Il Fatto-rello

Prof. Giuseppe Regnetti

Prof. Giuseppe Regnetti

 

L a  v i a i t a l i a n a  a l l a  c o m u n i c a z i o n e
Il 2008 sarà il sessantaduesimo anno di insegnamento della Tecnica Sociale dell’ Informazione all’Istituto “Francesco Fattorello”.

Per l’occasione nasce il nuovo house organ “Il Fatto-rello”. Tale pubblicazione realizzata all’interno dell’Istituto da docenti e studenti dello stesso, vuole essere una palestra di allenamento intellettuale, un luogo di ricerca e sperimentazione ma, soprattutto, uno spazio dove presentare l’originale impostazione teorica sui problemi dell’informazione e della comunicazione.

Ci auguriamo che tutti coloro che intendono avvicinarsi o approfondire i loro studi sulle dinamiche relazionali e comunicative all’interno della società, trovino sul “Fattorello” proficui spunti di confronto e di riflessione.

I ragazzi sono nostri profeti

di Carlo Maria Martini

“Corriere della Sera” del 21 ottobre 2008

Anticipiamo un brano delle riflessioni di Carlo Maria Martini che escono in libreria il 28 ottobre.

“Possiamo aprirci ai giovani solo prendendo spunto proprio da loro. Di cosa si interessano? Dove vivono? Come vivono le loro relazioni? Cosa criticano e quale impegno pretendono da noi? (…)

Certamente il metodo giusto non è predicare alla gioventù come deve vivere per poi giudicarla con l’intenzione di cercare di conquistare coloro che rispettano le nostre regole e le nostre idee. La comunicazione deve cominciare in assoluta libertà, in caso contrario non è comunicazione.

E, soprattutto, in questo modo non si conquista nessuno, caso mai lo si opprime. L’essere umano che incontro è fin dal principio un collaboratore e un soggetto. Dialogando insieme giungiamo a nuove idee e a nuovi passi condivisi.

La questione che più tocca la sensibilità dei giovani è se li prendiamo sul serio come collaboratori a pieno titolo o se vogliamo farli ravvedere come se fossero stupidi o in errore. Crediamo che tutti gli esseri umani siano creature di Dio e abbiano uguale dignità. Questo è il presupposto fondamentale di ogni comunicazione cui prendiamo parte. (…) Esistono senza dubbio diverse situazioni ed età della vita, come le descrive la moderna psicologia dell’età evolutiva.

Anche la Bibbia dispone di questa conoscenza nel Nuovo Testamento e, prima ancora, nell’Antico Testamento. Nella predica di Pentecoste, Pietro riprende infatti le parole del profeta Gioele del IV secolo a.C. e racconta l’opera dello Spirito Santo in tre fasi della vita, ognuna differente: «I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni».

I «figli e le figlie» saranno profeti significa che essi devono essere critici. La generazione più giovane verrebbe meno al suo dovere se con la sua spigliatezza e con il suo idealismo indomito non sfidasse e criticasse i governanti, i responsabili e gli insegnanti. In tal modo fa progredire noi e soprattutto la Chiesa. (…) Il contributo «dei figli e delle figlie» è fondamentale. Essi sono ancora interessati oggi a criticare noi, la Chiesa, i governanti, oppure si ritirano in silenzio? Dove esistono ancora conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è all’opera.

Nella ricerca di collaboratori e vocazioni religiose dovremmo forse prestare attenzione innanzitutto a coloro che sono scomodi e domandarci se proprio questi critici non abbiano in sé la stoffa per diventare un giorno responsabili e alla fine sognatori. Responsabili che guidino la Chiesa e la società in un futuro più giusto e «sognatori» che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo, infondendo coraggio e inducendoci a credere nella pace là dove i fronti si sono irrigiditi”.

Quei dialoghi notturni in attesa dell’alba
di Gian Guido Vecchi

“Corriere della Sera” del 21 ottobre 2008

«La parte più importante sono le domande dei ragazzi. Sono ancora interessati, oggi, a criticare la Chiesa, noi, chi governa, l’establishment? Oppure si allontanano in silenzio? Io sono convinto che là dove esistono conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è all’opera…». Da un po’ di tempo il cardinale Carlo Maria Martini si sofferma con urgenza crescente sul tema della morte, «pregherei Gesù di inviarmi angeli, santi o amici che mi tengano la mano e mi aiutino a superare la mia paura», ma le Conversazioni notturne a Gerusalemme (in uscita il 28 da Mondadori) non hanno nulla di crepuscolare e rappresentano piuttosto le considerazioni inattuali del grande biblista, un dialogo con i giovani che tende all’alba, al futuro, «ci siamo avvicinati ai sogni».

