la linfa vitale, non può essere schematicamente  scissa in interna o esterna. Il concetto di comunicazione ingloba in sé tutte le componenti ed attività di comunicazione e si avvale di strumenti particolari che estendono la loro valenza e si fondano, anche e soprattutto, sull’interazione faccia a faccia.

La comunicazione interpersonale diviene, dunque, importante e serve, non solo per diffondere i messaggi, ma per far si che questi vengano colti nella loro essenza contribuendo, inoltre, a rendere le interazioni fonte d’arricchimento continuo.

Man mano che ci si è resi conto che l’organizzazione esiste non solo per produrre risultati tangibili e quantificabili (mercati, clienti, fatturati etc) ma anche come realtà sociale e che la forza dell’organizzazione è essenzialmente espressa e rappresentata dalle persone che ne fanno parte,   ci si è accorti che non bastava più comunicare per scambiarsi informazioni ma bisognava collaborare, motivare, coinvolgere, stabilire relazioni più profonde.

L’organizzazione che deriva da siffatti presupposti, somiglia metaforicamente ad un ‘organismo’ ad alto livello di complessità, le cui singole parti (strutture e ruoli) sono sistemi aperti che si basano su reti di scambi informativi, che consentono di sviluppare nuove competenze.

La comunicazione, infine, risulta essere il fattore più importante per lo studio di un’organizzazione e del suo buono o cattivo funzionamento poiché è la componente di congiuntura determinante, in quanto consente di stabilire sistemi di relazione interni ed esterni,   migliorando  qualità e  flessibilità e sapendo cogliere tempestivamente ed opportunamente il mutamento sociale. Mutamento sociale mai da seguire pedissequamente e acriticamente ma da comprendere e possibilmente governare cercando di correggere le deviazioni più gravi.

Testi consigliati:

  • Francesco Fattorello, Tecnica sociale dell’Informazione, a cura di Giuseppe Ragnetti, Safarà Editore. Pordenone 2015
  • Ricci Bitti P., Zani B., La comunicazione come processo sociale, Il Mulino, Bologna, 1983.

[1]              Per approfondimenti, rimandiamo alla lettura del testo di Pio E. Ricci Bitti, B. Zani, La comunicazione come processo sociale, Il Mulino, Bologna, 1983.

A cura del Prof. Giuseppe Ragnetti