La struttura cristallografica del sistema della comunicazione

Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” – Facoltà di Sociologia – Corso di Laurea Specialistica in Editoria, Media e Giornalismo – Tecniche di Relazione – Prof. Giuseppe Ragnetti

La “visione” del prof. Giuseppe Ragnetti

a cura di Alessandro Puglia

“C’era una volta un bambino che amava farsi portare a letto dalla mamma. Stava con gli occhi semi-chiusi e in semiveglia la mano della madre era stretta su per le scale. Si addormentava spesso nel divano e quel “farsi portare a letto” lo rendeva il bambino più fortunato e felice del mondo. Quand’era ancora nel grembo materno amava già ascoltare la musica, per lui la vita nel feto non era, evidentemente, una pura romanticheria. Un giorno questo bambino tanto dolce e affettuoso divenne adulto, con la barba lunga e bianca, simile a quella dei filosofi antichi.  Quando approdò su grandi aule accademiche e vasti scenari pubblici, confessò provocatoriamente a numerosi “esperti” in comunicazione che nonostante l’età  amava ancora “portarsi a letto” in uno stato di semiveglia. Chiese una spiegazione a quel gesto che continuava a ripetere, sera dopo sera,  inconsciamente.  Nessuno rispose. I sociologi e gli psicologi di ultima generazione che cercano di motivare sempre tutto restarono inermi a un così semplice aneddoto”.

Giuseppe RagnettiQuel bambino, ora dalla lunga barba bianca, è il prof. Giuseppe Ragnetti, docente di Tecniche di Relazione presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino e presidente dell’Istituto “Francesco Fattorello” in Roma. Attraverso i suoi insegnamenti, egli propone un nuovo metodo, una tecnica sociale dell’informazione finalizzata a sciogliere numerosi problemi legati ai processi comunicativi che si realizzano quotidianamente in ogni contesto sociale. La comunicazione, termine oggi abusato, è sempre preceduta da un processo informativo (Informazione) che richiama una materia  necessariamente manipolabile  e  manipolata, data l’ineludibile esigenza di dare alla materia stessa una forma tale da ottenere l’adesione del soggetto recettore. 

Gran parte dei teorici della “comunicazione” insistono sul fatto che il pubblico, definito target, assorbe in maniera passiva i dettami dello strapotere mediatico. La Teoria della tecnica sociale dell’informazione (l’unica teoria italiana del settore a livello internazionale) di Francesco Fattorello, ereditata e divulgata dal prof. Giuseppe Ragnetti, stravolge le logiche di un sistema strettamente prefigurato.

L’informazione  non è affidata né a un emittente né a un destinatario classicamente inteso: i protagonisti del processo comunicativo sono “soggetti”, “io in quanto realtà pensante”. Il processo informativo sarà bilaterale e i soggetti saranno distinti in promotore (SP) e recettore (SR). Soggetti pensanti, protagonisti entrambi del processo di trasmissione delle informazioni. Non vi è un lanciatore che colpisce un bersaglio – target – ma vi sono due soggetti attivi che reagiscono ai numerosi stimoli che li circondano (le teorie anglosassoni che occupano una primaria visibilità nei corsi di comunicazione dovranno desistere all’emergere di un soggetto attivo presente in ogni processo di informazione).

Da questa breve premessa si articola la “visione” che Ragnetti definisce teoria della struttura cristallografica del sistema della comunicazione, che cercheremo qui di descrivere.

Le persone sono situate in un qualsiasi punto della struttura poliedrica. La struttura indica simbolicamente il complesso sistema comunicativo entro cui vive l’uomo e che comprende un numero infinito di stimoli percettivi. Il soggetto in qualsiasi punto del sistema sia collocato non fa altro che essere bombardato da messaggi, i quali successivamente, possono o non possono situarsi nella sfera individuale, sempre diversa in ognuno di noi. Il soggetto si farà raggiungere o meno da determinati stimoli, in base a componenti motivazionali, alla propria intelligenza emotiva e alla propria acculturazione.  Considerando addizionalmente un “momento zero” gli stimoli esterni avranno maggior influenza nell’incidere nei nostri schemi mentali. La necessità di intervenire sarà proiettata sull’edificazione di un io in grado di gestire milioni di stimoli percettivi. Occorre, adesso, indagare sulla natura degli stimoli. Essi vivono nel complesso e multidimensionale sistema sociale in cui viviamo, sia all’interno dei processi mediatici, che al di fuori nelle più dirette situazioni comunicative (informazioni  che ci vengono date dalle persone con cui condividiamo il nostro spazio sociale, amici, genitori, nonni, ecc.  Sono stimoli tutte le nozioni che apprendiamo dai libri e che possibilmente riscriviamo secondo noi stessi).   Il processo di convergenza  per cui più mezzi concorrono a fornirci un immagine stereotipata della realtà è un processo meccanico fatto di messaggi più o meno espliciti che si prestano facilmente al consumo. Notizie come quelle dell’attualità che sono contingenti, tempestive e che vivono nell’hic et nunc del contesto situazionale. All’interno della struttura cristallografica tutti gli stimoli convivono tra loro. Da quanto affermato si comprende che se il soggetto comunicativo fosse di natura passiva, tenderebbe ad asservirsi di informazioni come un prodotto già finito. I vari processi comunicativi si priverebbero del dualismo dialettico da sempre esistito. Il soggetto attivo può invece aderire o non aderire alle migliaia di informazioni che ogni giorno gli vengono proposte con “vuote pedanterie”. Essendo l’individuo un soggetto pensante può scegliere quali stimoli elaborare, accrescere, perfezionare o, semplicemente, rifiutare.