Essenziale è il contesto. Figurarsi il cardinale conversare notte dopo notte con Padre Georg Sporschill, amico e confratello gesuita che aiuta i bimbi di strada in Romania e in Moldavia. Gesù e la «radicalità» del Vangelo, la giustizia «attributo fondamentale di Dio» e l’«inferno sulla terra», l’«opzione a favore dei poveri» e la speranza di «un nuovo rinnovamento della Chiesa». Al centro, i ragazzi. Il libro è scandito dalle domande che i giovani volontari impegnati con padre Georg gli hanno affidato. Così Martini li ascolta: la Chiesa «ha bisogno dei giovani» perché «ha sempre bisogno di riforme», e specie «nella vecchia Europa» è necessaria «una ventata d’aria fresca».

In questo senso il cardinale nota preoccupato «l’indubbia tendenza a prendere le distanze dal Concilio» e dice che Lutero «fu un grande riformatore», salvo aggiungere: «Trovo problematico il punto in cui, da riforme necessarie e ideali, crea un sistema a sé».

La «forza riformatrice» della Chiesa «deve venire dal suo interno», Martini invoca una Chiesa «capace di ammettere i propri errori » come «dopo l’ingiusta condanna di Galilei o Darwin» («per i temi che riguardano la vita e l’amore non possiamo attendere tanto »), soprattutto «una Chiesa aperta». Attenzione, però: non intende una Chiesa che s’affanni a inseguire la modernità, disposta a concessioni per recuperare un po’ di consenso.

L’apertura è alle domande di chi vive nella modernità: è restare accanto alle persone, prendere sul serio i loro dubbi, aiutarle a crescere e diventare «collaboratori di Dio». Questione di metodo, «i percorsi non possono essere imposti dall’alto, dalle scrivanie o dalle cattedre». Agitare il ditino alzato non serve. Serve aprirsi alle persone concrete, «rendere testimonianza come Gesù» perché il Vangelo è aperto a tutti, «il samaritano vede il prossimo che il sacerdote non ha visto». Per dire: il sesso prima del matrimonio è un dato di fatto, «illusioni e divieti non portano a nulla». Non significa che il cardinale approvi. Però «nella Chiesa nessuno è nostro oggetto, un caso o un paziente da curare». Con sant’Agostino dice: «Ai giovani non possiamo insegnare nulla, possiamo solo aiutarli a trovare il loro maestro interiore». Si tratta di dare fiducia, «renderli indipendenti» («anche i vescovi hanno bisogno di un interlocutore forte e consapevole») e accompagnarli nel loro sviluppo spirituale.

Un bellissimo capitolo è dedicato agli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, «le guide sono amici nel senso evangelico: accompagnano, fanno domande, sostengono, ma non si mettono mai tra il singolo e Gesù, anzi promuovono questo dialogo». Martini offre risposte aperte e mette in gioco se stesso. Perché c’è il dolore? «Se osservo il male del mondo, esso mi toglie il respiro. Capisco chi ne deduce che non esista alcun Dio».

Non ci sono risposte facili, bisogna mettersi in cammino: «Qual è la mia parte, e come posso io cambiare la situazione?». Il rischio è l’indifferenza. «Mi angustiano le persone che non pensano, che sono in balia degli eventi. Vorrei individui pensanti. Solo allora si porrà la questione se siano credenti o non credenti». Per questo il fondamento dell’educazione cristiana è la Bibbia: «Non pensare in modo biblico ci rende limitati, ci impone dei paraocchi». Non si coglie «l’ampiezza della visione di Dio». Perché «l’uomo, e anche la Chiesa, corre sempre il rischio di porsi come un assoluto. Dobbiamo imparare a vivere la vastità dell’”essere cattolico”». Sapendo che «non puoi rendere Dio cattolico ». Gesù tratterebbe la Chiesa attuale come i farisei? «Sì», risponde il cardinale: erano i suoi «amici» e Gesù «li amava».

C’è chi nasce postumo, diceva Nietzsche. Di quello che Martini definisce «un piccolo libro» si parlerà per anni. L’importante è capire come la parola «critica», qui, non abbia un senso «politico», negativo: ha il valore essenziale che le può attribuire uno studioso di «critica» testuale delle Scritture. Quando padre Sporschill gli ricorda la storiella ricorrente del Martini «antipapa», lui sorride: «Sono, semmai, un ante-papa, un precursore e preparatore per il Santo Padre».

CARLO MARIA MARTINI GEORG SPORSCHILL,
Conversazioni notturne a Gerusalemme, Mondadori

Perchè alle donne piacciono i barbuti?

Abbastanza spesso si nota che le donne sono attratte dagli uomini barbuti. Che ruolo puo’ giocare la barba nell’attrazione amorosa?

Richiesto dalla nostra fattorelliana Concetta.
Chiedersi cosa ci sia dietro alla scelta di un uomo di proporsi a altri e in particolare all’attenzione femminile con un viso rasato e ordinato piuttosto che barbuto, apparentemente puo’ sembrare una questione del tutto priva di fondamento.

Tuttavia se si vuole dare un significato alla scelta di portare e di preferire la barba, non bisogna dimenticare quello che:” se non è il più importante, è certamente il più evidente e anche il più naturale: il suo significato sessuale. Probabilmente era la barba che permetteva ai nostri antenati i cavernicoli di riconoscere imme- diatamente e a distanza un uomo da una donna: era dunque un segnale di identificazione sessuale ben preciso. Ma oggi che le donne sono più abituate a non vedere barbe che a vederne; la barba ha ancora questo significato?

Oggi è difficile trovare donne .. che abbiano delle vere pregiudiziali sul fatto che un uomo abbia o non abbia la barba. Preferenze forse si, ma in generale la donna accetta l’uomo con l’aspetto che ha, se questo le piace nel suo complesso. Se pero’ la barba dà fastidio, la cosa è più che altro dovuta a fattori culturali: in generale piace l’uomo dall’aspetto ordinato, oppure si nutrono preoccupazioni igieniche.

Quando invece piace, è perché la barba viene interpretata proprio e ancora per quello che è il suo significato Il primitivo”, un segnale sessuale: le donne che si sentono attratte in prevalenza dagli uomini barbuti, vedono effettivamente un che di mascolino, di virile, un qualcosa di piacevolmente diverso” dall’aspetto femminile. Inoltre sembra che la donna recepisca altri tipi di segnale, ad esempio che il suo possessore accetta tranquillamente e senza ansie di essere maschio, tanto da non temere di dimostrarlo.

Senza bisogno di andare a tirar fuori la ricerca di una figura che dia appoggio e protezione, che sarebbe fuori luogo, è pero’ forse probabile che per la donna che si sente attratta in prevalenza da uomini con la barba, questa rappresenti una certa chiarezza e onestà, insomma una rassicurazione inconscia sull’identità del suo possessore verso cui rivolgere senza dubbio la propria carica sessuale.

La redazione di megghy.com

Avviso ai “Cerveretani”

Vi attendiamo numerosi mercoledì 19 Settembre 2008 alle ore 18:00 presso la sede didattica dell’Istituto “Seraphicum”, Via del Serafico, 1 – 00142 Roma Zona (Eur).

Vista la latitanza dei “Cerveterani”, il Prof. Ragnetti insieme al comitato di Istituto ha deciso che devono pagare un’ammenda… portando la merenda.
Vi aspettiamo tutti…
Alessandra Romano

A proposito di spazzatura…di Giuseppe Ragnetti

In foto il Prof. Ragnetti.

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Mi capita tra le mani una vecchia copia del giornale “la Repubblica” del 2 settembre 1992 Trovo di grande interesse ed attualità l’intervista a Giorgio Gori Direttore di Canale5. La TV volgare? E’ lo specchio degli Italiani. “Nostro compito è dare al pubblico ciò che vuole perché vendiamo telespettatori agli inserzionisti pubblicitari.

La tv è un eccezionale specchio sociologico: andiamo in giro per le case degli italiani e scopriremo che la televisione non è altro che un’immagine fedele del paese” E più avanti “….per avere questa grande platea di telespettatori, noi dobbiamo capire che cosa piace alla gente, perché il pubblico sceglie e in qualunque momento può usare il telecomando”.

Quanto appena affermato, è molto interessante perché consente agli studiosi ed appassionati del settore di innescare varie riflessioni; pensiamo ad esempio alla polemiche che sovente vengono fatte su determinati programmi radio-televisivi. La domanda, a questo proposito, che ci piace porre e che, solitamente, è argomento di dibattito in aula è la seguente: “Tv spazzatura o pubblico spazzatura?”.