La percezione diventa tema nodale all’interno del sistema.  Essa è estremamente soggettiva, lavora a modo proprio, distintamente in ognuno di noi. È il processo attraverso cui elaboriamo gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno, in modo utile e significativo.  La percezione crea una singolare mappa del mondo in base alla quale affrontiamo e reagiamo ad esso, una mappa tendenzialmente autoconfermante: è un filtro individuale.

La struttura cristallografica della comunicazione diventa metaforicamente simile ad un’enorme ragnatela che continua a tessersi. Un marchingegno a più teste in cui siamo noi a decidere dove stare e quale informazione fare pervenire. In un momento in cui la cultura tradizionale ci imbeve di ovvio, in cui l’uomo è sempre più massificato e spersonalizzato, preme la necessità di non sentirsi più target, ma di avvalersi della facoltà di selezionare, di reagire attivamente ai numerosi e continui stimoli esterni.  I messaggi filtrano quando si è ben delineata la natura dell’informazione, quando tra promotore e recettore si avrà convergenza di interpretazione su un tema proposto. Se i modelli forniti dalla televisione difficilmente assumono rilevanza nel complesso emisfero di noi stessi, i valori che pervengono dall’educazione sono invece destinati a perdurare, non sono contingenti.

È proprio all’interno di ciò che è contingente e di ciò che non lo è che bisogna operare: l’informazione dell’attualità è un informazione contingente che punta esclusivamente alla forza deperibile della novità, il recettore è generico e non trova possibilità di sviluppare un processo comunicativo che non sia unilaterale. L’informazione contingente è utilitaristica, fine a se stessa. La natura del non contingente trova invece all’interno della struttura cristallografica della comunicazione modo di innescare meccanismi che difficilmente riescono a dissaldarsi.  L’informazione non contingente non si sottopone alle logiche del consumo mediatico. L’opinione profonda, non stereotipata può apparire talvolta nelle parole di un maestro, figura necessaria in un tempo frammentato come il nostro. Torna l’esigenza di rientrare in una forma che lasci al contenuto modalità e tempo di agire. L’informazione sarà allora cristallizzata e apparterrà a noi stessi, ai nostri schemi mentali che hanno bisogno sempre e continuamente di esporsi e di mutare. All’interno della struttura cristallografica diventa fondamentale reagire. Trovare metodi selettivi accanto a quelli percettivi e sensoriali. All’interno della struttura cristallografica della comunicazione vi può essere o meno l’adesione ai processi di informazione e ai processi di opinione (con la propria molteplice natura).

L’adesione avviene in fasi distinte : quando vi è contatto, ovvero quando le notizie fornite permettono l’osservazione diretta del recettore con il problema opinabile; l’interesse e l’attenzione (molti recettori sommersi da un alluvione mediatica non prestano la minima attenzione a tutte le notizie); la valutazione,  che avviene sempre sulla griglia della propria acculturazione ; l’adesione o il rifiuto che in genere avviene immediatamente e l’adozione, che consiste nell’adesione  all’opinione proposta.

Quando si è riusciti a suscitare interesse,  attenzione  e, infine, adesione allora il soggetto recettore che ha ricevuto una forma d’opinione, diventa a sua volta soggetto promotore. Lo stimolo percettivo si è ben radicato in noi stessi.

La natura dell’opinione che è di per sé opinabile (si nutre al fast-food) è stata profondamente analizzata e approfondita (Opinioni sull’Opinione, G.Ragnetti, Quattroventi, Urbino 2006) . Per adesso ci conteniamo di dubitare dello strapotere dei mezzi di informazione in grado di condizionare ogni indistinta fetta di pubblico. La struttura cristallografica della comunicazione rende luce a un soggetto che può agire e reagire in relazione agli stimoli che lo circondano: “I mezzi di informazione certamente agiscono sulle opinioni (siamo tutti contro la guerra!) ma non sono in grado di condizionare i comportamenti degli uomini. Sono altri i motivi, alcuni noti e altri meno, che stanno alla base delle nostre azioni ”.

E a noi piace ancora ascoltare storie…