Da ciò si evince che molte delle c.d. problematiche inerenti la “qualità” dei programmi radio-televisivi risultano relativamente importanti poiché, in virtù di quanto affermato ormai da diversi decenni nella nostra piccola Scuola, l’industria dei mezzi di comunicazione non fa altro che “mettere in forma” un prodotto che è pari ai gusti del pubblico al quale è indirizzato.

Non può permettersi di creare programmi che non derivino da uno studio dei recettori perché tale industria ha ovvie finalità imprenditoriali e gli investimenti effettuati devono fornire un consistente ritorno economico.

Proprio come il marketing, l’industria dei mezzi di comunicazione ha l’obbligo di studiare il suo mercato-recettore e fornire un prodotto adeguato, semplicemente perché le regole del mercato sono queste: “compro se il prodotto è di mio gradimento” (ovvero, guardo o ascolto un programma se mi piace) altrimenti “cambio canale”.

L’industria dei mezzi di comunicazione, proprio perché azienda, non crea prodotti che non abbiano riscontri sul pubblico ed allora: “Tv spazzatura o pubblico spazzatura?”. Ignoranza, superficialità o malafede impediscono a molti di dare una risposta univoca a quella che è soltanto una domanda retorica.

Prof. Ragnetti

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L’ accademia della vigna

A cura di Francesco Ricci

Mi trovavo in campagna a compiere alcuni lavori nel vigneto in una bellissima giornata di primavera, in completa solitudine tra il verde dei prati e i germogli delle viti che lasciavano già vedere i piccoli grappoli, con la sola compagnia di una cornacchia che seguiva instancabilmente il mio lavoro svolazzando in ogni filare alla ricerca di qualcosa che avevo reso più visibile con il mio passaggio.

Il rumore del trattore mi ha permesso di estraniarmi dai soliti pensieri quotidiani come se stessi in una campana di vetro, lasciando spazio a riflessioni interiori tra me e me, riascoltando concetti acquisiti recentemente che in questo ultimo periodo sono protagonisti nella mia vita.

Ripensavo agli incontri del venerdì al Fattorello alle lezioni del professor Ragnetti agli scambi tra i partecipanti e anche alle simpatiche merende, e non ho potuto tralasciare alcuni concetti come affermazioni ed esempi, che solo in una seconda accurata riflessione chiariscono le idee.

Ripensavo al gioco del target, alle freccette nei diversi materiali, ai più o meno abili tiratori nonché al bersaglio vicino o lontano, libero o schermato, alla M di metro o di maiale, al carrello della spesa, al freezer necessariamente ben fornito, alla disattenzione verso alcune indicazioni che in quel momento non sono ciò che cerchiamo (mobilificio o pizzeria), alla memoria, al filtro percettivo e alla manipolazione.

Questo elenco di parole, di esempi anche se apparentemente semplici, mi hanno messo spesso in difficoltà nel capire cosa ci si nascondesse dietro, ma la tanta curiosità ha vinto anche lo sconforto di mollare perché argomenti troppo difficili o lontani dalla mia persona.

In quel giorno lontano da tutti e da tutto, sono riuscito a sbriciolare ed a capire l’importanza semplice e intrigante, curiosa e accattivante di questo nuovo mondo che sto conoscendo, formato da vocaboli nuovi, profondi e significativi, legati da un unico filo conduttore: la riscoperta di me stesso ed il riappropriarmi della mia naturale vocazione, quella dell’uomo libero, libero da tutto ciò che io ho erroneamente fatto entrare, libero da tutte quelle situazioni alle quali ho consegnato le chiavi della mia casa ed alle quali ho permesso di mettermi alla porta, perdendo il mio ruolo di padrone per essere servitore.

Sono molto risentito e amareggiato nel pensare al faticoso studio e lavoro che dovrò fare per riconquistare ciò che è mio, ciò che con molta facilità mi è sfuggito di mano, solo per una semplice superficialità, distrazione o condizionamento; ma altrettanta gioia e forza alimenta la mia voglia di proseguire in questo viaggio ancora misterioso, ma che inizia a far assaporare i primi frutti e mi consentirà di essere più attento, coraggioso e libero, e soprattutto, mi insegnerà ad aver cura delle chiavi, ad essere una buona sentinella su ogni orizzonte nuovo che mi si presenterà, fatto di situazioni ma anche di persone che saprò ascoltare e che sapranno ascoltarmi.

Il mio lavoro giungeva al termine perché la mia amica cornacchia, con il suo ultimo volo, mi faceva capire che i filari erano finiti, e guardando l’orologio anche il tramonto era vicino, quello di una piacevole giornata di lavoro e riflessione, che segnava la fine di un giorno di luce ma rappresentava una nuova alba di un pensiero nuovo di una nuova persona in una nuova esperienza.

L’accademia della vigna mi ha permesso di riflettere e mi ha donato il coraggio di poterlo raccontare e condividere.

Cerveteri Maggio 2008
Francesco Ricci

Poggiovalle: “Parlare in pubblico” 6-8 giugno

Il seminario intensivo su “Parlare in Pubblico” è parte integrante delle attività culturali e didattiche riservate agli iscritti all’Istituto Fattorello. La partecipazione, pertanto, è a titolo completamente gratuito.
da Roma: Autostrada A1 direzione Firenze – Uscita Fabro

Località Poggiovalle – 05015 Fabro (TR)

ITALIA

Tel. +39-0578-248125 – Fax +39-0578-248219

www.poggiovalle.com

Il costo di vitto e alloggio, da pagare direttamente alla struttura ospitante è di circa 170 euro

PROGRAMMA DEL SEMINARIO —-> POGGIOVALLE 2008

Il Prof. Gnagnarella al Fattorello

A cura di Marco Cuppoletti

Venerdì 16 maggio u.s. si è tenuta presso l’Istituto Francesco Fattorello la prevista lezione straordinaria tenuta dal prof. Giuseppe Maria Gnagnarella sul tema “ma chi governa la RAI perde le elezioni?”.

Di fronte ad un’attenta e gremita aula, il prof. Gnagnarella ha illustrato i contenuti del suo ultimo libro “La bella preda” edito da Carabba, con il quale egli afferma provocatoriamente che la RAI quale servizio pubblico radiotelevisivo, seppur espressione, nelle sue posizioni di vertice, dell’esecutivo politico in carica nel periodo precedente alle elezioni politiche, per la sua particolare conformazione aziendale ed articolazione organizzativa, garantisce in ogni caso il pluralismo e l’informazione democratica.

Particolarmente interessante per noi fattorelliani l’affermazione di Gnagnarella in merito al fatto che la sua grande esperienza di giornalista radiotelevisivo gli consente di affermare che in televisione ci si deve andare per comunicare un progetto, con dei contenuti da trasferire, poiché la sola bella presenza, il solo apparire senza essere non serve ad ottenere consensi aldilà di un’effimera notorietà.

Anche il chiarimento richiesto a Gnagnarella sul suo pensiero in merito alla legge cosiddetta “Par Condicio” ha evidenziato la sua convinzione che, come del resto noi affermiamo da tempo, fatto salvo il diritto democratico di tutti i gruppi politici che partecipano alla tornata elettorale di accedere paritariamente al mezzo radiotelevisivo, diversa questione è la reale efficacia della comunicazione.

Non ha nessuna valenza e non offre alcun vantaggio disporre di più tempo di trasmissione dell’altro schieramento quando non si ha nulla da comunicare o quello che si ha da dire si comunica male.

Infine è stato affrontato dal relatore il tema dei programmi televisivi che rispecchiano una società superficiale, edonistica, priva di reali valori e di contro quanto sia difficile inserire in palinsesto percorsi di qualità del prodotto televisivo se non a costo di pagare a caro prezzo i bassi ascolti che registrano le trasmissioni cosiddette impegnate.

Complessivamente la lezione si è protratta senza interruzioni per oltre due ore, con momenti d’acceso dibattito tra il relatore, il prof. Ragnetti o con i partecipanti in aula, segno evidente del grande interesse suscitato da questi argomenti, calzanti appieno con i temi della comunicazione da noi studiati.

Nella speranza di poter nuovamente approfittare della grande capacità divulgativa e dell’esperienza in tema di comunicazione del prof. Gnagnarella, a lui va il nostro sentito ringraziamento per l’attenzione che ha voluto riservare ai corsisti dell’Istituto Francesco Fattorello.

Eventi d’eccezione: il Fattorello incontra Gnagnarella

Vi aspettiamo numerosi

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MA CHI GOVERNA LA RAI PERDE LE ELEZIONI ?

Il Dottor Giuseppe Maria Gnagnarella responsabile RAI per i rapporti con le Autorità centrali e gli Enti locali è uno dei più esperti conoscitori delle discipline dell’ informazione e della comunicazione.

E’ docente a Scienze della Comunicazione alla Sapienza e all’ Università di Cassino. E’ stato Consigliere di amministrazione della LUISS e dell’Università Navale di Napoli, nonché Capo redattore politico del TG3 e del GR. Vaticanista e inviato speciale di guerra e di politica estera: Ha seguito in diretta e ci ha raccontato i principali avvenimenti internazionali. .

Autore di autorevoli saggi sulla comunicazione e sulla storia recente del nostro Paese, ha recentemente e con grande tempestività dato alle stampe il suo ultimo lavoro “La bella preda. RAI tra politica e audience” dove analizza l’influenza della TV sui risultati elettorali.

Il Dottor Gnagnarella ha accettato con entusiasmo di fare una lezione speciale al Fattorello ed è pronto a discutere con noi sulle tematiche che tanto ci appassionano.

 

COPEV e CRI – Comunicato Stampa N.1

COPEV e CRI

Presentano

I Giornata della Prevenzione per le malattie del fegato

Sabato 10 maggio dalle 8,00 alle 18,00
Nei 5 ospedali di Roma

S. Camillo, S. Giovanni, S. Eugenio, Policlinico Umberto I, P.zz.a S.Lorenzo in Lucina, ( S. Giacomo)

A cura di Alessandra Romano

 

“DONA 5 MINUTI PER LA SALUTE DEL TUO FEGATO”

Dopo il successo ottenuto con la promozione dell’importante campagna di vaccinazione contro il Papilloma virus, l’Associazione COPEV e la CRI hanno organizzato per il 10 maggio una giornata dedicata alla prevenzione della malattie del fegato. Verifichiamo il nostro stato di salute del fegato con un semplice Test praticato con un moderno macchinario (Reflotron).

Un’analisi del sangue, senza ago, facile, veloce e indolore. In 5 minuti, da una goccia di sangue prelevata dal polpastrello, i medici della COPEV sono in grado di misurare il livello delle transaminasi e analizzarne i risultati con voi. Uno sforzo importante di uomini e mezzi: 5 postazioni CRI e più di 100 persone impegnate per effettuare in un sol giorno il numero più elevato possibile di analisi.

Le tende della Croce Rossa saranno istallate nei 5 principali ospedali di Roma – S. Camillo, S. Giovanni, S. Eugenio, Policlinico Umberto I° e a Piazza S.Lorenzo in Lucina, per il S. Giacomo. All’interno medici, infermieri e tecnici, che, dopo un colloquio con i cittadini interessati, effettueranno il test e ne verificheranno immediatamente i risultati.

Le statistiche mondiali parlano chiaro, le malattie del fegato sono in grande aumento, soprattutto nei paesi occidentali;in particolare le Epatiti virali croniche che possono evolvere verso gravi complicanze come la cirrosi epatica e il tumore del fegato,che rappresento oggi una delle cause di morte più frequenti nella popolazione italiana.

La prevenzione è quindi fondamentale. Promotore della prima giornata romana di prevenzione delle malattie del fegato è il Presidente della COPEV Prof. Fabrizio Soccorsi primario di Epatologia al San Camillo, da molti anni impegnato nello studio e ricerca di queste infezioni. “E’ la prima volta che in Italia viene organizzata un’azione di prevenzione delle malattie del fegato sì imponente.

L’opportunità è nata grazie ai rivoluzionari macchinari messi gratuitamente a disposizione della COPEV e della Croce Rossa. La scienza e la tecnica oggi ci permettono di effettuare esami e diagnosi in soli 5 minuti per valutare il livello delle transaminasi nel sangue. Da questo primo semplice test si può capire immediatamente se si ha bisogno di ulteriori accertamenti” Il prof. Soccorsi invita quindi tutti i cittadini romani sabato 10 maggio a entrare nelle tende della Croce Rossa.

“I nostri medici e infermieri, in caso di alterazioni del sangue, sono a vostra disposizione. Siamo in grado di fornire, in caso di alterazioni degli enzimi epatici., tutte le informazioni sui successivi passi da seguire direttamente là negli ospedali dove vi trovate”
Conferenza stampa

ore 11.00 mercoledì 7 maggio 2008

Sede Nazionale CRI

Via Toscana 12 – Sala Palasciano – ROMA
Presenti per rispondere alle domande dei giornalisti:

Prof. Fabrizio Soccorsi – Presidente COPEV

Dott. Massimo Barra – Presidente CRI

Dott. Fernando Capuano – Presidente Provinciale CRI

Daniela Ciuffi – Presidente ANTEL

 

Dopo la conferenza stampa sarà possibile sottoporsi al test con il macchinario Reflotron

Info: Ufficio Stampa Alessandra Romano 329/6322430 – al.romano29@libero.it